DAC - Diritto alla città Laboratorio critico di politiche urbane a Bari

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DAC - Diritto alla città Laboratorio critico di politiche urbane a Bari DAC - Diritto alla città. Sono passati molti decenni da quando Italo Calvino ha scritto le sue “Città invisibili” ma la citatissima frase è sempre attuale.

Vogliamo contribuire alla creazione di una rete di cittadini, comitati e associazioni, per favorire politiche urbane di sostenibilità sociale-ambientale che riportino in primo piano la cura, la tutela e la gestione corretta dei beni comuni della città. Laboratorio critico di politiche urbane a Bari

“D'una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua doman

da”. Abbiamo davvero bisogno di una città che sia capace di rispondere alle domande e ai bisogni dei cittadini. Una città che, al di là delle proprie “meraviglie”, sia attenta alle esigenze dell’ambiente e dei suoi abitanti. Una città che sia capace di promuovere lo sviluppo del territorio e, allo stesso tempo, rispondere alle esigenze di tutti, fragili e indifesi compresi. Una città che non lasci indietro nessuno. Questo laboratorio vuole contribuire a creare una rete cittadina di associazioni, professionalità e molteplici sensibilità. Una rete inclusiva, che approfondisca i temi legati alla qualità della vita, dell’ambiente, dello sviluppo sostenibile e della gestione dei beni pubblici. Una rete basata sull’idea della politica che non sia prona ai grandi interessi, non sia un affare privato e nascosto. Un’idea di politica in cui i cittadini sono attenti a ciò che accade, partecipano, giudicano e propongono.

È tempo che la società civile torni a far sentire la sua voce, sviluppi la capacità di studio, approfondimento e analisi di quanto sta accadendo. È tempo che la società civile torni a “disturbare il manovratore”. Servono progettualità per il futuro di Bari che permettano di rispondere alle domande e alle vere esigenze dei cittadini: giovani, meno giovani, famiglie, bambini, studenti, universitari, lavoratori, imprenditori, commercianti. Servono azioni per far sì che Bari sia una città che accolga tutti e non costringa i ragazzi ad emigrare. Per avviare questo processo non si devono banalizzare o semplificare i problemi. Dobbiamo osservare e studiare con occhi attenti quel che accade in città. Dobbiamo contribuire alla buona informazione e superare gli stereotipi e i superlativi della comunicazione istituzionale. Dobbiamo provare a tracciare percorsi molteplici e disegnare soluzioni differenti. Tutti insieme dobbiamo dare un senso concreto a parole chiave come vivibilità, ambiente, sostenibilità, cultura, decoro, solidarietà, inclusione, legalità, sobrietà, bellezza, equilibrio. Ecco cosa intendiamo per DAC - Diritto alla Città. Bari, novembre 2021

22/04/2022

COMITATO DI SCOPO “PER UN PARCO VERDE DI QUARTIERE ALLE EX CASERME CAPOZZI E MILANO”
Il Comitato ha lo scopo di salvaguardare e tutelare la salute dei cittadini di Carrassi attuali e futuri.

1) Contestiamo a ragione, un’opera di grande impatto ambientale che prevede la realizzazione di volumi edilizi di circa 448.278 m3 in un’area destinata da quasi 50 anni a verde di quartiere, per la nuova Cittadella giudiziaria.

2) ci siamo impegnati a contrastare un sicuro sperpero di denari pubblico per la realizzazione di un’opera che riteniamo in netto contrasto con le scelte urbanistiche del P.R.G.

3) Consideriamo illegittima, assurda e scellerata la scelta di costruire palazzoni di tale portata in un’area destinata dal vigente P.R.G. a verde di quartiere in assenza di un piano di viabilità a sostegno della stessa con ulteriori danni alla vivibilità del quartiere e dei residenti, oltre ad un ulteriore danno da inquinamento acustico ed atmosferico. Vogliamo un parco alberato di 24 ettari.

Lunedì 25 aprile 2022 dalle 10 alle 13 saremo con gazebo, tavolini e cartelloni per una azione di divulgazione sulla vicenda Parco della Giustizia , oggetto unico del nostro Comitato di scopo, all'ingresso di Viale Einaudi di Parco 2 Giugno. Poi il 29/4/2022 saremo ai Padri Comboniani in Via G. Petroni 101 dalle 17.30 alle 20.30 con le stesse finalità.

