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Enpaia in ottima forma chiude il 2019 con un avanzo di 15 milioniLa Fondazione Enpaia chiude il Bilancio 2019 portando a...
15/07/2020

Enpaia in ottima forma chiude il 2019 con un avanzo di 15 milioni
La Fondazione Enpaia chiude il Bilancio 2019 portando a casa un avanzo economico di 15 milioni di euro, un calo dei costi e un aumento dei ricavi, un aumento di iscritti e contributi, un incremento delle riscossioni e una diminuzione dei crediti. E per il 2020 ha varato una serie di misure, messe in campo all’inizio dell’anno, per sostenere aziende e lavoratori a fronteggiare le conseguenze della crisi sanitaria da Covid-19.

Il risultato netto di 15 milioni di euro (nel 2018 era di circa 2 milioni di euro), è il frutto di un mix fatto di una buona redditività del patrimonio investito, di un aumento dei ricavi e di un calo dei costi. Nel 2019, infatti, il risultato della gestione finanziaria della Fondazione è stato molto positivo, generando un rendimento netto del 2,7%, in aumento rispetto al 2018 (era il 2.4%). Mentre il rendimento netto della componente immobiliare è stato del 2%, in crescita rispetto al 2018 (era 1.6%).

I ricavi delle gestioni evidenziano una ripresa delle performance, rispetto ai risultati registrati nell’esercizio precedente, attestando un incremento dei ricavi complessivo di 8.8 milioni di euro, pari a +4%. Mentre i costi delle gestioni evidenziano un decremento del 2% rispetto all’esercizio precedente.

Le entrate contributive hanno fatto registrare una crescita del 3,2% rispetto all’esercizio precedente confermando un trend in aumento (la crescita registrata durante l’esercizio 2018 – 2017 era del 2,3%). E anche gli iscritti segnano un aumento nel 2019 attestandosi a 38.324 (contro i 38.052 del 2018) . Così come pure le aziende risultano in crescita passando da 8.300 a 8.494.

Le attività di riscossione di contributi, sanzioni ed oneri accessori, di competenza 2019, sono aumentate di 7.376.198 euro (+5,3%), passando da 139.025.949 del 2018 a 146.402.147. Mentre il credito complessivo per contributi registra una flessione dell’8% sul 2018 attestandosi a 73.034.784.

Enpaia, inoltre, per fronteggiare l’emergenza Coronavirus ha messo in campo una serie di misure a sostegno di iscritti e imprese come, ad esempio, la sospensione del versamento dei contributi per le aziende iscritte (dall’8 marzo al 30 settembre 2020 con la possibilità per le aziende di rateizzare i versamenti sospesi da ottobre in 5 rate mensili); lo stanziamento di 25 milioni di euro da destinare alla decontribuzione delle aziende iscritte; uno stanziamento di 3.8 milioni di euro a favore dei lavoratori delle aziende iscritte.

“Nonostante un 2020 iniziato in salita a causa dell’emergenza sanitaria – dice il Presidente della Fondazione Giorgio Piazza – Enpaia guarda con fiducia al futuro sulla scorta degli ottimi risultati conseguiti nell’esercizio passato che garantiscono la sostenibilità economica della gestione ordinaria e un solido patrimonio che assicura la copertura degli impegni previdenziali nel lungo periodo”.

“Siamo soddisfatti – afferma il Direttore Generale, Roberto Diacetti – del cambio di passo realizzato dalla Fondazione nel 2019, che trova riscontro nel bilancio consuntivo: in particolar modo dell’innalzamento dell’indice di redditività sia della componente mobiliare che immobiliare del patrimonio, ma anche della riduzione dei costi che evidenziano una gestione improntata all’efficienza coniugata con la prudenza, doverose per una cassa previdenziale come l’Enpaia”.



