02/10/2023
TORO CENTO ANNI FA/ 3
(La luce di giorno e la luce di notte)
Questo bel giovane dai tratti signorili è il fabbro Giuseppe Iacobacci, che 100 anni fa nel 1923 realizzò la maestosa ed elegante ringhiera in ferro battuto, con la quale l'amministrazione comunale mise definitivamente in sicurezza il transito sul Barbacane, ovvero lo strapiombo che nel cuore del paese conduce alla Chiesa e al centro storico.
Giuseppe Iacobacci aveva appena 23 anni, quando realizzò l'opera unica nel suo genere. E ne aveva appena compiuto 26 quando, il 12 gennaio 1926, fu stroncato da una scarica elettrica che non gli diede scampo. Lasciò la moglie ventenne, Luisella D'Amico, e il figlio Pasqualino che non aveva neppure compiuto un anno.
Teatro della tragedia, la cabina elettrica posta in periferia, nella Croce Pozzillo, a pochi passi dalla casa del giovane, che era l'addetto incaricato due volte al giorno ad azionare la leva dell’interruttore: a sera per accendere l'illuminazione pubblica del paese, e al mattino per spegnerla.
Non solo. La stessa leva permetteva a tutte le utenze private, allora quasi la totalità in paese, di illuminare le proprie abitazioni. Pagando un importo forfettario, quelle utenze avevano il diritto di godere solo della cosiddetta "luce di notte", ovvero limitata alle ore serali e notturne e a una lampadina per stanza. Mentre i pochi che avevano il contatore elettrico potevano godere anche della "luce di giorno" e quindi della fornitura continua, 24 ore su 24, a consumo.
Tale regime è rimasto in vita a Toro fino ai primi Anni Sessanta, quando con la nazionalizzazione dell'Energia Elettrica, l'Enel pose fine al regime forfettario "della luce di notte", che seppure a ranghi ridotti aveva continuato a essere utilizzato da buona parte della popolazione. Credo che anche altrove in Molise, vigesse lo stesso regime, e invito gli amici delle varie località a confermarlo eventualmente.
Intanto, i toresi più anziani ricorderanno la figura dell'incaricato, fabbro a sua volta, che era subentrato al povero Giuseppe Iacobacci e rimase in attività per l'appunto fino ai primi Anni Sessanta. Si chiamava Martinangelo Ferrara, spesso coadiuvato o sostituito dalla moglie Lucia Fracasso. Martinangelo aveva un negozio di alimentari in Piazza del Piano ed era molto popolare anche come promotore di mascherate e recite nonché come banditore delle aste nelle feste patronali. Tradizione ormai scomparsa: le aste si tenevano in piazza, il pomeriggio della festa, sulla cassa armonica usata dalla banda, e trattavano in modo anche piuttosto animato e divertente la vendita dei prodotti alimentari (olio, vino, pezze di formaggio e finanche piccioni, polli...), lasciati in offerta dai devoti sugli altarini allestiti allo scopo nei vari vicinati, per finanziare i festeggiamenti.
Di questo e altro si parla in Giovanni Mascia, "LA RINGHIERA DEL BARBACANE. Omaggio a Giuseppe Iacobacci (1899-1926)", pubblicato a cura del Comune di Toro, Agosto 2023, nel centenario della realizzazione dell'imponente manufatto.