14/03/2024
A volte la vita ci stupisce.
Accade che stai allestendo la mostra del e con il tuo amico Giovanni Cerri dal titolo tanto affascinante quanto immenso "L'Italia che partiva. Via mare verso l'America", curata da Barbara Vincenzi e in programma da questa sera alle 18 fino al 14 aprile al Galata Museo del Mare di Genova, quando compaiono quasi dal nulla due persone, un uomo e una donna con in mano un veccho documento...Sono entrambi argentini di Buenos Aires, dove tanto della mia vita è racchiuso gelosamente, e ci porgono questo vecchio documento ingiallito dal tempo e dai ricordi.
Lei si chiama Neda Maria, ci racconta di aver sentito parlare della mostra e ci mostra il passaporto del nonno, trapassando parte della storia della sua famiglia dalle sue alle nostre mani.
All'inizio è tranquilla, quasi fiera, ma un attimo dopo la Storia le ricorda che nulla si cancella, e allora le lacrime incominciano a sgorgare dai suoi occhi, il singhiozzo a ba***re il tempo e le parole ad attorcigliarsi in gola fino a fermarsi.
Dopo una manciata di secondi ci chiede di tenere noi quel passaporto così carico di vita, che non avrebbe avuto senso riportalo nuovamente in Argentina dentro una busta trasparente.
E quando l'ho avuto fra le mie dita, mi sono emozionato e mi sono reso conto che la vita che ho scelto è sì colma di difficoltà, praticamente una salita cosante, ma capace di regalare emozioni inspiegabili come questa, che ogni volta mi fanno capire che la strada che continuo caparbiamente a percorrere non la cambierei mai.
Perchè i dettagli non hanno prezzo.
Quel passaporto "In nome di Sua Maestà Vittorio Emanuele III" rilasciato il 9 maggio del 1926 che trovate fotografato qui sotto sarà in mostra anche lui...non perchè ne faccia parte in quanto opera d'arte, ma perchè ne ha, semplicemente, tutto il diritto. Perchè la genesi della mostra di Giovanni è iniziata proprio dal recupero di immagini, documenti, fotografie e cartoline capaci di condensare il senso di storie tanto intense quanto drammatiche....e il passaporto di Serafino Follin, figlio di Giuseppe e di Giovanna Prest da Ponte Alpi in provincia di Belluno, che il 19 maggio del 1926 arrivò in Argentina (magari proprio da Genova) con due francobolli del valore di "3 pesos oro", mi piace pensare che in qualche maniera, oggi, abbia voluto ricongiungersi con le storie dipinte di Giovanni, che in tante cose somigliano alla sua.
Neda Maria dopo aver pianto, ha buttao fuori l'aria e riacquistato il sorriso, quindi è ripartita per Milano e, fra un paio di giorni, per la Ciudad Autónoma de Buenos Aires, non su un piroscafo questa volta ma su un aereo e un viaggio di tredici ore appena.
Serafino invece, 1,95 di altezza, dalla fronte regolare, così come naso bocca e corporatura, senza barba nè baffi e privo di segni particolari, rimarrà con noi.
E son certo che una ragione per questo lunghissimo viaggio di 98 anni ci sia.
Vi aspettiamo.
La mostra è meravigliosa!
Stefano, Giovanni e Serafino