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Ucraina: l'eredità nucleare e perché Mosca vuole incatenare Kiev alla dipendenza energeticaUno dei principali obiettivi ...
10/04/2022

Ucraina: l'eredità nucleare e perché Mosca vuole incatenare Kiev alla dipendenza energetica

Uno dei principali obiettivi di Mosca è quello di privare l'Ucraina delle tradizionali fonti di energia, collocate nelle parti centrali e orientali del Paese. In primis, centrali nucleari e giacimenti di uranio. Vincolare l'intero territorio ucraino alla dipendenza energetica è uno dei propositi (più trascurati dagli osservatori occidentali) del conflitto scatenato da Putin; simultaneo alla finalità, evidente, di impedire agli ucraini di diventare in futuro una minaccia nucleare.

Il potenziale nucleare dell'Ucraina era superiore a quello di Francia e Gran Bretagna messe assieme: il terzo più grande al mondo. Kiev possedeva circa 2000 testate nucleari e 2500 testate tattiche. La rinuncia a questa enorme eredità militare sovietica non è stata cosa di poco conto. Questo è lo status che il Cremlino temeva e teme che possa essere facilmente rilanciato. Con la Dichiarazione del 1990 sulla neutralità in questo campo e con il Memorandum di Budapest del 1994, l'Ucraina si è impegnata a rinunciare alle proprie armi in cambio di garanzie di sicurezza da russi, americani e inglesi.

Le centrali, da quel momento, continuano a servire il Paese per la produzione energetica. Il 27 per cento proviene dagli impianti termici situati nelle zone centrali e orientali. Fino al momento dell'invasione, l'Ucraina riceveva ancora combustibile nucleare dalla Russia. E ora, anzi, si pone il problema dello smaltimento delle scorie, che precedentemente potevano contare sull'invio proprio nella Federazione Russa.

L'altro aspetto da sottolineare è la potenzialità tecnico-scientifica dei laboratori ucraini, che hanno le capacità di sviluppare sistemi di lancio di razzi e propellenti con il software necessario per farli funzionare. Gli impianti sotto la mira di Mosca sono quelli delle centrali di Khmelnytskyi, di Zaporizhzhia e di Cernobyl. Il centro di ricerca e sviluppo di Kharkiv, inoltre, dispone di un impianto nucleare sperimentale, che la Russia ha contestato sostenendo che vi si elabori uranio arricchito.

L'Ucraina possiede una delle più vaste riserve di uranio al mondo: quasi il 2 per centro dei depositi globali. Negli ultimi anni c'è stata un'accelerazione per affrancarsi dalla dipendenza dai combustibili russi, con un piano di rivitalizzazione della produzione di uranio. Nel 2021 l'Ucraina ha previsto l'avvio della produzione nazionale di biossido di zirconio, componente importante del combustibile nucleare. Tutto questo di fronte alle difficoltà di permettersi petrolio e gas per le centrali termoelettriche. Da notare, inoltre, come durante la guerra nel Donbass sia stato perso l'accesso alle principali miniere di carbone.

Già ora la Russia è il maggior produttore di uranio arricchito e le mosse belliche non possono che includere l'intenzione di mettere mano sui giacimenti ucraini. La tendenza internazionale, infatti, è quella di un rilancio del nucleare, che sta vivendo una specie di rinascita come risposta, per molti Paesi, alla crisi energetica globale.

L'esercito russo ha ottenuto il controllo di Zaporizhzhia e di Cernobyl, ritirandosi poi da quest'ultima nota località, ma si sta avvicinando alla centrale dell'Ucraina meridionale. Fino a questo momento le truppe d'invasione hanno consentito la continuità produttiva degli impianti, segno che non ci sarebbe l'intenzione di comprometterne la funzionalità, proprio in vista di un futuro vantaggio. Certo invece il fatto che l'occupazione delle centrali abbia costituito una provocazione all'Occidente capace di attirare gli occhi della comunità internazionale, con l'immediato intervento dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica.

Le tattiche di guerra sinora usate e i movimenti sul terreno denotano un messaggio preciso della Russia putiniana: la volontà di monopolizzare l'industria nucleare ucraina o comunque di sottoporla al bisogno della dipendenza stretta da Mosca. La riserve di combustibile nucleare ucraino dureranno sino all'inizio dell'anno prossimo. La speranza della politica russa e del suo Stato Maggiore è quella di concludere operazioni militari che, al minimo, sottomettano l'Ucraina ai bisogni energetici, creando ferree condizioni di approvvigionamento energetico nelle aree dei territori occupati nel Sud-Est del Paese, ovvero in quella "Nuova Russia" che intende agganciare le autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk al territorio di Odessa e, nella parte centrale, alla linea Mykolayiv-Dnipro-Kharkiv. Il "sogno" di Putin, dopo oltre un mese di combattimenti, tutt'altro che realizzabile.

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