Francesco Gagliardi
(Responsabile Area Marketing e Comunicazione Fondazione Enpaia)

https://www.previdenzaagricola.it/2020/07/11/enpaia-in-ottima-forma-chiude-il-2019-con-un-avanzo-di-15-milioni/

I fondi pensione e gli investimenti in economia realedi Paolo PellegriniVicedirettore MefopI fondi pensione sono investi...
15/07/2020

I fondi pensione e gli investimenti in economia reale
di Paolo Pellegrini
Vicedirettore Mefop

I fondi pensione sono investitori istituzionali di lungo periodo: oltre alla propria funzione pensionistica – raccolta contributi, gestione efficiente ed erogazione delle prestazioni – in quanto investitori pazienti, sono nelle condizioni migliori per ottimizzare il rapporto rischio/rendimento nel lungo periodo, accettando maggiori oscillazioni degli investimenti nel breve periodo a fronte di maggiori rendimenti attesi. Per questo motivo sono i soggetti che meglio di altri possono investire in titoli azionari.

La possibile funzione dei fondi pensione quali investitori istituzionali, in effetti, era ben presente nel disegno del legislatore degli anni ’90: avendo un lungo orizzonte temporale, si pensava che avrebbero potuto sostenere la crescita dimensionale delle aziende italiane, rafforzandone la capitalizzazione, affiancando nuove fonti di finanziamento a quelle dei tradizionali canali bancari.

Sin dall’origine, però, sono stati posti dei limiti prudenziali, per evitare che si assumessero partecipazioni di controllo o livelli di concentrazione eccessiva, soprattutto in investimenti correlati ai settori di appartenenza delle imprese tenute al versamento della contribuzione.

Molto importante, inoltre, è l’attenzione assegnata all’esercizio dei diritti di voto. In quanto investitori istituzionali, i fondi pensione, azionisti di minoranza delle imprese, sono stati invitati ad esercitare il c.d. azionariato attivo (cfr. di recente la Direttiva Shareholders rights 2).

Va detto però che nei primi 20 anni di vita dei fondi pensione negoziali, gli investimenti in economia reale italiana e nelle infrastrutture – che rappresentano il principale volano per lo sviluppo dell’economia reale del Paese – sono stati mantenuti a livelli contenuti.

Investimenti in titoli azionari italiani ed esteri dei fondi pensione negoziali e aperti (fonte PrediIDATA Mefop)

Le ragioni di questa prudenza sono varie, principalmente legate alla fase di avvio dei fondi pensione, ad esempio la quantità di risorse inizialmente troppo limitate per consentire investimenti effettivamente diversificati. Inoltre, l’investimento in economia reale, sostanziandosi nella scelta di fondi di private equity o venture capital, necessita di elevate competenze per la selezione e il monitoraggio, che non sempre erano presenti nella fase di avvio della previdenza complementare.

Oggi la situazione è diversa. Un fondo pensione che volesse effettuare investimenti di questo tipo dovrebbe aggiornare la propria politica di investimento, valutare quanto investire e con che impatto sul portafoglio dei diversi comparti, con quale modello gestionale effettuare l’investimento – mandato al gestore o investimento diretto – e che tipo di monitoraggio mettere in campo, affidandone la responsabilità alla funzione finanza.

Alcune esperienze, infatti, sono state realizzate: oltre alle iniziative di investimento locale, preferite dai fondi pensione territoriali, alcuni fondi di categoria si sono consorziati per selezionare insieme un investimento (cfr. Progetto Iride). Vi è inoltre un’iniziativa di Assofondipensione, rivolta ai fondi pensione negoziali suoi associati.

Un contributo l’ha dato, di recente, anche il legislatore quando (L. 232/2016) ha previsto dei vantaggi fiscali per gli investimenti in “economia reale”. Sono esenti da imposta i rendimenti da investimenti che direttamente o indirettamente confluiscono in titoli di capitale di imprese italiane ed europee, se mantenuti per 5 anni e nei limiti del 10% del patrimonio del fondo pensione.

In definitiva, non possiamo negare che la strada degli investimenti in economia reale e infrastrutture sia da maneggiare con cura, ma vi sono certamente buone prospettive di un maggior ricorso ad essi, che saranno certamente utili per attenuare l’impatto che avrà il coronavirus sul nostro tessuto produttivo nei prossimi mesi.