(Riceviamo dal Comitato di scopo per un parco verde nelle ex caserme Capozzi e Milano e volentieri pubblichiamo)

PALAZZO DI GIUSTIZIA DI BARI: UN DOCUMENTO DI TRE ANNI FA(Tre anni fa – il 13 febbraio 2019 – La Gazzetta del Mezzogiorn...
13/02/2022

PALAZZO DI GIUSTIZIA DI BARI: UN DOCUMENTO DI TRE ANNI FA
(Tre anni fa – il 13 febbraio 2019 – La Gazzetta del Mezzogiorno ospitò un intervento dell’ingegnere Raffaele Coniglio a proposito di un presunto studio di fattibilità per la costruzione del Palazzo di Giustizia nelle ex caserme di via Alberotanza, a Bari-Carrassi. Lo studio di fattibilità, in realtà – si scoprì nei giorni successivi alla pubblicazione di questo intervento – non c’era). Ecco l’articolo del 2019.

“Durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2019 in Corte di Appello si sono susseguiti interventi di magistrati, avvocati, rappresentanti dell’amministrazione comunale, che, sollecitando la realizzazione della Cittadella della Giustizia alle ex-Casermette, hanno fatto continuo riferimento al relativo «studio di fattibilità» , ovvero al documento redatto dalla società Invitalia che ha per titolo «Nuovo Polo della Giustizia presso le Caserme Milano e Capozzi – Patto per lo sviluppo della Città Metropolitana di Bari – Elementi per il dimensionamento dell’intervento – Aggiornamento, 4 ottobre 2019».

Il documento si articola in 2 parti: la prima «Dati di Input», la seconda «Il dimensionamento del nuovo complesso». Nella prima si riporta il processo di acquisizione dati, con la indicazione del referenti per gli uffici giudiziari, e con la redazione delle tabelle (organico, altre presenze, dati per dimensionamento aule, attuali dotazioni spazi con destinazioni d’uso, altri punti di attenzione); nella seconda si riportano dapprima le norme di settore.

Le norme di settore sono:
1) gli «indirizzi tecnici per la progettazione e dimensionamento degli uffici giudiziari” , noti come Linee Guida 1988 del Ministero,
2) il Decreto Legislativo 81 del 2008 ( All. IV requisiti dei luoghi di lavoro),
3) la Circolare dell’Agenzia del Demanio n. 20494 del 16/07/2012 recante «indicazioni metodologiche riferite agli adempimenti dell’art.3 comma 9 del Decreto Legge n. 95/2012» (spending review) , con le prescrizioni relative all’indice rapporto mq/addetto ,variabile tra 12 e 20).

Sono state redatte 2 schede: una per il Tribunale (che comprende il Tribunale Civile e Penale, la Procura della Repubblica presso il Tribunale Penale e Civile, il Tribunale per i Minorenni, la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni , il Tribunale di Sorveglianza , il Giudice di Pace) e una per la la Corte d’Appello e la Procura Generale della Repubblica.

Partendo dai dati di organico e carico di lavoro, acquisiti dagli stessi uffici giudiziari, si è calcolata la superficie complessiva dell’organismo edilizio quale sommatoria delle superfici di tutte le unità spaziali necessarie per lo svolgimento delle attività giudiziarie. Ne è venuto fuori il fabbisogno di mq 63934 per uffici, aule e altri spazi; di mq 18876 per archivi e mq 21229 per autorimesse. In totale occorrerebbero 104029 mq (corrispondenti a quasi 20 mq per addetto).

Tutto qui. Il documento costituisce una guida rigorosa ed esauriente per la progettazione del compendio giudiziario, da valere quale che sia la sua allocazione: alle ex casermette o altrove. Può essere la base dello studio di fattibilità, per cui è necessario considerare anche altri fattori infrastrutturali (viabilità...) e ambientali-urbanistici.

Per far questo occorre una valutazione comparativa fra tutte le allocazioni disponibili. Ciò è, del resto, espressamente richiesto dall’art.4 del Protocollo di Intesa firmato a Roma il 25/01/2018, che tra gli impegni assunti dal Comune di Bari e dalla Città Metropolitana di Bari» prevede appunto
lo studio di fattibilità «ivi compresa l’analisi dei differenti scenari localizzativi.

Sotto questo profilo è esemplare lo studio di fattibilità redatto dal Comitato Tecnico Regione-Provincia- Comune del 21-28 maggio 2007. Questo aveva per oggetto il «potenziamento e razionalizzazione delle strutture edilizie per l’Amministrazione giudiziaria e penitenziaria nella città di Bari» e , in estrema sintesi , poneva a confronto le due diverse ipotesi :

1) il Polo Giudiziario al Quartiere Libertà – Arcipelago della Giustizia, costituito dall’esistente Palazzo di Giustizia di piazza De Nicola e dal costruendo 2° Palazzo di Giustizia di corso della Carboneria (via Brigata Regina angolo Prol. Corso Mazzini );
2) il Polo Giudiziario – Sede Unica presso lo Stadio San Nicola , noto come Cittadella della Giustizia di Pizzarotti . E la conclusione del Tavolo Tecnico fu che la prima ipotesi era quella ottimale, sotto tutti i profili della fattibilità : quella tecnico-territoriale , quella economico-finanziaria , e quella amministrativa.

