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La Piazza Rossoblù La Piazza Rossoblù è una testata giornalistica regolarmente registrata presso il Tribunale di Taranto

Direttore responsabile: Giuseppe Giordano
Editore: Associazione culturale no profit "La Rinascita ionica"

30/10/2024

Il Taranto finalmente “liberato”

di Nicola Savino

Stavolta è finita davvero. Finalmente. La lunghissima (e tormentatissima) era Giove sta volgendo definitivamente al termine. E’ vero, manca la chiusura ufficiale della trattativa con il passaggio (sia formale che effettivo) delle quote ai nuovi soci, ma nonostante qualche isolata voce discorde, probabilmente frutto dell’invidia e dell’impossibilità di far parte in qualche modo degli organigrammi che si andranno a disegnare, si è ormai ad un passo del “closing” (quelli bravi si riempiono la bocca di tale espressione). Insomma, il presidente più osteggiato e più vituperato della storia della Taranto calcistica se ne va. Era ora, è proprio il caso di dire, perché il deterioramento dei rapporti tra la città e la dirigenza uscente aveva raggiunto un punto di non ritorno.

Ci vorranno ancora una decina di giorni per definire il passaggio, ma qualche sparuto buontempone (eufemismo) va ancora cianciando di “bluff”, di mancanza di liquidità dei nuovi proprietari, di ipotesi peregrine, di castello di sabbia e senza fondamenta. A tali vaghe prospettive, si può obiettare che nessun miliardario, per quanto “sbonnato” (in Val Brembana usa dire così) di soldi, butterebbe mai dalla finestra 270mila dollari (a tanto ammonterebbe il bonifico effettuato nei giorni scorsi), per di più esponendosi a penali salate, sempre previste in ogni tipo di preliminare. Dunque, ci vorrà ancora un po’ di pazienza, ma l’intera combriccola che ha fatto danni inenarrabili è fuori da ogni tipo di gioco. Anche coloro che sono scesi dal carro prima che deragliasse del tutto.

Tentare di spiegare come mai Massimo Giove sia riuscito ad inimicarsi la quasi totalità della piazza tarantina non è un inutile esercizio retorico. Intanto c’è un dato inequivocabile: lui era il presidente in carica all’epoca del quel famigerato Taranto – Catania di 22 anni fa, fonte di ogni male e ancora oggi dolorosa e mai rimarginata ferita del popolo rossoblu. Ma, al di là di un doveroso riferimento storico, ciò è che è difficile sviscerare è il grado di non gradimento raggiunto da un personaggio, al quale comunque per correttezza vanno riconosciuti indubbi meriti.

E’ incontestabile che negli anni della serie D, abbia speso tanto, ma purtroppo spesso male. E comunque la promozione ottenuta con il colpo di testa di Santarpia sul campo del Lavello è traguardo fondamentale, come pure la salvezza abbastanza tranquilla nella prima stagione di C, i playoff sfiorati la stagione seguente e quelli raggiunti appena qualche mese fa (seppur “macchiati” dalla penalizzazione che impedì di poter partire da una posizione più vantaggiosa) sono risultati tutt’altro che disprezzabili. Anzi.

Eppure, a parte qualche inguaribile sostenitore che pure per lungo tempo ha goduto di immeritati palcoscenici mediatici, la gran parte dei tifosi non vedeva l’ora che Giove fosse estromesso. Le cause? Innanzitutto, l’opacità della gestione e la scelta di circondarsi di collaboratori che, pur sicuramente preparati, da tempo non godevano (a torto o a ragione) della stima e della considerazione generali. E poi negare l’accredito a giornalisti non graditi, concedendolo soltanto a chi in qualche modo fosse uniformato ai voleri presidenziali. E ancora una comunicazione lacunosa e improntata a menzogne spudorate. Su tutto, il molto presunto errore informatico di febbraio scorso al quale attribuire la “colpa” della penalizzazione. Quanto sarebbe stato più semplice dire la verità, assumendosene in toto la responsabilità. Un’umana ammissione che avrebbe impedito speculazioni e ulteriori problematiche.