Quadro normativo fiscale: vantaggi degli investimenti in “economia reale”

Investimenti qualificati i cui rendimenti sono esenti da imposta, se mantenuti per 5 anni e nei limiti del 10% del patrimonio del fondo pensione

azioni di società residenti in Italia o in altri Stati UE/SEE con stabile organizzazione in Italia

quote o azioni di Oicr residenti in Italia o in altri Stati UE/SEE che investono prevalentemente in equity Italia come sopra definito

quote di prestiti, di fondi di credito cartolarizzati erogati od originati per il tramite di piattaforme di prestiti per soggetti finanziatori non professionali (peer to peer lending)

quote o azioni di Fondi per il Venture Capital residenti in Italia o in altri Stati UE/SEE

PIR

https://www.previdenzaagricola.it/2020/07/11/i-fondi-pensione-e-gli-investimenti-in-leconomia-reale/

Agricoltura settore strategico nel post Coviddi Giovanni MininniSegretario generale Flai CgilNon c’è alcun dubbio: le no...
15/07/2020

Agricoltura settore strategico nel post Covid
di Giovanni Mininni
Segretario generale Flai Cgil

Non c’è alcun dubbio: le nostre vite, i rapporti interpersonali, le modalità di produrre beni e di usufruire dei servizi, anche quelli essenziali, hanno subito un vero e proprio stravolgimento a seguito della diffusione del Covid 19. Se da un punto di vista sociologico forse si fa fatica a trovare nel passato un precedente che possa fornire un termine di paragone rispetto a quello che stiamo affrontando, diversi economisti e commentatori hanno indicato la ricostruzione post bellica ed il Piano Marshall come riferimento per provare a descrivere lo scenario economico e sociale che si è determinato negli ultimi mesi e le soluzioni poderose da mettere in campo. Tuttavia l’Italia di oggi non è il Paese uscito sconfitto dalla seconda guerra mondiale e gli oltre settant’anni trascorsi dall’approvazione del Piano Marshall hanno radicalmente modificato la fisionomia dell’economia nazionale e non solo.

Per parlare di casa nostra, crediamo infatti, certamente in controtendenza, che l’emergenza sia stata una sorta di “volano” per l’agroalimentare, forse mai come ora percepito nella sua centralità: la consapevolezza del valore strategico di un settore essenziale e forte, capace di nutrire quotidianamente 470 milioni di europei, è l’effetto positivo dell’emergenza. Ma se, finalmente, l’agricoltura è ora vista come settore strategico, l’effetto positivo deve tradursi nella messa in opera degli strumenti necessari a scardinarne gli elementi distorsivi. La pandemia ha amplificato non solo la visibilità del settore ma anche i suoi problemi strutturali, primo fra tutti quello della regolarità del lavoro in agricoltura e della gestione del mercato del lavoro. Mai come in questi mesi le cronache ed i tg hanno affrontato il tema del lavoro agricolo, della sua necessità ma anche delle sue storture. La presenza di manodopera italiana e straniera irregolare nelle nostre campagne è drammaticamente emersa quando i campi hanno visto marcire le loro produzioni, mentre c’erano lavoratori che avrebbero potuto raccogliere ma non potevano muoversi, o quando i caporali hanno continuato in piena emergenza a riempire i furgoncini di lavoratori privi di dispositivi di protezione. Frutta e verdura non sono mai mancate, ma è cresciuta contemporaneamente nell’opinione pubblica e nella politica la consapevolezza di quale fosse il prezzo umano di quei prodotti.

Ora esiste un quadro normativo chiaro e ben definito, che ha affiancato alla Rete del lavoro agricolo di qualità, individuata con la Legge 199 del 2016, la norma sull’emersione dei rapporti di lavoro inserita nel Decreto rilancio, che la Flai ha fortemente voluto.

Occorre che questi strumenti trovino attuazione: incontro pubblico tra domanda ed offerta di lavoro, accoglienza ed alloggi, permessi di soggiorno e contratti regolari.

Crediamo fermamente che questi siano gli assetti su cui costruire il futuro agricolo del nostro Paese, perché nel 2020 non è tollerabile parlare di agricoltura 4.0 e continuare a vedere le baraccopoli di Borgo Mezzanone o leggere del pestaggio di Terracina.

