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GruppoZeman.com Il Gruppo Zeman è un Pensatoio, un Laboratorio Culturale Popolare ispirato al Modello Zemaniano. S Il “Modello Zemaniano”, non è “utopia”, è realtà!
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Chi siamo e cosa è il MODELLO ZEMANIANO

Henry Gantt, ideatore circa 100 anni or sono del “modello di pianificazione temporale” che prende il suo nome (Diagramma di Gantt), ironizzando sul suo prodotto scrisse:

“La Pianificazione è una scienza empirica, basata su teoremi inesatti, che sviluppano algoritmi approssimativi, costruiti su ipotesi sommarie. Le persone che la praticano tentano di concre

tizzare l’astratto attraverso l’impossibile. Per fare pianificazione, non è necessario essere pazzi, ma il fatto di esserlo, aiuta…”
Siamo noi i “pazzi” (Attenzione!!! Non fanatici!!!) che, uniti dalla stima che nutriamo per Mister Zeman e non potendo “tacere” delle sue gesta e del suo modo “unico” di affrontare la realtà, abbiamo osato! Abbiamo fondato il Gruppo Zeman su Facebook e da lì, con l’aiuto di chi grazie a Facebook ci ha conosciuti, abbiamo creato questo Sito in cui si possa parlare di Zeman e del suo “Modello”. È così che “l’astratto, attraverso l’impossibile” si è concretizzato! E finalmente abbiamo la possibilità e la certezza che questo Modello possa essere divulgato, conosciuto, apprezzato, applicato! Realtà che si concretizza nel modo di essere dell’Uomo che da il nome a questo Sito e affonda le sue radici nella convinzione che nulla ti viene regalato, ma tutto te lo puoi meritare; nella certezza che tu puoi riuscirci, non se per “paura” cerchi di evitare il rischio del gol subito, ma solo se “con coraggio” rischi di fare un gol in più. Gli ingredienti di questo “modello” sono semplici e “naturali”: lavoro, pazienza, dedizione, passione, amore, determinazione, rispetto. Questo è il “vero insegnamento”, che il “Modello”, attraverso l’Uomo che lo ispira, ci trasmette. Noi crediamo che il “Modello” genera valore e crea “pezzi di mondo nuovi” che orientano il cambiamento nella direzione del “sano”. Siamo convinti che in questa “società del caos” (così definita dagli psicologi contemporanei) in cui viviamo, il “Modello” possa essere un riferimento e un incoraggiamento per tante persone (più di quanto si creda) che lavorano, operano, sudano, si sacrificano “per lasciare il segno”, non per la loro gloria, ma per il bene comune di chi c’è oggi e di chi verrà dopo. Persone che, del “Modello Zemaniano”, fanno così il loro modus operandi quotidiano. Noi siamo “zemaniani”, e ci piace “volare alto”, ma… con i piedi ben piantati per terra. Noi abbiamo l’ambizione e la consapevolezza di voler e poter dar voce a tutte queste persone, di voler fare emergere il loro pensiero, la loro testimonianza, in un pensatoio, in un laboratorio culturale popolare. E in questo “cammino” che ci accingiamo ad intraprendere vogliamo ringraziare, tutti voi, che col passare del tempo, con la vostra passione ci avete dato l’energia, e la forza di crederci sempre, e soprattutto confermato che il nostro modello esiste. l viaggio è iniziato! Ed è sempre e solo… una questione di tempo!

Addio a Sven Goran Eriksson"La vita riguarda anche la morte. Non dispiacetevi per me, sorridete e vivete la vita".
26/08/2024

Addio a Sven Goran Eriksson

"La vita riguarda anche la morte. Non dispiacetevi per me, sorridete e vivete la vita".

18 agosto 1987 il Parma di Zeman, iscritto al campionato di serie B, sconfisse in amichevole il Real Madrid, in quello s...
18/08/2024

18 agosto 1987 il Parma di Zeman, iscritto al campionato di serie B, sconfisse in amichevole il Real Madrid, in quello stesso periodo eliminò il Milan di Arrigo Sacchi dalla Coppa Italia

"Baldini mi ha detto che nel gruppo c’è una spiccata cultura del lavoro. Ascoltare queste parole mi ha fatto enormemente...
02/08/2024

"Baldini mi ha detto che nel gruppo c’è una spiccata cultura del lavoro. Ascoltare queste parole mi ha fatto enormemente piacere. Il merito è tutto di Zeman”. Sebastiani (30/07/2024) fonte Rete8 Sport

Pescara Calcio

Spagna campione d'Europa 🇪🇸Argentina campéon del Sudamerica 🇦🇷Che lezione calcistica ne possiamo trarre? La potenza è nu...
15/07/2024

Spagna campione d'Europa 🇪🇸

Argentina campéon del Sudamerica 🇦🇷

Che lezione calcistica ne possiamo trarre? La potenza è nulla senza controllo.

In un mondo che punta alla quantità e al risultato, in un mondo che ha anteposto il muscolo all'arte e il fisico al cervello, il 14 Luglio è l'indipendence day del calcio.

Vincono quelli bravi, quelli tecnici, vincono quelli che corrono e pensano bene: Argentina e Spagna.

Dopo un oro olimpico, un mondiale e due coppa america, una standing ovation intercontinentale se la becca Angél Di Maria per la sua ultima milonga in maglia albiceleste.

Il congedo del Fidéo lascia tutti tristi. Il ritiro del Lancillotto di Messi ricorda a tutti che, ad una certa età, si perde anche la fede nella religione del ti**re tardi.

