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13/02/2024
Giovedì a Genova…
01/02/2023

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Porto a Genova
01/12/2022

Porto a Genova

12/10/2022
18/02/2022

Venerdì…

29/04/2021

ATTENZIONE!!! L'iniziativa contro il carcere odierna, prevista in piazza Santa fede, è annullata causa maltempo. Verrà probabilmente rinviata alla settimana prossima. Per chi vuole passare, saremo comunque in libreria Adespotos....

Nel quartiere genovese di Carignano sono comparsi questi manifesti. Lì ha sede l'agenzia marittima Delta, mandataria del...
15/04/2021

Nel quartiere genovese di Carignano sono comparsi questi manifesti. Lì ha sede l'agenzia marittima Delta, mandataria della compagnia saudita Bahri, trafficanti di guerra.
Recentemente alcuni militanti del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali e di Genova Antifascista sono stati perquisiti e sono indagati per associazione a delinquere anche per la lotta contro i traffici di guerra in porto.

15/04/2021
29/03/2021

In solidarietà agli inquisiti del 24 febbraio a Genova per associazione a delinquere -

Solidarietà è lotta

Il 24 febbraio la Digos Genovese ha perquisito 5 aderenti al Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali e a Genova Antifascista. L’ipotesi investigativa della Questura è quella dell’associazione a delinquere (art. 416) finalizzata a contrastare la presenza fascista in città e il traffico di armi nel porto di Genova, con particolare riferimento alla lotta contro il transito delle navi della compagnia saudita Bahri, con il suo carico di armamenti destinati alle guerre.

Esprimiamo la nostra solidarietà ai compagni indagati, non solo perché riteniamo giusta e legittima la lotta contro i fascisti e contro ogni guerra, ma perché in quelle lotte – nelle sue tante occasioni – eravamo insieme.
La Questura tenta di rappresentare queste lotte come opera di un ristretto gruppo di persone che ne “strumentalizzano” altre, e questo tentativo non deve passare.

Oltre alla doverosa solidarietà, vale forse la pena riflettere sul significato di questa operazione.
Questura e Procura non fanno che il loro abituale lavoro ma non si può non rilevare che un’inchiesta con ipotesi associativa basata su reati per lo più commutabili in multe come il “lancio di oggetti” e “l’accensione di materiale esplodente”, risulta un po’ una forzatura. Non sarà che ci si vuole liberare di un gruppo di lavoratori combattivi che, in questi anni, ha creato non pochi grattacapi ai padroni del porto e, in certa misura, ai sindacati? Non ci sarà, dietro la Digos, la mano padronale in un porto sempre più terra di conquista delle multinazionali? Magari la mano dell’Agenzia marittima Delta (Gruppo Gastaldi), mandataria della Bahri, che non fa che lamentare – con lettere ed esposti – di non poter tranquillamente svolgere i suoi traffici a causa del Calp?

Per i padroni è molto meglio che il rapporto di classe rimanga stretto e costretto entro limiti precisi e dentro il sindacalismo collaborazionista: le ipotesi di iniziativa autonoma vanno circoscritte e, se necessario, represse.

I questurini accusano gli indagati di aver modificato artifizi pirotecnici in modo da renderli «micidiali», per poi – sostengono – indirizzarli contro le navi Bahri in ingresso in porto.

Che strano! Noi pensavamo – se le parole hanno ancora un senso – che «micidiali» fossero le bombe, i carri armati, gli Apache, che le Bahri da anni consegnano alla monarchia saudita (per la guerra in Yemen), al regime autoritario turco (per la guerra in Siria), alla democrazia indiana (per la guerra in Kashmir).

Ma questa operazione manda anche un altro messaggio. Se la lotta esce dai limiti del consentito, se si tenta di creare dei problemi reali ai fascisti (ci pare che dopo gli scontri di piazza Corvetto del maggio 2019 non si siano più granché visti in giro) o alla logistica militare e alla guerra (ricordiamo che le navi Bahri continuano a transitare in porto con il loro carico di morte ma non ne imbarcano al Genoa Metal Terminal dal primo blocco e sciopero del maggio 2019), se si prova ad essere efficaci, insomma, si entra nel campo dell’illegalità, si diventa delinquenti.

Niente di nuovo, ma è bene sottolinearlo. Non solo la Legge è arma del nemico di classe e mai è stata ne mai sarà strumento dei proletari contro i loro sfruttatori, ma è proprio su questo piano che va intesa la solidarietà, che è reale solo se si pone l’obiettivo di continuare la lotta, individuando i modi in cui si può davvero e ancora impensierire il nemico. Andare avanti quindi, senza lasciare indietro nessuno.