L’agricoltura deve essere basata sul prodotto di qualità che può essere ottenuto solo attraverso il lavoro di qualità, inquadrato nel Contratto collettivo e nelle contrattazione provinciale.

La platea dei consumatori è attenta, richiede prodotti salubri che abbiano anche un carattere di eticità, si è consolidato un consumo sempre più consapevole e responsabile, non solo in Italia ma a livello europeo, e crediamo che sia importante valorizzare le nostre produzioni e le tante imprese sane che operano attraverso filiere etiche e trasparenti.

Il pacchetto di aiuti previsto nel Decreto rilancio a favore dell’agricoltura ci sembra un valido strumento per sostenere l’economia del settore primario. Occorre ora far ripartire anche le esportazioni, ferme da mesi, affinchè alcuni settori particolarmente colpiti come quello florovivaistico possano rimettersi in moto. Auspichiamo che, da questo punto di vista, l’Europa agisca in maniera efficace e che i prodotti italiani recuperino quella importante fetta di mercato rappresentata dai Paesi comunitari e non. Accanto ai consumi interni, infatti, l’export rappresenta una parte consistente del fatturato nell’agroalimentare italiano e ridare slancio a questo segmento è senza dubbio un altro fondamentale tassello nella ripresa dell’economia non solo del settore, ma dell’intero nostro Paese.

https://www.previdenzaagricola.it/2020/07/11/agricoltura-settore-strategico-nel-post-covid/

Una conferenza organizzativa per progettare il rilancio dell’agroalimentaredi Cesare ManfroniPresidente FENDAL’agricoltu...
15/07/2020

Una conferenza organizzativa per progettare il rilancio dell’agroalimentare
di Cesare Manfroni
Presidente FENDA

L’agricoltura e le filiere agroalimentari italiane hanno fino ad oggi retto l’onda d’urto della crisi determinata dalla pandemia del Covid-19.

Ci sono tuttavia diffuse situazioni di criticità che devono essere affrontate da subito, altrimenti il sistema produttivo italiano potrebbe uscirne fortemente indebolito.E’ convinzione diffusa che la crisi in corso presenti alcune fondamentali peculiarità. In primo luogo l’impatto è asimmetrico a livello di settori produttivi, aree geografiche e tipologie di imprese. Ci sono situazioni di grave sofferenza, come quelle ad esempio che hanno colpito il florovivaismo, l’agriturismo, gli allevamenti che producono latte destinato a prodotti freschi.

Ci sono altresì situazioni opposte, dove l’emergenza sanitaria ha creato delle opportunità. È questo il caso, sempre ad esempio, delle imprese capaci di dialogare direttamente con i consumatori finali e di commercializzare i loro prodotti tramite piattaforma digitale.

C’è poi un elemento particolarmente critico che è stato evidenziato fin dall’inizio della fase di emergenza ed è la carenza di manodopera per le ordinarie operazioni di campagna, con particolare riferimento alle produzioni ad alto impiego di lavoro e ad elevato valore aggiunto, in primis il settore ortofrutticolo. A tale riguardo si potrebbe pensare a forme contrattuali innovative, a tempo determinato, per coinvolgere giovani e meno giovani (disoccupati, studenti, etc.) in particolare durante le fasi di raccolta delle produzioni agricole.

La Federazione dei Dirigenti dell’Agricoltura e delle Alte Professionalità dell’Agricoltura e dell’Ambiente, aderente alla CIDA, propone anzitutto di realizzare una grande conferenza organizzativa, o qualcosa di simile, per progettare un grande rilancio del settore Agroalimentare Italiano e della tutela dell’Ambiente. Coinvolgendo l’Istruzione Superiore ad indirizzo agrario, le Università e i Centri di Formazione Specializzati in Agricoltura, gli Istituti di Ricerca che fanno capo al Ministero Agricolo e alle Regioni, e, ovviamente, le Organizzazioni Professionali e Sindacali e i Rappresentanti delle Istituzioni Pubbliche.

