Luciano Pia racconta "The Heat Garden il progetto architettonico green per il nuovo sistema di accumulo del calore di San Salvario" per il primo incontro del ciclo GREEN BUILDING. Processi, progetti e prospettive di compatibilità ambientale
Da marzo a novembre 2024, presso The Heat Garden, San Salvario, Torino, ospiterà una serie di incontri a cura de @ilgiornaledellarchitettura in collaborazione con @gruppo_iren.
🏗️The Heat Garden, un'oasi aperta e green, sarà la location degli incontri. Il primo sarà dedicato a scoprire il progetto architettonico dell'edificio, raccontato dall'architetto di fama internazionale Luciano Pia.
💡The Heat Garden, nel quartiere San Salvario di Torino, è un nuovo sistema di accumulo del calore, che unisce sostenibilità e tecnologia. Con terrazzi, giardini pensili e oltre 11mila piante, si integra perfettamente nel tessuto urbano.🌳
L'edificio dimostra i vantaggi delle soluzioni verdi, migliorando il microclima e riducendo l'impatto ambientale.
🌅Il verde non è più solo nei parchi, ma parte integrante dell'urbanistica e dell'architettura industriale, offrendo numerosi benefici alle strutture architettoniche.🏡
A cura de: @ilgiornaledellarchitettura
@in_arch_piemonte
In collaborazione con: @gruppo_iren
Main Sponsor: #DoorsDesign
Con il contributo di: @cultlabtorino @garofoligroup @_artusio_ @cognoarredamenti
Luciano Pia racconta “The Heat Garden il progetto architettonico green per il nuovo sistema di accumulo del calore di San Salvario” per il ciclo GREEN BUILDING. Processi, progetti e prospettive di compatibilità ambientale
🌿 Da marzo a novembre 2024, presso The Heat Garden, San Salvario, Torino, ospiterà una serie di incontri “GREEN BUILDING", a cura de Il Giornale dell'Architettura in collaborazione con Gruppo Iren Spa . 🏙️
🏗️ The Heat Garden, un'oasi aperta e green, sarà la location degli incontri. Il primo sarà dedicato a scoprire il progetto architettonico dell’edificio, raccontato dall’architetto di fama internazionale Luciano Pia. 🌱
💡 The Heat Garden, nel quartiere San Salvario di Torino, è un nuovo sistema di accumulo del calore, che unisce sostenibilità e tecnologia. Con terrazzi, giardini pensili e oltre 11mila piante, si integra perfettamente nel tessuto urbano. 🌳
L’edificio dimostra i vantaggi delle soluzioni verdi, migliorando il microclima e riducendo l'impatto ambientale. 🏞️
🌆 Il verde non è più solo nei parchi, ma parte integrante dell'urbanistica e dell'architettura industriale, offrendo numerosi benefici alle strutture architettoniche. 🌿
A cura de: Il Giornale dell'Architettura IN/ARCH Piemonte
In collaborazione con: Gruppo Iren Spa
Main Sponsor: #DoorsDesign
Con il contributo di: Cult Lab Torino Garofoli Group @F.lli Artusio Cogno Arredamenti @Wall & decò
19 marzo The Heat Garden il progetto architettonico
GREEN BUILDING. Processi, progetti e prospettive di compatibilità ambientale
Luciano Pia racconta “The Heat Garden il progetto architettonico green per il nuovo sistema di accumulo del calore di San Salvario”
🌿 Da marzo a novembre 2024, presso The Heat Garden, San Salvario, Torino, Iren ospiterà una serie di incontri “GREEN BUILDING", a cura de @ilgiornaledellarchitettura in collaborazione con @gruppo_iren . 🏙️
🏗️ The Heat Garden, un'oasi aperta e green, sarà la location degli incontri. Il primo sarà dedicato a scoprire il progetto architettonico dell’edificio, raccontato dall’architetto di fama internazionale Luciano Pia. 🌱
💡 The Heat Garden, nel quartiere San Salvario di Torino, è un nuovo sistema di accumulo del calore, che unisce sostenibilità e tecnologia. Con terrazzi, giardini pensili e oltre 11mila piante, si integra perfettamente nel tessuto urbano. 🌳
L’edificio dimostra i vantaggi delle soluzioni verdi, migliorando il microclima e riducendo l'impatto ambientale. 🏞️
🌆 Il verde non è più solo nei parchi, ma parte integrante dell'urbanistica e dell'architettura industriale, offrendo numerosi benefici alle strutture architettoniche. 🌿
📆 19.03
📍 THE HEAT GARDEN
via Lugaro Torino
🕦 18.00
🥇 Sono stati richiesti 2 CFP al CNAPPC
A cura de: @ilgiornaledellarchitettura @inarch_piemonte
In collaborazione con: @gruppo_iren
Main Sponsor: #DoorsDesign
Con il contributo di: Cult Lab Torino @garofoligroup @_artusio_ @cognoarredamenti @wallanddeco
Care lettrici e cari lettori, ripercorriamo in sintesi questi 12 mesi: non si tratta di un "best of", quanto piuttosto di una sorta di indice ragionato che rintraccia le tematiche via via affrontate.