E invece Giove ha atteso che fosse ufficializzata l’impossibilità di utilizzare lo stadio “Iacovone” per gran parte dell’anno corrente e per quello seguente (fatto che, peraltro, ogni persona di buonsenso aveva messo in preventivo nel momento in cui a Taranto furono assegnati i Giochi del Mediterraneo) per annunciare il suo formale disimpegno, peraltro a pochi giorni dalla conferenza stampa in cui in p***a magna veniva presentata la stagione in corso. E invece ha ulteriormente “sporcato” il suo mandato con i mancati pagamenti di agosto e di ottobre che comporteranno sanzioni pesanti da parte degli organi della giustizia sportiva, mettendo fortemente a rischio la permanenza nella categoria.

Ma, per fortuna, i presidenti prima o poi vanno via, ma il Taranto resta. E dunque bisogna fare i conti con l’attuale situazione che definire preoccupante appartiene più alla sfera delle speranze che della realtà oggettiva. L’organico è visibilmente mediocre, mancano figure fondamentali (direttore sportivo, direttore generale, responsabile del settore giovanile che va totalmente rifondato), bisogna intervenire presto e bene in ogni anfratto della vita societaria e sportiva. Tutto questo aspetta i nuovi soci, chiunque essi siano.

A questo proposito, non deve stupire che regni sovrana la riservatezza: in certi ambiti finanziari, è la regola. Che si tratti di singoli investitori o di fondi o comunque aziende di elevato livello, resta un vincolo ferreo: si parla a cose fatte (e firmate). D’altronde, non essendo il Taranto Calcio una società quotata in Borsa, non ci sono particolari obblighi verso i soci. E i tifosi, quel popolo che vive e soffre di una passione senza limiti? Devono saper aspettare e sperare che un’operazione che comporterà un esborso economico di svariati milioni di euro non sia frutto di un estemporaneo capriccio, ma di scelte ponderate. Nessuno butta i soldi, sia chiaro: si tratta di un investimento che solo il tempo e le azioni concrete potranno definire compiutamente.

Bisogna essere consapevoli che l’acquisizione del Taranto non è figlia di particolare amore verso il rosso e il blu, né di predilezione per il calcio (o per le cozze), ma soltanto di interesse economico: rilevare un club sull’orlo del fallimento, risanarlo, risollevarlo in virtù di importanti risultati sportivi e con la prospettiva di poter disporre nell’arco di un paio d’anni di uno stadio moderno e funzionale, atto a produrre nuovi introiti, ecco i passi per poter presentare sul mercato una società appetibile, da poter eventualmente rivendere guadagnandoci sopra.

Oggi, senza Giove, il futuro è sicuramente meno nebuloso. Lo spettro del fallimento e la conseguente scomparsa dal panorama calcistico nazionale sono stati definitivamente cancellati. E (pur ricordando come un incubo i tempi di Serpentara, Mariano Keller, Grumentum...) anche un’eventuale retrocessione non sarebbe un dramma – detto con la morte nel cuore – con una società seria e motivata alle sp***e. Basti ricordare i recentissimi casi del Bari, del Trapani, del Catania. Però bisogna fare presto, se davvero si vuole coltivare l’obiettivo della permanenza in serie C.

Questo bisogna chiedere alla nuova proprietà, non lo stato di famiglia, il codice fiscale e magari anche il gruppo sanguigno. A tempo debito, si saprà ciò che è necessario sapere, ma dopo anni di gestione nebulosa, pretendere che si sappia tutto e subito appare sinceramente eccessivo e pretestuoso.

Traslochi di Pierpaolo Di TodaroLa notizia, peraltro scontata, del trasloco autunnale del Taranto calcio dal proprio sta...
31/07/2024

Traslochi di Pierpaolo Di Todaro
La notizia, peraltro scontata, del trasloco autunnale del Taranto calcio dal proprio stadio, dopo tentennamenti peraltro strategici, è arrivata nella casella postale della società sotto la canicola estiva.

Ad essere rimasti delusi sono in primis gli ottimisti, alcuni dei quali credevano si potesse giocare con un cantiere aperto usque ad finem, poi gli ingenui pronti a credere alle favole raccontate dagli attori in causa, ed infine una parte della tifoseria.

Già una parte, è bene che si sappia. La parte della tifoseria, alla quale siamo più affezionati, quella che fa rumore, quella che nel bene e nel male ci rappresenta in casa e fuori, con i suoi pregi e difetti. Coloro che fanno del Taranto la propria ragione di vita.

