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Disabil-Mente Sguardi, parole, pensieri sbagliati...quanto possono ferire le persone diversamente abili?
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In questa pagina troverete spunti, pareri ed esperienze riguardo il tema del pregiudizio e della violenza sui disabili.

Parlare di disabilità è stata la cosa più naturale e giusta che sia venuta in mente a noi di Disabilmente. Perché se ne ...
07/12/2021

Parlare di disabilità è stata la cosa più naturale e giusta che sia venuta in mente a noi di Disabilmente. Perché se ne parla troppo poco e quando lo si fa, non lo si fa con la volontà di condividere un messaggio positivo.
Il progetto è nato per questo motivo e Prospettive Podcast ci ha dato una possibilità in più per ragionare sull’importanza di farlo sempre in maniera rispettosa e coscienziosa. Come viviamo la disabilità al giorno d’oggi? Noi pensiamo questo. Ecco a voi il link per guardare il video: https://youtu.be/x1beJZqWXzY.

Buongiorno a tutti! Siamo tornati con un nuovo video. Questa volta l'intervista è stata fatta in presenza e la protagoni...
29/07/2021

Buongiorno a tutti! Siamo tornati con un nuovo video. Questa volta l'intervista è stata fatta in presenza e la protagonista è la CLS - cooperativa lavoro e solidarietà. Che ne dite, ci date un'occhiata❓

Per scoprire il mondo della cooperativa, ecco a voi il link del sito: https://www.youtube.com/watch?v=q4T2lst4X6s

Siamo tornati con una grande novità: per la prima volta un'intervista in presenza per parlare di disabilità, lavoro e autonomia. Tutto questo è stato possibi...

“Sono Valentina Parnolfo, ho 35 anni e sono nata a Napoli. Mia mamma si accorse subito che non sentivo, anche se tutti d...
10/05/2021

“Sono Valentina Parnolfo, ho 35 anni e sono nata a Napoli. Mia mamma si accorse subito che non sentivo, anche se tutti dicevano che si sbagliava; le davano addirittura della “fissata”. Mia madre e mio padre mi prenotarono una visita audiologica a Careggi (FI), arrivammo al controllo e ricevemmo la notizia: ero gravemente sorda. Misi la protesi a soli nove mesi, così piccola ma già così grande. Purtroppo però la mia sordità era solo una delle difficoltà che dovevo superare: avevo anche mezzo cervello atrofizzato e moltissime cose non riesco tuttora a capirle. Quando i miei familiari mi parlano devono farlo come se fossi una bambina, nonostante io ora sia adulta. Non riesco a partecipare alle conversazioni perché non riesco a comprendere che cosa viene detto. Per fortuna mia mamma mi fa sempre un riassunto di tutto ciò che mi viene detto. Sono qua, quest’oggi, a raccontare la mia storia per dirvi che, anche se a volte mi fermo a pensare di voler essere “normale”, in realtà mi sento fortunata, perché ho una famiglia che mi vuole bene e anche se mi manca l’udito, ho molto da offrire al mondo”

Ciao a tutti e buon inizio settimana! Per noi non potrebbe esserci modo migliore per cominciarla perchè possiamo finalme...
03/05/2021

Ciao a tutti e buon inizio settimana!
Per noi non potrebbe esserci modo migliore per cominciarla perchè possiamo finalmente presentarvi una collaborazione che ci ha fatto immensamente piacere! Stiamo parlando di un podcast che Roberto Lachin di Motto Podcast ci ha dedicato e di cui gli siamo grati!

Roberto, in particolare, si dedica alla registrazione di podcast con persone non vedenti che hanno ottenuto grandi risultati e che hanno voglia di condividere messaggi positivi.

Ultimamente però ha deciso di intervistare chiunque abbia vissuto la disabilità e ne possa fare un ritratto sincero e costruttivo.
Siamo contenti di averlo conosciuto e di aver avuto l'onore di entrare a far parte dei suoi podcast stupendi!

Vi invitiamo quindi a seguirlo e ad ascoltare il podcast, facendoci ovviamente sapere che cosa ne pensate: https://anchor.fm/roberto-lachin/episodes/Senti-chi-parla-oggi-evodsi.