Questo è l’unico «studio di fattibilità» esistente e sarebbe il caso almeno di tenerlo presente come termine di paragone per realizzare l’impegno assunto dal Comune con il Ministero nel protocollo firmato l’anno scorso.

Raffaele Coniglio, ingegnere
13 febbraio 2019”.

LA TORMENTATA, TORMENTOSA E TORBIDA STORIA DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA DI BARI. TUTTE LE TAPPE MINUTO PER MINUTO. Com'è not...
08/02/2022

LA TORMENTATA, TORMENTOSA E TORBIDA STORIA DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA DI BARI. TUTTE LE TAPPE MINUTO PER MINUTO.
Com'è noto, ieri l'Agenzia del Demanio ha reso pubblico il "concorso di progettazione in unico grado" per il "Progetto di fattibilità tecnica ed economica" e la "progettazione definitiva del primo lotto per la realizzazione del Parco della Giustizia di Bari" che sorgerà nell'area delle caserme dismesse Capozzi e Milano.

È una vicenda che si trascina ormai da vent'anni e non sappiamo se, quando e come finirà. Ve ne proponiamo tutte le tappe, dall'inizio ad oggi:

- La Commissione di Manutenzione della Corte di Appello di Bari aveva approvato il 1° giugno 2000 la costruzione di un secondo palazzo a corso della Carboneria in modo da realizzare il Polo della Giustizia al Libertà.

- Tale progetto ( generale e definitivo , e finanziato per un primo lotto ) veniva abbandonato dalla stessa Commissione l'11/02/2002 in favore del progetto della “Cittadella della Giustizia” dell'impresa Pizzarotti , che prevedeva la realizzazione della sede unica degli uffici giudiziari nei pressi dello stadio San Nicola Pizzarotti.

- Tale scelta veniva dichiarata illegittima dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea con sentenza del 10/7/2014 recepita dal Consiglio di Stato il 23/03/2016. Il successivo ricorso dell’impresa veniva rigettato dalla Cassazione con sentenza del 09/05/2017.

-Il progetto di sede unica degli uffici giudiziari viene confermato il 17/05/2016 nel patto per lo sviluppo della città metropolitana di Bari ,ma da realizzare nell’area delle caserme dismesse di Bari in via Fanelli.

- Il successivo Protocollo di Intesa del 25/01/2018 tra comune di Bari e i ministeri interessati poneva, tuttavia, a carico del Comune “la realizzazione di un apposito Studio di fattibilità, ivi compresa l'analisi dei differenti scenari localizzativi.” Uno studio, cioè, simile a quello redatto il 21-28 maggio 2007 dal Comitato Tecnico Regione-Provincia- Comune che aveva posto a confronto le due diverse ipotesi:

1) il Polo Giudiziario al Quartiere Libertà;

2) la sede unica Cittadella della Giustizia di Pizzarotti (l’esito era stato favorevole all’ipotesi del Libertà, giudicata di fattibilità ottimale).

- Il 4 ottobre 2018 la società Invitalia, incaricata dal Comune, presenta il documento “ Nuovo Polo della Giustizia presso le Caserme Milano e Capozzi - Patto per lo Sviluppo della Città Metropolitana di Bari - Elementi per il dimensionamento dell’intervento“.

Il documento, come chiarito sin dal titolo, può valere per qualsivoglia allocazione, alle ex casermette o altrove, ed essere la base dello studio di fattibilità (per cui è necessario considerare anche altri fattori, infrastrutturali, ambientali-urbanistici, comparando le allocazioni disponibili).

- Il 17/02/2019 Invitalia consegna una “analisi di prefattibilità per la realizzazione del nuovo Polo della Giustizia di Bari da collocarsi presso le Caserme Milano e Capozzi”.

- Il 09/07/2019 in vista della sottoscrizione di un rinnovato protocollo il Sindaco chiede al Ministro di inserirvi un comma relativo all'avvenuto rispetto degli impegni del Comune di Bari e della Città Metropolitana di Bari previsti all'art. 4 del precedente Protocollo, ovvero l'elaborazione dello “Studio di fattibilità e dell'analisi dei differenti scenari localizzativi”: ciò che, come s’è visto, non era avvenuto.