In particolare, tra i 353 articoli pubblicati, a firma di 171 autrici e autori, abbiamo proposto 2 inchieste (Il momento dell’Africa? e Milano Cortina 26: tante sedi, quanti dubbi, che si aggiungono alle altre 30 pubblicate a partire dal 2015) e 3 speciali (sui primi 20 anni della nostra testata, sulla 18° Biennale di Venezia, e sul rapporto tra architettura e neuroscienze, che si aggiungono agli altri 18 pubblicati a partire dal 2016).
Tra gli altri approfondimenti, sono 12 i nuovi "Ritratti di città", che portano il totale a 109: quest'anno, sotto i riflettori sono passate Copenaghen, Bari, Tripoli, Fano, Salsomaggiore, Eisenhüttenstadt, Livorno, Skopje, Eindhoven, Cambridge, Mantova e Bassano del Grappa.
Invece, tra le 14 interviste, ricordiamo in particolare quelle a Renzo Piano, a Giorgio Gori e a Mario Botta.
Tra i vari reportage, 4 hanno riguardato la rubrica “Ri_visitati”, portando il totale a 39, mentre 5 hanno riguardato “L’archiviaggio”, portando a 9 il totale. Sono invece 8 le new entries del focus "SOS Design", per un totale di 41 progetti segnalati dal 2017.
Sul fronte delle recensioni, abbiamo presentato oltre 50 libri e oltre 60 tra mostre e altre iniziative culturali. Proseguono inoltre le partnership istituzionali con soggetti di primo piano del panorama nazionale: INU (sezione "Echi dal territorio"), IN/Arch (sezione "IN/ARCHItettura"), AIAPP (sezione "Finestre sul paesaggio") e DOCOMOMO Italia (sezione "In diretta da DOCOMOMO Italia"), la quale attraverso il nostro Giornale ha ripreso anche la pubblicazione della sua rivista periodica.
Il tutto, compendiato attraverso le nostre newsletter settimanali, cui si sono affiancate 15 newsletter dedicate per presentare comunicazioni e iniziative ad hoc (come la monografia Manifattura 4.
Care lettrici e cari lettori,
questa settimana percorriamo strade turistiche non molto battute. Andiamo in #Germania, al confine con la #Polonia, per scoprire una meta insolita, ma in ascesa nel borsino, #Eisenhüttenstadt, dove non sembra che i residenti, piuttosto depressi, manifestino particolare Ostalgia verso i lasciti fisici dell’ex #DDR…
Ci spostiamo poi a Lenzburg, in Svizzera, dove la #Stapferhaus ci rivela la sua essenza, non tanto di museo, quanto di fucina di produzione culturale e di riferimento per una comunità locale (e non solo).
E si può provare a costruire (o meglio, ricostruire) comunità anche attraverso il progetto architettonico e urbano rivolto ai più piccini, come dimostrano i workshop condotti da Assemble a Berlino con i piccoli profughi della guerra in Ucraina. Sembra, dunque, assumere un qualche senso lo slogan Non lasciare dietro nessuno che ha guidato il Congresso #UIA a Copenaghen, di cui non poteva mancare un nostro report.
In Italia, invece, registriamo i fausti esiti del Premio italiano di architettura, targato #Triennale- #MAXXI, che fa concorrenza a quello promosso dal #CNAPPC, mentre gli interventi urbani in corso nel quartiere San Lorenzo a Roma e allo Scalo Vallino di Torino ci ricordano che non sempre “trasformazione” fa rima con “#rigenerazione”.
Infine, l’ #AIAPP sottolinea la grande chance per il territorio (e per le culture del progetto) rappresentata dalla Nature Restoration Law recentemente approvata in sede europea.
Buona lettura!
Care lettrici e cari lettori, anche questa settimana riserviamo particolare spazio a temi legati all’infrastrutturazione e all’architettura per l’ospitalità turistica, tra grandi numeri e nicchie di mercato.
Sul primo fronte, in #Sicilia, scopriamo che le #IsoleEgadi, le quali faticano a reggere la pressione antropica, per poi svuotarsi nei periodi morti, dispongono d’un piano territoriale paesistico ma non d’un Piano regolatore comunale...