Un saluto a tutti!👋

28/04/2021

Ecco il trailer del podcast con Motto podcast🎧

Buongiorno a tutti! Siamo onorati, quest'oggi, di presentarvi un piccolo trailer del podcast dedicatoci da MOTTO Podcast...
27/04/2021

Buongiorno a tutti! Siamo onorati, quest'oggi, di presentarvi un piccolo trailer del podcast dedicatoci da MOTTO Podcast che uscirà questa settimana! Sarà un podcast concentrato sulla reciproca conoscenza e sulla discussione di temi che ormai sapete starci a cuore.
Grazie Roberto per questa opportunità💥
https://mottopodcast.org/2021/04/27/per-le-strade-di-milano/

Roberto arriva a Milano per una nuova intervista, ma camminando per la città si imbatte nei soliti stereotipi. Come se la caverà?

Ecco a voi l'ultimo della serie di film che vi consigliamo per ragionare sul tema della disabilità in maniera "rilassant...
12/04/2021

Ecco a voi l'ultimo della serie di film che vi consigliamo per ragionare sul tema della disabilità in maniera "rilassante" e perché no, anche conviviale.
Fateci sapere se lo avete già visto e nel caso in cui lo vediate per la prima volta, aspettiamo un vostro commento!
Il trailer lo trovate qui: https://www.youtube.com/watch?v=ELqBbnFNh3U

Buon inizio settimana a tutti‼️

Venerdì questo alle 20:45 vi aspettiamo sulla nostra pagina Instagram (https://www.instagram.com/disabil_mente/) insieme...
07/04/2021

Venerdì questo alle 20:45 vi aspettiamo sulla nostra pagina Instagram (https://www.instagram.com/disabil_mente/) insieme a Silvia Botticelli per parlare di tante belle cose‼️
Venite a trovarci con molte domande da rivolgerle🥰

Nuovo lunedì, nuovo film! Noi di Disabil-Mente ci teniamo a considerare il tema dell'inclusione sociale anche dal punto ...
05/04/2021

Nuovo lunedì, nuovo film!
Noi di Disabil-Mente ci teniamo a considerare il tema dell'inclusione sociale anche dal punto di vista cinematografico e questo è uno dei film che vi consigliamo. Secondo noi è in grado di far rilassare, divertire ma anche ragionare e per questo lo abbiamo scelto!
Il trailer del film lo potete guardare qui: https://www.youtube.com/watch?v=3xEh7sRcJAo
Se lo guardate poi fateci sapere che ne pensate! Buona Pasquetta!☀️

Ciao a tutti!! Surprise!!🎁Oggi noi di Disabil-Mente abbiamo un super annuncio! Per tutti coloro che hanno Instagram, vi ...
02/04/2021

Ciao a tutti!! Surprise!!🎁
Oggi noi di Disabil-Mente abbiamo un super annuncio! Per tutti coloro che hanno Instagram, vi consigliamo di andare a dare un’occhiata alle ultime storie e all’ultimo post di Tedxunicatt (https://instagram.com/tedxunicatt?igshid=1l6e1cayobats)
Siamo super contenti di questa collaborazione, fateci sapere cosa ne pensate e se conoscevate già la pagina!
Buona giornata❗️

31/03/2021

Un piccolo, ma grande, pensiero personale

27/03/2021

Ma quanto è bello parlare di limiti per poi superarli? Quanto è utile farsi sentire per le persone che non hanno il coraggio di farlo? Perchè nascondere il proprio essere più puro e sincero per paura dei giudizi degli altri? Questo e altro nella diretta con Elena Travaini di Elena Travaini e Anthony Carollo Blindly Dancing!

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"Sono Chiara Bucello e ho 27 anni. Quando voglio raccontare la mia storia, dico sempre che la cosa migliore è essere spo...
26/03/2021

