Poesie in vernacolo triggianese di Piero Quassia
Quando Piero Quassia mi chiede di registrare e offrire al pubblico qualcuna delle sue poesie in vernacolo, accetto sempre molto volentieri.
Non ho conoscenza del fatto poetico: ma se poesia è riuscire a rievocare il dolce e lontano paesaggio dell’infanzia, popolato da contadini, campagne assolate, vicoli di Triggiano, riportare alla memoria usi e costumi ormai dimenticati... allora quella di Quassia è una poesia che tocca il cuore.
Quelle parole e quei suoni dialettali, ormai quasi abbandonati da tutti, riportano il lettore a un senso di bruciante nostalgia pascoliana, e proprio quel famoso verso del Pascoli facilmente torna alla mente: «Nel campo mezzo grigio e mezzo nero/ resta un aratro senza buoi, che pare/ dimenticato, tra il vapor leggero».
E così proprio come quell’aratro dimenticato, riappare – per un attimo – quella vecchia Triggiano con tutte le sue voci.
Ma appena il tempo che la parola si diffonda nell’aria, che già quelle persone e quei luoghi vogliono ritornare indisturbate al loro posto, in un passato più bello e più umano del nostro presente.
R. Fiore
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