Prima che si spengano le luci... un ultimo tango, maestro!

Msds

BIELSA, IL CALCIO, LA POVERTÀ E LA FELICITÀ "Cosa è successo adesso al calcio?Il calcio è proprietà popolare... I poveri...
07/07/2024

BIELSA, IL CALCIO, LA POVERTÀ E LA FELICITÀ

"Cosa è successo adesso al calcio?
Il calcio è proprietà popolare...
I poveri hanno pochissima capacità di accesso alla felicità, perché non hanno i soldi per comprarla. Il calcio, che è una delle poche cose che i più poveri mantengono e sostengono, gliela può dare, ma oggi quella felicità non la regala più come prima. Un po' anche perché a 17 anni gli Endrick o Estevao se ne vanno.
Peccato che questo lo debba dire io, non mi porterà altro che critiche. Ma lei, come rappresentante del giornalismo, perché non si assume il compito di parlarne?
Inoltre il gioco sta diventando sempre prevedibile, è ciò verso cui stiamo andando, quindi perderà sempre più il suo fascino.
Sono certo che il calcio sia in un processo di declino.
È vero che sempre più persone guardano il calcio, ma sta diventando sempre meno attraente perché non sono i privilegiati che hanno reso questo gioco il primo gioco al mondo. Questo processo alla fine si interromperà da solo: se permetti a molte persone di vederlo, ma non ti assicuri che ciò che guardano sia piacevole, ciò favorisce l'azienda perché il business richiede che molte persone lo vedano, ma la passione, quella del tifo, finirà."

Marcello Bielsa in conferenza prima di Brasile-Uruguay

Tanti temi: Italia, Ottavi di finale degli Europei, calciomercato e... un occhio ai Quarti con analisi e previsioni.Segu...
03/07/2024

Tanti temi: Italia, Ottavi di finale degli Europei, calciomercato e... un occhio ai Quarti con analisi e previsioni.

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Gruppo Zeman

Siamo GruppoZemanTV, parte di un progetto iniziato prima come Blog e ora diffuso su molteplici canali social, con l'obiettivo di raccontare la propria visione sul mondo sportivo

LO SCEMPIOUno scempio!Difficile dire altro, non tanto sul risultato che la Nazionale di Spalletti ha conseguito ad Euro2...
30/06/2024

LO SCEMPIO

Uno scempio!

Difficile dire altro, non tanto sul risultato che la Nazionale di Spalletti ha conseguito ad Euro2024, quanto sul percorso e sul come la Nazionale azzurra si è destreggiata in queste tre settimane di europeo.

Una Nazionale priva d’identità e di attributi. Non è mai riuscita a giocare al calcio, se non mezz’ora contro l’Albania, ma nemmeno a calci. Il nulla cosmico. Un senso di resa e di arrendevolezza di fronte allo spauracchio svizzero. Che dal canto suo pratica un gioco godibile, con pochi fronzoli, e permeato di una multiculturalità perfettamente contemporanea e pertinente.

Con una costante percezione d’incomunicabilità tra Spalletti e i suoi ragazzi (acuita dall'ampia gesticolazione e dal profondo sgolamento a cui il tecnico si è prestato in mondovisione), Luciano archivia nel peggior modo possibile la sua prima grande competizione internazionale. Una torre di Babele intorno alla quale anche uno come Sacchi costruì la sua epopea in nazionale, il cui epilogo più crudele però lo si ebbe soltanto 5 anni dopo il suo insediamento; in quell’euro ‘96 molto simile alla disfatta tedesca di questi giorni.

Se però Sacchi non poté mai vantare l’alibi della poca qualità, a Spalletti almeno questa attenuante va concessa, ma, allo stesso tempo, siffatta giustificazione valorizza il lavoro dei Prandelli, Conte e Mancini e demansiona al grado Ventura della scala "Sfortunati Avvenimenti" il buon Luciano da Certaldo.

Ventura insegnò agli italiani il gusto di guardare i mondiali da casa, Spalletti invece ha riproposto un piatto storico della cucina italiana mai completamente rivisitato: la sconfitta durante i tempi regolamentari di un incontro ad eliminazione diretta, che all’Italia mancava, tra mondiali ed europei, da euro ‘88.

Eppure il disastro firmato dal CT toscano ha radici che sopravanzano la tattica e la tecnica e partono dalla scelta degli uomini selezionati e dal loro successivo utilizzo: 10 difensori convocati lasciavano presagire tracce di difesa a 3, per ve**re probabilmente incontro al blocco 352 interista, ma alla fine l’Italia ha disputato 3 partite e mezzo su 4 con il 433, lo stesso modulo con cui l’Italia è crollata durante le qualificazioni mondiali. Quel modulo, il 352, i calciatori poi lo hanno imposto al mister, in Italia – Croazia, per vederselo somministrato in recidiva 5 giorni dopo, come in un incubo senza fine.

- Il malato è sempre stato terminale e tutte le cure rivelatesi inutili -.

E poi la gestione delle risorse umane ha confezionato il disastro: perché il pretoriano Di Lorenzo sempre in campo? Questo attestato, più che di stima, di filiazione ha disarticolato le ultime certezze del terzino napoletano. Perché Fagioli con 10 minuti in stagione nelle gambe? Perché lasciare a casa buoni giocatori meritevoli del premio europeo per puntare su scommesse che non hanno mai visto il campo? Perché Mancini alla resa dei conti e non Buongiorno titolare convincente per i precedenti 9 mesi? Può l’infortunio di Acerbi aver compromesso l’impalcatura di una intera squadra? Non è che l’Inter ha al centro della sua difesa Maldini e non ce ne siamo accorti? Senza tenere conto delle precarie condizioni atletiche dei molti che non hanno portato ad alcuna sostituzione se non per infortunio.