"Sono Chiara Bucello e ho 27 anni. Quando voglio raccontare la mia storia, dico sempre che la cosa migliore è essere spontanei, senza nessun filtro, senza spazio e tempo. Sono nata sorda e non si sa perché. Mia madre non ha avuto la rosolia in gravidanza, o simili. Io non ho avuto una grave malattia nei primi anni dell’infanzia. Quindi quando sono nata avevo già un mistero addosso, un qualcosa di grande che non si poteva spiegare. Come se la sordità fosse predestinata a me. I miei genitori hanno scoperto tardi, avevo un anno, che ero una bambina con sordità profonda, ipoacusia neurosensoriale neurovegetativa. Quando un giorno, mia madre andò dall’otorino e d’istinto gli disse: “controlli mia figlia”. Da lì trovò la conferma: "sua figlia è sorda come una campana!”.
Andò a casa, si mise sotto le lenzuola con me e mi cantò all’orecchio, piangendo, le sue canzoni preferite. Pensò fra sé e sé: “mia figlia non può non sentire la musica!” Poi, finito lo sfogo, si rimboccò le maniche e cominciammo insieme un cammino meraviglioso, difficile e faticoso. Dal primo anno di vita sono stata protesizzata, ho iniziato a fare logopedia, ho fatto anche musicoterapia, e da due anni ho l’impianto cocleare. Questo non vuol dire che è sempre stato rose e fiori. Anzi, una volta ho toccato il fondo, ma spesso, solo lì si trova la forza di risalire.
I miei genitori, soprattutto mia madre a cui devo tantissimo se non tutto, fin dal primo momento mi hanno fatto vivere questa situazione non come una malattia, un dolore. Bensì come una sfida da cogliere e vivere, una strada non battuta da percorrere.
Per tutto questo io sono e mi sento diversa, perché è proprio grazie alla mia “sfortunata” sordità che riesco a vedere il mondo con occhi diversi che mi permettono di distinguere le persone “tossiche e nocive” da quelle semplici e positive. Preferisco avere al mio fianco persone che non si sentono "normali", perché poi cosa sarebbe la normalità? Nessuno lo sa e tanto meno lo è veramente, ma certo, pochi sanno che essere diversi è una forma di ricchezza. Per chi la possiede ma anche per chi la rispetta. Sono quelle le persone migliori. E questa è la mia vita finora. Dove mi porterà? Cosa mi farà scoprire? Lo scoprirò solo vivendo"

24/03/2021

Chiara ci parla di lei e del suo trono, che ormai è parte integrante della sua vita, unica e meravigliosa. La sua storia è piena di difficoltà e, oggi, ha scelto di raccontarci ciò che di bello ha scoperto grazie ad esse e ciò che, invece, vorrebbe cambiare nella società.

Ti ringraziamo, tanto.

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Buongiorno e buona domenica a tutti!Siamo orgogliosi e contenti di potervi dire che martedì 23 Marzo, cioè dopodomani al...
21/03/2021

Buongiorno e buona domenica a tutti!

Siamo orgogliosi e contenti di potervi dire che martedì 23 Marzo, cioè dopodomani alle ore 18:30, si terrà sul profilo Instagram di Elena (https://instagram.com/elenatravainiblindmodel?igshid=1xosnv1oghd1u), per la serie di dirette che fanno parte di una sua rubrica una chiacchierata super tranquilla e interessante, come lei!

Vi lasciamo qui sotto dei link che potrebbero aiutarvi a conoscerla un po’ di più:

https://youtu.be/gSxJtsQwHRk

https://vimeo.com/319502575)

http://wanbergmediaarts.com/)

Vi aspettiamo!

In questo primo giorno di lockdown pensiamo che questo contributo possa essere letto con calma e gli possa essere dedica...
15/03/2021

In questo primo giorno di lockdown pensiamo che questo contributo possa essere letto con calma e gli possa essere dedicata la giusta attenzione!

