22/11/2023
Domani esce il film Napoleon. Quale momento migliore per approfondire come si combatteva all’epoca e magari scovare gli errori del film?😉
Condivido la mia passione per la storia, partendo dall'età napoleonica e arrivando ovunque la curio
Domani esce il film Napoleon. Quale momento migliore per approfondire come si combatteva all’epoca e magari scovare gli errori del film?😉
Il nuovo film su Napoleone in uscita il 23 Novembre contiene già nel trailer numerosi riferimenti a quadri famosi. Riuscite a trovarli tutti?
Condividiamo un po’ di consigli di lettura per conoscere la storia militare romana. Dalle battaglie più famose ai più piccoli dettagli su equipaggiamento e tattiche.
Oggi Simone di ci suggerisce un po’ di letture interessanti di storia militare medievale.
La speranza per l’oggi invece è che la nostra società riesca a fare a meno di questo modo primitivo di risolvere le divergenze.
Fonti: Romagnani “La società di antico regime”
Del Negro “Guerra e eserciti da Machiavelli a Napoleone”
I secoli della storia moderna sono sconvolti dalla introduzione della polvere da sparo. Una vera e propria Rivoluzione militare che cambia tutti gli aspetti della società
Oggi vi segnalo tre libri che aiutano a capire questo processo spiegando come si sia passati dalle guerre basate sulla cavalleria alle fanterie di epoca napoleonica.
Hai sempre voluto capirne di più sulla strategia militare ma non sai da dove partire?
Prova allora uno di questi testi consigliati dagli esperti di .virumqueto
Per i veterani che hanno già ricevuto il pdf precedente questa estate: i due testi sono diversi e coprono archi temporali diversi.
Il vecchio pdf seguiva le vicende dell’esercito francese durante la Rivoluzione, questo invece parte dal 1804 e dalla nomina di Napoleone a Imperatore e va fino a Waterloo.
Segui le istruzioni nel post per riceverlo!
Una situazione disperata ed una stessa brillante soluzione…
che Napoleone abbia studiato Cesare è cosa nota. E se si fosse ispirato a lui oltre che ad Annibale anche per una delle sue operazioni più spettacolari?
Fonte: Chandler “Le campagne di Napoleone”
Zecchini “Vercingetorige”
Sono stati due grandi generali della Storia e molte cose si somigliano nel loro modo di fare la guerra: Cesare e Napoleone.
In questa serie di post mettiamo a confronto i loro movimenti nel momento in cui si sono trovati in una situazione particolarmente sfavorevole.
Articolo completo sul blog di .di.storia
Fonti del post: Chandler “Le campagne di Napoleone”
Zecchini “Vercingetorige”
E secondo te? Colpa più di Napoleone o di Grouchy?
Fonte: Chandler “Waterloo “
Barbero “La battaglia “
Per quale battaglia famosa ti piacerebbe vedere l’ordine di battaglia?
Fonti: Clausewitz “Sulla Guerra”
Duffy “Austerlitz 1805”
Perché Napoleone si è incamminato a ritroso per la Russia con l'inverno alle porte invece di restare a Mosca?
Secondo te ha fatto la scelta giusta?
Fonte: Chandler "Le campagne di Napoleone"
Roberts "Napoleone il grande"
Se vuoi saperne di più, guarda il mio ultimo video YouTube. Link in bio!
Fonte: Muir "Tactics and experience of battle in the age of Napoleon"
E voi conoscete altri luoghi a tema napoleonico?
Riviviamo ora per ora la cronaca di una delle battaglie più sanguinose di Napoleone.
Salva il post, per poterlo rileggere in ogni momento!
Fonti:
Mikaberidze "The Battle of Borodino: Napoleon Against Kutuzov"
Chandler "Le campagne di Napoleone"
Il posizionamento dell'esercito di Kutuzov alla vigilia di Borodino.
Fonti:
Haythornthwaite "Borodino 1812. Napoleon last gamble"
Chandler "Le campagne di Napoleone"
Dopo la battaglia di Smolensk, Napoleone rimase per sei giorni chiuso nel suo quartier generale a riflettere sulla scelta da compiere... Queste furono le sue considerazioni
Fonte:
Chandler "Le campagne di Napoleone"
Roberts "Napoleone il grande"
Quando si parla di grandi potenze militari, raramente si pensa alla Svezia. Eppure il Paese scandinavo è stato nel corso del XVII secolo una delle potenze egemoni in Europa. Il re Gustavo Adolfo può essere annoverato trai più grandi geni militari di sempre capace di ispirare Federico II e Napoleone.
Nell’Ottocento però ormai il potere militare svedese era in declino e nel corso delle guerre napoleoniche la Russia era riuscita a strapparle via la Finlandia. Così quando nel 1810, il maresciallo Bernadotte, divenne principe ereditario decise di compensare i suoi nuovi sudditi con la Norvegia.
