ILIONORF | PHOTO | GOPRO | ADVENTURE | SEA
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Questa chiesa conosciuta come la chiesa di San Nicola il Miracoloso è una chiesa ortodossa russa situa nel centro di Sofia in Bulgaria. La potete trovare sul viale dello Zar Osvoboditel.
Fu costruita come chiesa ufficiale dell'ambasciata russa, che si trovava lì accanto, e della comunità russa a Sofia, e prese il nome, come era tradizione per le chiese diplomatiche, dal santo patrono dell'imperatore che governò la Russia all'epoca. tempo, Nicola II di russia.
Cime avvolte nella maestosità della natura.
Ci si sente un po’ come i watussi. Siamo a Monte Limbara a circa 1326metri.
È il massicciò della Sardegna nord orientale, ci troviamo al confine tra la Gallura e il Logudoro.
L’erosione di acqua e vento hanno conferito forme scenografiche ai suoi massi Granitici.
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Se dovessi scegliere un super potere sceglierei sicuramente la possibilità di respirare sott’acqua.
Sotto Sale.
̃aitalia 🌎
Non meno importante Cala Liberotto.
Un’esplosione di colori. Dal verde circostante all’acqua cristallina. Una sabbia dolce e morbida di colore bianchissimo adorna questa stupenda spiaggia.
Buongiorno signorina*
La Pelosa - Stintino
Volevo presentarti la spiaggia più bella d’Italia. Un po’ per vanto, un po’ perché è vero!
Secondo il TRAVEL CHOICE BEACHES AWARDS, la Sardegna predomina incontrastata per quanto riguarda la classifica italiana. Cala Mariolu e la Pelosa (che vedrete nel prossimo post) prendono primo e secondo posto tra le spiagge più belle d’Italia.
Cala Sisine, una delle cale site presso Brunei.
Larga circa 200 metri, si affaccia sulle falesie della Serra Ovra fiancheggiata, quasi avvolta, da costoni rocciosi, mentre la gola è ricoperta dal verde di alberi secolari di carrubo e leccio. Una delle località di mare più belle in assoluto ha un singolare aspetto di montagna. Le acque sono turchese cangiante e il suo fondale è di sabbia a chicchi calcarei chiari e sassi arrotondati, ideale per attività di Snorkeling.
La guida blu “ il mare più bello del 2023” riconferma il primato della Sardegna.
Oasi Bidderosa: cinque cale di sabbia bianca con mare cristallino.
Un’oasi senza pari in una natura incontaminata.
Uno spettacolo naturale sul golfo di Orosei, un luogo fuori dal mondo che in realtà esiste.
Quando l’essere umano non c’è i pesci ballano.
INCANTATA
Nel cuore dell'Anglona in provincia di Sedini.
Spettacolo e silenzio.
Incantevole*
Waiting summer*
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L'asino sardo fu introdotto in Sardegna all'inizio del III millenio a.c.
No, l'asinara non si chiama cosi per via degli asini.
Aspettando...
Bisogna apprezzare le bellezze che abbiamo*
1915-1916 l'Asinara fu teatro di una delle più grandi tragedie legate alla prima guerra mondiale, l'arrivo dei profughi facenti parte degli eserciti austro-ungarico e serbo, malati di tifo e colera. Essi furono ospitati nella stazione sanitaria marittima dell'isola, nella quale furono anche allestiti una serie di campi sanitari in tutte le zone principali. Nel 1916 alcuni prigionieri austriaci sopravvissuti all'epidemia vollero erigere la piccola chiesa, secondo la tradizione tirolese.
Tradizioni: un piccolo artigiano che segue probabilmente le orme della sua famiglia.
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I Mamuthones sono maschere tipiche del carnevale di Mamoiada in Sardegna. Sull’origine dei Mamuthones le storie e le teorie sono diverse:
Testimonianze orali attestano che i Mamuthones sfilavano già nel XIX secolo.
Secondo alcuni studiosi, l’origine dei Mamuthones risalirebbe fino all’epoca nuragica: erano un rito di venerazione degli animali, di protezione dagli spiriti del mare o di buon auspicio per il raccolto.
Il costume tradizionale dei Mamuthones pesa all’incirca tra i 20 e i 25 chilogrammi e si compone di: “Sa visera”, la maschera sul viso nera. Questa viene fermata sul viso attraverso delle strette cinghie di cuoio; “Mastruca”, pelli di pecora nera che ricoprono il loro corpo; “Coppola”,cappello e un fazzoletto nero che avvolge la visera e la coppola. “Sa carriga”, un insieme di sonagli e campanacci.