La nostra idea parte dal presupposto che oggi il settore agricolo dovrebbe essere messo in grado di padroneggiare le tecniche della cosiddetta agricoltura 4.0 (precision farming, agricoltura digitale, eCommerce, big data, etc.), di conoscere i principi dell’economia circolare e di utilizzare sempre più pratiche sostenibili sia nelle coltivazioni che negli allevamenti. Per agevolare questo percorso sarà necessario prevedere delle agevolazioni pubbliche di natura fiscale e finanziaria.

Una seconda proposta:

– la radicale semplificazione burocratica di tutto il sistema, oggi quanto mai complessa e farraginosa, sia per quanto riguarda le normative nazionali che europee;

– la riforma del sistema della ricerca e della sperimentazione agraria in Italia; un grande patrimonio di risorse umane e di strutture non adeguatamente utilizzato;

– la trasformazione degli uffici regionali agricoli da terminali burocratici per l’applicazione delle politiche europee a centri per lo sviluppo tecnologico e l’innovazione settoriale;

– un piano di rilancio della costruzione di laghetti collinari quanto mai utili per la valorizzazione agricola dei territori collinari dell’Italia Centrale e Meridionale e per una opportuna regimentazione delle acque per contrastare il degrado del territori;

– adeguate iniziative per la valorizzazione delle attività agrituristiche.

Una terza proposta è quella di lanciare una efficace campagna di comunicazione e di sensibilizzazione nei confronti dell’opinione pubblica, per evidenziare i vantaggi legati al consumo dei prodotti agricoli ed agro-alimentari ottenuti con metodi sostenibili, presso aziende agricole orientate verso approcci produttivi non intensivi e naturali, distribuiti attraverso filiere semplificate, dove il ruolo del produttore agricolo è centrale (filiere corte e a chilometro zero).

In tal modo si avrebbero vantaggi per il consumatore, in termini di economia di costo e di accesso al cibo di qualità, e per il Pianeta sotto forma di maggiore sostenibilità dei processi produttivi e di minore impatto ambientale.

Nello stesso tempo prendere tutte le più opportune iniziative per valorizzare e favorire le esportazioni dei nostri prodotti agroalimentari e per far conoscere anche agli stranieri la rete di ospitalità di campagna che gli Agroturismi Italiani sono in grado di offrire.

La Federazione Nazionale dei Dirigenti e delle Alte Professionalità della Agricoltura e dell’Ambiente è disponibile, attraverso la professionalità e l’esperienza dei suoi associati, a collaborare per favorire il rilancio del sistema agroalimentare italiano e per la tutela e la valorizzazione, mediante adeguate forme di comunicazione, del nostro patrimonio ambientale.

https://www.previdenzaagricola.it/2020/07/11/una-conferenza-organizzativa-per-progettare-il-rilancio-dellagroalimentare/

Interventi al risparmio per il settore agricolodi Maurizio GardiniPresidente ConfcooperativeIl nostro agroalimentare val...
15/07/2020

Interventi al risparmio per il settore agricolo
di Maurizio Gardini
Presidente Confcooperative

Il nostro agroalimentare vale il 12% del PIL. È uno dei principali ambasciatori dell’Italia nel mondo. Non si tratta solo della produzione di cibo di eccellenza. Il made in Italy agroalimentare è un modo di essere e di concepire la tavola che fa dell’Italia e dei suoi produttori una sorta di modello Unesco di eccellenza senza pari. L’agroalimentare è impegnato su molti fronti: dai danni causati dallo sconvolgimento climatico alla vespa samurai, dalla cimice asiatica alla Xylella, per finire all’Italian sounding che nel mondo sfiora il giro d’affari dei 100 miliardi. I nostri produttori sono impegnati anche nella sfida di produrre sempre meglio e in modo sempre più sostenibile, utilizzando meno acqua e trattamenti fitosanitari.

Nella stagione di Expo era stato lanciato l’obiettivo dei 50 miliardi di export da raggiungere in pochi anni. Sfida quasi vinta, ma la corsa è stata frenata dalla pandemia che stiamo vivendo che ha portato a un’inchiodata dell’export.Nonostante questo quadro di fermento, seppur tra mille difficoltà, noi produttori agricoli ci sentiamo soli. La nostra non vuole essere una lamentela che si aggiunge alla pletora delle tante altre categorie che recriminano, ma la constatazione di un dato di fatto se è vero come è vero che il Dl Rilancio su 55 miliardi ne destina solo 1,1 al settore primario.