Tuttavia, non si trattava di una facile conquista. Il Paese faceva parte del regno di Danimarca, fedele alleato di Napoleone nel Baltico. Così finché il potere di Napoleone fu forte, la conquista dovette essere rimandata. L’occasione giusta arrivò nel 1813, quando, dopo il disastro russo, la forza militare francese iniziò a vacillare. Fu allora che Bernadotte si unì agli alleati contro i francesi, chiedendo e ottenendo come premio per la sua collaborazione proprio la Norvegia.
Fu così che Bernadotte partecipò alla grande battaglia di Lipsia e dopo la vittoria, anziché invadere con gli alleati la Francia, dirottò i suoi uomini verso la Danimarca. Lì ottenne una facile vittoria e costrinse l’avversario a cedergli la Norvegia.
Tuttavia, la partita non era ancora chiusa. I norvegesi si ribellarono e ne nacque una breve guerra che terminò con un accordo di compromesso. La Norvegia sarebbe diventata un regno separato ma sottoposto alla corona svedese. Quando divenne re, nel 1818, Bernadotte divenne così Re di Svezia come Carlo XIV e di Norvegia come Carlo III. Non metterà mai piede nel suo secondo regno.
Conoscevi il ruolo dei paesi scandinavi nelle guerre napoleoniche? Vorresti saperne di più?
Chandler “I marescialli di Napoleone”
Barton “Sweden and Visions of Norway”
Accuse di tradimento reciproche. La minaccia ricorrente del plotone di esecuzione e tanti falsi sorrisi. Questa fu in sintesi la cifra del rapporto tra Napoleone e Bernadotte.
I due non si erano mai piaciuti fin dai tempi della Campagna d’Italia del 1796, quando gli uomini di Bernadotte mandati a Napoleone come rinforzi fecero fatica ad integrarsi nell’Armata di Italia. Quando poi, due anni dopo, Bernadotte sposò la “ex” di Napoleone, Desirée Clary, da cui aveva ottenuto un rifiuto in risposta alla sua proposta di nozze, i rapporti divennero a dir poco tesi.
Al ritorno dalla Campagna di Egitto, Bernadotte cercò addirittura di far incarcerare Napoleone per diserzione ma non ci riuscì. Poco dopo, quando Napoleone divenne primo console, molti ufficiali e uomini di fiducia di Bernadotte furono scoperti a tramare contro di lui.
Nonostante tutto, Napoleone decise di tenersi vicino il suo storico rivale. Così, quando divenne Imperatore nel 1804 e ripristinò il titolo di maresciallo, Bernadotte fu trai primi a ricevere l’ambito bastone.
Tuttavia, sul campo di battaglia Napoleone fu spesso deluso dalle performance del suo subalterno. La sua lentezza nelle marce e la rivalità con molti dei colleghi marescialli fecero infatti sì che Bernadotte mancasse a quasi tutti gli scontri più importanti. Arrivò in ritardo sul campo di Jena, e su quello di Eylau, quando ormai era già tutto finito. Nel 1809 a Wagram un suo errore tattico mise a rischio l’intero scontro. In quell’occasione un infuriato Napoleone lo destituì dal comando e considerò seriamente di condannarlo per tradimento.
Eppure, quando nel 1810, gli svedesi, in mancanza di un erede al trono, proposero Bernadotte come nuovo re, Napoleone acconsentì. Solo due anni dopo, la Svezia si alleava con la Russia ed entrava definitivamente nel novero della coalizione antifrancese. Ormai passato al nemico, nella campagna del 1813, Bernadotte combatté apertamente contro i vecchi colleghi
Chandler "I Marescialli di Napoleone"
Roberts "Napoleone il grande"
Quand’è che un esercito raggiunge la massima maturità?
Forse non c’è una risposta univoca ma per la Grande Armée di Napoleone quel momento è arrivato negli anni 1805/1806.
Fu infatti durante gli anni di relativa pace che intercorsero tra la vittoria a Marengo nel 1800 e la ripresa delle ostilità contro gli alleati nel 1805, che i soldati francesi, ormai già veterani di mille battaglie, ebbero la possibilità di addestrarsi in maniera intensiva. Addestramento che permise loro di raggiungere un livello di professionalità senza pari in Europa.
La battaglia di Austerlitz del 1805, capolavoro di Napoleone, ne fu la prima dimostrazione ma è un episodio della battaglia di Auerstadt del 1806 ad illuminarci sul livello di virtuosismo dei soldati francesi.
Si tratta di una delle battaglie più epiche dell’età Napoleonica in cui il maresciallo Davout con 26.000 uomini sconfisse i 50.000 prussiani del Duca di Brunswick.
