10/07/2021
ITALIA – INGHILTERRA, TRA STORIA, RELAZIONI, INTEGRAZIONE E CULTURA.
Di FABRIZIO TOSI
Manca poco all’attesissima finale di “Euro 2020” tra Italia e Inghilterra.
Una partita tanto attesa per le due nazionali, che tra meno di due giorni si ritroveranno sul pratone di Wembley, per decidere chi sarà il vincitore di questo torneo, rimandato di un anno a causa della pandemia.
Una partita che entrambe le squadre vogliono vincere, ma soltanto una potrà prevalere e, secondo quanto riportato da alcuni media, l’Inghilterra si troverà a giocare l’incontro nel suo stadio, con il suo pubblico e questo potrebbe dare loro maggior spinta emotiva nel vincere, ma l’Italia non sarà affatto da meno: sia gli azzurri che i britannici hanno lottato con le unghie e con i denti per arrivare in finale.
L’Italia doveva riscattarsi dalla mancata qualificazione ai mondiali 2018 e Mancini è riuscito a costruire un’ottima squadra, mettendo in campo giocatori motivati, capaci di giocare insieme e di rendere la nazionale azzurra un vero team, trascinato da undici giocatori, non da uno come in qualche edizione passata, soprattutto a cavallo tra gli anni 90 e 2000.
Gli inglesi, invece, che da sempre si definiscono come coloro che hanno inventato il calcio, sono reduci da un quarto posto nel mondiale 2014 e da un ottavo di finale a “Euro 2016”, una cosa strana, soprattutto per chi è cresciuto tra gli anni Novanta e la prima decade dei Duemila, quando il loro centrocampo aveva dei giocatori del calibro di Frankie Lampard, Joe Cole, Wayne Rooney, Steven Gerrard, Michael Owen e un certo David Beckham.
Una cosa sarà certa: in quei 90.000 posti disponibili, di cui potrà essere occupata una sola parte, ci saranno anche tanti italiani d’Inghilterra, pronti a sostenere i colori azzurri, perché per gli italiani d’oltremanica questa non sarà soltanto una partita di calcio, ma anche l’occasione per potersi riscattare dalle difficoltà avute nell’integrarsi in una cultura completamente diversa dalla nostra; una nazione dove siamo stati trattati non tanto bene, almeno inizialmente e questo lo possono testimoniare sia gli italo – britannici che i giovani che hanno deciso di cercare la loro fortuna sotto i rintocchi del Big Ben. Analizziamo questo fenomeno tornando indietro nel tempo, tra alleanze, trattati, immigrazioni e soprattutto gli storici incontri che ci hanno visto vittoriosi in otto precedenti ufficiali più un’amichevole.
RAPPORTI STORICI: Il 26 aprile 1915, proprio a Londra, viene firmato il “Patto di Londra”, che vede coinvolti l’Ambasciatore italiano nel Regno Unito Guglielmo Imperiali di Francavilla e il Ministro degli Esteri Edward Grey. Questo trattato ci ha portato alla vittoria del primo conflitto mondiale e fino al 1946, Italia e Inghilterra erano le più importanti monarchie d’Europa. Inizialmente l’intelligence britannica appoggiò il Fascismo, ma l’alleanza italo – tedesca, ci portò ad essere sue due fronti opposti, diventando di fatto potenze nemiche. Gli inglesi occuparono il sud, re Giorgio VI, nel 1944 per visitare il fronte britannico in Italia e Winston Churchill, il grande statista, pronunciò una frase entrata nella storia: “gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio”. Forse è proprio da questa frase che abbiamo trovato la forza di vincere nove incontri su dieci. Churchill aveva forse esagerato? Alla fine però chi ha parlato è stato un solo attore: il campo.
Dal 1946 i rapporti bilaterali sono migliorati, almeno sul fronte politico: la regina Elisabetta II, che molto probabilmente sarà presente insieme al principe William allo stadio, ha visitato l’Italia per ben quattro volte, facendo tappa anche a Torino, sessant’anni fa, in occasione di Italia ’61.
RELAZIONI CULTURALI: 5 milioni di turisti britannici visitano l’Italia, un milione di italiani visita in Regno Unito. Trentamila sono i cittadini britannici residenti in Italia, mentre 200.000 italiani vivono nel Regno Unito. Londra, infatti, è la città europea con più italiani residenti.
Nel 2011 circa 7100 studenti italiani frequentavano l’università britannica. Rapporti ottimi, dovuti anche al fatto che l’inglese è la lingua mondiale, ragion per cui molti connazionali hanno preferito studiare in università come Oxford, Cambridge, Bristol e la stessa Londra per poter avere un profilo accademico – professionale di livello più ampio.
CALCIO: Sport nazionale per eccellenza delle due nazioni, anche se gli inglesi lo pongono su un piano leggermente più basso rispetto al cricket e su uno leggermente più alto rispetto al rugby.
In Italia si dice che il calcio abbia trovato la sua origine dal calcio fiorentino; gli inglesi, invece, affermano di essere gli inventori di questo sport e di averlo portato in Italia negli anni Ottanta dell’Ottocento. Il Genoa, infatti, fondato nel 1893, porta il nome di Genoa Cricket and Football Club ed è stato fondato da emigranti britannici nella città di Genova. Ancora oggi, presso il museo della squadra ligure, è possibile leggere l’atto notarile che diede origine alla prima squadra del calcio italiano, che vanta nove scudetti, una Coppa Italia e quattro trofei internazionali, tra cui una Coppa Anglo – Italiana, due Coppe delle Alpi e una Coppa dell’Amicizia.