Le guerre sono sempre motivate dalla necessità di controllare i territori per accapararsi le risorse necessarie alle società democratiche occidentali e non ci si può nascondere che – accanto ai soliti petrolio, gas e manodopera a basso costo – la presente digitalizzazione della società e automazione del mondo del lavoro, oltre a peggiorare le nostre condizioni materiali e la stessa possibilità di restare umani, produrranno nuove guerre, profughi e devastazioni ecologiche per saccheggiare quei metalli rari così indispensabili alla transizione tecnologica.

Quando un ex dirigente di Leonardo come Cingolani diventa ministro alla Transizione ecologica, un ex ministro degli Interni come Minniti direttore di MedOr (nuovo centro studi di Leonardo sul Medio Oriente), un generale dell’Esercito come Figliuolo diventa Commissario Straordinario all’emergenza Covid e l’ex Capo della polizia Gabrielli ottiene la delega ai Servizi segreti, dovrebbe saltare agli occhi l’intreccio profondo tra apparato poliziesco-militare e il settore dell’industria bellica, così come la prospettiva di gestione statale delle potenziali tensioni sociali in epoca Covid: guerra alla popolazione come possibile nemico interno, a cominciare da chi non abbassa la testa. Dovrebbe saltare agli occhi che le guerre – e quindi l’opposizione ad esse – riguardano certo i reazionari monarchi sauditi e il regime di Erdogan ma esse sono prima di tutto un affare per i padroni di casa nostra, interesse strategico delle democrazie, e sempre più orizzonte del mondo che abitiamo e delle relazioni sociali che ci vengono imposte.
A chi guerre e ingiustizie risultano insopportabili, a chi non si rassegna ma vuole continuare ad agire restano gli strumenti di sempre: analisi della materialità e tensione etica, sguardo critico e azione diretta: mani, mente e cuore.

Fuori da ogni Codice.

La solidarietà è nella lotta

Antimilitaristi e antimilitariste a Genova, marzo 2021

Intorno alle 14 un gruppo di compagni e compagne ha manifestato di fronte alla sede Rai di Corso Europa a Genova, in sol...
06/03/2021

Intorno alle 14 un gruppo di compagni e compagne ha manifestato di fronte alla sede Rai di Corso Europa a Genova, in solidarietà col compagno prigioniero Dimitris Koufontinas, in sciopero della fame da 58 giorni in Grecia contro il trasferimento nel carcere di Domokos.
Forza e solidarietà a Dimitris Koufontinas
Solidarietà a tutti i detenuti in lotta nelle carceri.

di seguito il flyer distribuito:

GIORNATA INTERNAZIONALE IN SOLIDARIETÀ
CON DIMITRIS KOUFONTINAS IN SCIOPERO DELLA FAME

DIMITRIS KOUFONTINAS, MILITANTE RIVOLUZIONARIO DETENUTO DA 19 ANNI, È IN
SCIOPERO DELLA FAME DA 58 GIORNI E, DI FATTO, IN SCIOPERO DELLA SETE DA 11
GIORNI CONTRO IL SUO TRASFERIMENTO IN UN CARCERE SPECIALE E CONTRO LA
RIFORMA PENITENZIARIA CHE PREVEDE L'INTRODUZIONE DELLE CARCERI SPECIALI
IN GRECIA E L'ANNIENTAMENTO DEI PRIGIONIERI.
MENTRE DECINE DI MIGLIAIA DI PERSONE MANIFESTANO NELLE STRADE DA
SETTIMANE, LO STATO GRECO PERSISTE NELLA SUA DISUMANITÀ ASSASSINA,
LASCIANDO LENTAMENTE MORIRE KOUFONTINAS.
LA STESSA DISUMANITÀ DIMOSTRATA DALLO STATO ITALIANO UN ANNO FA, QUANDO
HA UCCISO 14 DETENUTI CHE SI ERANO RIVOLTATI NELLE CARCERI ITALIANE.

FORZA E SOLIDARIETÀ CON LA LOTTA
DI DIMITRIS KOUFONTINAS

Sono passati 6 anni da quando è cominciata la guerra nello Yemen, una guerra per il controllo di uno dei più importanti ...
28/01/2021

Sono passati 6 anni da quando è cominciata la guerra nello Yemen, una guerra per il controllo di uno dei più importanti nodi strategici del mondo, dove si concentrano i traffici commerciali e petroliferi: gli stretti di Hormuz e Bab El Mandeb, intorno alla pen*sola arabica.
La coalizione guidata dall'Arabia Saudita impiega tecnologie belliche avanzate fornite da aziende di difesa e aerospazio occidentali, fra queste l'italiana Leonardo, ex Finmeccanica.
Questa guerra, come molte fra quelle che si stanno combattendo nel mondo, comincia qui.
Le navi mercantili saudite della compagnia Bahri approdano regolarmente nelle città portuali europee trasportando il loro carico di morte, anche se in molte di queste hanno incontrato proteste e alcune difficoltà. Ci sono ancora persone che non si sono arrese alla normalità della guerra e vogliono essere solidali nei fatti con chi ne subisce gli effetti più inaccettabili.