In questo quadro di investimenti al risparmio sull’agricoltura, siamo soddisfatti che sia stata recepita una delle nostre richieste principali quella del rafforzamento patrimoniale delle imprese attraverso l’intervento di Cassa Depositi e Prestiti. Strumento finanziario molto utile soprattutto in un momento di crisi di liquidità qual è quello che viviamo. Anche dall’anticipo della PAC possono arrivare importanti boccate d’ossigeno. Sarebbe necessario sostenere la crescita delle imprese anche attraverso investimenti dei Fondi di previdenza nell’economia “reale”.

L’agroalimentare non si è fermato nel lockdown. Ha consentito a tutti di restare a casa rifornendo con puntualità la grande distribuzione per arrivare fin sulle tavole degli italiani. Non era scontato né facile. È venuta meno gran parte della forza lavoro. Si è persa molta manovalanza e di conseguenza buona parte dei prodotti stagionali non sono stati raccolti. Ora è il tema lavoro quello sul quale bisogna concentrarsi. La sanatoria dei migranti giusta dal punto di vista della legalità, della civiltà, dell’umanità, non risolverà nell’immediato i problemi delle imprese. Bisogna accelerare i corridoi verdi, abbiamo bisogno di operai specializzati.

Come cooperazione abbiamo proposto al Governo di utilizzare in agricoltura i destinatari del reddito di cittadinanza, ma mancano indicazioni operative da parte del Ministero del Lavoro. Dobbiamo investire sui settori più fragili. Penso al blocco subito da florovivaismo e forestale schiacciati dalle settimane di lockdown, all’invenduto del lattiero caseario e del vitivinicolo, ai danni subiti dell’ortofrutta, allo stallo in cui versa il bieticolo saccarifero sempre più stritolato dal dumping di paesi come il Brasile.

Oltre a investire bene le risorse esigue messe a disposizione dal Dl Rilancio e ad attendere chiarimenti veloci in materia di lavoro occorrerà investire nella promozione dei nostri settori e delle nostre eccellenze. All’estero alcuni mercati si chiuderanno, ma se ne apriranno altri e dovremo essere pronti a far guadagnare nuove quote di mercato al nostro made in italy con quello che è l’obiettivo di sempre: remunerare al meglio i produttori che sono sul territorio. Crescere nell’export e investire nell’agroalimentare made in italy deve avere sempre il duplice obiettivo di rafforzare il brand del mangiare italiano, ma soprattutto quello di migliorare il reddito dei nostri produttori agricoli.

https://www.previdenzaagricola.it/2020/07/11/interventi-al-risparmio-per-il-settore-agricolo/

Potenziare gli strumenti di sostegno al comparto agroalimentaredi Dino ScanavinoPresidente Cia-Agricoltori ItalianiL’eme...
15/07/2020

Potenziare gli strumenti di sostegno al comparto agroalimentare
di Dino Scanavino
Presidente Cia-Agricoltori Italiani

L’emergenza che ha messo in lockdown il mondo intero, a causa del Covid-19, ha scosso drasticamente la tenuta socio-economica italiana, facendo saltare i modelli di crescita e sviluppo che erano alla base dell’agenda politica del Paese.

L’agroalimentare è emerso con tutta evidenza, per la sua natura di bene essenziale imprescindibile, sostenuto da un’agricoltura che ha dimostrato una ben radicata resistenza allo shock, pur di garantire continuità alla vita di campi e allevamenti, per assicurare cibo sano e di qualità a tutti. Ciò, però, non ha reso il settore, in alcun modo, immune da significative ripercussioni.

A risentirne sono stati settori chiave dell’intero comparto agricolo, ma anche l’assetto sociale dei territori e la sostenibilità ambientale. Il comparto agrituristico, in particolare, ha visto azzerate le sue entrate reddituali e compromesso un valore produttivo di oltre 1,5 mld di euro. Il florovivaismo, comparto che con 2.5 mld di fatturato, rappresenta il 5% dell’agricoltura nazionale, è tra le produzioni più colpite dalla sospensione del commercio, come quelle collegate all’HORECA e conta perdite fino al 100%.

