30/04/2020
Quando abbiamo creato 2091 come un progetto online, abbiamo pensato tanto al concetto di club. Ci siamo interrogate riguardo ai valori e alla qualità che hanno costruito la club scene e ci siamo chieste che cosa avremmo potuto trasferire dalla realtà al cyberspazio in modo da creare un vero e proprio “club virtuale”. All’inizio di Novembre 2019 -quando sono usciti i nostri primi episodi- non avremmo mai immaginato che, di lì a poco, la versione virtuale di un club e altri simili surrogati avrebbero completamente rimpiazzato l’esperienza reale.
Pensavamo che, dal momento che molti club, festival, management, promoter e così via sembravano aver perso l’intenzione primigenia di sperimentazione, innovazione e sacro spazio di autodeterminazione d’identità in favore del business, dei soldi e -detto francamente- del capitalismo, il futuro di quei valori potesse contare su uno spazio molto più libero che era il web. Con la clausola di poter continuare a irrompere nella realtà e a iniettare aria fresca in una scena più o meno asfittica.
Ma Madre Natura ha premuto il tasto reset. Questo sta causando un’ingente quantità di problemi economici a coloro che hanno dedicato la loro vita alla scena. Ma dio solo sa se l’industria dell’intrattenimento ne aveva bisogno. Anche se la proliferazione di dirette ed eventi virtuali ci sta tenendo coinvolti in un gioioso spirito di partecipazione, non possiamo lasciare che gli “schermi” ci portino via anche questa esperienza “IRL” (in real life). E’ il momento di unirsi e re-immaginare la fruizione della dance music senza abbandonare i suoi originali luoghi di incontro. Questo reset potrebbe essere l’occasione che avevamo troppa paura di cogliere per trasformare quello che conosciamo in una versione 2.0 migliore, più sicura, più sane e più paritaria.
Posporre tutto al 2021 è solo una soluzione veloce che al momento sembra inattuabile: finché un vaccino non sarà trovato e disponibile per una larga fetta di popolazione, semplicemente non possiamo immaginare di tornare in un club affollato o di viaggiare dall’altra parte del mondo per un grande festival. Il COVID-19 arriva a ondate e, mentre l’Italia si avvicina alla fine del suo lockdown, capiamo che il bisogno è quello di mantenere la linea di contagi piatta. Come possiamo farlo in una scena che è fatta prettamente di persone che ballano tutte insieme in una stanza gremita di gente?
La risposta potrebbe essere proprio nei club. Un nuovo ecosistema collaborativo di realtà deve risorgere dalle sue ceneri: piccoli club, meno persone. Abbiamo soltanto bisogno di adeguarci, sia come consumatori abituandoci a vedere meno gente, senza per questo pensare che la serata sarà poco interessante, sia come promoter inventando nuovi modi per sopportare i costi. Una soluzione potrebbe essere data da diversi sistemi di tesseramento/abbonamenti -che già esistono per alcune realtà private-; questo potrebbe anche aiutare nel tenere traccia di chiunque partecipi ad un evento, rintracciando preventivamente eventuali contagi. Dovremmo anche considerare quello che sta già accadendo in Cina, dove l’ingresso ai club è consentito dopo misurazione di temperatura e tramite codici colore digitale che certificano lo stato di salute.
Se la scena è ridotta alla sua dimensione locale, i resident ritorneranno al loro ruolo centrale di principali intrattenitori delle nostre notti, e a ragione: nel momento in cui i mercati riapriranno, non ci saranno fondi da investire in grandi cachet per le più grandi delle star. Come pubblico, abbiamo bisogno di cambiare la nostra prospettiva su quello che i club dovrebbero offrici, stimolando un nuovo mercato di qualità: meno “vedere” il top DJ che viene dall’altra parte del mondo e più “ascoltare” e ballare musica come si faceva in giorni più sperimentali. Un sistema di agenzie costose e DJ che salgono e scendono in continuazione dagli aerei non è più sostenibile, né economicamente né per il nostro pianeta. I cachet dovrebbero essere ridotti per permettere ai promoter di ripartire e ai DJ di lavorare, mentre la regola d’oro per i residenti dovrebbe sempre essere offerta culturale, sperimentazione, innovazione per mantenere alta l’attenzione e incoraggiare le persone ad uscire per fare festa, esserci, non soltanto ascoltare attraverso i molti video su YouTube. A questo proposito, i grandi eventi sfrutteranno sempre di più il mezzo streaming e l’offerta gratuita verrà rimpiazzata da ticket “virtuali”, una sorta di servizio Netflix.
Cambiamenti come questi sono salti nel vuoto, la situazione è in costante evoluzione e gli aggiustamenti che devono essere fatti potrebbero essere soggetti a fallimento ma la porta è aperta per un vero dialogo che possa salvare la nostra scena. Abbiamo bisogno di parlare con voi, i clubbers, gli ascoltatori, la fanbase impegnata: questa dovrebbe essere una rinascita, non un addio.
by Dora Bugatti