Al 20 aprile sono 205 i bambini ucraini uccisi dalla Russia.
205 anime pure. 205 sogni infranti. 205 vittime innocenti.
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19 MILA. È il numero di bambini ucraini arrivati a Chernivtsi in fuga dalla guerra. Non è questa l'infanzia che merita un bambino.
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L'intervista di Karolina di Punto Interno UA per Teleclubitalia direttamente da Odesa.
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Oleksiy Korchak è un militare ucraino che racconta la guerra su Tiktok. Qualche giorno fa ha pubblicato il video in cui soccorre un'anziana signora non vedente, la cui casa è stata distrutta da un missile russo. Insieme ai suoi compagni, le hanno offerto del cibo e successivamente l'hanno portata in ospedale, informando Rita, una parente.
Oleksiy con tenerezza rassicura l'anziana signora, sminuisce le reali dimensioni della tragedia che si è abbattuta sulla sua casa, per evitare di farla preoccupare.
"Si, un pochino", le risponde alla domanda se la casa è stata colpita.
"Si, un pochino", le risponde alla domanda se il suo viso è rimasto ferito.
La nonnina (o "babùl'ka", come la chiama teneramente Oleksiy) non si rende nemmeno conto che chiudere la porta per il freddo non ha senso, se la casa non ha più il tetto. La cecità della signora la salva dal dolore che proverebbero i suoi occhi nel vedere la casa distrutta.
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"Grazie ai soccorritori russi che hanno fatto questo" - Makar, 7 anni di #Mariupol, ha registrato un appello ai soldati #russi dalla sua casa bombardata.
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Il medico da combattimento Olena Kushnir, che ha salvato senza paura sia i militari che, soprattutto, i civili, è morta a #Mariupol. La sua morte è stata resa nota il 16 aprile.
A marzo, Olena Kushnir aveva registrato un video per attirare l'attenzione del mondo sulla catastrofe umanitaria a Mariupol: «Sbloccate Mariupol e dateci la possibilità di portare i medicinali, evacuare i feriti e seppellire con dignità i morti».
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Mentre pubblichiamo questo video, le truppe russe si accingono a bombardare l'acciaieria Azovstol a Mariupol, dove al momento si trovano diverse centinaia di civili, principalmente donne e bambini.
A parlare è il comandante del battaglione Azov Denis Prokopenko che invita i leader di tutto il mondo a stabilire un corridoio umanitario per evacuare i civili. Seguono riprese del rifugio all'interno dell'acciaieria, dove giovani donne e bambini raccontano la vita nel rifugio di una città ormai completamente distrutta.
#GreencorridorforAzovstalcivilians
#Azovstal #Mariupol
Il giornalista Mstyslav Chernov di Associated Press ha pubblicato la versione integrale del video di #Kharkiv, in cui i medici soccorrono i civili sotto il fuoco nemico.
«Almeno cinque persone sono state uccise e 13 ferite nei bombardamenti russi. La grandine è caduta sui condomini del centro. Il primo pacchetto era di venti #missili. Un altro dopo poche ore. Le strade sono disseminate di vetri rotti, pezzi di cemento e rami di alberi. La casa accanto al nostro hotel ha preso fuoco», scrive Chernov sulla sua pagina Facebook.
La scena, vista da un'altra prospettiva, la potete trovare anche nella nostra sezione Reels su Instagram.
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Karolina fa parte del nostro team di Punto Interno UA. Si è trasferita dall'Italia in Ucraina tre mesi fa, ma sta continuando gli studi universitari italiani in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali a distanza. Adesso si trova ad Odesa, punto nevralgico del conflitto, soprattutto nelle ultime ore, sta cercando storie che possano portare ancora più certezze ai fatti, nell’attesa delle prossime interviste, ci mostra con speranza la vita che continua. La scena di un militare che ha appena sposato la sua ragazza e ora balla con lei in piazza.
Sono accompagnati dalla musica di un artista di strada che successivamente intona l'inno ucraino, appoggiato dai passanti. Questi giovani sposi hanno radunato delle ragazze per la piazza e la sposa ha lanciato il bouquet.
