Chianti riformista

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Chianti riformista La pagina Chianti Riformista non è in alcun modo legata a partiti o movimenti politici.

E' un "think tank", un luogo di informazione e scambio di idee tra chi sostiene la necessità di far nascere in Italia un partito realmente LibDem e riformista.

05/10/2024

Sostegno alle manifestazioni propal e contro Israele di oggi è arrivato anche dall'estrema sinistra e dall'estrema destra.

Potere al Popolo sarà in piazza e assicura un "grande corteo" in risposta a un "pericoloso meccanismo repressivo".

E sostegno è arrivato pure dall'estrema destra con Forza Nuova che ha parlato di una "manifestazione doppiamente legittima" e di una "campagna di criminalizzazione e censura nei confronti del mondo antisionista".

Agli estremi ci si incontra sempre.

04/10/2024

La situazione al centro l’ha inquadrata benissimo Ferdinando Adornato in un editoriale uscito ieri su Il Messaggero.

“"Tutti i sondaggi insistono nel rilevare una forte domanda politica 'centrista' (intorno al dieci per cento) da parte di elettori delusi dalle principali coalizioni. (...)

Una cosa però risulta di immediata comprensione: il Centro non può mai assumere le caratteristiche di un ‘partito personale’ senza, con ciò, tradire i valori di fondo della propria ragion d’essere come comunità plurale.

Viceversa sia Calenda che Renzi proprio questa strada hanno imboccato, riuscendo a vanificare (per idiosincrasie personali appunto) la chance di un buon risultato che, marciando insieme, avrebbero potuto raggiungere alle Europee.

Ciascuno dei due, insomma, ha inteso il Centro non come un progetto di lunga lena, bensì come una 'rendita di posizione' da giocarsi nella trattativa con i due schieramenti.

Al contrario, in un Paese nel quale la storia centrista ha una sua ‘gloriosa’ tradizione, un qualsiasi tentativo di rinascita non può che mettere in conto un orizzonte di lungo periodo, magari di difficili traversate nel deserto e, forse, attraversando un paio di generazioni.

Non può certo puntare a ottenere immediati dividendi per se stessi. L’impazienza non è centrista."

02/10/2024
30/09/2024

Mario Lavia, su L'Inkiesta:

Come uscire dal tunnel spazio-temporale del «Campo largo»