- Il 23/07/2019 il Ministro invia la bozza del rinnovato protocollo di intesa, che ignora la richiesta di integrazione sopra richiamata. Con delibera n. 561 del 26/07/2019 la Giunta comunale ne prende atto ma osserva disinvoltamente che “gli emendamenti proposti dal Comune non costituiscono parte essenziale, dal momento che si limitano a descrivere lo svolgimento di attività realizzate delle quali vi è una piena evidenza negli atti e considerato che sussistono tutti i presupposti per proseguire nell’attuazione della realizzazione del “Polo della Giustizia di Bari” e, quindi, alla pronta messa in atto di tutte le condizioni, misure, azioni, nel loro complesso, utili alla realizzazione dello stesso nei tempi previsti, secondo le linee e le priorità già di comune accordo definite e tenendo conto, altresì, delle attività progettuali sinora svolte e delle analisi già realizzate".

- In estrema sintesi, la Giunta riconosce che il Comune non ha rispettato gli impegni assunti , e che non esistono né “studio di fattibilità” e né “analisi dei differenti scenari localizzativi“; che però, a suo dire, non sarebbero più necessari, in quanto, allo stato attuale, la localizzazione della sede unica degli uffici giudiziari alle ex-casermette è l’unica realizzabile.

Si deduce a sostegno che nel citato studio di prefattibilità dell’Invitalia s’è dato atto che la preferenza espressa nello studio di fattibilità del 2007 è rimasta priva di fondamento in quanto l’utilizzazione dell’immobile di via Nazariantz, ivi considerata, non è più possibile a seguito della revoca dell’ agibilità disposta con Ordinanza dirigenziale n. 2018/01172 del 31/5/2018.

“Di conseguenza – conclude la Giunta - resta come unica possibilità quella della realizzazione, in altre zone della città, della terza ipotesi e cioè una sede unica per l’esercizio di tutte le funzioni della Giustizia. ...”

- Si rileva un evidente travisamento dei fatti in questa motivazione. Infatti, l'edificio di via Nazariantz , nel 2018 dichiarato inagibile, non era nemmeno previsto nell'unico progetto agli atti di “Polo della giustizia al Libertà”, sottoposto a valutazione comparativa con gli altri e dichiarato vincitore nello studio di fattibilità del 2007.

Questo prevede, oltre la normalizzazione dell'edificio di piazza De Nicola (già finanziata e in atto), “la costruzione del secondo palazzo in corso della Carboneria (progetto “definitivo” approvato in il 2 marzo 2000 in tutte le sedi , finanziato per un primo stralcio).

- È evidente allora la pretestuosità della questione della inagibilità dell'edificio di via Nazariantz, che non assorbe la necessità di procedere allo studio di fattibilità come deliberato e non effettuato.

Il confronto va fatto tra i due scenari localizzativi: Polo della Giustizia al Libertà (originario) e Sede Unica alle ex Casermette. E, solo per evidenziare la sufficienza delle superfici, risulta: 32.773 metri quadri per l'edificio di piazza De Nicola, 110.026 metri quadri per l'edificio (come progettato) di corso della Carboneria; complessivamente 142.796 metri quadri, superiori ai 104.000 mq. indicati nel citato “Elementi per il dimensionamento dell’intervento” di Invitalia come necessari.

- Il 30.07.2019 viene firmato il protocollo integrativo, che si basa evidentemente su dati non veritieri per quanto attiene l'analisi dei differenti scenari localizzativi. Alla costruzione del palazzo di giustizia alle Casermette si sta procedendo senza lo studio di fattibilità che pure era stato deliberato.

R.C.
8 febbraio 2022

BARI: IL DECENTRAMENTO AMMINISTRATIVO È UNA REALTÀ VIRTUALELa circoscrizione di decentramento comunale è, nell'ordinamen...
02/02/2022

BARI: IL DECENTRAMENTO AMMINISTRATIVO È UNA REALTÀ VIRTUALE
La circoscrizione di decentramento comunale è, nell'ordinamento italiano, un organismo di partecipazione, consultazione e gestione dei servizi di base, nonché di esercizio di funzioni delegate, istituito dal comune con competenza su di una parte del suo territorio comprendente uno o più quartieri o frazioni contigui.

Inizialmente esistevano i Consigli di quartiere che erano sorti spontaneamente negli anni sessanta per far recepire le istanze delle periferie; con Legge 8 aprile 1976, n. 278, in materia di "Norme sul decentramento e sulla partecipazione dei cittadini nella amministrazione del comune."