Anche il bimbo è la prova dello spirito che si vive ad Odesa e in generale in tutta l'Ucraina. Sono tutte immagini che dimostrano la prova
concreta della voglia di poter tornare alla vita, della resilienza condivisa, dell’Ucraina e del mondo con lei.
© Karolina, Punto Interno UA
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Lui è un soldato di #Odessa di 24 anni. Non ci dice il suo nome perché confidenziale, ma ci dice il suo soprannome: il francese. Un ragazzo così giovane ma che ha già partecipato nel 2016 alle operazioni anti-terroristiche.
Ci racconta di come sia fiero ed orgoglioso del suo popolo, della sua nazione e del presidente #Zelenskiy.
"Siamo andati tutti volontariamente", ci dice. Non sono stati costretti da nessuno a combattere, ma lo fanno con il cuore. Ma anche le persone che non prendono parte alle azioni militari, si sono comunque attivate per dare una mano: tessono le reti, fabbricano le #Molotov, comprano con i propri costi l'equipaggiamento dei soldati. Tutto il popolo è unito, ma il loro aiuto non è sufficiente. Il francese fa quindi un appello a tutta l' #Europa: «Chiedo a tutta l'Europa di non rinunciare a noi e di non credere alla propaganda russa. [...] Chiedo di aiutarci con le risorse militari».
Il giovane soldato #ucraino si mostra turbato nel raccontare la realtà dei fatti: «Noi non invadiamo il loro territorio, non uccidiamo la loro gente. Loro uccidono i nostri figli, violentano i nostri bambini, uccidono le nostre madri, i nostri padri, i miei amici». Un grido di aiuto, affinché si ponga fine a questo dolore.
© Karolina, Punto Interno UA
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Questo video è stato ripreso tra il 24 febbraio ed il 5 aprile 2022 da giornalisti di The Associated Press a #Mariupol
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Le immagini di ciò che l'esercito #russo ha lasciato a #Bucha.
"Sfondavano le recinzioni con i #carriarmati... Derubavano tutto", sono le parole del narratore. Nel video vediamo i giochi da tavolo, borse e vestiti. I soldati #russi razziavano nelle case e si riunivano per fare baldoria con tanto di alcol e narghilè.
All'inizio del video, invece, vediamo un telo che riporta la scritta "Qui ci sono persone". Gelido il commento del narratore che dice che una scritta del genere non ha mai salvato nessuno.
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"Anche allora sparavano, venivano danneggiate le case. La città era stata privata dell'acqua per alcuni giorni. Ma la gran parte voleva che il territorio rimanesse ucraino. Anche io lo volevo."
Queste sono le parole di Liudmyla riguardo all'anno 2014.
Liudmyla è di #Kramatorsk, nella regione di Donetsk, e per la seconda volta in 8 anni è stata costretta a fuggire dalla sua casa, dalla sua patria e dalla guerra.
Ci racconta come ha vissuto i primi giorni del conflitto, quali sono stati gli edifici colpiti dai missili e quanto sia stato difficile raggiungere la frontiera: 33 ore di viaggio in una cabina con altre 10 persone, 2 cani e 4 gatti.
Uno di questi animali è proprio la sua cagnolina: "È anziana, non potevo lasciarla a casa".
Adesso Liudmyla è stata accolta da una famiglia italiana, è tranquilla ma ha nostalgia di casa: "Se avrò dove tornare, tornerò a casa".
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Dopo due giorni dal comunicato ufficiale della liberazione di Bucha, in rete è comparso il video di Dmytro Komarov (giornalista ucraino) che mostra la città dall’interno, racconta del posizionamento delle mine: il portone minato, autovetture e aree giochi per bambini altrettanto minati. Egli stesso evita di calpestare la strada sterrata perché ha paura che ci siano mine. Racconta di come le persone piangano alla vista del pane perché sono stati privati per un mese di prodotti alimentari adeguati. Insieme ai suoi compagni soldati fanno vedere la città distrutta. Il giornalista si rifiuta di inquadrare le terribili immagini dei civili uccisi. I soldati ucraini che compaiono nel video constatano gli atti di saccheggio dalle prove raccolte. Successivamente descrivono scene di esecuzioni sommarie – considerate un crimine di guerra. #Ucraina #russia #Bucha #Kyiv #guerra #conflitto #guerrainucraina