"Anche in questi giorni, come ogni giorno dall’inizio della legislatura, come in tutte le legislature precedenti dal 1994 in poi, i giornali raccontano l’ennesimo episodio di quell’insensata telenovela nota come la difficile ricerca dell’unità nel centrosinistra. Dai tempi dell’Ulivo a quelli del Campo largo, perfino l’inaridimento delle metafore sembra testimoniare l’esaurimento dell’esperienza, per non parlare della pazienza del pubblico, che in effetti accompagna queste rappresentazioni, di anno in anno, con proteste e pernacchie sempre più diffuse. Eppure la scena continua ripetersi, oggi sulla Liguria (con l’espulsione di Italia viva dalla coalizione), ieri sulla Rai (con lo strappo di M5s e Avs dal Pd) e domani su quel che capiterà. Non serve la sfera di cristallo per capire che il balletto tra Giuseppe Conte, Matteo Renzi ed Elly Schlein, tra rotture e ricomposizioni, un giro di valzer con Verdi e Sinistra da un lato, un ultimo tango con Carlo Calenda dall’altro, andrà avanti così fino alle prossime elezioni, per riprendere subito dopo. Esattamente com’è accaduto con l’assurdo gioco delle coppie andato in scena fino all’ultimo giorno utile per la presentazione delle liste alle scorse politiche, con Calenda a baciare Enrico Letta il giorno prima di abbandonarlo a causa del suo accordo con Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, e con tutto quello che ne è seguito. Cioè, di nuovo, niente di diverso da quello che è sempre accaduto, sin dalla prima legislatura governata dal centrosinistra, dopo la storica vittoria dell’Ulivo nel 1996, con quattro diversi governi e tre diversi presidenti del Consiglio in cinque anni.
Sinceramente, fatico sempre di più a prendere parte a un simile gioco, in cui mi pare abbiano tutti torto e tutti ragione allo stesso tempo. Ha ovviamente ragione Schlein a invocare l’unità come condizione indispensabile per ba***re la destra, ma ha al tempo stesso torto nel voler ignorare tutte le contraddizioni che impedirebbero a una simile coalizione di governare due giorni di fila (a cominciare da un dettaglio da nulla come il posizionamento sulla guerra in Ucraina e più in generale sul quadro di alleanze internazionali dell’Italia). Hanno ragione Conte, Fratoianni e Bonelli nel ricordare le mille giravolte di Renzi in questa stessa legislatura, a cominciare proprio dalla Liguria, ma hanno anche torto nel trasformare un problema ormai superato dagli elettori (quale peso potrebbe avere oggi Italia viva nella coalizione?) in un groviglio inestricabile per il Pd e per tutta l’alleanza. Dunque ha ragione anche Renzi, nel denunciare questo gioco spregiudicato, e allo stesso tempo ha torto, avendolo ampiamente alimentato. In verità, per porre fine a questa trentennale telenovela una soluzione ci sarebbe: tornare al proporzionale, chiudendo la fallimentare stagione delle coalizioni pre-elettorali, aberrazione non a caso sconosciuta a qualunque democrazia occidentale. Ma sempre difesa con le unghie proprio dai leader di quel centrosinistra che pure ha pagato il prezzo più alto alla sua logica centrifuga. E così continueremo a leggere dei battibecchi, e poi delle rappacificazioni, e poi delle nuove separazioni tra Schlein e Conte, esattamente come ieri seguivamo le analoghe circonvoluzioni dei Ds e della Margherita, ai tempi di Piero Fassino e Francesco Rutelli, e prima ancora le sofferenze imposte all’alleanza dai capricci di tre o quattro partiti neocomunisti, senza dimenticare verdi e dipietristi, e poi cossighiani, diniani e alfaniani. E ovviamente continueremo a leggere gli stessi editoriali e ad ascoltare gli stessi monologhi nei talk show sulle divisioni della sinistra. Come se si trattasse di una maledizione biblica.
Leggo su Wikipedia che «un ponte di Einstein-Rosen, oppure cunicolo spazio-temporale, o in inglese anche wormhole (in italiano letteralmente “buco di verme”), è un’ipotetica struttura topologica che connette disparati punti nello spaziotempo, e si basa su una soluzione speciale dell’equazione di campo di Einstein». Le mie scarsissime conoscenze di fisica non mi consentono di valutare l’attendibilità dell’ipotesi, ma un’antica frequentazione con articoli, analisi e interviste intorno al tema dell’unità del centrosinistra mi porterebbe a scommettere sulla sua esistenza (del ponte spaziotemporale, s’intende, non del centrosinistra). Con la stessa onestà devo però ammettere che invece non scommetterei un centesimo sulla possibilità di uscire tanto presto dal suddetto buco, o cunicolo che dir si voglia, di cui troppi politici, intellettuali, costituzionalisti, giornalisti, cantanti e cabarettisti – di destra e di sinistra – hanno fatto ormai la propria tana, confortevolmente arredata. E da cui non mostrano di conseguenza la benché minima intenzione di sloggiare. "

Ieri qualcuno, durante una kermesse pubblicitaria di se stesso, ha detto che lui ha scelto, perché ad un certo punto si ...
29/09/2024

Ieri qualcuno, durante una kermesse pubblicitaria di se stesso, ha detto che lui ha scelto, perché ad un certo punto si deve scegliere se stare con chi vota Harris o Trump... Tornando seri, io da sempre sono un sostenitore della legalizzazione dell'Eutanasia e del suicidio assistito. Ma qui quel qualcuno ed i suoi accoliti applicano questi atti di pietà al proprio credo politico, alla propria dignità, alla propria storia, al loro stesso partito. Ecco, su questo non mi trova d'accordo. Non c'è mai buon vento per il marinaio che non sa dove andare...

