04/12/2023
Luglio, fine anni ottanta, Roma, Trastevere, sera, festa de Noarti, Inti Illimani dal vivo e la speranza di credere davvero a "Not all men".
Perché è vero che le donne volevano sperimentarsi ma hanno creduto che anche gli uomini volessero.
Luglio, anno 2023, ennesimo femminicidio, ennesimo rapporto sullo squilibrio di genere.
"Not all men" oggi è uno slogan privo di significato perché l'insieme degli uomini hanno prodotto lo stato delle cose con la complicità delle donne conservatrici
MARLA, il magazine dell’organizzazione non profit info.nodes, ha pubblicato un rapporto che descrive con dati e grafici quanto ci sia ancora un grande squilibrio di genere nelle posizioni di potere, in Italia. Il rapporto è stato fatto raccogliendo dati da diverse fonti (governo, parlamento, enti di ricerca pubblici) e si concentra su quattro ambiti: politica, economia, media e società.
I dati ISTAT relativi al 2021 mostrano come nonostante in Italia le donne siano mediamente più istruite degli uomini (il 65,3 per cento ha un diploma contro il 60,1, le laureate sono il 23,1 per cento contro il 16,8 per cento tra gli uomini), questo non si traduca in un vantaggio competitivo in ambito lavorativo. E questo è particolarmente evidente in politica, dove le donne a capo di ministeri o con un seggio in parlamento sono molto meno della metà. In diplomazia, le donne ambasciatrici sono il 15,6 per cento, a fronte dell’84,4 per cento di uomini. Di queste, due hanno incarichi di particolare rilievo: Mariangela Zappia, ambasciatrice italiana negli Stati Uniti, ed Emilia Gatto, ambasciatrice italiana in Corea del Sud. Nella politica locale la situazione è simile. Nell’84,7 per cento dei comuni italiani (6.594) c’è un sindaco uomo, mentre le sindache sono il 15,3 per cento (1.189).
Quindi se il "Not all men" è riferito al fatto che non vi sentite dei potenziali femminicidiari lo vorrei credere ma per il resto avete tutti contribuito, chi per ogoglio e chi per indifferenza, alla perpetuazione dei grafici in questione.