Il Mangiator Cortese

Il Mangiator Cortese Informazioni di contatto, mappa e indicazioni stradali, modulo di contatto, orari di apertura, servizi, valutazioni, foto, video e annunci di Il Mangiator Cortese, Creator digitale, Via Luigi Pirandello 27, Verona.

Gourmand con una grande passione per la buona cucina e per il buon bere.

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Francesco Sodano, con i suoi ragazzi, esplora gusti abbastanza inconsueti per il fine dining, soprattutto se stellato: l...
28/10/2024

Francesco Sodano, con i suoi ragazzi, esplora gusti abbastanza inconsueti per il fine dining, soprattutto se stellato: l’amaro, ma quello vero.

Paccheri cotti nella cicoria con estratto di cicoria.

Sopra l’essenza del mare in un lingotto: ostriche, cozze e vongole disidratate, pressate in un panetto da grattugiare a mo’ di parmigiano.

Sapido, mare.
Amaro, terra.

Ormai manca meno di un mese alla presentazione della Guida Michelin Italia 2025 e, come di consueto, sono cominciati i d...
12/10/2024

Ormai manca meno di un mese alla presentazione della Guida Michelin Italia 2025 e, come di consueto, sono cominciati i deliri gastronomici e le totoscommesse su promozioni e retrocessioni.

Per quanto, davanti, molti la odino (soprattutto quelli che vengono trombati), alla fine tutti bramano affinché Bibendum, con un manto rosso e stellato, avvolga il loro ristorante.

Se cosi fosse, osanna alla Michelin.
Se così non fosse, è evidente che non capiscono un razzo.

Come già da un paio di anni a questa parte, io mi astengo dal fare previsioni, seppur abbia qualche idea.

Però, se voltete, possiamo fare un totoscommesse qui sotto 👇🏻👇🏻👇🏻 (così aumenta anche il mio ER 🤣).

Okay, Houston ... we’ve had a problem hereParafrasando la famosa frase (corretta) dell’Apollo 11 abbiamo un problema qui...
23/09/2024

Okay, Houston ... we’ve had a problem here

Parafrasando la famosa frase (corretta) dell’Apollo 11 abbiamo un problema qui: sono stato a mangiare in un ristorante e uno dei piatti era veramente buonissimo anche senza lo spiegone dello chef!

Confesso che non avere il cameriere che ti frastaglia i cosiddetti raccontando gli onanismi creativi dello chef è qualcosa che, ormai rasenta l’utopia.

Pochissimi ingredienti nel piatto.
Spiccata amarezza del radicchio di campo, leggermente smussata dalle note, a metà tra il dolce e il balsamico, della pianta di assenzio cola.

Masticabilità prolungata della lu**ca, ma non per questo troppo callosa, che ti consente di superare l’impatto amaro del radicchio e di far emergere le note di terra.

Difetto? Sì un paio di forchettate in più non avrebbero guastato.
   

La mia tre giorni in terra d’Olanda si è aperta con una cena da MOS, un monostella che affaccia sul lago IJ.Confesso di ...
16/09/2024

La mia tre giorni in terra d’Olanda si è aperta con una cena da MOS, un monostella che affaccia sul lago IJ.

Confesso di averlo scelto solo perché aveva lo stesso nome di un ristorante sul Lago di Garda.

La cucina è dichiaratamente francese moderna.

Appena arrivato mi ha molto colpito l’informalità che regnava, sia nel locale in sé, sia nel servizio.
Niente inutili orpelli che, ormai, tendono più a infastidire che a far piacere, rendendo il fine dining un posto più adatto a persone ormai prossime all’andropausa o alla menopausa che non ai giovani.

Purtroppo la cucina mi ha convinto pochissimo: praticamente tutte le portate erano sovrabbondanti di ingredienti rendendo, così, i piatti molto confusionari e difficili da affrontare.
Tralasciando il fatto che il povero cameriere di turno “impazziva” per ricordare tutto ciò che ci fosse dentro, più di una volta ho dovuto compulsare il menù per capire cosa stessi mangiando e, anche così, trovavo delle cose non scritte.