A far da contraltare però non solo tanti cittadini, che vedono nel nuovo stadio (con le sue plurime possibilità) un’occasione unica di rilancio per la città, ma anche quei tifosi (e sono la maggioranza, seppur silenziosa) che vede nel nuovo impianto la possibilità di un rinnovamento, quasi un magnete per eventuali investitori che possano sostituirsi o supportare l’attuale dirigenza. Chi come noi frequenta quei gradoni trasversalmente, dalla tribuna alla gradinata passando dalla curva, sa come l’attuale impianto, pur se gradevole alla vista per la sua struttura, è ormai non solo poco funzionale, ma anche e soprattutto certificato inagibile, nei suoi settori e nei suoi servizi. Un impianto definibile come dead walking. Inevitabile che dopo 40 anni vada definitivamente in pensione. Posto questo, in mezzo c’è la nostra squadra, i nostri colori ed una casa da trovare. La società ci ha pensato proponendo come alternative prima Teramo (poi naufragata) e poi Castel di Sangro (attualmente l’unica percorribile). Per la verità anche il Comune aveva avuto delle interlocuzioni istituzionali con l’Amministrazione Comunale di Brindisi, ricevendo piena disponibilità. Era la soluzione migliore. Qualcuno poi, proprio chi oggi lamenta latitanze, fa appelli e brandisce rivolte, ha pensato bene di bruciare quella possibilità in nome di una inspiegabile supremazia con i cugini brindisini. Il marito che si evira per far dispetto alla moglie. Rimane ora, a detta di Ferrarese la carta Francavilla Fontana.

Mi permetto di dare un suggerimento al Comune di Taranto, che salverebbe capra e cavoli anche agli occhi dei tifosi che sono pure elettori. Giocare a Francavilla Fontana ha un costo quantificabile grossolanamente intorno ai 200/250 mila euro. Si potrebbe erogare, a parziale ristoro, un contributo di sponsorizzazione di tale importo, con l’impegno della società di far campeggiare, magari sulla maglia rossoblù il logo Giochi2026, dando ulteriore visibità all’evento. Sarebbe una soluzione che, siamo certi, la società accoglierebbe di buon grado, e che magari aprirebbe nuovi scenari distensivi in una città che di veleni ne ha già troppi.

10/04/2024

CIAO VALERIO

Valerio era un grandissimo tifoso del Taranto, trapiantato nel profondo nord da decenni non aveva mai perso il suo accento che lo riportava alle origini, alla città che tanto amava. Ed alla squadra di calcio, fedele compagna di una vita. Era una persona gentile ed educata come poche, compagno di decine e decine di trasferte. Bastava chiamarlo e lui rispondeva presente. Da Siracusa ad Avellino, da Torre del Greco a Pisa lui c'era. Quante risate ci hai fatto fare, quanti chilometri abbiamo macinato insieme, solo per l'amore di quei due colori. Ora ci abbandoni Valerio, nessuna trasferta sarà più la stessa. Chissà se esiste un paradiso dei tifosi e, se esiste, tu sei lì con la tua sciarpetta rossoblù.
Ciao Valerio, ci manchi già tanto e ovunque tu sia sappi che ti vogliamo un mondo di bene 🖤

Per la rubrica "A mente fredda" l'analisi del match a cura di Gianluigi Lippo- Foto Fabio Mitidieriwww.lapiazzarossoblu....
08/04/2024