"Sono Grazia Sposito una donna di 33 anni amante dei libri, della scrittura e dell'arte in generale. Abito a Marcianise a pochi chilometri dalla bellissima Reggia di Caserta con la mia stupenda famiglia: papà Antonio, mamma Raffaella e Alba e Alessia, le mie ali ovvero le mie due sorelle. Quando sono nata avevo dei giri di cordone troppo corti che hanno impedito all’ossigeno di arrivare al cervello, come madre natura voleva. Donandomi per tutta la vita una tetraparesi spastica. Mancavano poche ore, prima che lasciassi quella culla dalle pareti gelatinose che mi aveva ospitata per quasi nove mesi, prendendosi cura di me e di ogni mio piccolo bisogno, coccolandomi con il suo immenso amore, non facendomi soffocare. Non aveva più senso che restassi ancora accartocciata lì dentro, avevo urgenza di respirare la vera essenza di vita, sentire la vera luce del sole che mi riscaldasse, recintarmi di tutto l’amore che mi stava aspettando fuori da quelle pareti viscose. Iniziai così a scalciare con forza la grossa bolla che divideva me da mia madre, che in tutti quei mesi aveva impugnato ogni mia difesa; quei piedini che negli ultimi due giorni sembravano due anguille fuori dall’acqua. Non avevo paura più di tanto di quello che la vita aveva in serbo per me una volta lasciato quel posto, l’unica cosa che volevo, e di cui ero pienamente sicura, era quella d’essere al più presto la protagonista di questa vita. Qualunque cammino mi fosse stato assegnato sarebbe stato il dono più prezioso che la vita mi abbia mai potuto concedere. Tuttora penso alla vita come un copione, simile a quelli che danno alla prima lezione di una compagnia teatrale. L’unica differenza, è che non conosciamo il regista, o meglio non l’abbiamo mai incontrato, ma ne abbiamo sentito tante volte parlare, e per questo qualsiasi sceneggiatura lui abbia pensato per noi ci appare come il dono più prezioso, come la sorpresa più grande che ci potesse concedere. «Ma cos’è? Questi ultimi minuti sono diventati interminabili, da quando hanno trasferito mia madre sulla barella nella sala operatoria». Passò più di un’ora di travaglio quella mattina nella sala chirurgica e quei camici verdi sembravano immobilizzati, aspettavano che venissi fuori da sola, senza accorgersi che stavo loro allungando la mano, in cerca d’aiuto. «Signora, spinga, spinga più forte, prima che vostra figlia risalga di nuovo!». Sono queste le agghiaccianti parole che senza conoscerne il reale significato, facevano da eco dentro la pancia. Quella voce fredda e distante del ginecologo che non riuscì nemmeno per una volta a ricoprire le urla di mia madre. A denti stretti, e con la mia mamma che aveva esaurito tutte le sue forze, io venni al mondo. Era il 13 agosto del 1987. A dirvi la verità non capì il perché dopo avermi avvolta nelle asciugamani bianche, non mi portarono a conoscerla, ad annusare semplicemente il suo odore. Quel momento in cui una madre ammira sua figlia a pochi minuti di vita, resta indescrivibile, non paragonabile a nessun altra cosa al mondo; non capì perché gliel’avessero vietato. «Mia mamma è sveglia, non le hanno fatto nessuna anestesia, perché mi portano via-aaa? –Dove mi stanno portando…?» Quei guanti sterili, si resero conto troppo tardi che il parto si stava presentando complicato, e per non rendere più difficile la situazione, pensarono di procedere con l’uso di una ventosa. Al di là dell’enorme porta di ferro che divideva la sala operatoria dalla sala d’attesa, stavano ad attendermi mio padre e mia nonna materna, che non videro uscire nessun camice verde con un fagottino in braccio avvolto nelle asciugami. L’oltrepassò soltanto un dottore che con gli occhi rivolti all’altezza di mio padre, spiegò che c’erano state delle complicazioni durante il travaglio ed ora mi trovavo al piano superiore, per dei controlli, che il bollettino medico richiedeva in quei casi. Fu l’attesa più lunga e atroce della giornata, fin quando, verso le tre del pomeriggio, rassicurarono i miei descrivendomi come una bambina in perfetta forma; solo in quel momento quell’ansia vide protagonista le prime lacrime di gioia. Ma il mattino seguente quando venni riaccompagnata per la prima poppata della giornata, mia madre si accorse che non ero serena come mi aveva lasciata la sera prima, ero nervosa, agitata. Piangevo dalla fame ma non riuscivo ad attaccarmi al suo seno. Le sue paure presero all’improvviso di nuovo il sopravvento, ma più di ogni altra cosa non riuscì a nascondere la sua preoccupazione più profonda, ripensando a quell’immediato intervento che ci fu la mattina precedente a fine parto. Mi baciò più volte, molto delicatamente sulla fronte, con la speranza che si stesse sbagliando; ma purtroppo tutte le tre volte di seguito, che compì quel gesto, le sue labbra avvertirono quella temperatura calda. Non si