Quando, però, lo Chef ha lavorato per sottrazione, ossia utilizzando meno ingredienti possibili, ha tirato fuori un piatto da urlo, ossia un filetto di capriolo degno di pervadere i sogni gastronomici di chiunque adori la cacciagione: gusto nitido e delicato con una cottura favolosamente blue, ma con il cuore perfettamente tiepido.

Carta vini abbastanza ampia e non scontata, con referenze con prezzi anche poco sopra ai 50 euro.

Mi spiace, ma nonostante la cortesia dei camerieri e la gentilezza dello Chef, è un posto in cui non tornerei.

Secondo gastrotour dell’anno, questa volta tutto in terra d’Olanda 🇳🇱Purtroppo, per certi versi, mediamente non in linea...
06/09/2024

Secondo gastrotour dell’anno, questa volta tutto in terra d’Olanda 🇳🇱

Purtroppo, per certi versi, mediamente non in linea con le mie aspettative.

Amsterdam - Zwolle - Amsterdam

- MOS ⭐️ (Amsterdam)
- De Librije ⭐️⭐️⭐️☘️ (Zwolle)
- RIJKS ⭐️ (Amsterdam)

In tanti anni col sedere appoggiato sulle sedie dei ristoranti ho cominciato a inquadrare quali possano essere i segnali...
21/08/2024

In tanti anni col sedere appoggiato sulle sedie dei ristoranti ho cominciato a inquadrare quali possano essere i segnali della presenza di potenziale fuffa.

Alcuni dei segnali che, di solito, sono sintomatici della presenza di potenziale fuffa sono l’utilizzo dello strumento del gioco a tavola, l’esaltazione dei rituali gastronomici (pensiamo, ad esempio, a come vengono spadellati dei famosi paccheri…), lo spiegone estremo, ai limiti dell’evocazione del sacro.

La filosofia sottostante è la stessa che si trova nel gesticolare sinuoso delle mani da parte dell’illusionista: ti fa spostare l’attenzione sui movimenti perdendo così il focus su cosa stia effettivamente accadendo.

[…]

Un’ora e quarantacinque minuti di macchina e mi sono ritrovato in un ex cotonificio, ristrutturato in stile industrial, contornato da tanti ragazzi (giovanissimi) e sorridenti che sono riusciti subito a mettermi a mio agio.
Mi ha ricordato molto il servizio che ho incontrato al nord: un giusto connubio tra forma e convivialità, senza manici di scopa infilati “dove non batte il sole”.

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Per il post completo e le foto di tutti i piatti a questo link (il medesimo in bio): www.ilmangiatorcortese.it

Questo ristorante rappresenta l’ennesima dimostrazione che, sempre più spesso, per divertirsi a tavola non serve il rist...
01/07/2024

Questo ristorante rappresenta l’ennesima dimostrazione che, sempre più spesso, per divertirsi a tavola non serve il ristorante stellato, anzi!

All’arrivo sei accolto da ragazzi giovani e sorridenti che non ti guardano con fare altezzoso come per saggiare la tua dignità a sedere a quella tavola.

Una carta vini interessante anche se organizzata in maniera parecchio inconsueta e non di immediato approccio, ma con un sommelier che trasuda passione.

Il menù è trasversale e tocca verdure, pesce e carne con continui richiami ai prodotti del territorio bergamasco, senza una didascalica suddivisione in antipasti, primi e secondi, ma solo “cluetti”.

Per gli amanti del piccione c’è anche la (dal nome impobabile) “piccionata”, ossia un menù degustazione più corto a tutto tondo sul piccione, che io ho aggiunto al menù degustazione (anch’esso dal nome improbabile) “cluettata”.