C’è ressa anche sul ponte di #Mostar, reso celebre dalle vicende belliche balcaniche; ma, appena svolti l’angolo, la scenografia di luccicanti restauri senza patina lascia il posto alla perdurante - ma forse più “istruttiva” - incuria dell’ordinario. Insieme ad altre amenità, questo ci riporta un nostro archiviaggio lungo rotte inusuali, tra #Bosnia e #Albania.
Per contro, l’ospitalità di lusso cerca nicchie per garantire l’esclusività (contrario dell’inclusività che tutti sbandierano). Vale per il progetto di resort in #Cadore. Qui, il tema non è la qualità dell’architettura, che può anche eccellere. Il problema è il “cosa”, non il “come”: ovvero, l’opzione costruzione ex novo non è più praticabile.
E, per restare al tema “valorizzazione” della montagna, apprendiamo che #Saype, pittore su erba di opere biodegradabili visibili dall’alto, ne ha realizzata una a #Courmayeur, ai piedi del #MonteBianco, al fine di sensibilizzare ai temi ambientali. Peccato che, per ammirarla, occorra prendere la funivia #Skyway, dove si viene trattati come polli di allevamento in batteria. Non ci sarà mica dietro lo zampino del marketing?
Si può invece nuovamente fruire della via Krupp, a #Capri, finalmente messa in sicurezza e riaperta al pubblico (ci sono voluti 9 anni!); mentre lì di fronte, sulla terraferma, l’hotel Parco dei Principi di Gio Ponti a Sorrento mantiene intatta, dopo oltre sessant’anni, la sua valenza iconica.
Come introduzione all’ultimo dei sette incontri ch
Care lettrici e cari lettori, comprendiamo quanto sia difficile, in questo momento, parlare in un’accezione positiva di temi “idrici” nell’Emilia Romagna devastata dall’alluvione, ma proviamo a farlo occupandoci di una storica ville d’eaux, Salsomaggiore Terme, col pretesto del centenario del celeberrimo edificio Berzieri. Si sa che il termalismo, così come lo abbiamo conosciuto fin quasi sullo scorcio del Novecento, è morto e sepolto. Così, la storica stazione emiliana non fa eccezione, e tenta di risollevarsi estendendo il concetto di benessere a quello del metabolismo urbano della sua comunità civile.
Segue una nuova puntata dell’inchiesta sulle architetture per la salute, analizzando il caso studio della Regione Sicilia, con molti spunti interessanti in merito alla pianificazione di una rete locale dei servizi, in controtendenza rispetto alle attuali tendenze all’accentramento, ma che è ancora sulla carta.
Spostandosi poi oltre confine, la presentazione d’un paio d’interessanti realizzazioni “di servizio” è pretesto per trarre qualche riflessione sulle tendenze dell’architettura in Canton Ticino, percependo un radicale cambio di paradigma. Finalmente, anche in una delle patrie più fiere della “tradizione del moderno” e della sua lunga durata, si comincia a considerare l’intervento sul patrimonio esistente come un’opzione non più trascurabile.
E, mentre ospitiamo altri contributi in omaggio a #PaoloPortoghesi, proprio sui temi e le politiche del patrimonio, tra valori, tutele e fruizioni, si concentra l’intervento di Ugo Carughi, che introduce alla sesta delle sette serate d’incontri organizzate a Torino in collaborazione con CultLab per festeggiare il 20° compleanno della nostra testata.
Buona lettura!
#IlGiornaledellArchitettura
#architettura
Care lettrici e cari lettori, in attesa che, da sabato, si aprano le porte della #Biennale (noi ci saremo, con le anticipazioni sui nostri canali social, cui seguiranno i resoconti approfonditi la prossima settimana), Vi segnaliamo le altre mostre di rilievo a #Venezia.
E a proposito di mostre o, meglio ancora, rassegne, forse entro tale ordine di idee si può ricondurre il nuovo Museo Italiano del Design presso la #Triennale di Milano, che sembra mancare di coraggio nell’individuare dei tematismi che fungano da criteri interpretativi e di lettura. Ça va sans dire, i pezzi sono tutti dei must see, ma la loro messa in sequenza rischia di essere, appunto, un... passaggio in rassegna.
Chi invece fa i conti, senza sconti, con un passato assolutamente ingombrante, e che sembra proiettare lugubri ombre revanchiste sul presente, è la mostra che a #Berlino indaga il ruolo politico inverato dalla pianificazione sotto il Terzo Reich.