27/09/2024

MENO SPESA PUBBLICA = STIPENDI PIÙ ALTI

🇮🇹 I problemi dell’Italia non si risolvono spendendo di più, ma spendendo meglio.

🎯 È questa la prima grande battaglia di : efficientamento ed ottimizzazione della , per recuperare risorse preziose allo scopo di abbassare l’enorme che grava su chi produce e lavora , in primo luogo ceto medio dipendente e società di persone.

📈 I partiti, finora, hanno sempre fallito, disattendendo la promessa di abbassare le tasse. I dati ci confermano che dal 1995 ad oggi la spesa pubblica primaria (al netto degli interessi sul debito) è quasi raddoppiata in termini reali.

📢 È il momento di pensare al “come” si spende il denaro pubblico e smetterla con l’ossessione del “quanto”, magari introducendo seri strumenti di controllo di gestione, valutazione ex-post delle politiche pubbliche, controllo dei risultati, riduzione delle stazioni appaltanti, applicazione di metodologie per ridurre i costi a parità di servizio.

💪 Meno spesa pubblica significa meno : basta volerlo (e saperlo) fare!

27/09/2024

In un panorama politico italiano in continua evoluzione, Luigi Marattin ha deciso di tracciare una nuova strada. Dopo aver lasciato Italia Viva, partito con cui ha condiviso un lungo percorso, Marattin ha fondato l’associazione Orizzonti Liberali, con l’obiettivo di creare uno spazio politico autenticamente liberale e riformatore. L’economista e deputato, già presidente della Commissione Finanze della Camera, ha più volte espresso la sua contrarietà alle alleanze strutturali con schieramenti che considera distanti dalla sua visione di un’Italia modernizzata e pragmatica. In questa intervista, esploreremo le ragioni della sua scelta, i progetti futuri di Orizzonti Liberali e le sfide politiche ed economiche che intende affrontare. Tra riferimenti all’agenda Draghi, una critica netta alle polarizzazioni politiche e un forte richiamo alla necessità di coinvolgere le giovani generazioni, Marattin traccia una visione chiara e distinta per il futuro del Paese.
Onorevole Marattin, di recente ha lasciato Italia Viva per aderire al Gruppo Misto e fondare l’associazione Orizzonti Liberali. Quali sono state le motivazioni principali alla base di questa decisione e in che modo Orizzonti Liberali si distingue dagli altri movimenti politici italiani?
Non ho condiviso né il merito né il metodo della decisione di Italia Viva di aderire in maniera strutturale (e a tutti i livelli) al cosiddetto Campo Largo di centro-sinistra.
Nel merito perché quello schieramento esprime una visione di Italia significativamente diversa da una di tipo liberal-riformatrice; quindi, non capisco come si possa confezionare, insieme a loro, una proposta politica coerente in grado di convincere gli italiani.
Nel metodo perché una scelta del genere – che cambia in profondità il DNA politico con cui Italia Viva era nata – avrebbe dovuto essere presa in un congresso o comunque nell’ambito di un percorso di riflessione, dialogo e confronto. Non certo comunicata con un’intervista a mezzo stampa, e da allora considerata definitiva e immutabile.
Ha espresso più volte la sua contrarietà all’adesione di Italia Viva al cosiddetto “campo largo” con il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle. Quali ritiene possano essere le principali conseguenze di questa scelta sul panorama politico italiano, e quali rischi intravede?
Dalla politica estera all’ambiente, dall’energia alla politica industriale, non esiste una dimensione politica su cui il Campo Largo non esprima una posizione antitetica a quella di Italia Viva.
Ecco perché non capisco il motivo di un’alleanza con loro. Lo stesso vale per la destra populista e sovranista di Meloni e Salvini. Le due coalizioni sono trainate dagli estremi e hanno visioni inadatte ad affrontare le sfide attuali. Inoltre, non rappresentano tutta la società italiana, che sempre più spesso rifiuta persino di votare.