sbagliava; d’altronde le mamme non errano mai, anche se stavolta avrei preferito senz’altro il contrario. L’immediato intervento della ventosa per potermi aiutare a vincere l’impedimento costituito da un doppio giro di cordone, provocò un’asfissia da parto. Sarebbe bastato soltanto un minuto in più, per rendesi conto, che quella vita che stava per nascere, aveva dei giri di cordone; quella complicazione che si sarebbe potuta evitare nel momento in cui quel camice verde con i suoi guanti sterili, avrebbe effettuato una semplice anestesia, per poter procedere con il suo bisturi al taglio cesareo; un’incisione indolore e certamente poco drammatica per mia madre e quel mio ve**re al mondo nella maniera più ospitale possibile. Non spensi nemmeno la mia prima candelina, messa in maniera distratta al centro di quella torta colma di cioccolata e panna montata, quando dopo una serie di visite specialistiche e day hospital, i miei, dandosi il cambio fra le loro braccia, mi incamminarono verso un percorso riabilitativo, abbastanza duro per i primi tempi. Da come mi raccontano, i veri e assoluti protagonisti per i primi tempi furono pianti, strilli e vomiti. Tanto che la signora delle pulizie ci aveva fatto quasi l’abitudine, dopo i primi cinque minuti di terapia, già si trovava dietro la porta per poter disinfettare il pavimento. Oltre a quei fulminanti momenti, non passarono inosservati i miei splendidi capelli dal riccio biondo; usati spesse volte per la creazione di nuove acconciature da parte della mia fisioterapista. Venni soprannominata la bambina “dai riccioli d’oro”, quel soprannome che a distanza d’anni si trasformò in “principessa pipì,” perché non appena varcavo la porta dell’androne chiedevo di dover andare in bagno. Gli anni passarono velocemente in quell’enorme struttura, che avevo fatto l’abitudine di sentir pronunciare dalle labbra dei miei sotto il nome di “centro”. Bruciai così le prime tappe dello sviluppo psicomotorio, conquistando a poco a poco un buon autocontrollo del mio schema corporeo, iniziando a fare i primi passetti. Mentre nell’altra stanza iniziavo la corretta articolazione dei primi fonemi, ed esercizi bocca-linguali per mettere in funzione o meglio risvegliare i muscoli della bocca. Per fortuna anche per me come per tutti gli altri bambini, ogni mattina aspettavano i banchi di scuola, i compiti, le interrogazioni programmate. Persino lì ho dovuto difendere un mio diritto per poter aver un programma di studio come tutti gli altri, per poter essere valutata alla pari. Odiavo i compiti semplificati, mi piaceva mettermi in sfida ogni nuovo giorno per tutto quello che c’era da imparare; forse l’unica cosa che davvero mi differenziava dagli altri era quella d’avere una maestra più. Una maestra speciale. Colei che mi avrebbe aiutata a scrivere quando la mia mano si sarebbe stancata, colei che mi avrebbe spiegato una volta in più quel nuovo esercizio di matematica. L’ultimo scontro lo ebbi al primo anno di scuola superiore con il professore d’economia, che si fermò, come di consueto nell’attuale società, alla semplice apparenza; ignorando la consapevolezza che nei nostri limiti si nascondono le nostre ricchezze migliori. Mi disse che secondo lui non era il caso che io seguissi lo stesso programma di studi, forse aveva paura che rimanesse indietro con il programma o non so cosa. Così, dopo vari scontri, molti dei quali fatti solo di sguardi, gli suggerii di mettermi alla prova, e che avrebbe potuto decidere con la valutazione del primo compito. Superai la sufficienza come meno della metà della classe. In meno di cinque anni, conseguii il diploma di tecnico della gestione aziendale come qualunque alunno di quell’istituto con risultati soddisfacenti. Le previsioni dei medici nei primi anni erano davvero pessime ma grazie ai tanti sacrifici fatti, specialmente nei primi anni di vita – fisioterapia, logopedia, ippoterapia, piscina – ho recuperato davvero tanto. Oggi mi ritengo una donna abbastanza autonoma, che non vede nessun limite lungo il suo cammino ma che ogni volta cerca e vuole raggiungere i suoi sogni. Fin dai piccoli banchi della scuola elementare inseguo la mia più grande passione per la scrittura. L’amore di questo mondo fatto di penna è nato un po’ per gioco, come il primo ragazzino che ci fa ba***re il cuore. Nel dicembre del 2016 ho incoronato uno dei sogni più grandi, pubblicando il mio primo libro “L’urlo dell’anima” con Guida Editori. Una raccolta di versi celati nei meandri dell’anima, musa ispiratrice di tanti momenti di vita. Gioie, dolori, speranze, orizzonti non sempre raggiungibili, ma anche amicizie, amori, luoghi che hanno risvegliato incondizionatamente la sua anima. Poesie come specchio dell’anima, come cura di una malattia priva di nome. Gli anni più spensierati, sono passati più veloci di