Per la rubrica "A mente fredda" l'analisi del match a cura di Gianluigi Lippo-
Foto Fabio Mitidieri
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Ogni promessa è debito.
Partita delicata quella dello Iacovone, Taranto e Potenza guardano con ansia ai loro rispettivi obiettivi e cercano un risultato che dia lo scatto decisivo; la luce in fondo al tunnel e quella del Taranto che, con una partita impeccabile, si prende i tre punti e i play off. Il Potenza gioca con scarsa determinazione e dimostra una confusione a tutti livelli che ha compromesso l'intera stagione partita con ben altri obiettivi. Ora le partite da giocare al Viviani possono dare la salvezza che servirà a ricostruire una stagione più ambiziosa.
Capuano è alle prese con alcuni forfait, tra cui Luciani in fase di riscaldamento, che rendono problematiche alcune scelte; si inventa Valietti esterno a sinistra e lascia Kanoute e Bifulco in panchina. Vannucchi risponde presente quando viene chiamato in causa e si dimostra un pilastro di sicurezza per tutto il gruppo. I tre di difesa sono Miceli perno centrale con Riggio alla sua destra e Enrici a sinistra; Mastromonaco esterno a destra e Valietti piede invertito a sinistra. Calvano e Zonta a centrocampo con De Marchi punta centrale supportato da Orlando e Fabbro.
I rossoblù ionici impostano subito la partita su intensità e concentrazione; spingono bene sulle fasce, roba da stropicciarsi gli occhi, e tengono alta la linea di difesa. Valietti che fa un gol, un assist e un'azione splendida ad inizio partita dimostra che il ragazzo ha bisogno di personalità e convinzione; sinceramente niente che faccia pensare di aver risolto il problema dell'esterno ma un apporto di autostima che non guasta. Sull'altra fascia anche Mastromonaco non demerita, considerando però che l'avversario era molto forte rispetto a quello di Valietti. Calvano e Zonta se la cavano egregiamente anche grazie all'apporto di Orlando e Fabbro in fase difensiva; gran partita di Zonta che pressa sul play potentino e gioca con grande lucidità. Purtroppo bisogna rimarcare ancora una volta la mancanza di precisione dell'attacco su situazioni facili, Fabbro si aggiunge all'elenco dei gol sbagliati quasi a porta vuota; in una competizione come i play off, con partite secche, serve il massimo del senso del gol. Però va rilevato il gran lavoro che fanno gli attaccanti in fase di riconquista della palla e qualche attenuante possiamo darla a chi si sbatte senza mai fermarsi. Molto bene i difensori con Miceli davvero impeccabile nelle chiusure e nel fare ripartire l'azione, meriterebbe anche lui la gioia di un gol per certificare un girone di ritorno fantastico.
Raggiunta la quota matematica per i play off ora la truppa di Capuano ha tre partite per cercare il miglior piazzamento, per questo servirà ancora tanta concentrazione ma anche recuperare più di qualcuno che soffre di acciacchi. Kanoute, Luciani, Ferrara ma anche qualcuno che da troppo tempo sembra essersi spremuto come Calvano; il Taranto è una squadra che gioca su ritmi altissimi e ha bisogno di avere gli interpreti al massimo della forma fisica se si vogliono affrontare i play off fino in fondo. L'aspetto che più impressione della squadra di Capuano è la capacità di fare gruppo e giocare di squadra, cosa che mette in difficoltà qualsiasi avversario.
Le ultime tre partite serviranno per capire che Taranto sarà in questi play off, ma il valore morale di questo gruppo lascia ben sperare; senza dimenticare che nessuno ha chiesto a Capuano di vincere il campionato e la sua promessa è già onorata. Ogni promessa è debito e almeno lui i debiti li paga.