Nella sede di Leonardo a Sampierdarena è stato installato uno dei più potenti computer del mondo con lo scopo di controllare un nuovo fronte delle guerre contemporanee: quello cibernetico. Un fronte virtuale, fatto di dati, ma che ha conseguenze terribilmente reali sulle vite di tutti noi. La stessa tecnologia che serve ad assassinare una persona scomoda con un drone in un lontano scenario di guerra, serve anche al controllo sociale nelle nostre città per mezzo di Intelligenza Artificiale e 5G.

Contro la guerra in Yemen.
Contro i traffici di armi nel porto di Genova.
Solidarietà agli antimilitaristi sardi inquisiti nell'Operazione Lince
Fermiamo la Bahri!
Disarmiamo Leonardo!

Cronache Irregolari n. 3
01/06/2020

Cronache Irregolari n. 3

20/05/2020

Il 20 maggio 2019, un anno fa, per la prima volta un carico militare destinato alla Guardia Nazionale saudita è stato bloccato nel porto di Genova grazie all’iniziativa di lavoratori portuali…

Sabato 16 maggio, un breve corteo di una quarantina di compagne e compagni, non annunciato, ha attraversato il centro st...
18/05/2020

Sabato 16 maggio, un breve corteo di una quarantina di compagne e compagni, non annunciato, ha attraversato il centro storico genovese scegliendo, per quanto possibile, piazze e vicoli larghi, tutti indossando mascherine e mantenendo le distanze. Un primo passo per riprenderci le strade, per troppo tempo spazio lasciato alla paura. Nessun particolare timore invece nei passanti che hanno ascoltato e a volte appoggiato gli interventi e gli slogan sulla quarantena, il peggioramento delle condizioni di lavoro, la situazione nelle carceri, la sanità, il controllo sociale, la militarizzazione e il futuro che ci aspetta. Non ci risultano identificazioni.
Ecco il testo circolato nei giorni precedenti e letto e affisso durante il corteo.

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Rompere l'assedio
Se possiamo lavorare possiamo manifestare

Ci hanno rinchiuso in casa per più di due mesi, hanno tentato di rendere responsabile del contagio chi usciva “senza giustificato motivo”, incontrava un amico o passeggiava dove non permesso. Nel frattempo hanno lasciato la maggior parte delle fabbriche aperte (anche quelle di armi) e gli operai senza dispositivi di sicurezza: per produrre ci si può assembrare a decine.
Pensavano che definire gli ospedali come trincee e il personale sanitario come soldati eroi servisse a farci dimenticare che le condizioni spaventose della sanità pubblica sono responsabilità di tutti i politici che hanno tagliato le spese per essa: 37 miliardi in 20 anni. Gli ospedali sono diventati un inferno ed uno dei primi vettori di contagio. Non lo dimenticheremo.

Hanno chiuso i porti a chi scappa dalle guerre esportate dai nostri governi e multinazionali occidentali e al contempo ragionano sulla provvisoria regolarizzazione di quegli immigrati che lavoravano nei campi agricoli, altrimenti i raccolti dei padroni andranno in malora. E per rimanere coerenti nella difesa degli interessi strategici nazionali, l'Italia guiderà la missione IRINI, decisa dall'Unione Europea a fine marzo, in piena pandemia, per controllare l'evoluzione del conflitto in Libia.
Hanno lasciato oltre 60.000 detenuti nelle galere e nei CPR, in balia del contagio, e hanno represso pesantemente le rivolte dentro le carceri, arrivando a 15 morti e chiarendo a chi avesse ancora dei dubbi, che lo Stato non rinuncia mai alla disumanità con cui decide le sorti di chi si trova nelle sue mani.
Con cinico calcolo hanno abbandonato gli anziani nei ricoveri, lasciandoli morire, improduttivi come gli adolescenti, i bambini o i disabili, resi invisibili dalla gestione della pandemia tramite decreti, isolati e costretti nelle case con gravi conseguenze psicologiche ed emotive.
Hanno salvaguardato sempre e comunque gli interessi di Confindustria rendendo esplicito che gli operai sono per loro quello che son sempre stati: carne da macello, sacrificabili, intercambiabili. In una società retta dal capitale il profitto verrà sempre prima (e sopra) delle persone. Lo sapevamo, ora ce lo stanno gridando a gran voce.
Hanno descritto quella contro il virus come una guerra da combattere tutti uniti, ma le conseguenze saranno tragicamente differenti, tra chi ha soldi e potere e chi non ha né gli uni né l'altro. La guerra la fanno da sempre al pianeta infettandolo con le megalopoli della produzione e del consumo, nutrendole di allevamento intensivo e inquinando l'intero ecosistema senza poterne controllare le conseguenze. Anche le foreste e gli animali sono compresi nel ciclo di sfruttamento, merci vendute sul mercato. Questa guerra serve a garantire profitto per pochi e produce le condizioni perché il virus salti di specie agli esseri umani uccidendone a milioni.