In quell’occasione, nel momento culminante degli scontri, la divisione del generale Morand, forte di 9.000 baionette, dovette precipitarsi sul campo di battaglia dalla distante Kosen. Per farlo, procedette schierata in colonna di marcia e, poco prima di arrivare nella posizione assegnatagli, passò alla colonna d’attacco. Ma al momento di ingaggiare lo scontro a fuoco con le linee prussiane, Morand passò dalla colonna alla linea. Poco dopo, una carica di cavalleria minacciò la divisione che per respingerla passò rapidamente in quadrato. Infine, sconfitto il nemico, la divisione tornò in colonna per procedere all’inseguimento.
Solo soldati esperti e veterani potevano compiere davanti al nemico e con tale disinvoltura tutte le laboriose manovre previste dal regolamento per passare da uno schieramento all’altro senza cedere al panico e alla confusione.
Negli anni successivi il livello della fanteria francese sarebbe poi sceso inesorabilmente quando i veterani vennero rimpiazzati da reclute inesperte e i fronti aperti divennero troppi.
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E... voilà!
Ieri 14 Luglio, correva l'anniversario della presa della Bastiglia, momento di propulsione della rivoluzione francese. Oggi ci chiediamo che cosa abbia pensato il resto d'Europa dei fatti che stavano avvenendo in Francia.
Ben chiaro che gli intellettuali d'Europa accolsero con decisa simpatia gli eventi francesi, in quanto questa fu una rivoluzione liberale.
Meno contenti saranno stati indubbiamente gli aristocratici che furono colpiti, in Francia anche materialmente (abolizione dei privilegi feudali), dalla deflagrazione avvenuta sulla sponda sinistra del Reno. Dovettero prendere contromisure in combutta con Luigi XVI di Francia, ancora sul trono.
Luigi prese accordi segreti con i regnanti degli altri paesi europei, i quali, come detto, capirono che una rivoluzione in Francia avrebbe potuto innescare un effetto domino a casa loro: bisognava intervenire militarmente.
L'imperatore Leopoldo d'Austria, nel 1791 scrisse una dichiarazione dove invitava gli altri regnanti europei a mobilitarsi contro la rivoluzione. Quelle di Leopoldo però rimanevano solo parole: il vero intervento tardava ad arrivare sia per altre priorità geopolitiche, sia per una speranza austriaca di spegnimento della rivoluzione, che, soprattutto, per una vera e propria mancanza di una reale coalizione anti rivoluzionaria in quel momento.
Nel frattempo negli ambienti francesi correva velocissima la voce di accordi segreti tra il Re e potenze straniere: il Re fu accusato di tradimento e arrestato da Lafayette nel corso della celebre fuga di Varennes. Fu la Francia ad anticipare i suoi detrattori dichiarando guerra all'Austria e scatenando negli anni successivi l'ingresso delle altre potenze europee.
In questo primo momento furono così le armi le "contromisure" prese dagli altri sovrani europei, ma le idee rivoluzionarie furono esportate da Napoleone. Così le potenze europee dovettero dotarsi di contromisure successive alla rivoluzione francese, il cui esempio più lampante può essere rinvenuto nel Regno di Sardegna, con la concessione dello Statuto Albertino.
Testo di
Fonte: Furet, Richet "La rivoluzione francese"
Alba.
Wellington ha finalmente fermato dietro la cresta di Mont Saint-Jean la sua ritirata da Quatre Bras.
Napoleone prepara il piano di battaglia. Prima un attacco diversivo a sinistra, sul castello di Hogoumont, per costringere Wellington a rinforzare quel lato a spese del centro e poi, proprio al centro, l’attacco decisivo.
Ma prima si aspetterà di far rassodare il terreno dalla pioggia della notte
11:30
La battaglia ha inizio. Il II corpo di Reille assalta Hougumont ma fallisce. I britannici resistono senza che Wellington debba spostare uomini dal suo centro
13:30
È l’ora dell’assalto centrale. Gli uomini del I corpo di d’Erlon risalgono la cresta di Mont Saint-Jean e una volta in cima trovano gli inglesi ad aspettarli a colpi di moschetto. Arretrano. La cavalleria britannica si lancia alla carica. Il I corpo smette quasi di esistere
15:30
Ney nota uno strano movimento nella linea britannica, forse gli alleati abbandonano il campo… Bisogna inseguirli, serve una carica di cavalleria! Così, senza un reale motivo, tutta la cavalleria francese si trova coinvolta, senza il supporto della fanteria, in una serie di cariche. I britannici in quadrato, con disciplina invidiabile, resistono
16:00
I primi prussiani sbucano alle spalle dei francesi, intorno a Plancenoit. Napoleone manda la Giovane Guardia
18:00
Ney riesce a conquistare l’Haie Sainte. Adesso può portare i cannoni così vicino alla linea inglese da falciarla in pieno. Per Wellington è il momento peggiore, ancora un po’ e cederà ma Napoleone non manda altra fanteria. Sempre più battaglioni della Guardia sono infatti impegnati per fermare i Prussiani
18:30
Un corpo prussiano arriva a rinforzare la destra di Wellington, Napoleone fa diffondere la voce che si tratti di Grouchy
19:00
Finalmente Napoleone lancia all’attacco i nove battaglioni della Guardia rimasti. Ancora una volta gli inglesi li aspettano per travolgerli di raffiche. La Guardia vacilla, intanto è chiaro che ci sono i prussiani e non Grouchy.