Alla bruttezza di tale armata Brancaleone si giustappongono pochi ma paradigmatici orrori statistici: una vittoria su quattro partite; 3 gol fatti e 5 subiti, meno tiri in porta che ammonizioni, e una voglia diffusa più di Formentera che di Quarti di Finale.

Spalletti ha lasciato Napoli stra-convinto che la società azzurra non fosse più all’altezza del suo status. Il suo addio improvviso ha disarcionato, un anno prima della sua naturale scadenza, il progetto azzurro. Chi abbandona in mare una creatura, della città di Napoli e di Spalletti, non merita di viaggiare a vele spiegate verso nuovi orizzonti.

Se poi la ciurma prescelta per il viaggio (e radunata nel mentre di Atreju) è composta da Buffon, Gravina, La Russa, Abodi e Marotta (in versione ombra cardinalizia), e una marmaglia di calciatori che solo ora diventano inadeguati (perché anche a 65 anni le persone hanno famiglia, amano le poltrone comode e pertanto non si accollano prigionieri), il rischio di finire non solo politicamente a testa in giù, ribaltato dalle onde, non è improbabile.

Tra lo stupito e il sardonico il Professor Bellavista, il fu Luciano De Crescenzo, avrebbe chiesto al suo omonimo: “Lucià, t’e fatto buono i conti, si?”. Evidentemente no.

Msds

CLUB ITALIAL’Italia di Spalletti ha da poco strappato il pass per gli Ottavi di finale dell'Europeo. Nessuno lo dice, pe...
25/06/2024

CLUB ITALIA

L’Italia di Spalletti ha da poco strappato il pass per gli Ottavi di finale dell'Europeo. Nessuno lo dice, perché le quattro stelle mondiali che incorniciano lo stemma tricolore impongono una superbia baronale, ma gli azzurri sono ad un turno dal massimo traguardo raggiungibile vista la pochezza tecnica che affligge e deprime la nazionale italiana.

I Quarti di finale rappresentano la perfetta fotografia valoriale del movimento calcistico italiano. Tra l’altro, in ragione di tali considerazioni, la Svizzera, con il suo storico catenaccio, si erge a ostacolo tutt’altro che facilmente addomesticabile.

Un Paese che non conosce il proprio passato è un Paese già morto in quanto privo d’identità. Non si conosce il motivo ma l’italiano medio ha memoria da elefante quando muove verso la storia del calcio.

E così le tre partite tremebonde, di cui la banda di Spalletti è stata protagonista durante il gironcino di qualificazione, hanno acceso rievocazioni benauguranti, in particolare i ricordi battono su Usa ’94.

Infatti, Spalletti e Sacchi seppur giunti a Coverciano in epoche diverse sono stati assunti per le medesime ragioni: riprodurre in nazionale le mirabilie mostrate alla guida dei club.

Tuttavia, ritenere di poter duplicare il lavoro di un club in una nazionale è un assunto ab origine errato: l’Italia è una rappresentativa, gioca ad obiettivi, lavora a singhiozzo. Un CT deve semplificare, non complicare, a maggior ragione quando il talento non abbonda, anzi scarseggia.

I tanti input tattici, di cui Spalletti e Sacchi sono sempre stati molto prodighi, sembrano aver sortito gli stessi effetti su due categorie di giocatori completamente differenti: i supereroi, quelli di Sacchi; onesti lavoratori (tranne Donnarumma), quelli di Spalletti. Eppure la nazionale di quest’ultimo gattona disorientata come quella di Arrigo; che procedeva vaneggiante nel caldo torrido americano.

Il 442 sacchiano sacrificò Zola e Signori, che nella nazionale di oggi sarebbero titolari inamovibili, e fu un esercizio onanistico fintantoché Roberto Baggio ripercorse le gesta di Paolo Rossi e trascinò la squadra in finale mondiale.

Il calcio relazionale di Spalletti, al momento, ha esaltato le doti del portierone di Castellamare di Stabia – il Sud salverà l’Italia, sappiatelo -, la resilienza e l'eleganza di Bastoni e Calafiori e poi però ha piallato i presunti punti di forza del roster: da Barella a Pellegrini e Jorginho, da Di Marco a Chiesa e Scamacca, tutti insufficienti.

Ora che gli Ottavi di finale sono stati raggiunti, chi reciterà la parte di Baggio? Non ce ne sono di divini né di codini. La poca qualità della rosa costituisce davvero un alibi così totalizzante per Spalletti? Con eguali, o ancor più scadenti risorse tecniche, rispettivamente Mancini e Conte hanno trascinato un intero Paese a credere nell’inverosimile: Mancini ha poi vinto, Conte no.

Nell’Italia di Spalletti, invece, non sembra credere neanche lo stesso CT. Essa pare ad un passo dall’essere abbandonata da tutti come ad Usa '94 e Spagna '82.

Baggio e Paolo Rossi non ci sono. Un tabellone potenzialmente favorevole sì. E ora c’è anche un 352 che tradisce i propositi federali (e del mister) ma mette, teoricamente, comodi i migliori azzurri a disposizione… a parte Chiesa.