Spostandosi a #Firenze, mentre munifiche mani private si prendono cura di un capo d’opera come la basilica di San Miniato al Monte, si registrano gli esiti del concorso, non esattamente secondario, per la sede della Regione Toscana, passato tendenzialmente inosservato e dal profilo basso e locale (cfr. la composizione della giuria). Ci auguriamo che il prosieguo sia, nelle fortune, inversamente proporzionale alle vicende di un’altra torre delle istituzioni: ci riferiamo alla nuova sede della Regione Piemonte a Torino, con celebratissimo concorso internazionale del 2001 aggiudicato a Studio Fuksas, che poi ha litigato con la committenza e disconosciuto la paternità dell’opera, mentre il cantiere, nel frattempo installato su un sito diverso da quello messo a gara, si è trascinato tra ritardi, fallimenti d’imprese, aggravi di costi e sostituzioni di elementi già posati in opera, per concludersi quest’anno con un’inaugurazione in sordina.
Infine, le riflessioni di Filippo De Pieri, relativamente al cambiamento dei paradigmi urbani
Care lettrici e cari lettori, facendo il punto sulle esotiche città “di fondazione”, scopriamo che non sono poi così sexy come il marketing e la comunicazione vogliono farci credere. Si pensi al clamoroso flop di Masdar, la nuova città nel deserto alle porte di Abu Dhabi griffata Norman Foster, che nel decennio scorso veniva presentata come la nuova frontiera, ma che annovera a malapena 300 anime. Su tutto, poi, incombe lo spettro del “grande fratello”, perchè la retorica dello smart a tutti i costi (anche) da quelle parti conduce.
A un mese dall’apertura, ci approssimiamo alla 18. Mostra internazionale di architettura della Biennale di Venezia attraverso un’inchiesta a puntate sull’Africa sub-sahariana (Sudafrica escluso), per capire perchè potrebbe essere davvero, riprendendo il titolo assegnato dalla curatrice Lesley Lokko, “Il laboratorio del futuro”. In attesa degli sviluppi, rispondiamo ponendo alla riflessione la seguente elementare considerazione: il tempo della siccità (che laggiù già ben conoscono) è giunto anche per l’Europa, anche se qui ancora tutti balliamo spensierati sulle arie dell’orchestra del Titanic che affonda...
Ci occupiamo, infine, seppur in modi diversi, di valorizzazioni dell’esistente. A San Paolo del Brasile, il Museo do Ipiranga rivela tanto un attento restauro filologico quanto un sorprendente ampliamento ipogeo non immemore dei valori plastici di Paulo Mendes da Rocha. A New York, il mitico terminal TWA di Eero Saarinen funziona alla grande anche come hotel, dimostrando i pregi dell’uso compatibile rispetto alla mera musealizzazione dell’edificio in sè. A Firenze, anonimi edifici di servizio sono trasformati in vivaci residenze universitarie (su tutte, con il vincente modello dello Student Hotel), a soddisfare un mercato che si merita qualcosa di più della speculazione sulle locazioni di tuguri sovraffollati.
Buona lettura!
#ilGiornaledellArchitettura
#architettura
Care lettrici e cari lettori, mentre ci si accinge a entrare nel turbinio della #Designweek milanese, sempre sul fronte lombardo, per la controparte bresciana, passiamo in rassegna le proposte della Capitale italiana della cultura 2023, tra proposte, come è inevitabile che sia, di livello alto o meno.
Risulta poi di qualche interesse l’accostamento di due #mostre, tra loro assai diverse per contenuto. Da un lato, quella sulla #fotografia a #Mendrisio utilizza l’architettura come mero pretesto, lavorando invece sulle ibridazioni semantiche connaturate alla valenza stesse delle immagini e al loro dispositivi di rappresentazione.
Dall’altro, quella su #Raffaello al #PalladioMuseum di #Vicenza offre l’esito di aggiornati studi e ricerche, tentando di dimostrare la provocatoria tesi dell’originaria attitudine architettonica per il sommo artista, noto soprattutto per la #pittura.
Proseguiamo poi l’inchiesta sull’influenza dell’intelligenza artificiale per le culture del progetto. Dato per ovvio il fatto che l’antitesi non si deve risolvere in una sfida (ovviamente perdente per l’uomo), starà a noi, lontano da anacronismi luddisti, saperci avvalere delle inedite potenzialità delle macchine ponendo ad esse le giuste domande.
Buona lettura!
#ilGiornaledellArchitettura
#architettura
Care lettrici e cari lettori, celebriamo con un’intervista l’80° compleanno di #MarioBotta. Nella sua pervicace ricerca progettuale, l’architetto elvetico si può considerare a ragion veduta uno degli ultimi moderni.