Un grido si diffonde. “La Guardia arretra! Tradimento! Si salvi chi può!”. È fuggi fuggi. La battaglia di Waterloo è finita
Barbero "La battaglia"
Chandler "Le campagne di Napoleone"
La battaglia di Ligny del 16 giugno 1815 sarebbe potuta passare alla storia come la vittoria definitiva di Napoleone eppure non andò così…
Alle prese con Wellington e Blucher, l’intenzione di partenza di Napoleone era quella di dare battaglia al primo insieme a Ney e di tenere a bada il secondo con Grouchy. Tuttavia, fedele al suo soprannome di “Vecchio avanti”, Blucher decise di avanzare per cercare lo scontro con i francesi cambiando i piani dell’Imperatore.
Napoleone decise così di giocare la partita principale con Grouchy. Il suo piano di battaglia per sconfiggere i prussiani prevedeva un grande attacco frontale mentre Ney, sbarazzandosi rapidamente degli inglesi, avrebbe dovuto piombare alle spalle del nemico per annientarlo. Napoleone stava evidentemente sottovalutando Wellington…
Così mentre la battaglia contro i prussiani iniziò subito accesa e violenta intorno al torrente di Ligny, poco distante, a Quatre Bras, Ney perdeva tutta la mattinata fermo con 40.000 uomini davanti a poco più di 8.000 britannici, ancora convinto che la sua dovesse essere la battaglia principale e che dovesse attendere l’arrivo dell’Imperatore.
Con l’andare avanti delle ore, Wellington fece affluire sempre più uomini a Quatre Bras finché i francesi non finirono in inferiorità. Napoleone, intanto, ormai resosi conto che Ney non sarebbe giunto in suo appoggio ordinò che almeno un corpo d’armata, quello di d’Erlon, venisse distaccato da Quatre Bras verso Ligny.
Finalmente, intorno alle 18 gli uomini di d’Erlon vennero avvistati sul campo di Ligny ma improvvisamente Napoleone li vide girare le spalle e abbandonare la battaglia… Ney, in difficoltà, aveva mandato un nuovo ordine a d’Erlon intimandogli di tornare a Quatre Bras. Come risultato, 20.000 uomini fecero avanti e indietro trai due campi non riuscendo a partecipare né ad una né all’altra battaglia.
Ormai a sera, un attacco della Guardia, mise infine in rotta i Prussiani. La battaglia di Ligny era vinta ma non stravinta e lo spirito combattivo dei prussiani non era stato spezzato
Chandler "Waterloo 1815"
Chandler "Le campagne di Napoleone"
È il primo Marzo 1815 quando Napoleone mette di nuovo piede in Francia.
Dieci mesi di esilio erano bastati a far sorgere nei francesi la nostalgia per i “bei tempi” dell’Impero ed ora per le migliaia di soldati sbrigativamente smobilitati dai Borbone sembrava finalmente arrivato il momento per lanciarsi in un’ ultima grande avventura.
Infatti, mentre la maggioranza dei cittadini desiderava ancora la pace, Napoleone capì presto che il suo ritorno al potere non sarebbe stato accettato dalle altre potenze europee. A Vienna i rappresentanti di Inghilterra, Austria, Russia e Prussia dichiararono l’Imperatore fuorilegge e promisero di schierare contro di lui mezzo milione di uomini. Era nata la Settima Coalizione.
Napoleone dal canto suo, iniziò subito a ricostruire il suo esercito. Mancava tutto, divise, cavalli, armi ma soprattutto uomini. Il maresciallo Davout, nominato ministro della guerra, dovette compiere sforzi tremendi per rimediare. In 15.000 si presentarono volontari. Altri 75.000 fedelissimi veterani ritornarono sotto le vecchie insegne andando a mescolarsi ai 200.000 soldati che dopo l’abdicazione del 1814 erano passati ai Borbone e a quanti vennero arruolati con la reintroduzione della coscrizione.
Proprio queste differenze interne furono uno degli elementi di maggiore instabilità della nuova Armée du Nord. Un esercito tutto francese, piccolo e manovrabile come quello dei giorni migliori di Napoleone ma anche sospettoso e terrorizzato dai possibili traditori.