Furono istituite le Circoscrizioni disciplinate dall'art. 13 della legge 8 giugno 1990, n. 142, sull'ordinamento delle autonomie locali, ora confluito nel citato art. 17 del D.Lgs. 267/2000. Mentre la legge del 1976 era particolarmente dettagliata nelle ultime due si esprimono i principi generali demandando ai Comuni le modalità attuative attraverso con lo Statuto e Regolamenti vari. Per tale libertà esse sono indicate come Municipi, Municipalità, Zone, Quartieri.

Va precisato che le circoscrizioni comunali non sono enti locali, in quanto prive di personalità giuridica, ma organi del comune, seppur complessi e dotati di autonomia (e, quindi, di una certa soggettività giuridica, se si tiene questo concetto distinto dalla personalità).

La loro disciplina è ora contenuta nell'art. 17 del D.Lgs. 18 agosto 2000, n. 267 (Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali). Le circoscrizioni devono essere istituite dai comuni con popolazione superiore a 250.000 abitanti, sempre che la popolazione media delle circoscrizioni non sia inferiore a 30.000 abitanti, limiti di popolazione che sono stati più volte modificati nel tempo, da ultimo con l'art. 2, comma 186, lettera b) della legge 23 dicembre 2009, n. 191 (legge finanziaria 2010), successivamente modificato dal d.l. 25 gennaio 2010, n. 2, convertito con modificazioni dalla legge 26 marzo 2010, n. 42.

Nei comuni con popolazione superiore a 300.000 abitanti lo statuto può prevedere particolari e più accentuate forme di decentramento di funzioni e di autonomia organizzativa e funzionale, determinando altresì gli organi, lo status dei componenti e le modalità di elezione, nomina o designazione.

Figure importanti per l’avvio e l’attuazione del decentramento nella vita pubblica barese furono il sindaco Enrico Dalfino e Stefano Bianco, pionieri che si impegnarono con particolare tenacia per far approvare la delibera n°200 (delibera madre) che attribuiva importanti funzioni alle Circoscrizioni.

Nella consiliatura 1995-1999 con il sindaco di Cagno Abbrescia si avvertirono le prime reazioni concrete dei consiglieri circoscrizionali stanchi di non veder attuato il regolamento con l’attribuzione del 30 per cento minimo nelle materie delegate. Ci vollero due ricorsi presentati da alcuni consiglieri circoscrizionali e accolti dal Comitato Regionale di Controllo sulle Pubbliche amministrazioni (CO.RE.CO) che intimò all’Amministrazione comunale di provvedere a colmare “la dimenticanza”.

A distanza di anni. rileggendo quella fase storica anche attraverso la rassegna stampa, avremmo dovuto capire che la questione decentramento non interessava all’intera cittadinanza.

Nella città di Bari nel 2001 fu approvato il nuovo statuto comunale con tre grosse novità:
• Le circoscrizioni acquisivano nelle materie delegate (lo Sport, la Cultura, i Servizi Sociali, i Lavori pubblici) autonomia gestionale e amministrativa;
• Il Presidente ed i Consiglieri acquisivano lo status di amministratori;
• l’elezione diretta del Presidente da parte dei cittadini, dalla successiva consultazione elettorale.

Ad aprile 2001 il CO.RE.CO intimò all’Amministrazione Comunale di predisporre ad horas, in apposita seduta di Consiglio comunale, le variazioni di Bilancio per dare alle Circoscrizioni il dovuto, pena la decadenza dell’Assemblea Comunale e quindi del Sindaco.

Dopo l’adozione del nuovo statuto, sempre nel 2001, si rese necessario redigere un nuovo regolamento sul Decentramento. Su quello allora vigente, infatti, il Presidente veniva eletto all’interno del Consiglio Circoscrizionale per volontà della maggioranza esistente. Fu istituita una Commissione speciale mista tra Consiglieri Comunali e Circoscrizionali, garantendo la presenza della maggioranza e della opposizione oltre quella del Segretario Comunale e di un funzionario, che aveva il compito di riscrivere il nuovo regolamento.

I lavori della Commissione speciale presieduta dalla compianta Maria Maugeri, terminò il proprio compito dopo un anno e rimise la sua discussione ed approvazione al Consiglio comunale. Era la fine del 2002.

Ebbene, per un anno e mezzo la maggioranza del Consiglio Comunale fece venir meno il numero legale ogni volta che si doveva discutere ed approvare il nuovo regolamento. Eppure, si trattava di un atto dovuto. I consiglieri ritenendo che il regolamento vigente negasse i principi dello statuto, si rivolsero all’avv. Luigi Paccione per fare ricorso al TAR Puglia. Va solo ricordato che lo stesso avvocato si era formato nello studio Dalfino che da sindaco di Bari si era molto speso per l’attuazione del decentramento.

