03/10/2021
Meraviglioso NOSTRO Toto.
«A Lugano Antonio affittò un appartamento quando il progredire della malattia agli occhi impose la vendita della barca e la rinuncia al sole e al mare. Nel Ticino si trovava bene e vi trascorreva lunghi periodi. La discrezione dei luganesi che fingevano di non vederlo quando passeggiava un po' esitante sul lungolago con il cane Peppe gli toglieva il complesso della sua infermità. Gli piacevano la serenità del paesaggio, la bonomia della vita, il fatto che si parlasse italiano e non si vedessero in giro animali maltrattati, l’apparente benessere generale e i gabbiani che ai primi freddi venivano a svernare sul lago e si appostavano davanti alle case spiando all'interno delle finestre alla ricerca di cibo. Lui glielo spargeva sui davanzali, e i nostri vetri vibravano in un affannoso battito d’ali. Un giorno gli raccontai che ce n’era uno con una zampa sola il quale arrivava sempre ultimo e rimediava poco. Con una serie di manovre riuscì a sfamarlo e il gabbiano gli divenne amico. Lo attendeva piantato sull’unico piede in cima a un palo della luce e quando usciva dal portone con un cartoccio di avanzi in mano lo seguiva in passeggiata fino all’imbarcadero del centro, planando giù di tanto in tanto per rimpinzarsi di quello che gli gettava. Tornò per quattro autunni assieme agli altri, poi non si vide più.
Oggi, ogni volta che passo di fronte alla Farmacia Internazionale in piazza Riforma, mi riviene immancabilmente in mente Antonio in un giorno poco lieto. Scendeva di macchina, gli dissi che un gruppo di italiani lo avevano riconosciuto, lo osservavano sorridendo e anzi, ora si avvicinavano. Orgoglioso, ribattè subito che non voleva essere aiutato, sarebbe andato solo ad acquistare quanto gli occorreva. E si avviò disinvolto come se ci vedesse. Ma non ci vedeva e, inciampando sullo scalino del marciapiede, cadde. Un incidente da nulla. Si rialzò subito, tornò in macchina e ordinò di mettere in moto. "Che vergogna!" mormorò. "Adesso avranno ragione di dire che sono un povero cieco. E io non voglio ridurmi un essere che suscita pietà!"
Guardandolo di sguincio, notai che i suoi occhi erano colmi di lacrime. Quella fu una delle rare volte in cui lo vidi piangere».
"Totò, l'uomo e la maschera" (Franca Faldini - Goffredo Fofi) - Feltrinelli, 1977 - ©tototruffa2002.it