01/09/2023
In questi ultimi mesi stiamo assistendo ad un ritorno delle posizione negazioniste in molti giornali e talk show italiani. Come esperti a sostegno di queste posizioni vengono invitati sempre gli stessi 2-3 scienziati, con nessuna competenza nello studio del cambiamento climatico e delle sue cause.
Tra questi, il più vicino alla scienza del clima è senz'altro Franco Prodi, fisico dell'atmosfera. Le sue posizioni sono lontane da quelle della comunità scientifica negando sia il ruolo antropico del cambiamento climatico, sia la manifestazione dello stesso negli eventi estremi. Prodi è solito citare un recente studio pubblicato su una rivista non specializzata in studi climatici, e con un "fattore di impatto" relativamente basso [1]. Nello studio concludono che la mancanza di tendenze per gli eventi estremi da loro considerati non confermerebbe la crisi climatica in atto.
Questo studio è stato ora ritirato [2], dopo un'inchiesta scaturita dalle forti critiche ricevute, in quanto presenta problemi profondi che non lo rendono più attendibile.
E' un complotto della fantomatica eco-lobby supportata dai climatologi mainstream? Ovviamente no. Il ritiro di alcuni articoli, sebbene molto spiacevole per gli autori, non è una cosa nuova nel mondo scientifico.
Ma perché l'articolo è stato ritirato?
Innanzitutto l'articolo voleva essere una semplice sintesi delle attuali conoscenze nel campo degli eventi estremi. Non portava dei risultati nuovi. Queste “review” sono normali nel campo scientifico, sebbene sugli eventi estremi ci sia un intero capitolo dell'IPCC dedicato ad essi. Ebbene, nonostante il sesto report IPCC [3] sia stato pubblicato un paio di mesi prima dell'invio di questo articolo alla rivista, molti dei dati e delle conclusioni mostrate nell'articolo fanno riferimento al quinto rapporto, pubblicato otto anni prima. Un punto di debolezza non da poco.
A questo si aggiunge il fatto che gli autori hanno presentato le conclusioni in modo parziale, esaltando in particolare le tendenze che non hanno un aumento chiaro, il cosiddetto “cherry picking”. Un esempio è quello dei cicloni tropicali: gli autori sottolineano la mancanza di un segnale di aumento di tutti gli uragani, un fatto conosciuto e previsto da molti modelli. Gli autori però omettono che ci sia un aumento di quelli più intensi [4], cosa prevista dai modelli, probabilmente favorito dalle emissioni antropiche [5]. Esistono poi altri fattori in cui l'uomo sembra giocare un ruolo, come lo spostamento verso i poli dell'intensità massima raggiunta dai cicloni [6]. Tutto questo viene dimenticato dagli autori.
Gli autori danno poi risalto a fenomeni estremi come i tornado, sottolineando l'impossibilità di determinare una tendenza di aumento, ma la scienza climatica non ha una previsione chiara sul futuro dei tornado in un mondo più caldo, essendo fenomeni a piccola scala la cui evoluzione futura è di difficile comprensione. Invece, le ondate di calore, un segnale ormai chiaro del cambiamento climatico in atto, sono a malapena accennate. Sugli eventi estremi di precipitazione, gli autori sono molto tiepidi, scegliendo particolari studi che sosterrebbero tale posizione, ma dimenticando come studi su riviste importanti mostrano ormai un segnale globale [7-9]. Non a caso IPCC conclude:
“Le precipitazioni medie globali su terra sono probabilmente aumentate dal 1950, con un tasso di aumento più rapido dagli anni '80” e “La frequenza e l'intensità degli eventi di precipitazione intensa sono aumentate, dagli anni '50, nella maggior parte delle aree di terra per le quali i dati osservativi sono sufficienti per un’analisi della tendenza (alto livello di confidenza) e il cambiamento climatico causato dall'uomo è probabilmente il fattore principale.” [10-11]
Sulla siccità gli autori riprendono una conclusione molto cauta presente nel report IPCC del 2013, ma da allora abbiamo maggiori conoscenze che hanno portato a trovare un segnale antropico nelle siccità su scala globale [12]. Lo stesso nuovo report di IPCC parla di un segnale emergente. Gli autori poi dedicano una parte dell'articolo al rinverdimento del Pianeta, per sostenere la narrazione secondo la quale la CO2 sia vita, mostrando alcuni grafici di rese agricole. Ma questo non ha nulla a che fare con uno studio sugli eventi estremi. A questo cherry picking si aggiungono delle analisi statistiche deboli e in alcuni casi assenti.
In conclusione, questo articolo non sarebbe mai dovuto essere pubblicato e non a caso gli autori hanno scelto una rivista non di settore e di basso impatto. Il ritiro è una diretta conseguenza di tutto questo.
Roberto Ingrosso