All’inizio del 2004 il TAR Puglia si pronunciò in favore dei consiglieri ed intimò la nomina di un Commissario ad acta che completasse l’adozione del nuovo regolamento. Poiché si era prossimi alla fine della consiliatura, non ci sarebbe stato il tempo per attuare la sentenza. L’avv. Paccione trasmise allora la sentenza al prefetto, manifestando l’intenzione di far invalidare le imminenti elezioni se queste non si fossero svolte con la elezione diretta dei Presidenti di circoscrizione.

Quando poi il prefetto emanò l’ordinanza di indizione dei comizi elettorali, indicò oltre la elezione diretta dei presidenti, la nomina del commissario ad acta, qualora la nuova amministrazione non avesse adottato un nuovo regolamento entro 60 giorni dall’insediamento del nuovo sindaco. Fu una vittoria a tutto tondo, che creo un certo panico tra i contendenti alle elezioni del 2004 sia di centrodestra che del centrosinistra.

Qual è il bilancio dello stato di attuazione del decentramento amministrativo, dopo 17 anni? L’elezione diretta non sembra aver responsabilizzato i Presidenti degli ultimi anni, poco propensi a far valere le proprie peculiarità verso le esigenze dei territori.

La democrazia partecipata richiede il coinvolgimento di singoli cittadini, di associazioni
e di movimenti nelle sue varie forme, dei partiti politici attraverso un profondo impegno mirato al recupero ambientale e della legalità nonché della crescita culturale e promozione sociale. Perciò è fondamentale innanzitutto promuovere una politica dei servizi ai cittadini e dei luoghi di aggregazione. I cittadini hanno diritto ad un governo della città più efficiente, più vicino, capace di valutare i problemi dal punto di vista della vita quotidiana delle persone e di portare a soluzione i loro problemi. Occorre modificare il modello di urbanizzazione che genera quartieri invivibili, enormi costi per la collettività, spreco di risorse territoriali, ma anche degrado sociale, devianza e criminalità.

Da gennaio 2015 con la Legge Del Rio è stata istituita la Città Metropolitana di Bari, che in fase iniziale indica il Sindaco della Città capoluogo come Presidente. Si è sempre ritenuto pensato che questa fosse una opportunità per l’intera area metropolitana formata da 41 comuni, per lo sviluppo complessivo della ex provincia di Bari che vedesse i comuni come soggetti attivi di un nuovo protagonismo di ampio respiro. Oggi finalmente dopo sette anni si è legiferato per la elezione diretta del Presidente della Città Metropolitana.

Passando quindi ai Municipi, va precisato che in questi sette anni l’orologio del territorio è stato riportato indietro di molti anni con l’acquiescenza e la responsabilità di tutti i rappresentanti istituzionali dei territori. Il decentramento latita tecnicamente molto sulla parte Lavori pubblici e politicamente sui servizi sociali, lo sport e la cultura.

Non solo, l’Amministrazione Comunale non ha creato nemmeno una piattaforma informatica a supporto della costruzione del Bilancio Partecipato. Per ascoltare i cittadini sulle priorità dei territori sono state convocate assemblee pubbliche alle 15, nei pomeriggi assolati di luglio. Vi partecipavano, ovviamente, pochissime persone. Durante la pandemia è stato chiesto il contributo dei cittadini via mail, ma senza riscontro.

L’impossibilità dei Municipi di poter elaborare autonomamente studio di fattibilità, per mancanza di personale tecnico, rende il Bilancio Partecipato una vera incompiuta. Siamo rimasti basiti nel leggere un Ordine del giorno proposto dalla Commissione Comunale Decentramento, che dimostra un certo strabismo nella lettura dei bilanci civici dal 2017 in poi, ed elude le soluzioni possibili.

E poiché la vera carenza sull’attuazione delle Funzioni proprie si concentra sui Lavori Pubblici, per i quali si è in attesa di poter contare almeno su un tecnico per ciascun Municipio che sia dislocato fisicamente in ogni Municipio e non a mezzo servizio con le ripartizioni centrali.

Le dovute assunzioni di personale tecnico per l’attuazione del PNRR potrebbero contribuire alla soluzione di un problema storico. Ultime cose e non meno importanti sono l’attuazione dell’Art.61 (Gestione del Nucleo di Polizia Municipale) che non potrà più essere ignorato per le ovvie ricadute positive sul controllo del territorio, e l’apertura di una Biblioteca per ogni municipio, con la filosofia della Public Library, in rete tra loro.

