24/09/2021
LA NUOVA SICUREZZA INFORMATICA - TERZA PARTE
Cinque sono gli obiettivi della nuova strategia di digitalizzazione.
Primo obiettivo è “diffondere l’identità digitale, assicurando che venga utilizzata dal 70% della popolazione”. Gli investimenti saranno utilizzati per il miglioramento dei servizi digitali per i cittadini e per la trasformazione delle PA nell’infrastruttura cloud e l’interoperabilità dei dati.
Servizi come pagoPA, la piattaforma per i pagamenti verso la PA e l’app IO, il punto unico di accesso per i servizi pubblici digitali, saranno migliorati, mentre comparirà una nuova piattaforma unica di notifiche digitali, per l’invio di notifiche con valore legale in modo interamente digitale, riducendo i tempi di invio tra PA e cittadini, le spese di spedizione e i problemi legati al mancato recapito.
Il sistema di identità digitale, ricordiamo gli attualmente esistenti SPID e CIE, saranno potenziati seppur con una semplificazione per l’utente, rendendo la user experience accessibile sempre più a tutti.
Il secondo obiettivo è “colmare il gap di competenze digitali, con almeno il 70% della popolazione che sia digitalmente abile”, ossia alla digitalizzazione dei servizi e delle infrastrutture deve affiancarsi ovviamente un percorso di alfabetizzazione digitale che coinvolga i diretti cittadini.
Le fasce della popolazione a cui è maggiormente dedicata questa azione sono quelle a maggior rischio di subire le conseguenze del digital divide. Le più tradizionali piattaforme educative, di istruzione e di supporto all’inserimento nel mondo del lavoro, saranno affiancate da esperienze di facilitazione digitale sul territorio e il Servizio Civile Digitale, fino a coinvolgere circa tre milioni di cittadini.
Il terzo obiettivo riguarda i servizi in cloud e infatti mira a “portare circa il 75% delle PA italiane a utilizzare servizi in cloud”. In questo caso l’approccio deve essere “cloud first”, ossia prevedere la migrazione dei dati e degli applicativi informatici delle singole amministrazioni verso un ambiente cloud.
È emblematico che il 95% dei circa 11mila data center utilizzati dagli enti pubblici italiani non è in regola in termini di sicurezza, affidabilità, capacità elaborativa ed efficienza. Le amministrazioni centrali potranno scegliere tra la migrazione sul Polo Strategico Nazionale, PSN, nuova infrastruttura dedicata cloud localizzata sul territorio nazionale, e il cloud “public” di uno tra gli operatori di mercato certificati.
Il livello di digitalizzazione delle PA italiane ha bisogno di essere portato al pari degli altri paesi, per combattere la ridotta produttività e lo spreco di risorse, che si registra ormai da tempo, e per cittadini e imprese il fatto che le diverse amministrazioni non siano interconnesse tra loro rappresenta un ostacolo, ecco che il quarto obiettivo di Italia Digitale 2026 è proprio “raggiungere almeno l’80% dei servizi pubblici essenziali erogati online”.
Verrà creata, quindi, la Piattaforma Nazionale Dati, che permetterà al cittadino di creare un unico profilo digitale, disponibile a tutte le amministrazioni, le quali disporranno di un catalogo centrale di “connettori automatici” (le cosiddette “API” – Application
Programming Interface) consultabili e accessibili tramite un servizio dedicato.
Infine, “raggiungere, in collaborazione con il Mise, il 100% delle famiglie e delle imprese italiane con reti a banda ultra-larga” è il quinto obiettivo, che coinvolgerà non solo le famiglie italiane sulla pen*sola, ma anche le isole, così come le scuole, la sanità e il 5G per le zone mobili a fallimento di mercato, quelle in cui attualmente ci sono solo reti 3G.
A livello europeo si mira a garantire una connettività a 1 Gbps per tutti e la piena copertura 5G delle aree popolate entro il 2030, attraverso la strategia europea Digital Compass. L’Italia vuole
raggiungere connessioni a 1 Gbps su tutto il territorio nazionale entro il 2026, 4 anni in anticipo rispetto all’UE.
L’Italia sarà la prima a beneficiare in Europa dei due strumenti del NextGeneration UE: il Dispositivo per la Ripresa e Resilienza, RRF, che garantirà risorse per 191,5 miliardi di euro per il quinquennio 2021-2026, di cui 68,9 miliardi a fondo perduto, e il Pacchetto di assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori di Europa, REACT-EU.
Come ha dichiarato lo stesso Draghi, l’Italia attingerà a questi finanziamenti tramite i prestiti della RRF, stimati in 122,6 miliardi.
“Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura” mira alla modernizzazione digitale delle infrastrutture di comunicazione del Paese, nella Pubblica Amministrazione e nel suo sistema produttivo.