Tutto ciò mi porta a chiedere: quale legge divina ci impedisce di creare un’offerta politica liberal-democratica riformatrice, diversa dai due poli?
Nel mio piccolo, ho delineato questa visione nel libro “La Missione Possibile”, edito da Rubbettino.
Orizzonti Liberali punta a diventare un partito liberale e democratico nei prossimi anni. Quali saranno i prossimi passi per consolidare il progetto e rafforzare le alleanze, anche grazie alle collaborazioni con NOS e i LibDem?
Abbiamo già fatto un evento in comune, il 14 settembre a Milano, che ha visto la partecipazione di circa 800 giovani. Il prossimo passo sarà il 23-24 novembre, sempre a Milano. E da lì faremo partire un percorso costituente, in tutta Italia, che nelle nostre migliori intenzioni l’anno prossimo porterà ad un vero e proprio partito liberal-democratico: aperto, contendibile, radicato sul territorio e caratterizzato da una precisa idea di Italia e chiari valori di ispirazione. Una volta tanto, non partiamo dal leader (che verrà eletto dal primo congresso) e non abbiamo l’ossessione di fare tutto in due settimane….i partiti seri, per essere costruiti, hanno bisogno di un minimo di respiro e di un orizzonte che non sia necessariamente quello della prossima elezione o del prossimo sondaggio.
Nel suo nuovo percorso politico, ha fatto riferimento all’eredità dell’agenda Draghi. Quali elementi politici ed economici ritiene maggiormente rilevanti dell’operato dell’ex presidente del Consiglio, e come intende svilupparli nel contesto attuale?
Draghi è stato ed è un campione di un approccio liberal-democratico e riformatore. Lo ha dimostrato nella recente presentazione del suo rapporto sull’integrazione europea. Da quel rapporto emerge un’impostazione pragmatica, strategica e di lungo respiro. Questa visione è distante anni luce dalle pochezze populiste della politica nostrana. La vera sfida è far passare quei temi non come patrimonio di élite tecnocratiche. Bisogna saperli spiegare nei mercati e al bar, dove i populisti hanno dominato troppo a lungo. Una politica liberal-democratica, per vincere, deve saper tornare popolare. Sembra una bestemmia, ma sono convinto che sia possibile. L’italiano, dopo tanto tempo, ne ha abbastanza di chi promette la luna dipinta di verde.
In un contesto di crescente distacco dei giovani dalla politica, quali iniziative intende promuovere per coinvolgerli maggiormente nel progetto di Orizzonti Liberali?
Come le dicevo all’evento di Milano di metà settembre c’erano centinaia e centinaia di giovani, da tempo non mi capitava di vederne così tanti ad un’iniziativa politica. I giovani sono allergici alle liturgie della vecchia politica e chiedono coraggio, coerenza, linearità e chiarezza. Oltre che la possibilità di dare una mano e non essere solo esibiti come trofei. Diamogli queste cose, e i giovani arriveranno.
In vista delle prossime elezioni, su quali temi Orizzonti Liberali costruirà il suo programma e in che modo si distinguerà dalle altre forze liberali?

Con le altre forze politiche di matrice liberale (che però vogliano costruire qualcosa di autonomo dai due poli) non vogliamo differenziarci, ma unirci. Per quanto riguarda i nostri temi, faremo una campagna d’autunno su cinque tematiche forti, che nessuno dei due poli affronta. O se lo fa, lo fa con slogan e sciocchezze populiste. Quelle che servono – se li incanti a sufficienza – a farti prendere i voti, ma mai a risolvere i problemi.
Dopo il suo lungo percorso accanto a Matteo Renzi, quali insegnamenti ha acquisito e come influenzeranno le sue future scelte politiche?