PRECEDENTI: Nel 1933, quando l’Italia si trovava nel pieno della dittatura fascista, mentre la Germania vide Adolf Hi**er prendere il potere, ci fu il primo incontro amichevole tra le due nazioni: si giocò a Roma, il 13 maggio e tra gli azzurri figurava un certo Giuseppe Meazza. La partita finì 1-1, con un goal di Ferrari e il pareggio inglese firmato da Bastin. Per anni si disse che il pareggio britannico venne realizzato in fuorigioco, ma pochi anni dopo, nel 1934, da freschi campioni del mondo andammo a Londra, però perdemmo l’incontro per 3-2. I goal italiani furono realizzati da Meazza.
Sempre a Roma, ma quarantacinque anni dopo, si giocò la prima partita ufficiale tra le due formazioni, valida per la qualificazione ai mondiali del 1978.
Era un calcio lontano da quello di oggi: i portieri giocavano senza guanti, i pantaloncini arrivavano a metà coscia e l’allenatore era Bearzot, colui che nel 1982 ha portato al trionfo gli azzurri sul pratone del Bernabeu. La partita finì 2-0, con le reti di Antognoni e Bettega.
Il ritorno si giocò, invece, a Wembley, il 16 novembre 1977, con la vittoria britannica pe 2-0, ma nonostante le reti di Keegan e Brooking, la compagine britannica non arriverà al mondiale, mentre l’Italia arriverà quarta, dietro alla vincitrice e padrona di casa Argentina, l’Olanda e il Brasile.
Il terzo incontro si tenne a Torino, nel 1980, il 15 giugno. Sul pratone del vecchio comunale Marco Tardelli realizzò la rete del decisivo 1-0, grazie a un cross di Francesco Graziani, allora in forza al Toro.
Il quarto incontro fu, invece, una finale per il terzo e quarto posto nei mondiali di calcio del 1990, disputati proprio in Italia. L’Italia era a pezzi, aveva perso in semifinale contro l’Argentina di Maradona, erano le “Notti Magiche”, le notti in cui avremmo dovuto vincere, ma gli errori di Serena e Donadoni ci costarono caro. A Bari avevamo giocato la finale per il terzo posto e la stella di Roberto Baggio iniziava a brillare. Il “Divin Codino” segnò il goal del 1-0 e fece l’assist a Totò Schillaci, vincitore della classifica marcatori per il decisivo 2-1.Purtroppo c’era poco da festeggiare: giocavamo in casa e dovevamo vincere. Il torneo venne vinto dalla Germania dell’Ovest, che a novembre del 1989 si era riunita in una sola Germania. Quella vittoria per i tedeschi significò molto e ridiede al mondo l’immagine di una sola nazione, capace di riscattarsi dall’oscuro passato che l’ha sempre vista come una nemica.
Londra, Wembley, 12 febbraio 1997, qualificazioni ai mondiali di Francia 1998. Pochi mesi prima prima, in un Chelsea non ancora in mano a Roman Abramovic, un certo Gianfranco Zola, aveva lasciato Parma e l’Italia per tentare l’avventura estera. Era al suo primo anno al Chelsea e quella sera, non rinnegò affatto le sue origini italiane, segnando uno splendido goal, in seguito a un cross – assist di Billy Costacurta. Proprio in quegli anni, nella capitale britannica, il fantasista di Oliena visse la sua seconda giovinezza, ricevendo in seguito il titolo di Membro onorario dell’Impero Britannico. Quella vittoria rimase impresa a tutti gli italiani, soprattutto a quelli immigrati nel Regno Unito, specialmente quelli di origine sarda, terra di “Magic Box”.
Roma, 11 ottobre 1997, si gioca il ritorno della partita di qualificazione, in uno stadio Olimpico strapieno. L’incontro finsice 0-0, ma in campo, tra le file dei britannici, c’era l’attuale C.T, Gareth Southgate.
Euro 2012, stadio di Kiev, quarti di finale del campionato europeo. Italia e Inghilterra finiscono ai rigori e il cucchiaio di Pirlo regala agli azzurri la qualificazione alla semifinale contro la Germania.
Mondiali 2014, Brasile, in squadra c’erano Sirigu, Insigne, Bonucci, Immobile e la partita finì 2-1 per gli azzurri con i goal di Marchisio e Balotelli. Peccato però che entrambe uscimmo subito nel girone.
Possiamo affermare che il bilancio è a nostro favore con 5 vittorie in partite ufficiali, mentre l’Inghilterra ne ha vinta soltanto una.
Negli europei, invece, abbiamo vinto noi l’unico incontro, nel 2012, ai calci di rigore.
Cosa accadrà domenica sera? Questo non lo possiamo ora sapere, ma quasi sicuramente, ricalcando la scena del film “Il secondo tragico Fantozzi”, gli italiani alle ore 20:45 isoleranno i telefoni, si metteranno in maglia e calzoncini, si accomoderanno su una poltrona comoda e con una bella frittatona di cipolle e una scorta di Peroni ghiacciata tiferanno fino alla fine sperando che il risultato sia uno solo: la vittoria.
Una vittoria che potrebbe essere l’inizio di una nuova era per l’Italia e non solo per quella calcistica. Dopo grandi disfatte ci siamo sempre rialzati e lo sport è stato uno dei motori portanti dei nostri “risorgimenti”.