Sugli uomini chiamati a guidare questa macchina bellica così potente e fragile, molto si è discusso. Morto Berthier, a capo dello Stato Maggiore Napoleone mise Soult che non aveva molta esperienza in quel ruolo. A comandare le due ali del suo esercito invece, mise Grouchy, valido generale di cavalleria che però non aveva mai avuto un comando autonomo, e Ney, coraggiosissimo ma privo di visione strategica e soprattutto ancora stremato dalla cruda esperienza della Campagna di Russia. I ripetuti errori commessi da tutti e tre i massimi comandanti dell’Armata avrebbero condizionato in maniera decisiva l’esito della guerra
Chandler "Le Campagne di Napoleone"
Napoleone lo definì “il più abile manovratore d’Europa” e Nicolas Soult trai suoi marescialli era sicuramente uno dei pochi ad avere un’ampia visione strategica e ad essere capace di esercitare il comando anche lontano dall’occhio vigile dell’Imperatore.
Aveva iniziato come sergente istruttore mostrando grandi capacità tattiche ma quando una brillante carriera lo aveva portato ai più alti gradi militari iniziò presto a tenersi lontano dalla mischia e a concentrarsi sul coordinamento e la gestione delle truppe. Del suo passato da sottufficiale sopravvisse in lui solo un carattere spigoloso e fiero che ne compromise i rapporti con colleghi e subordinati.
Una tipica battaglia di Soult, che ne mostra pregi e difetti fu quella di Albuera in Spagna del 16 Maggio 1811.
Soult avanzava per liberare la città di Badajoz dall’assedio delle truppe inglesi di Beresford ma quest’ultimo decise di levare l’assedio e di intercettarlo lungo la strada presso la cittadina di Albuera.
Le informazioni a disposizione suggerivano a Soult che Beresford aveva all’incirca il suo stesso numero di uomini ma che 12.000 spagnoli agli ordini del generale Blake stavano giungendo in suo soccorso pronti a rafforzarne il lato destro.
Il maresciallo elaborò così un brillante piano di accerchiamento. Un attacco diversivo sarebbe stato condotto frontalmente sulla cittadina di Albuera mentre il grosso degli uomini avrebbe effettuato una conversione a sinistra con lo scopo di frapporsi tra Beresford e i rinforzi di Blake.
Così, quando la battaglia ebbe inizio, sapientemente nascoste dal terreno, la forza aggirante di Soult prese di sorpresa Beresford ma scoprì anche che Blake era già presente sul campo pronto a sostenere l’urto dell’attacco.
A quel punto ai francesi sarebbe servito un comandante in capo che li dirigesse dalla prima linea, riorganizzandoli e prendendo le opportune contromisure ma come al suo solito, Soult era troppo lontano per intervenire.
Gli spagnoli opposero un’accanita resistenza e aiutati dagli inglesi alla fine respinsero l’attacco francese.
Chandler "I Marescialli di Napoleone"
Nei casi migliori è stato definito inadeguato. Per molti, è semplicemente il colpevole. L’uomo che, perso tra le campagne del Belgio, ha mancato l’appuntamento con uno dei bivi più celebri della Storia.
Possibile che il maresciallo Emmanuel de Grouchy sia stato l’abbaglio più grande di Napoleone?
Per rispondere vale la pena esaminare una delle battaglie più significative di questo generale, Friedland del 14 giungo 1807. Si tratta di una delle più celebri vittorie di Napoleone ma tutto iniziò per caso.
I Russi guidati dal generale Benningsen si stavano ritirando lungo il lato destro del fiume Alle quando avvistarono alcuni cavalleggeri dell’avanguardia francese di Lannes sull’altra sponda. Convinto di potersene liberare facilmente, Benningsen fece attraversare ai suoi il fiume. Presto però, Lannes sopraggiunse con tutto il suo corpo d’armata iniziando un’accanita resistenza che permise ai francesi di guadagnare abbastanza tempo perché Napoleone arrivasse sul campo con il grosso delle forze, incastrando i Russi tra la Grande Armeè e il fiume.
Quel giorno la divisione di cavalleria di Grouchy fu tra le prime ad arrivare sul campo quando ancora la battaglia era un piccolo scontro tra avanguardie. Una galoppata epica di oltre cinque chilometri permise al generale di sopraggiungere appena in tempo sul settore sinistro, a Heinrichsdorf, perché Lannes non fosse accerchiato dal nemico. Nel corso di quei primi scontri Grouchy caricò il nemico per ben quindici volte, aiutando in maniera decisiva Lannes a resistere fino all’arrivo dei rinforzi.
Quando poi però nel pomeriggio la battaglia si accese, la divisione di Grouchy rimase inspiegabilmente immobile. Nei piani di Napoleone il colpo decisivo doveva essere sferrato dal suo lato destro mentre Grouchy a sinistra avrebbe dovuto inseguire il nemico una volta in rotta ma quando fu il momento, la cavalleria non si mosse. La battaglia fu comunque vinta ma il mancato inseguimento da sinistra limitò molto le perdite dei russi.
Velocità e immobilismo, coraggio e mancanza di iniziativa. Cos’è stato Grouchy?
Chandler “I marescialli di Napoleone”
Le tattiche e le formazioni adottate dai soldati nelle guerre di ogni epoca sono sempre state influenzate dalle armi a disposizione e la fanteria delle guerre napoleoniche non ha fatto eccezione.