Nel 2019 furono avviate 12 Reti Civiche Urbane (RCU) che presentarono i progetti e furono finanziate con Fondi Europei destinati alla Città Metropolitana con circa 100.000 euro a rete. Un’ottima iniziativa per ravvivare dal basso le attività socioculturali nei territori con le diverse Associazioni che avevano aderito.

Cosa hanno fatto i Municipi nel tempo trascorso? Ecco alcuni episodi raccontati dai giornali cittadini:
Municipio 1: parere obbligatorio e vincolante non espresso sulla Lottizzazione di Via Vittorio Veneto per mancanza di personale addetto al protocollo; stando ai verbali delle commissioni di Municipio citati dal Corriere del Mezzogiorno del 12 agosto 2021 si scopre che le discussioni hanno riguardato anche gli effetti del Revenge p**n (!).

Municipio 2: è recentissima la decisione del Municipio 2 di assegnare una delega ai sorrisi agli abbracci ed alle buone maniere data dal Presidente ad una Consigliera, materia assai importante, evidentemente, ma assente nei regolamenti. Va detto infine che in ben sette anni lo stesso Municipio non ha mai fatto sentire la propria voce sulla collocazione del Parco della Giustizia nelle caserme Milano e Capozzi.

L.S.
febbraio 2022

PARCO DELLA GIUSTIZIA, LE DOMANDE DEL DAC Lunedì 24 gennaio 2022 a Roma c’è stato un incontro per fare il punto sulla pr...
27/01/2022

PARCO DELLA GIUSTIZIA, LE DOMANDE DEL DAC
Lunedì 24 gennaio 2022 a Roma c’è stato un incontro per fare il punto sulla progettazione per la realizzazione del cosiddetto Parco della Giustizia nelle ex caserme Capozzi-Milano, nel quartiere Carrassi.

Alla riunione hanno partecipato il direttore dell’Agenzia, Alessandra dal Verme, il sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, il sindaco Antonio Decaro, il presidente della Corte d'appello di Bari Francesco Cassano, il commissario straordinario preposto all’opera Antonio Ficchì, il direttore generale delle risorse materiali di Giustizia Massimo Orlando, il vicedirettore Lorenzo Del Giudice.

Nella nota ufficiale si parla della realizzazione di un Parco da aprire al territorio, cui seguiranno l’appalto integrato per la realizzazione del 1° lotto che comprende il Tribunale Penale e la Procura oggi allocate nell’ex palazzo Telecom a Poggiofranco.

Ebbene, l’area complessiva delle Caserme Capozzi-Milano è di circa 140.000 metri quadrati. Tale superficie è destinata a “Verde di Quartiere” e costituisce la “quantità minima inderogabile” per il quartiere Carrassi. È quanto prescrivono la Legge Nazionale (D.M 1444/68- art. 3 e 4) e il PRG Quaroni (art. 43), altrimenti il PRG del 1976 non sarebbe stato approvato.

Al termine dell’incontro del 24 gennaio è stato diffuso un comunicato ufficiale (lo riportiamo integralmente in coda a questo post). Dopo averlo letto, sorgono legittime alcune domande:
1- Da quanti metri quadrati di verde sarà costituito il Parco da realizzare prioritariamente per aprirlo subito alla collettività?

2- quanti metri quadrati di parcheggio saranno dedicati al personale degli uffici giudiziari (magistrati, cancellieri, organi di polizia, ecc.), agli avvocati oltre che agli utenti?

3- Come potrà rendersi compatibile la presenza della collettività fruitrice del parco con la presenza delle forze dell’ordine addette alla sicurezza o con quelle dei mezzi che trasportano i detenuti per le relative udienze?

4- da quanti metri cubi sarà costituito il primo lotto?

5- Se tutto dovrà essere pronto entro giugno 2025, che senso ha prendere in fitto la seconda struttura ex Telecom, visto che presumibilmente dopo due anni gli uffici dovranno di nuovo traslocare nelle ex casermette?

6- È presumibile che a settembre 2025 gli svincoli per Parco della giustizia contenuti nel progetto della variante alla SS 16 non saranno ancora stati completati. Chi arriverà a Bari per dirigersi al nuovo palazzo di giustizia dovrà imboccare le uscite della tangenziale di corso De Gasperi e S. Pasquale?

Stando a quanto è scritto nel comunicato stampa, entro novembre 2022 sarà concluso l’iter del concorso di idee sia del 1° lotto che dell’intero complesso giudiziario che ammonta a circa 500.000 metri cubi. Solo allora si potrà valutare il rapporto tra i metri quadrati di verde, i metri quadrati di parcheggio e i metri cubi complessivi da realizzare.
Restiamo in attesa di risposte.