E adesso?
Il controllo sociale assumerà proporzioni sconosciute (con il 5G, i droni, le App, la polizia ovunque) e i suoi costi materiali saranno ancora nuovi schiavi e nuove guerre per le risorse necessarie alle tecnologie digitali (miniere di terre rare ecc.). I soldi per aiutare le aziende, i redditi e le casse integrazioni diventeranno debito, europeo e nazionale, e lo pagheremo noi, lavoratori e poveri, per i prossimi anni, forse decenni.
Ecco perché è una guerra e la faranno a noi!
Con la fase 2 il confinamento in cui vogliono tenerci continuerà. Potremo incontrare solo “congiunti” da vincoli di parentela come se fossero solo questi i legami che una persona può avere. Niente amicizie, l’affinità e lo stare bene insieme con altri individui è al di fuori degli schemi contemplati e, anzi, punito perché osa mettere in discussione quello che ci viene imposto. Quello che più temono è che, incontrandoci, condividendo i nostri problemi e le loro cause, si provi poi a risolverli, a organizzarsi, individuare i responsabili, reagire. L’isolamento forzato e il distanziamento sociale permettono allo Stato di estendere il dominio sulle nostre relazioni e sui nostri corpi che, al pari di macchine, sono per loro necessari a mandare avanti industrie e infrastrutture. Le macchine non amano, non hanno pensiero critico, non aspirano a qualcosa di meglio per la loro condizione. Non siamo macchine! Se possiamo lavorare possiamo amare, manifestare, scioperare, lottare!

Questo è un appello a violare i decreti, a manifestare, a rompere l'isolamento, a essere responsabili ma non obbedienti, a riprendersi le piazze. Quel poco che si è ottenuto in questi due mesi è stato grazie alla lotta, agli scioperi operai, all'iniziativa autonoma e diretta.
Vogliono convincerci che essere responsabili significhi obbedire ai decreti del governo, per meglio farci subire i sacrifici del domani. Invece c'è solo un modo per essere davvero responsabili: conquistarsi la possibilità di scegliere in libertà e autonomia: come non aumentare il contagio, come vivere e abitare questo mondo senza sfruttamento, come riprendere in mano le nostre vite, come riprendere a lottare.
Adesso basta.

Cronache irregolari - numero 2note ai tempi dell'epidemia
07/05/2020

Cronache irregolari - numero 2
note ai tempi dell'epidemia

Cronache irregolari - numero 1note ai tempi dell'epidemia
27/04/2020

Cronache irregolari - numero 1
note ai tempi dell'epidemia

19/04/2020
https://ilrovescio.info/2020/03/31/cronache-dallo-stato-demergenza-numero2/
03/04/2020

https://ilrovescio.info/2020/03/31/cronache-dallo-stato-demergenza-numero2/

Giornale murario Stato di emergenza Cronache dallo stato d’emergenza (Numero2) Le responsabilità a rovescio Le quotidiane cronache della paura cancellano le responsabilità generali e specifiche dell’epidemia in corso, per rovesciarle interamente su chi non sta chiuso in casa, “untore” cont...

24/03/2020

Diario Dopodomani. Domani. Oggi. By macerie 20 Marzo 2020 Che le autorità abbiano navigato a vista in questi giorni è indiscutibile. Basterebbe guardare al susseguirsi convulso di decreti che, in appena tre giorni, hanno trasformato delle misure di contenimento localizzato (a 16 province e una reg...

09/03/2020

Anche questa sera proteste e battiture al carcere di Marassi, come nelle altre galere d'Italia. Solidarietà ai detenuti in lotta.

https://www.autistici.org/macerie/?p=33732 -33732
24/12/2019

https://www.autistici.org/macerie/?p=33732 -33732

Ma tornando a quel sentimento originario di tagliare i ponti con una vita di m***a, per quanto breve possa essere e per quanto occorra sforzarsi di capire come renderlo permanente, va riconosciuto un merito importante a quei e quelle riders che negli anni non si sono mai demoralizzati, che hanno con...

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