19/09/2024
Il 27 settembre esce Op Oloop di Juan Filloy
Per la prima volta in Italia uno dei dei libri più importanti della produzione dello scrittore argentino che influenzò, con la sua opera, Julio Cortázar in modo decisivo.
https://www.agoedizioni.it/prodotto/op-oloop/
Traduzione di Giulia Di Filippo
«La condizione umana impone compromessi inevitabili, dobbiamo rispettarli se non vogliamo cadere in errori psicomorali. Il nostro sistema endocrinologico non si accontenta di dogmi o consigli. Ha bisogno di amare.»
Op Oloop è uno statistico finlandese che abita a Buenos Aires. Ha severamente impostato la propria vita al riparo delle certezze che soltanto i numeri gli garantiscono, plasmato il quotidiano sull’ossessione per il calcolo, ceduto a un’esistenza forgiata dalla disciplina. È drastico nei giudizi, esatto nelle lamentele, affabile nei modi, pronto alla vendetta quando ritiene di aver subito un torto. Svolge meticolosamente ogni capriccio della sua abitudine fino al 22 aprile 1934, quando una pressione esterna, impossibile da gestire con il solo aiuto della razionalità, prende il sopravvento sulla sua routine. Franziska, sua promessa sposa, lo attende alla festa di fidanzamento, ma un banale incidente in taxi gli impedisce di arrivare all’orario previsto. Il contrattempo è un’onda anomala che, nel sismografo emotivo di Op Oloop, rompe gli argini della sua identità fino a inabissare la perfezione del metodo nei meandri della psiche. Lo statistico si abbandona così a un’anarchia radicale, fa saltare ogni convenzione anche sociale di cui era stato fino a quel momento strenuo difensore. La follia inaspettata e totale di Op Oloop dà forma all’intreccio e al suo racconto, come se Juan Filloy volesse far intendere che la letteratura è tale soltanto quando tutte le inibizioni e le reticenze vengono finalmente accantonate.
Con uno stile vivido, un tono sempre allegro e un ritmo sostenuto, Filloy restituisce al lettore il racconto perfetto e minuzioso della follia di un uomo, rintracciando nella lingua e nella forma la chiave di volta di una narrazione che si fa polifonica, con note ora stridenti, ora più dolci, riuscendo comunque nell’impresa a cui arrivano in pochi: scrivere un’opera dalla melodia inconfondibile.