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26/03/2024

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Reale e virtuale.
Il Fanuzzi fa da palcoscenico al derby delle penalizzate dove il Taranto cerca di guadagnare punti in zona play off e il Brindisi vuole salvare la faccia di una stagione maledetta; obiettivo raggiunto per il Taranto, con il Brindisi che si impegna ma deve dimenticare in fretta. Gli adriatici hanno perso ogni motivazione e ormai contano i giorni che li separano dalla fine di una stagione stregata dove ogni scelta è stata sbagliata e neanche la fortuna è stata amica; ora conta solo riprogrammare tutto con la speranza di non buttare via tutto quello costruito in due anni.
Capuano lamenta diversi acciaccati e tradisce il suo credo tattico schierandosi con un 4-3-3 canonico, Luciani va a fare l’esterno basso a destra, Ladinetti titolare nel trio di centrocampo e Fabbro punta centrale. Vannucchi non deve compiere grandi parate ma, paradossalmente, deve rimanere sempre in allerta sugli attacchi dei biancazzurri; i centrali difensivi sono Miceli e Riggio, gli esterni bassi Luciani e Panico. A centrocampo Calvano si piazza davanti alla difesa con Zonta e Ladinetti come intermedi; ai lati di Fabbro punta centrale ci sono Kanoute a destra e Bifulco a sinistra.
Il Brindisi vuole dimostrare di essere vivo e gioca con grande intensità attaccando alto e spingendo sugli esterni; il Taranto sembra sorpreso ma da sempre l’impressione di poter diventare pericoloso tutte le volte che attacca. Poi piano piano i rossoblù prendono possesso della metà campo avversaria, Zonta e Ladinetti fanno girare bene palla con Luciani e Panico che supportano gli esterni alti; ma questa supremazia non produce p***e gol. Serve l’episodio, sfruttato con grande qualità da Zonta; è proprio quello che si chiede al tecnico centrocampista veneto, un tiro difficile da tenere basso che lui addomestica a dovere con grande potenza. il Brindisi accusa il colpo ed è importante la lucidità e il cinismo con cui Kanoute e Bifulco confezionano il raddoppio, importantissimo per indirizzare il match sul piano psicologico. Da quel momento in poi la partita perde di intensità e di pathos, il Taranto controlla senza pungere e il Brindisi prova a creare qualcosa che possa dare l’impressione di riaprire il risultato; le emozioni più forti si sono avvertite quando c’è stato l’ingresso in campo di Travaglini, esordio assoluto per lui che sembrava essere un oggetto misterioso, Capone, che riesce a giocare addirittura qualche pallone, e Papaserio a centrocampo.
L’attenzione si è spostata subito sul prossimo match di Caserta, quasi decisivo per un piazzamento importante nella griglia play off visti i risultati delle altre contendenti. Bisogna recuperare infortunati ed energie in vista dello sprint finale e servono tutti in gran forma; qualcuno potrebbe rientrare, Ferrara soprattutto e qualcuno forse avrebbe dovuto riposare qualche minuto in più, Calvano che non si è fermato un attimo dall’inizio del campionato. Poi resta l’aspetto mentale, che sembra granitico nella volontà del gruppo di arrivare in fondo ma bisogna acquisire un certo cinismo che in partite ad eliminazione diretta contro squadre di alto livello è assolutamente necessaria; non ci si può permettere più di sbagliare occasioni importanti create con grande difficoltà.
Tra gli aspetti mentali c’è anche da pensare alla classifica per quella che è, Capuano lasci perdere quello che saremmo stati senza penalizzazione perché si rischia di creare alibi inconsci per eventuali passi falsi; giocare senza timore reverenziale per ottenere il massimo e poi giocare i play off con assoluta serenità e consapevolezza. Tutte le squadre hanno qualche difficoltà, il Taranto può essere la mina vagante che gioca senza pressioni o obiettivi da raggiungere; ma non pensiamo ai punti che non ci sono più o ai gol che potevano esserci e non ci sono stati, spingere al massimo senza guardare indietro e alla fine raccogliere il giusto applauso.