I Quarti di finale salverebbero tutti. La semifinale trasformerebbe Spalletti in eroe nazionale e gli consentirebbe di preparare al meglio il vero obiettivo del suo mandato: il mondiale canadese del 2026.

Due partite, dunque, a dirimere carriere ed epinici. In un campionato per club due partite sono nulla; in un mondiale o europeo una sola partita vale la vita.

E questa partita, quest'unica partita, si chiama Svizzera.

Msds

Dopo tanto sudore Salvatore Piedimonte è riuscito a recuperare il nostro canale Youtube. Lo annunciamo con una grande ch...
16/06/2024

Dopo tanto sudore Salvatore Piedimonte è riuscito a recuperare il nostro canale Youtube. Lo annunciamo con una grande chicca di Zeman, in gran spolvero alla Domenica Sportiva… Genio 🤣

A - 3 dall'inizio degli Europei!Seguiteci per conoscere le squadre favorite, le possibili sorprese e il potenziale cammi...
11/06/2024

A - 3 dall'inizio degli Europei!

Seguiteci per conoscere le squadre favorite, le possibili sorprese e il potenziale cammino dell'Italia campione in carica.

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Pescara? Io la amo! fonte instagram, profilo ufficiale del Pescara
08/06/2024

Pescara? Io la amo!

fonte instagram, profilo ufficiale del Pescara

E' Ufficiale: Antonio Conte al Napoli!Ci sono in ballo tante parole ma anche tantissime aspettative. Napoli è pronta anc...
05/06/2024

E' Ufficiale: Antonio Conte al Napoli!

Ci sono in ballo tante parole ma anche tantissime aspettative.

Napoli è pronta anche perché sognare non costa nulla...

Ripubblico ancora una volta, perché Sinner da oggi è il primo italiano ad essere N.1 del mondo, ma io esageravo a dire c...
04/06/2024

Ripubblico ancora una volta, perché Sinner da oggi è il primo italiano ad essere N.1 del mondo, ma io esageravo a dire che era un alieno, perché aveva perso, ma come sempre bisogna guardare oltre le sconfitte e soprattutto oltre le vittorie!

Salvio Imparato

La psicologia del tennis non perdona, il primo avversario sei te stesso, devi prima superare la tensione di una finale ATP 1000, che ha mietuto più vittime di Nadal, Federer e Djokovic, se poi servi per il set e ti fai breakkare diventa tutto più difficile. Peccato era una finale che si poteva vincere, complimenti ad Hurkacz, però l’Italia ha scoperto con Sinner di avere un alieno nel tennis!

Uno dei protagonisti principali della stagione trionfale del Real Madrid è stato senza dubbio Jude Bellingham, che ieri ...
02/06/2024

Uno dei protagonisti principali della stagione trionfale del Real Madrid è stato senza dubbio Jude Bellingham, che ieri sera ha ammiccato alla coppa dalle grandi orecchie ed è riuscito poi a sollevarla a spese della sua ex squadra, il Borussia Dortmund. I tedeschi, guidati ancora una volta molto bene da Edin Terzić, hanno dominato il primo tempo con un'intensità fuori scala senza riuscire però a trovare il vantaggio, sprecando diverse occasioni e mettendosi in una condizione tale da non poter non pagare le conseguenze degli errori.
Se è vero che il sodalizio Ancelotti-Real Madrid è la massima espressione possibile della grandezza e della potenza del calcio nella sua dimensione prettamente irrazionale, le partite dei Blancos in questa competizione si possono ormai raccontare prima che vengano giocate senza avere il dono della veggenza, immaginando gli ultimi atti del futuro con la premiazione che anticipa l'evento anziché chiuderlo. Basti pensare al fatto che l'ultima sconfitta in una finale europea risale al 1983 in Coppa delle Coppe contro l'Aberdeen di un giovanissimo Sir Alex Ferguson.
La naturalezza con cui l'inglese classe 2003 ha indossato la divisa più pesante e prestigiosa di tutte assorbendo ogni singola particella della storia gloriosa del club è stata celebrata e sottolineata nella fetta iniziale di questa stagione, durante la quale ha praticamente camminato sulle acque, segnato gol a raffica e indirizzato le partite nei momenti topici, ma la dedizione e l'umiltà con le quali si è messo a disposizione della squadra man mano che cresceva il livello e l'importanza delle sfide costituiscono al tempo stesso un'ulteriore prova poco evidenziata della sua dimensione di fuoriclasse assoluto. Accettare il ridimensionamento in termini di protagonismo in zona gol abbracciando uno spirito di sacrificio è stata una delle chiavi del successo, perché anteporre il "noi" all'"io" è un passo fondamentale per stazionare ai massimi livelli e in una squadra come il Real Madrid, la cui maestosità risiede anche nei dettagli.
La serenità e la leggerezza con cui Carlo Ancelotti trasmette i pochi ed essenziali concetti ai suoi giocatori fanno sempre la differenza, e ovviamente hanno avuto un peso specifico notevole anche nel convincere Bellingham a "sporcare" la forma elegante e artistica del suo gioco in favore della causa.
Il numero 5 è calato un po' a livello fisico nel corso della stagione ed è stato in generale meno brillante del solito nelle scelte con il pallone, ma ha dimostrato di essere già campione vero anche nelle sfumature e negli aspetti meno visibili agli occhi.