L.S.
Gennaio 2022
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COMUNICATO STAMPA

PARCO DELLA GIUSTIZIA DI BARI: TEMPI CERTI DI REALIZZAZIONE E GESTIONE CONDIVISA DELLE ATTIVITA’

Agenzia del Demanio, Comune di Bari e Ministero della Giustizia fanno il punto sulle attività

Roma, 24 gennaio 2022 – Si è svolto questa mattina un incontro tra l’Agenzia del Demanio, il Comune di Bari e il Ministero della Giustizia per un confronto sulle attività in essere di progettazione per la realizzazione del Parco della Giustizia di Bari. Presenti il Direttore dell’Agenzia, Alessandra dal Verme con le prime linee, il Sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, il Sindaco Antonio Decaro, il Presidente della Corte d'appello di Bari Francesco Cassano, il Commissario straordinario preposto all’opera Antonio Ficchì, il Direttore generale delle risorse materiali di Giustizia Massimo Orlando, il vice direttore Lorenzo Del Giudice. Con la riunione di oggi, si consolida un percorso, condiviso dall'Agenzia con tutti i soggetti coinvolti, per procedere alla più rapida realizzazione dell’opera, per un costo totale di 405 milioni di euro, attivando tutte le necessarie sinergie.
A pochi giorni dalla pubblicazione da parte dell’Agenzia del Demanio del bando per l’affidamento del PROGETTO DI FATTIBILITÀ TECNICO-ECONOMICA dell’intero complesso e della progettazione definitiva, obiettivo principale dell’incontro è stato quello di condividere tutte le informazioni, le scelte e gli step affinché le attività continuino ad essere opportunamente valutate e la cittadinanza, l’ordine degli avvocati e tutti gli stakeholders possano avere contezza rispetto alle tempistiche di realizzazione e alla trasparenza delle procedure, dedicate ad un’opera così strategica per la città di Bari e per il Paese. Per il Parco della Giustizia di Bari sono state infatti approvate norme e procedure innovative ,semplificatorie e acceleratorie, da applicare al pari delle grandi opere del PNRR, grazie al dl 121 del 2021 - cd DL infrastrutture - definitivamente convertito a novembre scorso.
Il cronoprogramma presentato dall'Agenzia, a partire dalla consegna del primo lotto – entro i primi 6 mesi del 2025 - è stato molto compresso proprio grazie all’utilizzo delle procedure semplificate e all’adozione di tecnologie costruttive e tecniche di organizzazione del cantiere che consentano di ottimizzare tutte le fasi.

Al fine di recepire le indicazioni del Ministero di Giustizia, del Ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili e dell’ANAC, nelle ultime settimane l’Agenzia del Demanio ha provveduto ad aggiornare la documentazione tecnica e amministrativa, improntata a garantire al Parco della Giustizia un’alta qualità dell’opera per le funzioni richieste dal Ministero e per gli impatti sul territorio, seguendo i principi di:

• restituzione alla Città e al territorio di uno spazio di alto pregio;
• standard prestazionali elevati dell’opera in linea con le nuove indicazioni in materia di qualità progettuale, sostenibilità ambientale ed efficientamento energetico;
• alta attenzione alle politiche green, al fine di migliorare gli aspetti ambientali, in particolare in ordine alla qualità dell’aria, alla riduzione dell’inquinamento, alla resilienza ai cambiamenti climatici, alla salvaguardia della biodiversità in ambito urbano, al miglioramento del paesaggio;
• creazione di valore economico-sociale attraverso la riqualificazione complessiva di un’importante area della città di Bari e all’apertura di ampi spazi di verde urbano per la collettività.

Sin da subito saranno avviate attività propedeutiche alla realizzazione dell’opera quali la demolizione e bonifica del sito e la realizzazione del parco.

La Fase 1 passa dal Concorso di progettazione PFTE all’approvazione del Progetto definitivo del I lotto, con termine novembre 2022.
Include pertanto la prosecuzione del Tavolo Tecnico istituzionale che monitorerà gli sviluppi progettuali e realizzativi con riunioni periodiche, nonché l’attivazione dell’apposita Conferenza di servizi a carattere istruttorio.
Senza arrecare alcun ritardo alla realizzazione del primo edificio, si farà in modo di realizzare in tempi rapidi le prime porzioni di Parco disponibili per la cittadinanza.

La Fase 2 riguarda l’appalto integrato per Progettazione esecutiva ed l’esecuzione lavori del primo lotto - Tribunale Penale con annessa Procura- e realizzazione del Parco.
Il termine di consegna è fissato per il 30 giugno 2025, con l’impegno della massima accelerazione per ridurre quanto più possibile gli ultimi 6 mesi.

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