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20/03/2024

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Spingere forte.
Il campo chiama i ragazzi di Capuano a giocare una partita contro due avversari ostici, il Sorrento di Maiuri e contro il pessimismo della tifoseria ionica traumatizzata e impaurita dagli sviluppi societari. I rossoblù non deludono per impegno e prestazione anche se il risultato non è quello sperato, ma la tenuta mentale dello spogliatoio è l’unica speranza dei tifosi rossoblù in questo momento.
Il Sorrento viene a Taranto per raccogliere punti che servono ad alimentare il sogno play off e gioca una partita ordinata soprattutto in fase difensiva con pochi sbocchi offensivi, un po’ per merito del Taranto e un po’ per una predisposizione tattica di partenza; i rossoneri sorrentini potenzialmente sono una buona squadra, molto ben organizzata e con un ottimo attaccante, Ravasio, che svaria e ricuce la manovra ottimamente. Per ambire agli spareggi promozione però serve qualcosa in più soprattutto in fase realizzativa; ma il suo campionato il Sorrento lo ha già praticamente vinto con una salvezza tranquilla.
Capuano non recupera Ferrara e cambia qualcosa rispetto alla serata di Castellammare, Enrici invece di Riggio, Mastromonaco al posto del deludente Valietti, Matera a centrocampo al posto di Zonta e Orlando dal primo minuto nel tridente offensivo. In porta Vannucchi non viene mai chiamato in causa ma nel secondo tempo dimostra di essere di categoria superiore quando risponde da campione all’incursione sorrentina che poteva costare l’intera partita, la solita certezza. I tre difensori sono i collaudatissimi Miceli e Luciani più Enrici, gli esterni Panico a sinistra e Mastromonaco a destra; a centrocampo Calvano e Matera mentre davanti il tridente è formato da Simeri centrale con Kanoute e Orlando esterni.
L’approccio del Taranto è positivo soprattutto per il pressing alto che porta la squadra a giocare nella metà campo sorrentina ma tiri in porta veri e proprio si fa fatica a farli, Kanoute non trova spazi e viene sempre raddoppiato e triplicato dai difensori avversari, con Panico che cerca di supportare il capocannoniere del Taranto ma con pochi risultati. A destra Mastromonaco vuole dimostrare di poter recuperare la maglia titolare e spinge con più foga ma denota i soliti limiti, tecnici e strutturali; da quel lato Orlando trova qualche problema ad esprimere le sue doti tecniche sia perché la squadra avversaria trova subito un equilibrio difensivo e sia perché viene relegato sulla fascia che lo limita nelle giocate, quando entra a partita in corso diventa letale anche perché, oltre a rompere l’equilibrio avversario, svaria su tutto il fronte d’attacco con più libertà, Bifulco, entrato nella ripresa sembra poter interpretare meglio il ruolo da esterno nel 3-4-3 di Capuano, se solo avesse un po’ di senso del gol sarebbe da categoria superiore.
Il Sorrento non si affaccia quasi mai dalle parti di Vannucchi ma il Taranto non punge. Kanoute non ha gli spazi per correre verso la porta avversaria, Simeri viene stretto in mezzo ai centrali difensivi e il centrocampo non supporta a sufficienza, né con gli inserimenti né con qualche scambio stretto o tiro da fuori, per non parlare degli esterni di cui il Taranto è praticamente privo da settembre. Il primo tempo è da zero a zero in tutti i sensi. Nella ripresa però il Taranto stringe i tempi e gioca con più dinamismo; Capuano al solito ridisegna il Taranto che diventa più pericoloso. L’ingresso di De Marchi libera Simeri da compiti tattici e gli consente di svariare su tutto il fronte d’attacco a ricucire l’azione, l’ingresso di Zonta prima e Ladinetti poi aggiunge tecnica al centrocampo; in più i braccetti difensivi cominciano a spingere, soprattutto a destra con Luciani, così i rossoblù diventano pericolosi in area di rigore avversaria. Vorremmo sorvolare su alcuni episodi ma sul gol mangiato da De Marchi non c’è una logica in un campionato professionistico, poi Simeri che sbaglia ancora un appoggio in piena area di rigore invece di provare a girarsi e ti**re come un vero attaccante fa di solito. Davvero in una fase cruciale come questa non possiamo più permetterci errori decisivi che tolgono al Taranto punti vitali in ottica play off; alcuni dei gol mangiati dal Taranto in questo girone di ritorno hanno qualcosa di assurdo e tutti sarebbero risultati decisivi, non possiamo permetterci tutti questi errori così clamorosi, nei play off un errore potrebbe costare l’intera stagione.
C’è anche da considerare che qualcuno sta tirando la carretta dall’inizio e dimostra di essere stanco, Calvano su tutti ma anche Kanoute, forse andrebbero fatti riposare per averli al massimo nelle ultimissime partite.
In definitiva i ragazzi hanno dimostrato di avere una buona tenuta mentale e anche fisica, è mancato l’episodio che invece c’è stato in alcune partite precedenti risolte nei minuti finali; ma la squadra è tosta e ci crede; forse Capuano potrebbe pensare anche di variare il modulo con una difesa a quattro, magari con Luciani esterno a destra e con un trequartista che valorizzerebbe le qualità di alcuni degli uomini a disposizione in attacco. La presenza di De Marchi consente alle altre punte di muoversi più liberamente e cercare la via del gol, con lui in campo il Taranto è stato sempre più pericoloso.
Infine la questione penalizzazione ha sconfortato la tifoseria, ma ora non c’è più tempo per pensare, bisogna spingere più che si può e poi fare i conti a fine campionato; lo merita Capuano, lo merita questo gruppo di ragazzi che stanno dando il massimo per questa maglia e lo meritiamo anche noi tifosi che non guardavamo così la classifica della serie C da più di dieci anni. Poi…ce la dichiariamo…