Gioacchino Piedimonte

HISTORIANon c'era alcuna linea temporale che non prevedesse il Real Madrid per la quindicesima volta campione della Cham...
01/06/2024

HISTORIA

Non c'era alcuna linea temporale che non prevedesse il Real Madrid per la quindicesima volta campione della Champions League.

Anzi, in realtà, una linea temporale a disposizione del Borussia Dortmund c'era e presupponeva che Adeyemi segnasse l'uno a zero una volta ritrovatosi solo davanti al Drago Courtois.

Sbagliato quel gol, è stato come cronometrare l'ineluttabilità.

Msds

La sensazione è quella di un matrimonio di convenienza con scambio di anelli accompagnato da sorrisi di circostanza. De ...
01/06/2024

La sensazione è quella di un matrimonio di convenienza con scambio di anelli accompagnato da sorrisi di circostanza. De Laurentiis a metà tra l’ammissione di responsabilità e un chiaro messaggio all’ambiente: dal caos deprimente all’ordine praticamente militaresco, con una scelta molto forte e prestigiosa. Conte nella sua comfort zone, con un ambiente spento che solo il suo fuoco può riaccendere e terreno fertile sul piano della comunicazione, sapendo di poter lanciare all’occorrenza frecciatine chirurgiche al presidente senza mai ricevere le critiche di una larga fetta di tifosi, che anzi lo supporterebbe a spada tratta.
Una stagione senza coppe, un decimo posto come base di partenza e un mercato potenzialmente interessante possono costituire le fondamenta ideali per il Conte allenatore, che già a suo tempo si era espresso in maniera favorevole nei confronti della piazza partenopea, in teoria allineata all’energia sfrenata con la quale il leccese vive il proprio mestiere.
Non è un mistero che l’ex Tottenham volesse ripartire dal campionato italiano, nello specifico dalla Juventus, in cima alla sua lista di desideri e attesa invano fino a quando gli è stato possibile, ma per la considerazione che in primis lui nutre di sé stesso, non deve aver accolto con piacere il fatto di non essere stato considerato da club europei di prima fascia in un’estate di profondi cambiamenti come questa.
Parliamo d’altronde di un grande allenatore e di un lavoratore formidabile, garanzia però sia in positivo nel breve termine che in negativo per quanto i riguarda i rapporti duraturi e i problemi generati dal suo ego, quasi sempre troppo ingombrante per non causare rotture dolorose e pesanti per le società di riferimento. Le dirigenze di alto livello, per quanto guidate recentemente dalla confusione e da scelte dall’impatto controintuitivo, tengono in forte considerazione anche questi aspetti nel processo di valutazione dei profili.
Se da un lato appare scontato immaginare che nessuna delle due personalità forti e burrascose di Conte e De Laurentiis possa vivere se l’altra sopravvive, è doveroso dall’altro riconoscere il valore enorme della chiamata del presidente dopo gli evidenti errori commessi in una stagione che per motivi fisiologici sarebbe in ogni caso stata difficile da condurre.

Gioacchino Piedimonte

JOSÉ LUIS MENDILIBAR, L'INCANTATORE DI SERPENTISegni particolari: niente da rilevare. Così recita la carta d'identità di...
31/05/2024

JOSÉ LUIS MENDILIBAR, L'INCANTATORE DI SERPENTI

Segni particolari: niente da rilevare. Così recita la carta d'identità di José Luis Mendilibar, allenatore spagnolo che ha dedicato tutta la vita al calcio iberico di provincia.

Nel pallone povero ma volenteroso, dove contano i polmoni e il cuore ben più dei piedi e del cervello, Mendilibar ci ha sguazzato per una carriera intera a tal punto da diventare un porto sicuro per le squadre spagnole alla ricerca della salvezza.

Nonostante l'origine e la formazione calcistica basca, Mendilibar ha scelto una strada diversa dai suoi conterranei. Rigetta il calcio barocco e accoglie un tatticismo attendista: difesa a tre, centrocampo folto per quanto possibile, due o tre giocatori di talento lì davanti.

Lo scopo è sempre quello di abbassare i ritmi della partita, fino a spegnerli.

Lanci lunghi, proteste, falli, contropiedi che sono un fremito più che un sussulto, tiri dalla distanza per chiudere l'azione, perdite di tempo, una corsa all'indietro e non in avanti.

Durante questo bailamme d'inutilità pallonara, gli avversari rischiano di addormentarsi con il possesso palla in mano. Spazi non ce ne sono. Né cambi ritmo. È una noia la partita. Gli sbadigli sopravanzano i cori.

È come quando l'incantatore di serpenti inizia a suonare la melodia che ipnotizza il cobra. Apparentemente non fa nulla di straordinario se non placare l'istinto omicida di un rettile velenosissimo. Del pari Mendilibar addormenta l'avversario per poi batterlo quando meno se lo aspetta.

Certo, se si tratta di salvare un club dalla retrocessione e bisogna fare punti ovunque sia possibile, siffatta strategia risulta pertinente.

La straordinarietà di José Luis sta però nell'aver trasformato notti da giacca e cravatta, da skyline e rooftop, in serate da psicodramma collettivo.

Un uomo qualunque, potenzialmente un semplice pensionato, miete due coppe internazionali un anno dopo l'altro. Prima l'Europa League con il Siviglia ai danni della Roma, poi la Conference League con l'Olympiakos ai danni della Fiorentina. Due dei club più importanti del calcio italiano messi a dormire da un intreccio di note dissonanti e pratiche indiane. Due tifoserie agonizzanti dall'attesa della vittoria finite con il proiettile più ficcante: il rimorso.