L’arma per eccellenza era il moschetto. Sviluppato e perfezionato nel corso di tutto il XVIII secolo, aveva raggiunto un livello di affidabilità e manovrabilità tale da segnare il tramonto definitivo della guerra all’arma bianca.
Nonostante, però, fossero stati superati molti degli inconvenienti che lo penalizzavano nel Seicento (l’enorme peso, il fastidioso uso della forcella d’appoggio, il meccanismo di sparo con la miccia etc) si trattava comunque di un'arma molto più limitata di quanto possiamo oggi immaginare.
Si continuava a sparare un solo un colpo alla volta. Dopo ogni sparo, bisognava quindi procedere con la lunga e laboriosa procedura di caricamento. A titolo d’esempio, il Regolamento francese, prescriveva ben 17 movimenti da eseguire per ultimarla. La frequenza di fuoco ne risentiva così drammaticamente. Uno, massimo due colpi al minuto era il meglio che si potesse sperare in battaglia.
L’assenza delle rigature all’interno della canna poi, ne penalizzava incredibilmente la precisione. Nel 1810, i Prussiani, impegnati a rimodernare il proprio esercito dopo il disastro di Jena, condussero uno dei pochi test sperimentali dell’epoca. Chiesero ai loro uomini di sparare contro dei bersagli di carta da diverse distanze. Scoprirono così che solo il 25% dei colpi sparati andava a segno da una distanza di 300 passi e che, solo diminuendo la distanza fino a 100 passi, la percentuale migliorava fino ad un comunque poco lusinghiero 60%. In battaglia, col denso fumo nero prodotto dagli spari che annebbiava la vista, le performance dovevano essere ben peggiori.
Come risultato, gli ufficiali, non potendo puntare sulla precisione di tiro, cercarono di massimizzare la potenza di fuoco ammassando quanti più uomini possibile e portandoli in formazioni serrate a sparare tutti insieme a poca distanza dal nemico.
Muir “Tactics and the Experience of Battle in the Age of Napoleon”
Barbero “La guerra in Europa dal Rinascimento a Napoleone”
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#enemies Ritratto 4/8: Jean-Baptiste Bernadotte Può un soldato diventare re? Negli anni tumultuosi dell’età Napoleonica questo è quanto accadde a Bernadotte. Arruolatosi come soldato semplice nell’esercito del re di Francia a soli 17 anni, per lui come per molti altri, la svolta venne con la Rivoluzione francese. I nobili fuggivano e la Repubblica aveva bisogno di soldati e così già nel 1794, a soli cinque anni dallo scoppio della Rivoluzione, Bernadotte era diventato generale. Gli anni che seguirono furono quelli degli incontri decisivi. Prima in Italia col generale Bonaparte, nel 1796. Poi con Desirèe Clary che sposò nel 1798. Desirèe era stata un vecchio amore di Napoleone ma soprattutto era la sorella della moglie di Giuseppe, fratello maggiore di Napoleone. I due si ritrovarono così imparentati. Così quando Napoleone divenne imperatore nel 1804, Bernadotte fu trai 18 generali a ricevere il bastone da maresciallo. Col passare degli anni e delle campagne militari però, i rapporti trai due divennero sempre più tesi e più di una volta Bernadotte disattese gli ordini e le aspettative di Napoleone. In un aspetto però il maresciallo si distinse. In più occasioni e specialmente dopo Eylau si mostrò rispettoso e corretto con gli svedesi, nemici dell’Imperatore. Così quando, nel 1810, il re Carlo XIII di Svezia perse il suo erede al trono, fu proposto proprio a Bernadotte di diventare il nuovo principe ereditario. Napoleone acconsentì ma già due anni dopo, il 7 gennaio 1812, a seguito del disastro in Russia, la Svezia di Bernadotte dichiarava guerra alla Francia. Nel 1813 la Svezia entrò a far parte della sesta colazione antifrancese e Bernadotte guidò l’esercito svedese nella decisiva battaglia di Lipsia dove sconfisse quello che era stato un tempo il suo Imperatore. Infine, nel 1818 divenne re di Svezia col nome di Carlo XIV Giovanni e re di Norvegia col nome di Carlo III Giovanni. Ancora oggi la casa reale dei Bernadotte reg