quanto io immaginassi, anche se da un lato sentivo il bisogno di vivere i primi anni come qualunque bambina della mia stessa età; come giocare, esplorare il mondo, sbucciarmi le prime volte le ginocchia per i primi giri in bicicletta nel cortile di casa, dall’altro lato subito capii che diversamente da tutti gli altri bambini avevo delle responsabilità maggiori, dovevo essere perfino più precisa a dare comandi alla parte del cervello più sana. Quella realtà sotto certi aspetti un po' amara, che mi ha accompagnata man mano a diventare subito adulta in un corpo che a malapena cresceva. In fin dei conti si può essere grandi anche da piccoli. La vita a volte ci mette davanti determinate necessità, in cui avverti la sensazione che devi essere per forza pronta per metterti in gioco; stringendo i denti e trovando la giusta strada da percorrere. Dove non esistono ostacoli per i tuoi sogni. Ho sempre pensato che la libertà non ci viene data da un corpo perfetto, o dal colore del rossetto che mettiamo sulle nostre labbra il sabato sera, la libertà ci viene data da un cuore libero, che sappia amare. Che sappia vedere l’impercettibile oltre che l’invisibile, che riesca a liberarci dalle catene delle nostre paure, ponendo pace ai nostri sogni. È stato così che la scrittura, è diventato un mezzo di espressione che mi ha permesso di superare limiti inimmaginabili; aiutandomi a colmare i miei incubi più bui, e liberandomi da alcune paure che mi strozzavano. Ma al dir il vero in questo mondo fatto di penna sono entrata un po’ come fanno le ballerine di danza classica, in punta di piedi; credendo che prima o poi anche lei, la scrittura, mi avrebbe delusa, ma ho dovuto subito ricredermi vedendo il suo sapere dare giusto sfogo a tutte le emozioni e sensazioni recluse da troppo tempo, da troppi anni nei sentieri più nascosti della mia anima. Credo che la grande emozione per ogni ballerina è tutta lì, vedere quelle tende pesanti di velluto rosso, aprirsi per il suo primo debutto in teatro per il saggio fine anno dopo mesi di sacrifici, di tutù, chignon e piedi sofferenti. In un certo senso anch’io con il mio primo libro di poesie “L’urlo dell’anima” ho voluto coraggiosamente aprire quelle tende e “danzare” per un numeroso pubblico che mai mi sarei immaginata, raccontandovi un pezzettino del mio vissuto, auspicandomi di riuscire ancora a lasciare impronte fertili nella vostra anima che quell’onda del mare non potrà mai cancellare. Ci sono momenti in cui ringrazio la mia disabilità perché mi ha permesso di cacciare tutto il mio potenziale, aiutandomi a percepire che ci possiamo spingere oltre la più sfrenata immaginazione, se solo lo si vuole. Paradossalmente per me gli ostacoli non sono mai esistiti, li ho sempre scambiati in margherite bianche; così come nel corso del tempo ho trasformato i miei limiti in un trampolino di lancio, per raggiungere la felicità, la mia normalità. Sogno un mondo libero, dove la paura sia avvolta dal sentimento amore e la parola guerra sia sinonimo di pace. Un mondo di uguaglianze e pari opportunità, dove la scrittura sia un’eccezione a tutto, dove ognuno può sentirsi libero d’urlare con il suo colore preferito su di un foglio bianco. Attualmente sto svolgendo il mio percorso per il patentino giornalista pubblicista con il giornale Informare Magazine. Mi piace soprattutto affrontare nei miei articoli tematiche riguardanti disabilità, contesti sociali particolari, storie di resilienza. Questo percorso mi sta regalando tantissime emozioni, riuscendo nonostante le mie difficoltà di linguaggio a pubblicare anche delle piccole interviste. Nelle mie righe mi piace dar voce a chi purtroppo è rinchiuso nel proprio silenzio, o vittima di pregiudizio. La mia battaglia è quella di dare voce a chi non ce l'ha! In qualsiasi forma essa sia, verbale e non. L’importante è Urlare. Portando prima di tutto un messaggio importante: che non dobbiamo vedere la disabilità come una forma di pietismo , ma vedere la disabilità come risorsa. Come un arricchimento della società. Impariamo a guardare con gli occhi di un bambino che sa guardare Oltre, verso chi ancora oggi viene considerato “diverso”. I miei occhi possono vedere qualcosa di diverso da quello che vede un altro, perché tutto dipende da come guardiamo quella determinata persona. Una donna rimane donna in ogni caso e non esiste carrozzina che possa portarle via le sue caratteristiche, le sue forme e tutto ciò che disegna la sua immagine e la sua personalità. Impariamo a guardare la disabilità con occhi diversi, non dimentichiamoci d’indossare ogni mattina, gli abiti della consapevolezza che la diversità è fonte di ricchezza divina da cui si evincono le profonde fonti d’amore e di coraggio. L’unico limite che non consente di tastare le grandi sfumature che la vita genera è il pregiudizio"

