24/10/2025
Assomigliava vagamente a un personaggio di altri tempi, di indefinibile bellezza ed età. Aveva dei vestiti vistosi color blu petrolio di ottima fattura, sicuramente seta, ma di quegli abiti che portavano gli attori al teatro; capi sartoriali risalenti al 1800. Era andata spesso con suo padre a teatro e vicino a lei sembrava di vivere in mezzo a una scena. Lucrezia notò poi i tatuaggi in Henné Mehndi che le coprivano tutte e due le mani sorprendentemente piccole, visti in un passato di viaggiatrice in Nord Africa: veri e propri capolavori. I Berberi le raccontarono, durante il suo viaggio in Marocco, che è un’arte tramandata da millenni, che passa di generazione in generazione, portando con sé tutto il potere mistico legato a simboli che riconducevano anche alla protezione dal maligno. Gli occhi di Lucrezia erano puntati su di lei come un occhio di bue in una sala di teatro, fortunatamente coperti dalle lenti. A questo punto abbassò lo sguardo e notò con sorpresa che anche i suoi piedi, che indossavano delle bellissime scarpe infradito con innesti di cristalli color ambra, erano tatuati. Una moltitudine di fiori e simboli che si allacciavano e s’intrecciavano senza sosta, uno che tirava l’altro: sembrava che danzassero sulla sua pelle ambrata, come le sue mani, curatissime e con unghie dipinte di un blu zaffiro. Erano dipinti veri ma su pelle umana e non su tela, bellissimi e ben disegnati. La donna emanava un forte profumo che ricordava le note di patchouli e ambra e inebriavano tutto l’ambiente circostante