Qualche inciampo nelle esecuzioni non ha minato quello che, a tutti gli effetti, è stato un piacevole pranzo domenicale.

Il piatto della giornata è stato il raviolo cinese con patè di fegatini di piccione, brodo orientale, isalatina di cavolo cappuccio spadellata e polvere di pomodoro.

Il piatto che, invece, mi ha convinto meno è stato l’asparago bianco e verde, salsa tonnata, liquirizia e fondo di manzo: non posso dire che fosse cattivo o fatto male, ma non gli ho trovato una “dimensione”.

Piccionata (nome a parte) molto stuzzicante, ma, a gusto strettamente personale, a me il piccione piace più al sangue.

Un posto che, se fosse più vicino, tornerei volentieri a visitare di nuovo.
                               

Finalmente un ristorante stellato buerre blanc free!Una cucina diretta, saldamente ancorata al territorio e alle montagn...
13/06/2024

Finalmente un ristorante stellato buerre blanc free!
Una cucina diretta, saldamente ancorata al territorio e alle montagne, con pochi fronzoli inutili.

Nel corso degli anni ho imparato ad amare (detto da un divoratore di ciccia) i suoi “assoluti”, ossia quei piatti preparati utilizzando tutte le parti di un vegetale, ieri la carota (tra i miei piatti preferiti del 2023) e oggi l’asparago.
L’unico difetto che ho trovato in quella portata era che, per via della forma del piatto, non sono riuscito a gordemi il brodo sino all’ultima goccia.

Standing ovation per la trota.
Non dimenchiamoci la sua lungimiranza nell’uso dei pesci d’acqua dolce: prima del suo “salmerino alpino… relitto glaciale” il pesce d’acqua dolce era pressoché sconosciuto nel fine dining.
Cottura magistrale per valorizzarne al massimo la consistenza, ma soprattutto uno stupendo equilibrio di sapori, tutti bilanciati per far sì che la trota regnasse sovrana, esaltata al massimo; le sfere di liquirizia, a chiudere, ti lasciavano un piacevolissimo palato fresco e con un leggero sentore erbaceo.

Due mini pecche: nei piselli, ricotta di mandorle, menta, caffè e panna agra il sentore della polvere di caffè era un pochino soverchiante e nei bottoni, agretti, erba aglina e peperoncino la crema (patate e Trenin Grana) era un pochino troppo fissa.

In questi quasi dieci anni di frequentazione, la cucina di Alfio (che, spero, mi perdonerà se lo chiamo per nome) è riuscita a stregarmi, soprattutto da quando si è trasferito al MART ove, secondo me, può a dare il meglio di sé, probabilmente, più libero da “vincoli”.

Carta vini interessante a prezzi che ti invogliano a bere la seconda bottiglia, con un sommelier, Michele Girelli, che, finalmente, non ti guarda dall’alto verso il basso.
                                     

A mio avviso, il 2018 è stato l’ultimo anno in cui la Guida Michelin, per lo meno in Italia, ha attribuito le tre stelle...
01/06/2024

A mio avviso, il 2018 è stato l’ultimo anno in cui la Guida Michelin, per lo meno in Italia, ha attribuito le tre stelle a uno Chef che portasse con sé una precisa identità gastronomica, non appiattita, su uno stile comfort-francese e, ovviamente, mi riferisco a Mauro Uliassi: è evidente, infatti, che le tre stelle a Niederkofler, tranne che per i soliti rosiconi, non siano state altro che una conferma di quelle che aveva precedentemente, come già avvenuto in altri paesi (ad esempio Maeemo).

Con questo non voglio dire, sempre dal mio punto di vista, che gli Chef successivi non avessero una loro identità, spesso molto geograficamente orientata, ma certamente non hanno brillato per la volontà di andare fuori da un percorso gastronomico assolutamente dritto, privo della benché minima curva o variazione.