#enemies Ritratto 4/8: Jean-Baptiste Bernadotte Può un soldato diventare re? Negli anni tumultuosi dell’età Napoleonica questo è quanto accadde a Bernadotte. Arruolatosi come soldato semplice nell’esercito del re di Francia a soli 17 anni, per lui come per molti altri, la svolta venne con la Rivoluzione francese. I nobili fuggivano e la Repubblica aveva bisogno di soldati e così già nel 1794, a soli cinque anni dallo scoppio della Rivoluzione, Bernadotte era diventato generale. Gli anni che seguirono furono quelli degli incontri decisivi. Prima in Italia col generale Bonaparte, nel 1796. Poi con Desirèe Clary che sposò nel 1798. Desirèe era stata un vecchio amore di Napoleone ma soprattutto era la sorella della moglie di Giuseppe, fratello maggiore di Napoleone. I due si ritrovarono così imparentati. Così quando Napoleone divenne imperatore nel 1804, Bernadotte fu trai 18 generali a ricevere il bastone da maresciallo. Col passare degli anni e delle campagne militari però, i rapporti trai due divennero sempre più tesi e più di una volta Bernadotte disattese gli ordini e le aspettative di Napoleone. In un aspetto però il maresciallo si distinse. In più occasioni e specialmente dopo Eylau si mostrò rispettoso e corretto con gli svedesi, nemici dell’Imperatore. Così quando, nel 1810, il re Carlo XIII di Svezia perse il suo erede al trono, fu proposto proprio a Bernadotte di diventare il nuovo principe ereditario. Napoleone acconsentì ma già due anni dopo, il 7 gennaio 1812, a seguito del disastro in Russia, la Svezia di Bernadotte dichiarava guerra alla Francia. Nel 1813 la Svezia entrò a far parte della sesta colazione antifrancese e Bernadotte guidò l’esercito svedese nella decisiva battaglia di Lipsia dove sconfisse quello che era stato un tempo il suo Imperatore. Infine, nel 1818 divenne re di Svezia col nome di Carlo XIV Giovanni e re di Norvegia col nome di Carlo III Giovanni. Ancora oggi la casa reale dei Bernadotte reg
#enemies Ritratto 3/8: Luisa di Prussia Volitiva, determinata, dotata di un fine intuito in politica oltre che di un grande fascino. Queste sono solo alcune delle qualità di cui era dotata la regina di Prussia, Luisa di Meclemburgo-Strelitz. Moglie del principe ereditario, Federico Guglielmo, nel 1797 divenne regina consorte a soli 21 anni. Mentre l’Europa veniva sconvolta dalla Rivoluzione Francese e dall’ascesa di Napoleone, l’indeciso e tentennante Federico Guglielmo temporeggiava sul da farsi. Luisa invece, profondamente ostile verso Napoleone, era certa su che posizione prendere. Lei, sempre più al centro della gestione politica del Paese, favoriva i ministri interventisti e incoraggiava il marito alla guerra contro i francesi. Finché nell’agosto 1806 la Prussia inviò un ultimatum alla Francia. La guerra tuttavia durò poco. Il 14 Ottobre Napoleone annientò l’esercito prussiano nella battaglia di Jena-Auerstdat e, poco dopo, occupò Berlino. Agli accordi di pace che seguirono, a Tilsit, fu Luisa, incinta, a rappresentare la Prussia. Fu un momento durissimo. La regina, che per tutta la campagna era stata oggetto degli attacchi misogini di Napoleone che insinuavano la sua infedeltà coniugale, ebbe un colloquio faccia a faccia di due ore con l’Imperatore. Lo implorò fino alle lacrime, chiedendo condizioni onorevoli per il suo Paese, ma Napoleone, seppure colpito, non le diede ascolto. Luisa, estremamente provata, morì tre anni dopo, il 19 Luglio 1810, a soli trentaquattro anni. Il suo spirito fiero e la sua dedizione verso il suo Paese contribuirono a trasformare un regno neutrale in uno dei nemici più ostinati di Napoleone. Così, alla fine, dopo Waterloo la preoccupazione più grande di Napoleone fu di non essere catturato dai prussiani. Era certo che lo avrebbero giustiziato. Non avevano dimenticato la loro regina Luisa. #historylovers #historyfacts #history #storia #storiacontemporanea #storiamoderna #storiamilitare #
#enemies Ritratto 3/8: Luisa di Prussia Volitiva, determinata, dotata di un fine intuito in politica oltre che di un grande fascino. Queste sono solo alcune delle qualità di cui era dotata la regina di Prussia, Luisa di Meclemburgo-Strelitz. Moglie del principe ereditario, Federico Guglielmo, nel 1797 divenne regina consorte a soli 21 anni. Mentre l’Europa veniva sconvolta dalla Rivoluzione Francese e dall’ascesa di Napoleone, l’indeciso e tentennante Federico Guglielmo temporeggiava sul da farsi. Luisa invece, profondamente ostile verso Napoleone, era certa su che posizione prendere. Lei, sempre più al centro della gestione politica del Paese, favoriva i ministri interventisti e incoraggiava il marito alla guerra contro i francesi. Finché nell’agosto 1806 la Prussia inviò un ultimatum alla Francia. La guerra tuttavia durò poco. Il 14 Ottobre Napoleone annientò l’esercito prussiano nella battaglia di Jena-Auerstdat e, poco dopo, occupò Berlino. Agli accordi di pace che seguirono, a Tilsit, fu Luisa, incinta, a rappresentare la Prussia. Fu un momento