Restiamo in #Svizzera per concludere il report sui temi della circolarità in architettura. Scopriamo che l’erba del nostro florido vicino di casa non è sempre così verde: se, infatti, mettiamo nel calcolo della compatibilità ambientale non solo i bilanci delle ricostruzioni ma, anche, quelli delle numerosissime demolizioni che a quelle lasciano il posto, scopriamo che i conti non tornano, in quanto le percentuali di riciclaggio di componenti e materiali tende drammaticamente a zero. Ergo, si può parlare di autentica #rigenerazioneurbana se prevale ancora una logica da piccone demolitore indifferenziato che produce cumuli di macerie? Macerie su macerie continuano ad accumularsi nei territori mediorientali. A due mesi dal devastante terremoto che ha colpito #Turchia e #Siria, non siamo quasi neppure alla conta dei danni, e solo ora l’Unesco pare muoversi.
Se, dunque, in Medioriente il tema della ricostruzione è ancora tutto da porre, in gran parte della nostra “civile” Europa, affinchè sia possibile una convivenza, per l’appunto, “civile” tra comunità, va posto con forza il tema del progetto dei luoghi di culto per le comunità islamiche, come dimostrato dall’esempio di Palermo.
E, per restare al tema delle culture del progetto occorre rilevarne la marginalità alla luce del nuovo Codice degli appalti e dei connessi rischi denunciati dalle autorità anticorruzione. Una drammatica compressione dei tempi destinati al progetto scaturirà inevitabilmente anche dal tentativo di colmare gli enormi ritardi di attuazione del #PNRR.
Infine apriamo una nuova inchiesta su un altro tema ormai non più eludibile, come dimostrato anche dalle cronache attuali inerenti la vertenza tra Garante per la protezione dei dati personali e #Open
Care lettrici e cari lettori, i temi della professione e dei mercati immobiliari innervano gran parte dei contenuti salienti di questa settimana. Tiene banco la riflessione intorno al nuovo Codice degli #appalti, nelle sue possibili riverberazioni sui concorsi di architettura, le cui chance, secondo l’occhio esperto di Pier Giorgio Giannelli, rischiano di ridursi ancor più.
In questa, come in altre vicende, gli Ordini professionali possono giocare un ruolo non trascurabile, come sottolinea Laura Milan, prendendo spunto dalla ricorrenza centenaria di fondazione, e offrendo spunti per il quarto appuntamento con le celebrazioni dei 20 anni della nostra testata, a Torino presso Cult Lab, martedì 4 aprile*, vista la presenza, insieme a Massimo Roy, di Francesco Miceli (presidente #CNAPPC) e Lorenzo Bellicini (direttore #CRESME). E a proposito di mercati immobiliari, le impressioni sul recente MIPIM di Cannes vedono un’Italia alla finestra, mentre su tutti i players aleggiavano gli spettri dei tracolli finanziari in California e, soprattutto, Svizzera.
Chi invece non collassa affatto è il settore degli edifici alti in legno, di cui tracciamo un breve panorama internazionale sulle base delle principali tecnologie e tendenze. Infine, analizziamo il grande dinamismo degli atenei romani quali attori protagonisti nell’ambito della trasformazione urbana della capitale, nonché le ambizioni dell’aeroporto di #Catania di porsi quale snodo chiave per il traffico passeggeri nel bacino del Mediterraneo.
Buona lettura!
#ilGiornaledellArchitettura
#architettura
Care lettrici e cari lettori, rendiamo omaggio al #Pritzker 2023 assegnato a #DavidChipperfield passando in rassegna l’elemento più significativo del suo lavoro, ovvero la sua produzione museografica, alla ricerca di elementi e temi comuni nei suoi progetti, che contemperano eleganza ed essenzialità, per atmosfere ascrivibili alle categorie del classicismo modernista.
A meno di tre anni dal precedente, aggiorniamo il ritratto di #Bari. Il capoluogo pugliese dimostra una certa vivacità nella trasformazione urbana, con una serie di cantieri in corso o al via; anche se, talvolta, assai ridimensionati rispetto alle ambizioni del progetto di #concorso.
Non sono invece affatto ridimensionate le ambizioni dei developer della logistica legata all’e-commerce (altro tema di cui già ci occupammo a suo tempo), come nel caso della realizzazione del polo di Scarmagno, che spunterà come un fungo accanto alla celebrata ex fabbrica #Olivetti firmata da Zanuso e Vittoria, la quale pareva in procinto d’essere spazzata via da una gigafactory e che invece tornerà (per fortuna?) in letargo.
Proseguiamo poi il nostro tour europeo sui temi dell’architettura circolare analizzando il caso tedesco, mentre apprezziamo la trasformazione della casa di Margarete Schütte-Lihotzky a #Vienna in centro studi sull’attività dell’inventrice della cucina di #Francoforte: tra l’altro, si noti la straordinaria coerenza tra l’oggetto delle sue ricerche e lo spazio (minimo e spartano) in cui ella abitava.