In entrambe le circostanze, infatti, Mendilibar ha vinto da sfavorito sfruttando addirittura qualche decisione arbitrale errata. Il destino ha premiato l'anonimato di un allenatore al di sopra di ogni sospetto circa la sua bravura internazionale.

13 squadre in 30 anni di carriera. Sul letto degli Hotel sempre una valigia e un biglietto del treno accanto. Molto più di uno dei tanti, piuttosto un guardiano del tempo. Non si nota ma si vede quando il suo serpente ormai ha già morso e il destino è tornato al suo posto.

Roma e Fiorentina non potevano vincere, solo che non lo sapevano. Nessuno lo sapeva. Era tutto falso, un banale sogno. Nessuno immaginava, tranne Mendilibar e la sua crudele realtà.

Msds

Il terribile livello tecnico in generale della partita ha reso ancora più snervante l'attesa della beffa, che più o meno...
30/05/2024

Il terribile livello tecnico in generale della partita ha reso ancora più snervante l'attesa della beffa, che più o meno tutti sapevano che sarebbe arrivata.
La paura con cui è scesa in campo la Fiorentina è stata molto probabilmente figlia del modo in cui ha perso la finale dello scorso anno contro il West Ham. L'attenzione in fase difensiva, eccezion fatta per lo svarione da matita blu di Ranieri, è stata alta, con Terracciano e Milenković sugli scudi, ma il poco coraggio con cui è stato approcciato il confronto ha portato i viola a snaturarsi e a ricorrere alla palla lunga sistematica prima con un Belotti impalpabile e poi con uno Nzola non all'altezza, consentendo all'Olympiakos di condurre dal punto di vista tattico e strategico il piano gara più in linea con le proprie volontà e caratteristiche.
Sono certamente mancati all'appello giocatori di riferimento come Bonaventura e Nico González, ma rimane la perplessità legata ai 105 minuti in panchina di Lucas Beltrán, che avrebbe di base potuto dare alla causa qualcosa in più rispetto a chi invece lo ha preceduto nelle sostituzioni.
I greci si sono ritrovati a giocare la loro prima finale europea ad Atene e a ridosso del centenario, riuscendo con malizia e "fortounis" a volgere l'inerzia a proprio favore e a sfruttare gli incastri e i segnali positivi dell'evento. Per la seconda stagione consecutiva Luis Mendilibar condanna una squadra italiana nell'ultimo atto di un torneo europeo.
La Fiorentina ha peccato di ingenuità e si è persa ancora una volta nell'imprecisione, incapace di dare ordine al caos. Vincenzo Italiano ha trasmesso un po' di pressione alla squadra nel momento topico, ma in questi anni ha alzato talmente tanto l'asticella che a stento si sottolinea il fatto che abbia ricollocato i viola sulla cartina geografica calcistica conducendola praticamente sempre in fondo a tutte le competizioni.
Il suo mandato lascia un retrogusto amaro, ma il lavoro complessivo con un materiale non di primissimo livello è stato eccellente, anche perché negli anni antecedenti al suo approdo in Toscana le stagioni terminavano in zona retrocessione.

Gioacchino Piedimonte

Il sorriso di Zeman ad un pranzo con il figlio Karel, Antonio Giordano e Filippo Fusco 😍
27/05/2024

Il sorriso di Zeman ad un pranzo con il figlio Karel, Antonio Giordano e Filippo Fusco 😍

https://www.twitch.tv/gruppozemantvUltima live del campionato!Ultimissimi commenti sulla stagione 2023/2024, seguiteci!
27/05/2024

https://www.twitch.tv/gruppozemantv

Ultima live del campionato!

Ultimissimi commenti sulla stagione 2023/2024, seguiteci!

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La drammaticità estrema della situazione era dettata dalla tensione sia per l’Empoli che per il Frosinone contemporaneam...
26/05/2024

La drammaticità estrema della situazione era dettata dalla tensione sia per l’Empoli che per il Frosinone contemporaneamente, con la consapevolezza che non potessero più farcela entrambe. Davide Nicola con Niang ha compiuto l’ennesimo capolavoro, salvando la rosa più debole del campionato e certificando la capacità immensa di incidere nel breve termine a livello mentale in determinati contesti. Lo psicodramma per Di Francesco era purtroppo telefonato da tempo e scritto come lo 0-1 di stasera. C’è da essere umanamente dispiaciuti per lui. Al netto degli errori commessi, il suo lavoro non meritava questo epilogo, è stato anche molto sfortunato.
L’Udinese, al pari del Sassuolo, avrebbe dovuto scontare colpe ben specifiche: stagnazione e passività gestionale, condite ormai dalla volontà di restare costantemente a galla senza un piano di crescita e di sviluppo concreto dal punto di vista tecnico. L’oscillamento tra mediocrità e anonimato, d’altronde, è apparso piuttosto evidente anche dal ricambio costante di guida tecnica senza che nessuno se ne accorgesse realmente, con a prescindere sempre un unico sistema di riferimento e una metodologia stantia, priva di guizzi e segnali di futuro.
Si augura al Frosinone di ripartire dalla signorilità di Stirpe e dalle qualità di Angelozzi.