durissimo. La regina, che per tutta la campagna era stata oggetto degli attacchi misogini di Napoleone che insinuavano la sua infedeltà coniugale, ebbe un colloquio faccia a faccia di due ore con l’Imperatore. Lo implorò fino alle lacrime, chiedendo condizioni onorevoli per il suo Paese, ma Napoleone, seppure colpito, non le diede ascolto. Luisa, estremamente provata, morì tre anni dopo, il 19 Luglio 1810, a soli trentaquattro anni. Il suo spirito fiero e la sua dedizione verso il suo Paese contribuirono a trasformare un regno neutrale in uno dei nemici più ostinati di Napoleone. Così, alla fine, dopo Waterloo la preoccupazione più grande di Napoleone fu di non essere catturato dai prussiani. Era certo che lo avrebbero giustiziato. Non avevano dimenticato la loro regina Luisa. #historylovers #historyfacts #history #storia #storiacontemporanea #storiamoderna #storiamilitare #
#enemies Ritratto 2/8: Jean Moreau C’ è stato un tempo in cui Napoleone non era indiscutibilmente il generale più popolare e amato di Francia. Un tempo in cui era tutt’altro che certo che sarebbe stato proprio lui a prendere la guida della Nazione. Quello era il tempo di Jean Moreau. Questo talentuoso generale francese fu capace di guadagnare fama e vittorie negli stessi anni in cui Napoleone tentava la sua folgorate ascesa. È evidente che non poteva che esserci rivalità trai due. Nel 1796 Moreau aveva il comando dell’Armata del Reno che doveva essere, nei piani, la forza d’attacco principale dei Francesi contro l’Austria ma il giovane generale Bonaparte lo oscurò con le sue straordinarie vittorie sul secondario fronte italiano. Nel 1799 gli venne offerto di partecipare a quello che sarebbe diventato il colpo di stato di Brumaio. Ma come altri generali prima di lui, rifiutò, lasciando strada libera al Bonaparte che divenne così console, anche col suo appoggio. Nella guerra dell’anno successivo contro l’Austria, Moreau si trovò ad agire sotto le direttive di Bonaparte per le quali mostrò sempre più insofferenza ed ostilità. Così, quando nel 1804, saltò fuori il suo nome nella congiura sventata contro di lui, Napoleone cercò di liberarsene, riuscendo però ad ottenere solo una condanna all’esilio. Moreau andò a vivere negli Stati Uniti, aspettando il momento giusto. Quando la Grande Armèe uscì disastrata dalla campagna di Russia, capì che quel momento era arrivato. Mezza Europa si riorganizzava per sconfiggere l’Imperatore e Moreau offrì la propria collaborazione all’esercito Russo, contro cui in passato aveva combattuto tante battaglie. Lo scontro finale trai due antichi rivali si tenne davanti alle mura di Dresda il 26 Agosto 1813. Napoleone trionfò ancora una volta e Moreau, gravemente ferito, trovò la morte pochi giorni dopo. Per lui non è rimasto che il ruolo da eterno secondo nella grande storia di quegli a
#enemies Ritratto 1/8: Joseph Radetzky. Prima del 1848, prima delle cinque giornate di Milano e della marcia di Strauss, Radetzky era stato per anni la nemesi di Napoleone. Pressoché coetanei, i due avevano entrambi mosso i primi passi della loro carriera nella Campagna d’Italia del 1796. Da allora avrebbero passato i successivi vent’anni a combattersi in alcune delle più celebri battaglie dell’epopea napoleonica. Radetzky era a Marengo nel 1800, evitò fortunosamente l’accerchiamento di Ulma e si battè ad Austerlitz nel 1805, ed ancora ad Aspern-Essling e a Wagram nel 1809. Sempre in prima linea e quasi sempre sconfitto, Radtezky ebbe modo di studiare il suo avversario da vicino e di imparare da lui. Così nel 1813, quando i comandi di mezza Europa si incontrarono per prepararsi ad affrontare ancora una volta Napoleone, fu proprio lui a suggerire la strategia vincente. Le armate alleate non avrebbero più affrontato in battaglia aperta Napoleone ma si sarebbero ritirate ogniqualvolta lo avessero incontrato, battendosi invece solo con i suoi luogotenenti e marescialli. Negandogli la battaglia, Radetzky impediva a Napoleone di usare il suo genio militare per ottenere vittorie decisive. La strategia ebbe un successo dirompente, e così, grazie anche alle intuizioni di Radetzky, la sesta coalizione ebbe la meglio sull’Imperatore dei Francesi. Il 31 Marzo 1814, Radetzky entrò trionfante a Parigi con i sovrani alleati. #radetzky #napoleone #storiamilitare #storia #battaglia #parigi #austria #francia #imperatore #strauss #austerlitz #strategia #strategiamilitare #milano
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