Infine, le recenti disposizioni governative c’inducono ad aprire un’inchiesta sull’opportunità di realizzare l’attraversamento stabile dello Stretto di Messina. Cercheremo, in una logica il più possibile “laica”, di argomentare elementi pro e contro, confrontando i pareri dei tecnici. Confidando che, dall’altra parte, la politica si assuma fino in fondo le sue responsabilità.
Buona lettura!
#ilGiornaledellArchitettura
#architettura
Care lettrici e cari lettori, questa settimana potremmo occuparci della puntata del report sull’architettura circolare che esplora il caso olandese, o della riflessione di Michael J. Crosbie che arricchisce di nuovi contributi l’inchiesta sulla didattica degli spazi sacri all’interno dell’università, o degli esiti del primo #WoodArchitecturePrize.
Tuttavia, preferiamo soffermarci su due situazioni che affrontano il tema del trattamento della memoria con esiti divergenti. Certo, si potrà obiettare che non è opportuno paragonare oggetti, contesti e scale assai difformi tra loro. D’ogni modo, a Verona, sebbene l’edificio della Rotonda frigorifera degli ex Magazzini generali mantenga la sua “eloquenza tettonica”, nella conversione a grande magazzino di generi alimentari di lusso l’eliminazione delle patine equivale alla “perdita dell’aura”, indipendentemente dall’allestimento che riceve. Ma, soprattutto, l’intervento rivela la propria debolezza se guardato nelle sue riverberazioni urbane, legate al recupero dell’intero comparto: ciò che ne esce mortificato è lo spazio pubblico, concepito semplicemente come superficie disponibile in termini di posti auto. Alla faccia della cosiddetta #rigenerazione...
Al contrario, a #Berlino, di primo acchito la conversione di un ex edificio penale e tribunale, testimone anche delle atrocità naziste, in struttura ricettiva di lusso può sembrare un’eccessiva concessione al mercato. Tuttavia, eliminando le patine pruriginose, ma mantenendo fede ai caratteri tipologici dell’edificio, ci permette di accendere una luce su un passaggio della storia da non obliterare, scoprendo inoltre che gli #architetti, nella fattispecie, oltre a essere #progettisti sono anche gli artefici dell’intrapresa economica della rigenerazione (virtuosa, questa volta).
Buona lettura!
#ilGiornaledellArchitettura
#architettura
Care lettrici e cari lettori, ciò che forse più colpisce nelle cronache urbane di #Copenaghen è la continuità tra progetto urbano e architettonico: dalla città al cucchiaio con la medesima attenzione, passando per il disegno dello #spaziopubblico, la polifunzionalità dei contenitori edilizi, la confidenziale versatilità delle opere infrastrutturali.
Di matrice prevalentemente nordeuropea è anche il tema della circolarità applicata a un settore, quello edile, che ha sempre associato al cantiere immagini di relativa trasparenza, per non dire di palese opacità. Così, di là dall’imprescindibile istanza ecologica sottesa, la predisposizione di banche dati sui materiali usati, i rispettivi cicli di vita e le loro possibilità di riutilizzo è anche un buon pretesto per cominciare ad aver contezza - attraverso queste prime forme di quantificazione, monitoraggio e georeferenziazione - del capitale materiale inglobato dal #patrimonio costruito. Ce ne occupiamo con un viaggio a puntate di Monica Zerboni, alla ricerca di casi virtuosi in Olanda, Germania e Svizzera.
Prosegue poi l’inchiesta sulle #infrastrutture per la cura della persona con un focus regionale che fa il punto della situazione per il Veneto. Infine, accanto a due recensioni inerenti altrettante mostre tra Trento (rimarchevole soprattutto l’allestimento) e Merano (rimarchevole soprattutto il doppio contenuto messo in parallelo), ospitiamo una riflessione di Francesco Cellini che introduce al terzo degli incontri in programma per festeggiare i vent’anni della nostra testata.
In ultimo, mentre salutiamo la dipartita di #RafaelViñoly, registriamo l’assegnazione del #PremioPritzker2023 a #DavidChipperfield: francamente, vista la portata del suo lavoro, eravamo convinti che l’architetto britannico avesse ricevuto il riconoscimento già da un bel pezzo...
#ilgiornaledellarchitettura
#architettura
Care lettrici e cari lettori, spiace constatare che, in pochi, in #Giappone, stiano tenendo conto delle valenze simboliche legate alle opere del Moderno che sono già state demolite o sono in procinto d’esserlo. Si tratta di valori che, nelle volontà dei loro artefici, intendevano evocare immagini di particolare forza simbolica, all’indomani della prostrazione post-atomica.