L’esperienza politica a fianco di Matteo è stata la più lunga e la più bella della mia vita, non finirò mai di ringraziarlo per l’opportunità che mi ha dato (la più bella del mondo: quella di poter servire il mio Paese) e per le cose che mi ha insegnato. E come sempre accade, accanto alle persone impari dai suoi pregi e dai suoi difetti.
In qualità di esperto economista, qual è la sua valutazione dell’attuale situazione economica dell’Italia, con particolare riferimento alla gestione dell’inflazione e del debito pubblico? Quali politiche economiche ritiene necessarie per promuovere una crescita sostenibile e inclusiva?
La crescita economica in Italia è spesso evocata, ma raramente promossa. Sembra quasi venga considerata come un dono del cielo, invece è frutto di un complesso intreccio di condizioni su cui la politica può incidere solo parzialmente. Servono un ambiente libero e concorrenziale, un fisco semplice e leggero, un settore pubblico che faccia poche cose ma bene, stabilità normativa e incentivi, tutela della proprietà e della legalità, una giustizia veloce e un contesto che favorisca l’innovazione. Queste politiche, sconosciute a destra e sinistra, sono la via sicura per creare ricchezza. L’Italia, dal 1995, è uno dei paesi cresciuti meno al mondo e ha urgente bisogno di tornare a crescere.
In un contesto politico frammentato, come Orizzonti Liberali mira ad attrarre consensi da elettori sia di destra che di sinistra?
Ricordando loro che “destra” e “sinistra” in Italia sono solo le due etichette delle due curve ultrà. Nel 2014 il maggior partito della sinistra (il Pd, con Matteo Renzi segretario) ha preso il 40% con parole d’ordine che sono tradizionalmente considerate di destra: meno tasse, meno burocrazia, più concorrenza, cancellazione dell’art. 18, sindacati e magistrati non hanno sempre ragione.
Allo stesso tempo, Lega e Fdi hanno da tempo il 40% (insieme) con un programma economico che sembra copiato dai Cobas degli Anni 80: prepensionamenti, no al mercato, no alle grandi imprese, no alla concorrenza, si alla spesa pubblica e alla stampa di moneta.
La politica italiana è diventa un mix tra un reality show e una sfida tra curve ultrà. E’ ora di farla finita e tornare alla serietà.
Con l’evolversi delle dinamiche geopolitiche e il consolidamento di nuove potenze economiche, quale ruolo crede che l’Italia debba assumere, attraverso le forze liberali e democratiche, per garantire competitività a livello internazionale, tutelando al contempo i valori democratici europei?
Ne ho parlato molto nel mio libro, alla cui lettura rimando per una trattazione approfondita. La sintesi è che l’Italia ha chance di contare nel mondo solo se partecipa e promuove un nuovo passo dell’integrazione europea. Come dimostra la recente vicenda di Unicredit e Commerzbank, quando si tratta di tutelare gli interessi nazionali (o quelli che si reputano tali, spesso sbagliando) ogni mondo è paese, e tutti cadono nei vecchi vizi. Ma i paesi UE devono capire che non c’è alternativa: o riescono a costruire un comune interesse europeo da difendere (in cui valorizzare e dare nuova cittadinanza agli interessi nazionali) oppure – nel mondo globalizzato con Cina e USA a farla da padrone – sono destinati ad un lento e inesorabile declino.

E così aspettiamo che siano altri a risolvere i problemi...
26/09/2024

E così aspettiamo che siano altri a risolvere i problemi...

Più gli effetti del cambiamento climatico sono diventati estremi, più il tema è sparito dall’agenda di governo e dal dibattito pubblico. La presidente del Consiglio e i suoi ministri stanno costruendo un’idea ben precisa: non c’è niente di cui occuparsi o preoccuparsi. Fino al prossimo dis...

Ecco perché un riformista, un liberale, un democratico non può fare parte del campo largo. È evidentemente una coalizion...
22/09/2024

Ecco perché un riformista, un liberale, un democratico non può fare parte del campo largo. È evidentemente una coalizione innaturale, in cui i valori principali non sono condivisi.

Dopo i due emendamenti presentati dai grillini al Parlamento europeo, si può dire che il partito di Giuseppe Conte non vuole la pace, ma la sconfitta dell’Ucraina. Se la politica fosse una cosa seria, il Partito democratico dovrebbe abbandonare subito l’alleanza strategica con gli utili idioti ...