Il nuovo ristorante tre stelle, ossia il Quattro Passi di Nerano, rientra anch’esso in questo filone: una cucina, certamente fatta bene, ma votata ad accontentare il classico Cliente Michelin (di cui abbiamo già parlato), che, tuttavia, in un viaggiatore gourmet, non è destinata a lasciare un grande segno e, men che meno, a giustificare il c.d. “vale il viaggio”.
Per il post completo e le foto di tutti i piatti a questo link (il medesimo in bio): www.ilmangiatorcortese.it

                                     

Domenica 26 maggio 2024, Davide Botta farà l’ultimo servizio nel suo L’Artigliere – Ristorante con locanda in quel di Is...
16/05/2024

Domenica 26 maggio 2024, Davide Botta farà l’ultimo servizio nel suo L’Artigliere – Ristorante con locanda in quel di Isola della Scala.

Fortunatamente non è una vera e propria chiusura, ma solo uno spostamento: Davide, infatti, tornerà nella sua natia Brescia con un progetto nuovo quanto a location, ma non nella sua essenza.

Nel corso degli anni mi sono affezionato parecchio alla cucina di Davide: una cucina semplice, forse in alcuni passi un pochino retrò, senza particolari voli pindarici, ma fatta bene, per quelle giornate in cui vuoi andare a mangiare senza doverti arrovellare il cervello per capire cosa tu abbia nel piatto, ma, soprattutto, per quelle giornate in cui vuoi andare a mangiare un risotto fatto come Cristo comanda… su quello sì, una spanna buona sopra gli altri.

Risotto con fondente di cipolla rossa e qu***ia arrosto, da un lato, e carnaroli al cavolo rosso, bacon e Blu61, dall’altro, sono due risotti per cui sono tranquillamente disposto a farmi un’ora di strada…

Tra l’altro, adesso racconto una cosa che non ho mai detto nemmeno a lui: è stato la mia prima “cavia” quanto a recensioni.
Ebbene sì, proprio sul suo ristorante, ormai parecchi anni fa, ho scritto il mio primissimo pezzo, ancora quando “scrivevo per terzi”, prima di accorgermi che le linee editoriali mi stanno strette, specie quando ti impediscono di dire che un locale non gira…

Ovviamente non era il suo caso visto che, da allora, almeno una volta l’anno, sono andato a mangiare nel suo ristorante, finendo la cena, rigorosamente, bevendo con lui dei gin tonic in pieno stile Davide Scabin.

Tra l’altro, proprio una sera che ero a cena da lui ho scoperto il mio primo abbozzo del bel paio di corna che mi sarei ritrovato sulla testa di lì a poco, ma questa è un’altra storia…

Come ho avuto modo di dire più volte, a Verona, salvo alcune eccezioni, non si mangia particolarmente bene e, soprattutt...
13/05/2024

Come ho avuto modo di dire più volte, a Verona, salvo alcune eccezioni, non si mangia particolarmente bene e, soprattutto in centro storico, pullula una cucina fatta appositamente per blandire il palato dei turisti e dei Veronesi “bene”, ossia coloro che pensano che l’unica bollicina degna di essere bevuta sia il Dompe, ma solo perché fa figo, perché fa vedere che hai gli schei e soprattutto perché lo bevono a Milano.

Ecco, in un contesto come questo, Chiara Pannozzo ha avuto il coraggio e l’intelligenza di portare, a pochissimi metri da Piazza Erbe, il quinto quarto, ergendolo a elemento principe della sua cucina.
Per il post completo a questo link (il medesimo in bio): www.ilmangiatorcortese.it

Sono anni che combatto, come molti dei viaggiatori gourmet, contro i beoti da tastiera che, quando vedono la portata di ...
04/05/2024

Sono anni che combatto, come molti dei viaggiatori gourmet, contro i beoti da tastiera che, quando vedono la portata di un ristorante stellato o simil tale, fanno la famosa battuta, ormai trita e ritrita: “Ok, la pasta è cotta! Adesso puoi buttarla giù!”