Ecco a voi il mini racconto del pomeriggio in compagnia di alcuni ragazzi che con noi hanno aperto un dialogo sincero e ...
08/03/2021

Ecco a voi il mini racconto del pomeriggio in compagnia di alcuni ragazzi che con noi hanno aperto un dialogo sincero e costruttivo🪢

Ciao a tutti! Scusateci per l'assenza ma stavamo preparando qualcosa di speciale per voi e noi!Siamo lieti di comunicarv...
05/03/2021

Ciao a tutti! Scusateci per l'assenza ma stavamo preparando qualcosa di speciale per voi e noi!
Siamo lieti di comunicarvi che martedì 9 Marzo alle ore 21:00, sul nostro canale Instagram (https://www.instagram.com/disabil_mente/) si terrà una diretta con Roberta Macrì, ballerina di danza in carrozzina, attrice, presentatrice e promotrice di vita anche attraverso i social! Non mancate, anche solamente per salutarci e farci qualche domanda😉

Questo sabato mattina vogliamo condividere con voi una testimonianza toccante: Ale si racconta e ci fa emozionare.
12/12/2020

Questo sabato mattina vogliamo condividere con voi una testimonianza toccante: Ale si racconta e ci fa emozionare.

Grazie per partecipare a questo progetto, siete voi a permettercelo!❤️
11/12/2020

Grazie per partecipare a questo progetto, siete voi a permettercelo!❤️

“Quando ti pubblicizzi, inviti gli altri a votare, a seguirti su tutti i canali, a lasciarti like, ti consiglierei di no...
09/12/2020

“Quando ti pubblicizzi, inviti gli altri a votare, a seguirti su tutti i canali, a lasciarti like, ti consiglierei di non esagerare perché siamo su YouTube, non su un sito di vendita. Se ti senti meglio a fare ciò, fallo pure, però questo è il mio consiglio. Molte frasi delle tue canzoni, che a me non fanno molto impazzire, le trovo fuori luogo perché se tu vuoi, come è giusto che sia, farti considerare come gli altri, allora per primo dovresti considerarti come gli altri, senza piangerti addosso e sottolineare la tua diversità”

Quando abbiamo visto questo commento, lo abbiamo subito eliminato, così, di getto. Ci sembrava giusto evitare che parole del genere, così violente e offensive, potessero passare. Col trascorrere dei giorni, però, ci siamo resi conto che è giustissimo farvi vedere quello contro cui noi stiamo combattendo, perché non è pura immaginazione, ma realtà. Troviamo ancora più corretto lasciare ad ognuno la possibilità di esprimere il proprio giudizio e quindi abbiamo deciso di riproporre questo commento scritto sotto un nostro video di YouTube, con una modifica però: l’abbiamo trasformato come forse tutti noi dovremmo imparare a scrivere, per essere più rispettosi e, allo stesso tempo, liberi di parlare.