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L'Issohadore non porta i pesanti campanacci, il suo abbigliamento viene indicato a Mamoiada ed in altri paesi come "veste 'e turcu" (vestito da turco). L'abbigliamento ora comprende: sul capo la nera berritta sarda legata al mento da un fazzoletto variamente colorato, larghi pantaloni e camicia di tela bianchissimi, sopraccalze di lana nera, il corpetto rosso del costume tradizionale maschile, a tracolla una cinghia in pelle e stoffa dove sono appuntati piccoli sonagli, uno scialle, di solito scuro con bellissimi ricami, legato alla vita con la parte variopinta che scende lungo la gamba sinistra.
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Questa maschera sarda si chiama: “visera”, è di legno nero e lucido e ha caratteri del viso molto marcati.Ma cosa si nasconde dietro queste Maschere? Luogo d'origine: Mamoiada. I Mamuthones, con il loro aspetto e le loro movenze, sembrano riportarci indietro nel tempo, in un mondo in cui il carnevale era un rituale e l’uomo era ancora molto ancorato alla terra e agli animali, il loro nome ha un significato misterioso. Secondo alcuni, la parola Mamuthone deriverebbe da Melaneimones, nome dato dai sardi agli antichi fenici e che avrebbe il significato di “facce nere”. Secondo altre interpretazioni, la parola avrebbe origine dal termine Mommotti, l’“uomo nero” della tradizione sarda, utilizzato per spaventare i bambini ancora oggi.
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Il corpo del mamuthone viene coperto da pelli di pecora nera, chiamata mastruca, mentre sulla schiena è sistemata una serie di campanacci. Il passo cadenzato per avanzare e scuotere i campanacci ricorda una danza. I Mamuthones si muovono a piccoli passi cadenzati, quasi dei saltelli, compiendo un movimento obbligato poiché sono appesantiti dalle attrezzature, dalle pelli di lana grezza e dalla visera e nel procedere devono allo stesso tempo scuotere tutti i campanacci. Nell'avanzare danno tutti insieme dei colpi di spalla ruotando il corpo una volta verso destra e un'altra verso sinistra; questo movimento in due tempi è eseguito in sincronia e produce un unico, fortissimo frastuono dei campanacci; ogni tanto il capo issohadore con un gesto fa eseguire simultaneamente tre rapidi salti su se stessi.
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San Giovanni di Sinis, tempo fa fu borgo di pescatori. Troviamo questo paradiso lungo la strada che conduce all’antica città di Tharros. Presenta mare cristallino con fondale ricco di specie ittiche e flora marina, dune di sabbia caraterrizate da rocce di arenaria e basalto e dalla suggestiva torre sp****la, intitolata a san Giovanni e costruita da Filippo II tra 1580 e 1610 per far fronte alle incursioni piratesche. Si erge a 500 metri dall’arenile ed è tranquillamente visitabile con qualche passo in più. San Giovanni di Sinis in passaro era un villaggio di pescatori, si distingueva dalla presenza di capanne di giunco, che fino alla seconda guerra mondiale si allineavano l’una accanto all’altra sulla costa oristanese. Se arrivate in citta non potete non visitare il Civico museo archeologico, dove è custodita parte della più grande scoperta archeologica di fine XX secolo nel Mediterraneo: le statue di pietra dei Giganti di Mont’e Prama, simbolo identitario della Sardegna.
Come arrivarci?
Raggiungere Oristano dalla SS131, percorrere la Strada Provinciale 54 verso nord seguendo le indicazioni verso l’uscita per Tharros e S. Giovanni. Dopo pochi kilometri svoltare a destra per Cabras, e poco dopo a sinistra seguendo le indicazioni per S. Giovanni di Sinis. Procedere sempre dritti sulla provinciale 94 fino al borgo di San Giovanni.
Prendetemi per pazza si, pazza per.. il mare!
📸 Canon
Prendetemi per pazza si, pazza per il mare.
Whit Canon
Sea📸
Incredibilmente camminavano sull'acqua. Come se fossero Dio, come se il mare fosse loro. Rimarrei per ore a guardarli.
Come se non avesse mai veramente avuto un destino. Nessun fati. Lasciata fuori dal tempo e dalla storia.
🟠☣️
Feeling free, but orange: freedom at the time of the coviddì
Godetevi lo spettacolo.
Perche alla fine, qui, l'inverno e il freddo chi l'ha mai visto?!
Sempre in compagnia di Canon
📷
Via Sassari 2
Sassari
07100
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