17/09/2020
Nel circolo ARCI che vorrei, sono una persona.
Nel circolo ARCI che vorrei, vengo rispettat* per i miei pronomi.
Nel circolo ARCI che vorrei, non ho paura che arrivi qualcun* a dirmi che non ho diritto di essere chi sono, e come sono.
E poi c’è un altro tipo di circolo ARCI, che non mi fa sentire sicur*, perché usa un linguaggio e dei modi che sono del tutto antitetici allo statuto. In quel circolo, non ho diritto ad essere trans, perché pare che non sia un concetto da loro riconosciuto. Non ho diritto ad amare chi voglio, perché chi sono e chi amo vogliono coniugarlo come dicono loro, senza alcun riguardo per il mio essere e il mio sentire.
Da statuto, ARCI è una rete integrata di persone, valori e luoghi di cittadinanza attiva che promuove cultura, socialità e solidarietà. ArciLesbica, con lo statuto di ARCI ci si pulisce costantemente i piedi. Non c’è solidarietà e socialità nel negare l’esistenza stessa di persone che non sono corrispondenti ai loro canoni. Non c’è cultura nel ribadire concetti che la scienza ha abbondantemente dichiarato antiquati e superati, alimentando di fatto un clima socio-politico che già odia il diverso. Non è cultura, quando si spargono notizie sbagliate e tendenziose sulla transessualità, facendo sciacallaggio mediatico sulla triste vicenda di Caivano, negando a un uomo il proprio nome e il rispetto che si deve al suo lutto. Quante persone devono morire perché sia compreso anche da ArciLesbica che abbiamo tutt* il diritto di amare e auto-definirci, senza placet dall’alto?
Non mi sento accolt* e tanto meno al sicuro con ArciLesbica, che non rappresenta più nessun*, ormai, se non il sentire di poche persone dalle idee oscurantiste e medievali.
Al momento, non esistono circoli ARCI come li vorrei, ma ci si può lavorare. E il primo, importantissimo passo da fare, è finalizzare l’espulsione una volta per tutte di ArciLesbica, perché è ora di sbarcare nel 2020.
🌈 ***an ***r ***rpride