Nel frattempo, è stata proprio la tenuta sociale dei territori ad affrontare l’ennesima sfida. Nelle aree rurali e periferiche, si sono amplificate molte delle debolezze e dei rischi già esistenti. È il caso dell’arretratezza del sistema sanitario e delle difficoltà infrastrutturali, digitali e fisiche, con le quali si sono dovuti confrontare il sistema scolastico e produttivo. Di contro, nelle zone rurali, qualità ambientale e paesaggistica, sono state punto di forza per affrontare lockdown e distanziamento sociale.

Fa assai riflettere, ora, la rilettura del progetto Cia “Il Paese che Vogliamo”, per cambiare l’Italia puntando sulle sue aree interne. Quest’iniziativa, infatti, pensata e sviluppata già dallo scorso anno incontrando istituzioni e società civile da Nord a Sud Italia, già conteneva il focus su aspetti che l’emergenza Covid-19 ha portato estremamente a galla. Tra questi, la sospensione dell’attività di forestazione e di manutenzione del verde nella fase 1, rischia ora di pesare sulla tenuta idrogeologica e paesaggistica dei territori. La sospensione delle attività produttive e lavorative, ha contribuito, invece, al proliferare incontrollato della fauna selvatica con la crescita dei danni, già insostenibili, per l’agricoltura.

Ora, però, non finiamo col convincerci che la fine del lockdown e il varo del Dl Rilancio, rimettano automaticamente in moto la ripartenza. Non andrà per niente bene se non resta saldo il senso di responsabilità che ci chiama in causa, indistintamente, come cittadini. Allo stesso tempo, c’è il dovere delle istituzioni. Servono interventi tempestivi di semplificazione e una pianificazione nel breve, medio e lungo periodo. Le aziende agricole e agroalimentari hanno bisogno di liquidità subito, anche per recuperare energie, tenendo conto di possibili ricadute e di nuove sfide in Italia e negli scambi commerciali in Europa e a livello internazionale.

Le misure messe in campo con il Dl Rilancio per il settore produttivo e per l’agricoltura devono quindi trovare risoluzioni in tempi brevi a sostegno dei comparti più danneggiati ed esposti e in grado di accompagnare le aziende in una fase inedita di consumi. E’ cruciale il lavoro parlamentare di conversione in legge del Decreto. Ciò, per intervenire sia nell’ambito del capitolo dedicato alle misure agricole, sia in quello trasversale applicabile a tutte le attività produttive. E’ opportuno, in primo luogo, che il Fondo emergenziale a tutela delle filiere in crisi, possa essere gestito in maniera efficace e in tempi rapidi, andando a risarcire le perdite dei comparti in sofferenza. Inoltre, guardando in prospettiva e al tema specifico della sostenibilità ambientale, resta auspicabile la possibilità di estendere alcune misure previste, dal Superbonus energetico alle attività produttive.

Non dimentichiamo il sostegno al Made in Italy, attraverso strumenti orientati sia al consumatore sia al rilancio dei prodotti agricoli italiani, all’interno del canale commerciale Horeca che sta tentando di ripartire dopo la lunga chiusura.

In questo momento, è sotto gli occhi di tutti che alle aziende agricole serve poter usufruire degli aiuti previsti nelle misure orizzontali a fondo perduto, ma è necessario che vengano stabilite le risorse ad hoc per i vari comparti.