Quanto mancano i LibDem italiani in Europa...
22/09/2024

Quanto mancano i LibDem italiani in Europa...

Il gruppo di Schlein deflagra a Strasburgo sull’emendamento che consente a Kyiv di colpire le basi missilistiche in territorio russo. Il capo delegazione Zingaretti riesce a spaccare in tre i deputati, i riformisti cuor di leone si danno alla macchia e, per completare il quadro, Annunziata sbaglia...

21/09/2024

Le due crisi di Italia Viva e di Azione procedono parallele verso la stessa fine, l’autodistruzione. Inevitabile epilogo.

21/09/2024
17/09/2024

Lunedì 16 settembre 2024

Armare il nuovo bazooka di Draghi? L’Ue potrebbe farcela, e pure l’Italia

SOUND CHECK

Lorenzo Borga - Il Foglio

Del rapporto di Mario Draghi di una frase si è discusso ampiamente: “Per raggiungere gli obiettivi di questo documento, è necessario un aumento degli investimenti annui tra i 750 e gli 800 miliardi”. Tanti soldi, per qualcuno troppi, per rendere realistico il programma dell’ex presidente della Banca centrale europea. D’altronde ad ammettere l’alto grado di ambizione è stato lui stesso, quando ha ricordato che si tratterebbe di un ammontare di investimenti più che doppio rispetto al piano Marshall che ricostruì l’Europa dopo la Seconda guerra mondiale. Anche rispetto al Next Generation Eu si tratta di un’altra scala di cifre: il piano post pandemico da cui arriva il Pnrr punta a spendere gli stessi soldi (solo pubblici, non privati), ma in sei anni e non in uno solo. Eppure tutta questa attenzione sulle cifre del rapporto Draghi è immotivata.

Partiamo dai numeri. Nel 2023 l’intera Unione Europea ha mobilitato investimenti – pubblici e privati – per oltre 3.700 miliardi di euro. Già questo aiuta a mettere in prospettiva le cifre riportate da Draghi. Si tratterebbe di un aumento del 21 per cento: tanto, ma non impossibile. L’Ue ci è già riuscita in passato. Basti pensare che nell’ultimo decennio gli investimenti europei sono cresciuti del 60 per cento in termini nominali. Anche considerando l’inflazione intercorsa dal 2014, l’incremento è stato superiore a quanto richiesto da Draghi. Il suo piano risulta più ambizioso se confrontiamo il rapporto investimenti/ pil. Draghi auspica di raggiungere il 27 per cento, dall’odierno 22. L’ultima volta che l’Unione Europea ha raggiunto livelli simili era il 1973: poi iper-inflazione e conti pubblici da mettere sotto controllo imposero una riduzione.

Anche per la stessa Italia l’obiettivo posto da Draghi non è irraggiungibile: nel 2023 gli investimenti, pubblici e privati, sono stati pari a 441 miliardi di euro, in forte crescita dal post Covid in poi. Servirebbero circa un centinaio di miliardi in più a livello nazionale per contribuire al traguardo europeo posto dal rapporto. Sarebbe bastato un superbonus 110 per cento per l’innovazione, invece che sprecare i soldi pubblici per ristrutturare le case degli italiani gratuitamente.

Ma spostiamo l’attenzione dal quanto al cosa. L’Unione Europea non deve solo incrementare gli investimenti, ma spostarli sui settori più produttivi e rischiosi. Il rapporto di Draghi ben evidenzia la carenza di investimenti venture capital in Europa e l’assenza di campioni tecnologici nati nell’ultimo mezzo secolo (mentre negli Usa le prime sei società più grandi quotate in Borsa sono tutte nate dal 1975 in poi). In Europa gli investimenti si concentrano ancora troppo sull’immobiliare e sui settori economici della old economy, come l’Automotive.