Cambiando completamente ambito, le preoccupazioni che Alessandro Cimenti esprime in merito al nuovo Codice degli appalti sono fondatissime e condivisibili. Tuttavia, la sacrosanta levata di scudi in difesa della dignità e centralità del progetto architettonico nasconde una paradossale insidia: se, finora, il popolo dei progettisti era sempre a lamentarsi e chiedere semplificazioni burocratiche e snellimenti, come la mettiamo adesso che il legislatore sembra assecondarli? Certo, si potrà obiettare che rapidità ed efficienza non sono propriamente sinonimo di “fare in fretta” ma, certo, qualche domanda bisognerà porsela. E, a proposito, questo Giornale è aperto alla riflessioni che, in merito, giungeranno da Voi.
Anche l’allora presidente della #RegionePiemonte Sergio Chiamparino aveva detto che, per il nuovo Parco della salute di #Torino non si poteva ricorrere all’opzione concorso di architettura perchè bisognava fare in fretta e non c’era tempo. Tuttavia, dopo vent’anni che se ne parla, ci si ritrova quasi al punto di partenza. Il problema, quindi, è ben più profondo: qui è l’intero iter decisionale che manca di prospettiva, incagliandosi continuamente assai prima di giungere al progetto vero e proprio, il quale non ha mai oltrepassato la soglia della prefigurazione di fattibilità.
Il contributo sul disastroso caso studio torinese, insieme a quello dei giardini progettati ad hoc per le specifiche esigenze singole strutture, alimenta così la nostra inchiesta sui luoghi della cura. Mentre Maria Antonietta Crippa porta un punto di vista oltremodo originale quanto sp
Care lettrici e cari lettori, in un mondo provato da conflitti, ostruzioni e prevaricazioni pare inverosimile sentir parlare d’ibridazioni e contaminazioni tra culture e popoli. Ci aspettiamo davvero tanto dalla #Biennale curata da #LesleyLokko, per provare a mettere in discussione gerarchie, narrazioni e geografie consolidate. E la cosa più curiosa sarà quella di capire come i partecipanti del “primo mondo” potranno mettersi in relazione con le fenomenologie della diaspora di cui ci parla la curatrice.
Spazio poi ai temi della valorizzazione del patrimonio e della museografia. Guardando al sobrio ed elegante esito finale, si può serenamente affermare che le polemiche scatenatesi all’indomani del concorso per la #riqualificazione del Palazzo dei Diamanti a Ferrara furono davvero fuori luogo. In particolare, non è neppure la tanto all’epoca vituperata galleria di collegamento a farla ora da padrona, quanto il generale ripensamento degli spazi e della distribuzione. Anche Torino torna finalmente all’onore delle cronache per il doppio esito, quasi concomitante, di due concorsi. Nel caso della Cavallerizza, avremmo apprezzato un maggiore coraggio della giuria verso la proposta di Lacaton & Vassal, anche per mere ragioni di marketing urbano: e invece, nel capoluogo piemontese #CinoZucchi cala il triplete. Diverso il discorso per il #MuseoEgizio: certo, l’intervento che ridefiniva gli accessi e i servizi di biglietteria e annessi non era di quelli indimenticabili; tuttavia, risale a soli 8 anni fa... E pensare che, nella gara di progettazione, all’epoca, qualche partecipante aveva già proposto la copertura della corte d’onore. Non segue invece la retorica dell’inclusione urbana, rivendicata dall’istituzione torinese, il Museo di Arte e Fotografia a Bangalore, il quale, invece, dalla proteiforme metropoli indiana sembra tenersi a “rispettosa” distanza.
Infine, presentiamo la seconda parte dell’inchiesta che fa il punto su progetti e critic
Care lettrici e cari lettori, tra i vari argomenti, questa settimana ci concentriamo sull’ #ediliziapopolare, il cui #patrimonio costruito, quando non ancora tutelato da vincolo perchè non “maggiorenne” (70 anni dalla realizzazione), è a rischio compromissione anche nei casi d’indubbio pregio architettonico. Si veda l’alterazione percettiva dovuta all’intervento di tinteggiatura nel quartiere Ina-Casa di Forte Quezzi a #Genova. Per non parlare dell’incombente demolizione della Nave di #Mestre, opera ormai “dannata” perchè - come tante altre sue simili - non ha mai visto la realizzazione dei servizi, nè un qualche mix sociale nell’assegnazione degli alloggi.
Il tutto, mentre la Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura ha rilasciato online la nuova piattaforma del Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi: una mappatura dell’architettura contemporanea del nostro Paese con l’obiettivo di favorirne la conoscenza e la valorizzazione. Il progetto, avviato nel 2002 dall’allora #DARC - Direzione Generale per l’Arte e l’Architettura Contemporanee, conta ad oggi 4.948 schede ed è in continuo ampliamento e aggiornamento attraverso campagne di documentazione effettuate in collaborazione con le strutture periferiche del #Ministero, gli enti locali, le Università e svariati centri di ricerca.