Infine, il tema lavoro in agricoltura, fatto esplodere dall’emergenza, non da essa esclusivamente creato. Cia-Agricoltori Italiani è stata d’accordo per la regolarizzazione degli immigrati irregolari, in quanto dovere civico, ma quello varato non è il provvedimento atteso, è molto depotenziato rispetto all’impianto originale. Vanno inclusi strumenti di flessibilità per far fronte alle esigenze di manodopera delle grandi campagne di raccolta.

https://www.previdenzaagricola.it/2020/07/11/potenziare-gli-strumenti-di-sostegno-al-comparto-agroalimentare/

Vigneto bio, una chance da cogliereRoma (14 luglio 2020) – Il mercato del vino bio continua a ti**re, soprattutto quello...
14/07/2020

Vigneto bio, una chance da cogliere
Roma (14 luglio 2020) – Il mercato del vino bio continua a ti**re, soprattutto quello destinato all’esportazione, ma il vigneto italiano si è fermato, con un incremento annuo che non supera l’1%, mentre quello francese, grazie anche alla spinta di azioni nazionali come il progetto Ecophyto o il Piano filiera vino, cresce ad un tasso del 16%. Questo il quadro che emerge dalla videoconferenza organizzata dall’ente di certificazione Suolo e Salute, il più rappresentativo (25mila ettari su 108mila e 585 cantine certificate su 2800) nel settore del vino bio.

“Perdiamo chance importanti – fa notare Alessandro D’Elia, direttore dell’ente di certificazione Suolo e Salute – soprattutto adesso che le aziende vitivinicole italiane devono fare fronte alle conseguenze economiche dell’emergenza covid 19». Coniugare la qualità del made in Italy con la tensione etica del bio sarebbe invece, secondo D’Elia, il modo migliore per intercettare la forte attenzione dei consumatori internazionali sul tema della sostenibilità, soprattutto delle produzioni enologiche. «Per uscire da questa situazione occorre investire di più sui servizi, soprattutto sull’assistenza tecnica e commerciale, per aiutare le aziende bio a raggiungere i mercati esteri”.
Articolo completo:
https://www.previdenzaagricola.it/2020/07/14/vigneto-bio-una-chance-da-cogliere/

Fondo da 90 milioni di euro per la zootecnia in crisiRoma (14 luglio 2020) – Sancita l’intesa in Conferenza Stato region...
14/07/2020

Fondo da 90 milioni di euro per la zootecnia in crisi
Roma (14 luglio 2020) – Sancita l’intesa in Conferenza Stato regioni sul decreto Mipaaf che interviene su alcuni dei settori maggiormente colpiti dalla chiusura dell’Horeca durante il lockdown e predispone un Fondo da 90 milioni di euro per l’anno 2020 destinato alle filiere zootecniche. Le filiere interessate da sovvenzioni dirette sono quelle suinicola, ovicaprina, cunicola, del latte bufalino e del vitello da carne per un totale di 65 milioni di euro di intervento. 25 milioni di euro sono destinati al sostegno degli ammassi privati della carne di vitello (15 milioni di euro) e dei prosciutti Dop (10 milioni di euro). Gli aiuti vengono concessi nel rispetto dei massimali di aiuto previsti dal “Quadro temporaneo” di aiuti della Commissione europea, che equivale a 100mila euro per singola impresa agricola.
Articolo completo:
https://www.previdenzaagricola.it/2020/07/14/fondo-da-90-milioni-di-euro-per-la-zootecnia-in-crisi/

Stanziati 20 milioni di euro per le imprese della pescaRoma (13 luglio 2020) – Raggiunta l’intesa in sede di Conferenza ...
13/07/2020

Stanziati 20 milioni di euro per le imprese della pesca
Roma (13 luglio 2020) – Raggiunta l’intesa in sede di Conferenza Stato-Regioni sullo schema del decreto del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali che istituisce, al fine di contenere i danni provocati dall’epidemia del Covid 19, il Fondo per le imprese della pesca e acquacoltura, in attuazione dell’art. 78 del DL “Cura Italia”, che prevede uno stanziamento di 20 milioni di euro.

“Con le risorse messe in campo dal Governo – dichiara il Sottosegretario alle Politiche Agricole, Giuseppe L’Abbate – si vuole garantire la continuità dell’attività delle aziende della pesca e dell’acquacoltura, stabilmente operative nel territorio italiano, che maggiormente abbiano subìto danni diretti o indiretti dall’emergenza Covid-19”.
Articolo completo: https://www.previdenzaagricola.it/2020/07/13/stanziati-20-milioni-di-euro-per-le-imprese-della-pesca/

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