Gioacchino Piedimonte

MARCO OPPENHEIMER BARONIIl 14 Marzo GruppoZeman.com scriveva: "... La violenza finanziaria sta dilagando anche nei bassi...
25/05/2024

MARCO OPPENHEIMER BARONI

Il 14 Marzo GruppoZeman.com scriveva: "... La violenza finanziaria sta dilagando anche nei bassifondi della classifica di serie A. L'Hellas Verona sta impressionando in campo ma molto meno fuori dal rettangolo verde di gioco. La Guardia di Finanza ha sequestrato il 100% delle azioni della società scaligera. La procura di Bologna, che indaga sul patron Setti per bancarotta fraudolenta, sostiene che l'imprenditore abbia dismesso quote del Verona per indebolire il patrimonio della sua holding di riferimento la Star Ball Srl in cui l’Hellas tutt'ora gravita".

Nel frattempo, la Procura di Bologna ha dissequestrato le quote del Verona detenute dalla Star Ball Srl. Dal curatore giudiziario si è tornati ai sigari del Presidente Setti in Tribuna.

Nondimeno il provvedimento giudiziario ha costretto la società scaligera a dissolvere il patrimonio tecnico della squadra. Gennaio ha lasciato in dote le briciole. I big rimasti in gialloblu erano pochissimi: Montipò, Lazovic e il prodotto del vivaio Coppola.

Pur tuttavia il Ds Sean Sogliano ha ricostruito in due settimane un gruppo degno di nota. Il vero miracolo però lo ha compiuto Marco Baroni, l'allenatore della squadra.

Da calciatore era un libero vecchio stile: elegante, leve lunghe, il suo lancio quasi rugbistico. Fu acquistato dal Napoli come erede di Renica. Non ricalcò la carriera (peraltro sfortunata) del difensore di origine scaligera. Questo non impedì a Marco di vincere il secondo tricolore del Napoli segnando il gol scudetto in un San Paolo truccato a festa.

La sua carriera da mister decolla alla guida della Juventus primavera con la quale vince un torneo di Viareggio e una Coppa Italia, proprio al San Paolo di Napoli. Contro il Napoli Junior. Resta di quella serata il rude rimprovero di Baroni nei confronti del suo calciatore juventino che provocò il pubblico napoletano dopo aver siglato la rete della vittoria finale.

Dopo la fortunata esperienza juventina, Baroni diventa un habitué della cadetteria. Alterna due promozioni a qualche risultato non eccezionale. A Lecce la maturazione del tecnico, a volte rapito dall'ansia del risultato, trova sublimazione. Prima raggiunge la promozione e poi la salvezza.

Anche questa volta, come spesso era già accaduto, non convince gli addetti i lavori nonostante i risultati di pregio. Così giunge a fine anno alla risoluzione consensuale con il Ds leccese Pantaleo Corvino.

Sebbene Baroni abbia cambiato la storia recente del Lecce, nessun presidente di A è disposto a puntare su di lui, anche per un low profile mai particolarmente apprezzato in Italia. Alla fine si palesa il Patron del Verona Setti, il quale però, dopo le annate mirabolanti di Juric e Tudor, sembra voler confermare la politica di disarmo già avviata l'anno precedente e culminata con il vittorioso spareggio che condannò lo Spezia alla B.

Infatti l'avvio di Baroni è volenteroso ma nei risultati drammatico. La Guardia di Finanza pare vibrare il colpo di grazia: mezza squadra venduta e un mercato di riparazione al risparmio. Così Baroni accoglie un'intuizione euristica. Ad un Verona considerato spacciato chiede di accentuare quel calcio sbarazzino che già andava delineandosi durante il periodo negativo.

Baroni accantona l'intransigenza ideologica della difesa a tre. Vara un 4231 mobile dove, davanti alla certezza Montipò, svettano il giovane Coppola e il redivivo Magnani. Sulle fasce sfreccia chi ne ha. In mezzo al campo Folorushno, Duda e Serdar a dare sostanze e geometrie. Suslov, che potenzialmente è un gioiello di giocatore, è deputato a rompere le scatole alle difese avversarie. Lazovic non manca mai all'appello. Puntuale ogni anno quando bisogna mettere fieno in cascina.

E poi? Manca la punta. Scarta tutti gli investimenti invernali. La maggior parte non all'altezza. Tranne uno: Noslin. Un ragazzo che cinque anni fa non giocava nemmeno tra i professionisti. Al Fortuna Sittard in Olanda, da dove il Verona lo ha prelevato, si destreggiava all'ala. Ha però un fisico alla Cristiano Ronaldo. Una sana ignoranza calcistica. In campo aperto è una freccia e stacca da terra come un razzo missile. A Marco Baroni piace proprio come attaccante. Non fa sponde di pregio, non è un cecchino dell'area di rigore, ma tiene le difese sempre in apprensione grazie ad un attacco alla profondità notevole.

Si va così ma si va lontano. L'Hellas è salvo con una giornata di anticipo.

Inzaghi ha spiegato calcio in modo universitario. Motta ha insegnato cos'è il genio, la relatività di Einstein applicata al calcio. Beh, dal canto suo, Baroni ha offerto una personale interpretazione del ruolo di Oppenheimer. Ha guadagnato la ribalta sulle macerie della distruzione. Non vincerà il premio stagionale di migliore allenatore dell'anno ma lo avrebbe meritato senza alcun dubbio.

Msds

YOUTHQuesta st*****ta del calcio finisce (forse), la vita va avanti. Si parla della vita di Claudio Ranieri che ha annun...
23/05/2024

YOUTH

Questa st*****ta del calcio finisce (forse), la vita va avanti. Si parla della vita di Claudio Ranieri che ha annunciato di chiudere la sua carriera da allenatore di club. L'appena conclusasi Cagliari - Fiorentina 2-3, valida per l'ultima giornata del campionato 2023-2024, è stata l'ultima partita alla guida di una società calcistica del mister.