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13/03/2024

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Match point.
Nel silenzio assordante del Menti di Castellammare le due squadre si giocavano una fetta importante di campionato, le vespe per il sogno serie B, il Taranto per accorciare sulle zone più nobili della classifica e anche, ma soprattutto, per scacciare i fantasmi arrivati a popolare gli incubi peggiori della tifoseria tarantina. Ha vinto la Juve Stabia, diciamo subito con merito, ed ora ha a disposizione una serie di match point con il traguardo ormai in vista. I gialloblù sono una squadra molto ben assemblata, compatti nell’organizzazione difensiva, dal notevole spessore tecnico, con giocatori di esperienza in categoria e soprattutto una cattiveria agonistica non comune; pur non creando p***e gol di rilievo, hanno tenuto il Taranto costantemente in apprensione e hanno sfruttato le occasioni che sono capitate grazie all’incredibile senso del gol del loro attaccante più prolifico. Vittoria del campionato meritata per la squadra di Pagliuca che, al di là di episodi a favore che ci stanno in qualsiasi campionato, ha saputo dare continuità ai risultati.
Capuano recupera qualcuno ma è costretto a lasciare a casa Ferrara e Ladinetti, a centrocampo spazio a Zonta mentre in attacco Simeri è preferito a De Marchi. Vannucchi non deve compiere interventi particolari, almeno fino al primo gol quando ferma per due volte i tiri avversari, ma nulla può sul terzo tap in, per il resto solita sicurezza con i piedi con brivido nel finale. I tre difensori sono Miceli con ai lati Luciani e Riggio, esterni Panico e Valietti mentre i centrali di centrocampo sono Calvano e Zonta; il tridente Simeri centrale con Kanoute a destra e Bifulco a sinistra. L’approccio è subito difficile, lo Stabia aggredisce con grande densità e costringe il Taranto a lanci lunghi che le punte non sanno sfruttare, Kanoute ma soprattutto Bifulco non sono in giornata e con Simeri si devono impegnare più in fase di non possesso. I gialloblù di casa spingono soprattutto sulla destra mettendo in difficoltà la coppia Panico Zonta e fortuna che i tanti cross fatti non vengono sfruttati dagli attaccanti; in mezzo al campo si fa sentire la superiorità numerica dei padroni di casa con le mezze ali che rientrano e pressano i centrocampisti rossoblù; il primo tempo finisce con un nulla di fatto ma tanta apprensione per il Taranto costretto a difendersi senza pungere.
La ripresa si apre con i due gol della Juve Stabia e ci sarebbe da scrivere a fiumi sia sul primo gol preso dopo una ripartenza da sinistra con palla che arriva a destra e tre tiri consecutivi senza nessun tarantino riesca a toccare palla; è mancata attenzione e reattività contro la cattiveria agonistica degli attaccanti campani. Il secondo, dopo pochi minuti, è l’ennesimo gol subito su palla alta di questo campionato e davvero si fa fatica a immaginare come possa il Taranto dalla grande fisicità, subire così tanti gol di testa. Nel mezzo c’è stata una buona occasione per il Taranto, Valietti si era inserito bene centralmente ma al momento di ti**re ha dimostrato una timidezza che ora comincia a imbarazzare; il ragazzone di Bergamo deve capire che in questo campionato non si gioca di fioretto e che serve ti**re fuori la grinta e tutte le doti fisiche e caratteriali ma ancora una volta dobbiamo registrare un non pervenuto dalla sua parte per spinta, grinta e precisione tecnica, non vorremmo rimpiangere Mastromonaco ma è evidente ormai che in questo campionato il Taranto ha giocato senza esterno destro.
Poi i cambi di Capuano hanno dato vitalità alla squadra che a quel punto ha capito che non aveva più niente da perdere e ci ha messo quello che forse andava messo dall’inizio, dal canonico 3-4-3 si è passati ad un 4-3-1-2 con Orlando dietro le punte Simeri e De Marchi. La piacevole novità è stata Luciani esterno destro dei quattro di difesa che ha dimostrato come basterebbe veramente poco per avere maggiore spinte dalle fasce, un suo cross nel mezzo dell’area ha permesso a Simeri di accorciare. Per il resto niente, il Taranto non è riuscito a creare altre occasioni ma almeno ha dimostrato di potersi giocare la partita alla pari anche se troppo tardi e con un handicap da recuperare troppo gravoso.
La partita di Castellammare ha dimostrato che a certi livelli non si può sbagliare niente, lezione che potrebbe tornare utile nei play off, e ha insegnato che serve tanta cattiveria agonistica per avere quel qualcosa in più e superare un ostacolo che sembra insormontabile. In termini di classifica non cambia niente, al netto della penalizzazione, la sconfitta in casa della capolista poteva essere messa in preventivo, ma quello che tutti, ma proprio tutti, devono evitare adesso è lo scoramento e il pessimismo; mancano sette partite e la qualificazione ai play off, che è l’obiettivo di inizio stagione non dimentichiamolo, è ampiamente alla portata. Lo Iacovone deve tornare ad essere la bolgia che ha permesso ai rossoblù, in passato, di vincere campionati o centrare salvezze che sembravano impossibili, la tifoseria può essere la spinta in più per questi ragazzi che, nonostante mille difficoltà, stanno onorando la maglia e stanno impegnandosi al massimo. Esiste una sola parola da qui alla fine da stampare a caratteri cubitali: crederci!