Ovviamente, poiché loro non sono mai stati in un ristorante di fine dining, si riferiscono al fatto che la portata sia (apparentemente) misera: è, tuttavia, evidente che quella “misera portata” deve essere inserita all’interno di un contesto di più portate e, quindi, alla fine, non si esce mai dal ristorante con la sensazione della fame.
Per il post completo e tutte le foto dei piatti a questo link (il medesimo in bio): www.ilmangiatorcortese.it

Copenhagen 🇩🇰 - Oslo 🇳🇴Primo international gastrotour del 2024- a|o|c ⭐️⭐️ (Copenaghen)- Terrà ☘️ (Copenaghen)- Maeemo ⭐...
28/04/2024

Copenhagen 🇩🇰 - Oslo 🇳🇴
Primo international gastrotour del 2024

- a|o|c ⭐️⭐️ (Copenaghen)
- Terrà ☘️ (Copenaghen)
- Maeemo ⭐️⭐️⭐️☘️ (Oslo)

Ultimo ristorante del regno di Massimo Bottura, ubicato all’interno di Casa Maria Luigia, affidato alle mani di Jessica ...
23/03/2024

Ultimo ristorante del regno di Massimo Bottura, ubicato all’interno di Casa Maria Luigia, affidato alle mani di Jessica Rosval, giovane chef di origini Canadesi.

La cottura al forno regna sovrana e pressoché tutte le materie prime sono di propria produzione, con la filosofia dello zero waste.

I piatti, dall’impronta spiccatamente golosa, molto spesso, traggono la loro origine nella cucina del terriotorio, ma trovano una nuova vita con la contaminazione della mano della Chef.

Nessun “colpo” sbagliato e dolce da andar via di testa, anche se certamente molto divisivo per via di una spiccata, ma gestita magistralmente, sapidità.

Tre piatti da provare assolutamente:
🍽️ MODENA PIL PIL: Baccalà, gelatina di cotechino, pane sfogliato di porro

🍽️ PASTA ARSA: Pasta bruciata sulla fiamma, coscia d’anatra, sciroppo d’acero, pistacchio

🍽️ CIELO TERRA MARE: Carbone, caviale, lampone, acqua di mare alla rosa

8 portate a 140,00 euro (sul sito c’è scritto 150,00) è un prezzo certamente oversize, ma, evidentemente, non “spaventa” visto che la sera che sono andato io, in settimana, era tutto pieno.

Per converso, si riesce a bere una discreta bottiglia anche per meno di 50,00 euro.

Da provare il negroni con l’aceto balsamico.

Nota di colore a margine: da al Gatto Verde è uscita una degli 8 finalisti di Emergente Chef 2024, Greta Anderlini, che con il suo “Da Bologna a Modena passando per la campagna” (ultima foto) mi ha letteralmente stregato, uno dei piatti migliori della competizione.
 

Micol Zorzella, dopo la vittoria a 4 Ristoranti, è salita agli onori della cronaca, anche nazionale, perché ha deciso di...
09/03/2024

Micol Zorzella, dopo la vittoria a 4 Ristoranti, è salita agli onori della cronaca, anche nazionale, perché ha deciso di rivoluzionare (al momento per soli sei mesi) l’organizzazione del suo bistrot: la Chef ha dichiarato che, non trovando più personale adeguato per il suo locale, avrebbe deciso di avere un solo tavolo conviviale da 12 coperti e che lei avrebbe servito anche in sala.

Incuriosito dalla cosa, quindi, ho deciso di andare a metterci il naso scegliendo di prenotare per un free table, ossia per una serata in cui, in sostanza, il menù sarebbe stato à la carte; in altre serate, invece, il menù è fisso, a tema.
Per il post completo a questo link (il medesimo in bio): www.ilmangiatorcortese.it

Cambio di Chef e cambio di passo al Ristorante Famiglia Rana.L’ambientazione ricorda un pochino i ristoranti del nord Eu...
04/03/2024

Cambio di Chef e cambio di passo al Ristorante Famiglia Rana.