Claudio Ranieri ha finito per rappresentare la perfetta sintesi tra l'apatia iniziale di Fred (Michael Caine) e l'entusiasmo fanciullesco di Mick (Harvey Keitel), i due protagonisti del film "Youth" di Paolo Sorrentino (acclamato in questi giorni a Cannes per la sua nuova opera "Parthenope" dedicata a Napoli).

Da una parte, Ranieri non aveva alcuna voglia di giungere all'esiziale momento in cui un gruppo di calciatori sarebbe stato costretto a confessargli che no, non era più all'altezza di guidarlo; dall'altra, non poteva pensionare la passione di una vita senza un ultimo concerto d'amore per lei, per la palla, che un secolo fa gli rubò il cuore rotolando in rete.

A differenza di Fred, Ranieri non ha dovuto perdere il suo amico Mick per trarre le inevitabili conclusioni. Né ha mai dovuto superare alcun impasse esistenziale. La sua proverbiale compostezza e compiutezza gli hanno permesso d'empatizzare perfino con lo scorrere del tempo.

E l'ultimo concerto non poteva non tenerlo presso la terra, Cagliari, dove molto se non tutto della sua carriera professionale è cominciato. In seguito, trent'anni di panchine in giro per l'Europa, giammai cercando la giovinezza perduta. Per questo, costantemente motivato ed equilibrato, conscio dei suoi pregi e difetti. Esattamente come le sue squadre, colpevoli a volte di mancare dell'adeguata dose di follia.

Dal suo esordio è trascorso così tanto tempo da aver potuto sostituire l'etichetta di allenatore moderno con quella di mister superato nelle idee e nei principi.

Nel mezzo, tanto calcio verticale. Un 442 declinato in tutte le sue forme pure e spurie. In anticipo sui tempi, il ritmo delle sue squadre, a tratti incessante. Tra coppe nazionali assortite, l'exploit di Ranieri avviene in Inghilterra, proprio dove quel modo di stare in campo coraggioso e resiliente lo hanno inventato.

Dopo Juve, Inter, Roma, Napoli, Fiorentina, Valencia, Chelsea, il tecnico capitolino piazza l'acuto a Leicester. Piccola cittadina britannica circondata dai regni ricchissimi e blasonati di una Premier divenuta nel frattempo campionato più bello e difficile al mondo. Contro ogni pronostico, un Claudio Ranieri già canuto vince il campionato e conquista l'epiteto di Sir Claudio Ranieri.

Un epiteto azzeccatissimo perché l'uomo ha impersonificato la sartoria italiana: lo stile, il garbo, le emozioni, la personalità, le radici. Ha cucito su misura tutti gli abiti possibili e immaginabili alle proprie squadre; che hanno giocato trasversalmente, dall'estetico al pratico, purché leonine sempre.

Romanista dichiarato, ma romano de Roma quando c'era da giocare in difesa contro le troppe critiche e le confidenze non concesse, da ultimo è tornato all'ovile, a Cagliari, dove ha raccolto il progetto rantolante del presidente Giulini.

Sovvertendo i bookmakers, Ranieri ha dapprima rimessa in sesto la squadra e poi strappato la serie A al Bari dei De Laurentiis proprio all'ultima curva dei Play off promozione. Al San Nicola, quella sera di un anno fa, il team cagliaritano non solo ha trovato il salto di categoria ma anche la sua comfort zone, la casa Cesarini cui avrebbe bussato più e più volte successivamente.

Infatti, in Sardegna, anche le compagini di serie A hanno perso punti allo scoccare dei minuti di recupero. E così, con rimonte incredibili e difese arcigne, una squadra lacunosa come il Cagliari ha centrato una salvezza difficile da ipotizzare ma ideata sul sacrificio e sulla lotta.

Eppure non sempre l'all-in delle lacrime e del sangue ha pagato. Durante la stagione Ranieri aveva rassegnato le dimissioni. Non sarebbero state le prime. D'altronde i risultati non arrivavano più. Il gusto della fatica non produceva più effetti. Le dimissioni o l'esonero potevano rimediare all'irrimediabile.

E invece i due capitani del Cagliari, Deiola e Nandez, i pirateschi Scuffet, Lapadula e Viola, gli eccentrici Luvumbo e Makoumbou e le scoperte Dossena e Prati (strappato alle grinfie della C per volere dello stesso Ranieri) hanno impugnato la decisione del mister. "Non siamo Kanté, Mahrez e Vardy ma resta che ci salviamo", gli hanno detto.

In Gennaio sono arrivati due improbabili rinforzi: Yerri Mina dalla Fiorentina e Gianluca Gaetano dal Napoli. Per qualche partita sono apparsi sotto le sembianze mariane di Passarella e Francescoli, ma giusto il tempo per salvare la categoria e riconoscere il meritato tributo ad un gigante del calcio italiano che ha detto alla fine stop. Va bene così. Arrivederci. Non ha altro da dire, non ha altro amore da confessare.

Casomai lo si ritroverà sulla panchina di una nazionale esotica, perché no. Lo ha spifferato stesso lui tra i denti. Altrimenti, pari e patta, gli si potrà parlare al tavolino di un Bar... di Roma naturalmente. Tanto offre lui, anche i suoi ricordi senza nostalgia, come sempre.

Msds

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