Per la rubrica "Conosciamo l’avversario" l'analisi del match a cura di Gianluigi Lippo- Foto Fabio Mitidieriwww.lapiazza...
11/03/2024

Per la rubrica "Conosciamo l’avversario" l'analisi del match a cura di Gianluigi Lippo-
Foto Fabio Mitidieri
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Juve Stabia: dirittura d’arrivo.
Il ritorno di Capuano al Menti di Castellammare coincide con una settimana a dir poco burrascosa, sia per il Taranto con i quattro punti di penalizzazione in classifica e sia per la decisione di punire la tifoseria stabiese con le porte chiuse. Uno scontro diretto che avrebbe riservato spettacolo in campo e fuori e che invece ora sarà giocato soprattutto sul filo dell’equilibrio mentale, un vero peccato per due squadre che hanno dimostrato di essere quelle meglio attrezzate per costo e qualità.
I gialloblù campani stanno conducendo la classifica praticamente dall’inizio della stagione e hanno fatto della continuità il loro punto di forza scavando un solco rispetto alle altre che potrebbe essere decisivo; proprio la sfida con i rossoblù potrebbe essere quella che decide il campionato.
Il tecnico Pagliuca ha plasmato una squadra molto tecnica e aggressiva, un 4-3-2-1 elastico con i centrocampisti che supportano l’azione offensiva e fanno densità nell’area di rigore avversaria. In porta Thiam è stato decisivo nel girone di andata mentre nel ritorno ha avuto qualche battuta d’arresto, ma resta un portiere affidabile e di categoria superiore. La difesa a quattro è tutta over, i centrali saranno i collaudati Bellich e Bachini, ormai titolarissimi, ben strutturati fisicamente e bravi nell’uomo contro uomo; sugli esterni i titolari sembrano essere Mignanelli a sinistra e Andreoni a destra. A centrocampo Leone, un under del 2001 tra i più richiesti della categoria, si piazza davanti alla difesa e detta i tempi con grande tecnica; ai suoi lati si giocano due maglie Buglio, Romeo e Meli, con Erradi pronto a dare il suo contributo. In attacco la punta centrale è Andrea Adorante, preso nel mercato di gennaio e già autore di otto gol con la maglia delle vespe, giocatore che da la profondità alla squadra e bomber prolifico; dietro di lui di solito giocano Piscopo e Candellone, il primo più estroverso e tecnico mentre il secondo più attaccante di manovra che lega i reparti e si inserisce in zona gol.
Insomma la Juve Stabia è una squadra che merita di stare in alto e gioca con altissimi livelli di concentrazione e tecnica, con una organizzazione di squadra compatta e dinamica; il pressing in tutte le zone del campo costringe le squadre avversarie a frequenti errori, spesso decisivi.
Il Taranto di Capuano è chiamato all’esame di maturità contro la prima della classe con il peso della penalizzazione, la forza dello spogliatoio dovrà essere ancora più evidente per riconquistare le posizioni p***e, per il momento, e per risaldare il legame che si era ricreato con la tifoseria ora traumatizzata e preoccupata. Il tempo sarà galantuomo e il campo darà i suoi verdetti, ai posteri l’ardua sentenza.

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