07/12/2020

Come è cambiato il ruolo dell'educatore durante il Covid-19; in che cosa consiste il lavoro dell'educatore nelle scuole? A rispondere a queste nostre domande c'è venuto in aiuto Fabio Meardi: psicologo, formatore ed educatore da diversi lustri nelle scuole! Tanti sono stati i temi emersi da questa nostra conversazione, come per esempio il bullismo, l'aiuto per ragazzi e ragazze che hanno bisogno di sostegno, quali sono i comportamenti giusti e sbagliati che si vedono a scuola tutti i giorni e molto altro ancora.

Da questa intervista possiamo dire di aver imparato tanto e speriamo che voi possiate dire lo stesso!

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Domani alle ore 20:30, in occasione della giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità, ci sarà sul ...
02/12/2020

Domani alle ore 20:30, in occasione della giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità, ci sarà sul canale Instagram di Kube (https://instagram.com/kubecommunity?igshid=1872zclz0zih) una diretta super speciale.

L'ospite sarà Nadia Lauricella, che racconterà la sua incredibile storia, fatta di coraggio, di forza d'animo, di grinta e di rivincita.

Nadia è infatti l'esempio di come ognuno di noi deve costruirsi una strada su misura, senza rinunciare alle proprie passioni. Per Nadia non esiste ostacolo per la sua passione più grande: la moda.

Domani sarà intervistata da Riccardo Confalonieri, che ben conoscete! Non mancate all'appuntamento!

Ciao, sono Mariachiara e frequento il secondo annodi università. Sono iscritta al corso di laurea di scienzedella formaz...
28/11/2020

Ciao, sono Mariachiara e frequento il secondo anno
di università. Sono iscritta al corso di laurea di scienze
della formazione primaria.
Ho una disabilità, principalmente nelle mani, ma
non mi sento diversa da nessuno. Sono fiera di ciò
che sono.
Nella mia vita fortunatamente non ho mai sofferto
di bullismo, anzi mi ritengo molto fortunata per le
persone che ho accanto: la mia famiglia e i miei
amici. Sono una persona che quando si concentra su
un obiettivo fa di tutto per raggiungerlo!
Oggi voglio dire la mia su un tema molto delicato: la
violenza sui disabili.
Penso che a volte chi vive una disabilità è spesso una
persona isolata, non integrata a livello sociale, che
deve lottare quotidianamente per affermare anche i
diritti minimi. Quando chi vive una disabilità subisce
un abuso, un maltrattamento, un’aggressione, tende
a chiudersi ulteriormente, sfiduciato nei confronti del
sistema sociale e giudiziario. E il nuovo isolamento
predispone ancor di più alle aggressioni: il cerchio si
chiude, spesso nel silenzio.
Ci sono stereotipi culturali, molto radicati, sui quali si
innescano le relazioni violente. Questo ovviamente
capita anche rispetto alle persone senza disabilità,
ma capita in maniera più drammatica e con
metodologie diverse alle persone disabili.
In questo senso diventa fondamentale la
prevenzione, che passa per l’educazione al rispetto
per l’altro e il riconoscimento dei pari diritti. Le
persone disabili, per un’idea comune sbagliata, sono
considerate incapaci di svolgere alcuni compiti, di
non essere indipendenti, senza distinzione né sul tipo
di disabilità, né sulle attitudini del singolo individuo
che viene, invece, etichettato come appartenente
alla categoria “disabili”. Nella maggior parte dei
casi, queste opinioni e luoghi comuni di una società
di normodotati, portano “solo” all’esclusione delle
persone disabili; e molte volte a violenze contro di
essi. L'unica maniera per salvaguardare le
persone più fragili è non isolarle mai! Stare in
mezzo alla gente, sempre e comunque: non esiste
alcuna ragione civile per cui una persona che ha
bisogno di assistenza debba essere relegata in
disparte. Le ‘strutture protette’ proteggono solo gli
abusi: l'unica reale protezione, le persone con
disabilità, la ricevono solo vivendo tra di noi, perché
è l'intera collettività che protegge una
persona con disabilità.
La disabilità è una risorsa, e non esistono limiti
quando la voglia di fare è grande.
La disabilità non è un limite, ma è un limite solo
negli occhi di chi la guarda.

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