L’ambientazione ricorda un pochino i ristoranti del nord Europa, ma la cucina è un mosaico di riferimenti gastronomici che spaziano i cinque continenti, con un occhio ben focalizzato sull’utilizzo di materie prime “metro zero”, api comprese.

Mare Nostrum, illusioni e maturazioni sono tre degli spunti proposti, con estrema sicurezza, all’ospite: nonostante fossero aperti da una settimana, infatti, tutte le portate sono state pressoché perfette.

Per ca**tà, a voler rompere le b***e (come mio uso), un paio di limature ci sarebbero state, soprattutto per il ramen di piccione dove l’alga risultava essere un pochino invadente a fronte di un piatto, nel complesso, molto delicato… ma si tratta di inezie.

Da lacrime l’”assoluto di seppia”, i “finti gnocchi”, il piccione e, incredibile per uno che non mangia dolci, il “pane e nutella al contrario”.

Servizio un pochino troppo pressante.
Carta vini ampliata moltissimo e con prezzi assolutamente ragionevoli.

Sono convinto che, a breve, sarà un ristorante che “merita la deviazione” (cit.).

Il pranzo della domenica in versione gourmet. e  prima ancora di essere delle macchine da guerra nel lavoro, sono una sp...
24/02/2024

Il pranzo della domenica in versione gourmet.

e prima ancora di essere delle macchine da guerra nel lavoro, sono una splendida coppia nella vita che, ovviamente in senso buono, un pochino invidio.

In una domenica di febbraio, quasi primaverile, mi hanno accolto nella loro “seconda” casa e mi hanno coccolato.
Mi hanno raccontato di loro e lo Chef mi ha raccontato della sua infanzia, il che mi ha portato alla mente (siamo quasi coetanei) ricordi molto simili.

Ho apprezzato da morire il fatto che a fine pranzo sia venuto a chiedermi se ci fosse stato qualcosa che non andava.
Sì, proprio così: “mi dica se c’è qualcosa che non andava in quello che ha mangiato”.
Un approccio quasi unico in un mondo in cui tutti i gli chef si sentono al pari di una mistica divinità.

Cucina opulenta, ma meditata che non stufa e non appesantisce, che, per quanto strizzi l’occhio alla Francia, è solidamente ancorata alla tradizione italiana.

Memorabile il riso omaggio a Bergese e il cervo.

Carta vini interessante con prezzi inconsueti per un ristorante da fine dining: in realtà è una mossa molto intelligente perché così è più facile che ci scappi la seconda bottiglia.

Siamo nel pieno centro storico di Verona, ma, se mangiassimo a occhi chiusi, potremmo essere in una città cosmopolita co...
13/02/2024

Siamo nel pieno centro storico di Verona, ma, se mangiassimo a occhi chiusi, potremmo essere in una città cosmopolita come Milano o New York.

Come tutte le nuove aperture serve ancora un po’ di rodaggio, tuttavia, la cucina appare già abbastanza solida, anche se, a mio modesto modo di vedere, un paio di piatti, soprattutto la tartara e la triglia, andrebbero un pochino assestati.

L’ordine di servizio delle portate è rigorosamente sparso in barba allo stadard classico italiano, con un’altalena di sapori, a volte volutamente spigolosi, che variano tra il dolce, salato e l’umami con una predilezione, ahimé, per le note dolci.

Non posso nascondere che sia una cucina difficile per il veronese medio, ma se si ha la voglia di scoprire e di giocare, ci si può divertire parecchio.

Memorabilia della serata:
🍽️ Guancette di rana pescatrice e salsa Sambal
🍽️ Spaghetti, rapa rossa, rosmarino e salsiccia
🍽️ Tacchino, cotechino e calamaro

Carta vini ancora in fieri

Indirizzo

Via Luigi Pirandello 27
Verona
37138

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