Nel database, oltre a #ForteQuezzi, non poteva mancare il #Corviale a #Roma, nelle scorse settimane oggetto di un rilevante intervento da parte della street artist olandese #JudithdeLeeuw nell’ambito di Street Art for Rights Forum Festival. Il murale, che occupa la testata cieca di nord-est a tutt’altezza per circa 40 metri, è dedicato a temi di sensibilizzazione ambientale e sarà visibile per circa due anni, in concomitanza con il cantiere di ristrutturazione dell’edificio lungo un chilometro, così come previsto dal #PNRR.
Buona lettura!
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#ilGiornaledellArchitettura
#architettura
Care lettrici e cari lettori, a tre anni esatti dall’apertura delle #OlimpiadiMilanoCortina2026 avviamo un’inchiesta che, al di là dei riferimenti puntuali ai siti e ai progetti, cerca di allargare il ragionamento, ponendo una questione cruciale: alla luce dei cambiamenti climatici e di una realtà alpina che, soprattutto nelle località dove “nevica firmato”, deve preoccuparsi di tutelare un territorio fragile puntando a contenere, e non a stimolare, un turismo mordi e fuggi, ha ancora senso ospitare simili grandi eventi? Oppure, per come i Giochi olimpici invernali si sono evoluti, non è più logico pensare che vengano organizzati in #areeurbane o peri urbane, le quali meglio avallano il carattere di artificialità che ormai connota simili kermesse?
Invece, sull’inatteso sfondo della recente tragedia tellurica turco-siriana, visitiamo una mostra, a #Lisbona, espressione della capacità (anche grazie all’umile contributo del progetto architettonico) di superare le catastrofi attraverso la ricostruzione: come nelle aree interne del Portogallo, a Pedrógão Grande, colpite dal devastante incendio del 2017. E sulle possibilità e gli strumenti in mano alla pianificazione italiana in chiave di prevenzione dei rischi naturali è focalizzato il rapporto di Francesco Domenico Moccia, nell’ambito della collaborazione che la nostra testata intrattiene ormai da diversi anni con l’Istituto nazionale di #urbanistica (@inuurbanistica).
Infine, salutiamo l’epifania del #concorso per il Museo dei bambini e delle bambine di #Bologna: il progetto vincitore restituisce l’immagine di una fucina sperimentale, collocandosi nel solco fecondo delle iniziative già portate avanti in città grazie alla committenza della @fondazionegolinelli. Per un laboratorio della #rigenerazioneurbana che dev’essere immagine di persone e idee, e non di mere cubature e computi metrici.
E, a proposito di saper declinare l’umanesimo nell’evocatività dello spazio, speriamo di
Care lettrici e cari lettori, recenti spunti di cronaca diventano pretesto per abbozzare alcuni ritratti. Vedremo, ad esempio, se sarà fertile la bicefala direzione di #Domus, che per il 2023 spetta a #ToshikoMori e #StevenHoll: varrà il principio per cui “Dio li fa e poi li accoppia”? In Francia, invece, la traiettoria di #DominiqueCoulon, insignito della Grande Médaille d’or dall’Académie d’architecture, rivela un corposo catalogo d’interventi pubblici esemplari, ovviamente legati a concorsi, che lavorano tanto sulla distribuzione quanto sui cromatismi.
Spazio poi ai temi della valorizzazione del #patrimonio. Quello dell’Art nouveau belga nel 130° anniversario, che lavora sull’accessibilità, fisica o virtuale delle realizzazioni. Quello delle istituzioni democratiche, come nel non facile intervento di restauro e rinnovo del classicista parlamento austriaco a #Vienna, schierato nella “parata d’onore” dei monumenti lungo quell’ineguagliato spazio pubblico che è la Ringstrasse. Quello dei rinnovati allestimenti museali, di cui riprendiamo un viaggio nella nostra Pen*sola alla scoperta dei più interessanti: si parte dal Museo archeologico di Fasano, con le sempre affascinanti atmosfere proposte da #StudioAzzurro.
Ultima, ma non meno importante, la riflessione di Bruno Pedretti su un tema a tutti noi caro: quello del ruolo dell’autore, dell’artefice, nel concreto farsi di un’opera architettonica. Una condizione, quella dell’autorialità, vissuta come ineluttabile, ma anche come “una toppa a una sempre più logora autonomia dell’arte”. L’articolo costituisce il naturale assist alla seconda delle sette serate in occasione dei vent’anni della nostra testata. L’incontro, che vedrà lo stesso Pedretti tra i protagonisti, è in programma il 21 febbraio a Torino presso Cult Lab, nonchè fruibile in streaming con modalità webinar sincrono o asincrono, grazie alla collaborazione con la piattaforma Smart Ark Academy. Buona le