Gli europei hanno tutte le armi per farcela. O meglio i soldi: le famiglie europee nel 2022 hanno risparmiato quasi 1.400 miliardi di euro, quelle statunitensi sono riuscite a mettere da parte a malapena poco più della metà. E’ questo il tesoro che l’Europa può far fruttare: indirizzare questi risparmi verso il settore privato europeo, verso le aziende più innovative e promettenti, può essere la chiave per raggiungere la cifra indicata da Draghi. Per farcela servono mercati finanziari più efficienti, integrati, meno frammentati. E anche debiti pubblici meno affamati: in Italia i risparmiatori preferiscono prestare i soldi allo stato – anche grazie a una tassazione di favore sui Btp rispetto a bond e azioni emessi dalle società private – piuttosto che al settore privato.

Noi, nel nostro piccolo, ci saremo!
14/09/2024

Noi, nel nostro piccolo, ci saremo!

“Per un partito liberal-democratico in Italia, che sia plurale e innovativo.”
Raccogliamo la sfida lanciata dai firmatari dell’appello pubblicato su Il Riformista, La Ragione e Linkiesta!
Si tratta della nostra missione da sempre.
Leggi e diffondi l’appello
👉 shorturl.at/uNkxS
👉 shorturl.at/flGq2

Finalmente si inizia a fare sul serio!
13/09/2024

Finalmente si inizia a fare sul serio!

In questo appello, alcuni esponenti della società civile (da Carlo Cottarelli a Marta Ottaviani, da Ugo Arrigo a Alessandro De Nicola passando per Chicco Testa) chiedono di iniziare sul serio il cammino per la costruzione di un grande partito liberal-democratico e riformatore, come esiste in vari paesi europei.

Alla politica l’onere di rispondere all’appello, stavolta non partendo da “chi comanda” ma da “che idea di società avete?”.

Iniziativa organizzata dall'amico Alessandro Tommasi a cui mi piacerebbe partecipare.
12/09/2024

Iniziativa organizzata dall'amico Alessandro Tommasi a cui mi piacerebbe partecipare.

Liberale e riformista o approssimativo ed opportunista? a voi la scelta
12/09/2024

Liberale e riformista o approssimativo ed opportunista? a voi la scelta

Forza Italia per settimane ha aperto alla possibilità di introdurre lo , ma oggi ha votato contro l’emendamento di Azione che ricalcava la proposta avanzata da Antonio e molti altri azzurri.

Tante chiacchiere, poco coraggio, molto opportunismo.

La serietà in politica è categoria sempre più rara.

12/09/2024

Agenda Fratoianni
Competitività populista
Due giorni fa, commentando le reazioni al piano presentato da Mario Draghi alla Commissione europea, un ambiziosissimo progetto di riforma e di investimenti da 800 miliardi, in larga parte pubblici, da finanziare attraverso eurobond, mi ero divertito a sottolineare una tipica contraddizione dei populisti italiani. Pur di scagliarsi contro Draghi e ripetere i soliti argomenti (chiamiamoli così) contro l’odiato tecnocrate, leghisti e grillini finivano per allinearsi all’odiata Germania e ai famigerati paesi frugali, massimi sostenitori di quell’austerità e di quel primato del mercato che sulla carta i populisti vorrebbero comba***re. Devo però correggermi. Mi era infatti sfuggito il contributo al dibattito di Nicola Fratoianni, che assieme ad Angelo Bonelli guida Alleanza Verdi Sinistra, e due giorni fa si è affrettato a chiarire che «l’Agenda Draghi non può essere il programma del campo alternativo alla destra». Essendo quella degli eurobond la principale battaglia del fronte democratico-progressista e anti-austerity dai tempi di Jacques Delors, mi domando quindi quale sia, in tema di competitività europea, l’agenda Fratoianni: un piano di investimenti pubblici da 800 mila miliardi, da 800 milioni di miliardi, da 800 mila milioni di miliardi? Un eurosuperbonus con cui finanziare la ristrutturazione del debito, della casa al mare e anche di quella in campagna di ogni singolo cittadino europeo?

F.Cundari

10/09/2024

L’associazione Orizzonti Liberali punta a un movimento politico per riformisti, europeisti e garantisti. Marcucci apre: «Confronto positivo». Anche Tommasi spinge per un soggetto unitario. L’economista potrebbe aderire

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