Hawk Eyes Production

Hawk Eyes Production Questo progetto nasce dall’unione fra la passione per il proprio territorio e della videografia.
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18/02/2023

Gli occhi del Nord.
Siamo nel IX secolo, gli amalfitani solcano il Mediterraneo indisturbati già da secoli, grazie ad una dipendenza, solo formale, all'impero bizantino che gli consente di commerciare liberamente con l'Oriente, portando alla città enormi ricchezze ed è a questo punto che si sente l'esigenza di edificare una rete difensiva lungo il confine nord.
Ora è doverosa una premessa sulle caratteristiche morfologiche della città di Amalfi e del suo territorio. Il centro storico è situato in una grande conca, gli edifici rurali insieme alle cartiere e le ferriere, invece, si inerpicano lungo la fascia pedemontana e montana per sfruttare la forza motrice del fiume canneto. Lungo tutto il lato sud è bagnata dal mar Tirreno, mentre ad est e ad ovest c'erano gli altri centri costieri, infine, lungo il lato nord, si sviluppa la catena dei Monti Lattari. Questa conformazione le permetteva, grazie ad una f***a presenza di torri e castelli, il controllo totale dei lati sud, est ed ovest, ma la rendeva vulnerabile sul lato nord dove i nemici potevano usufruire dei valichi montani per cogliere la Repubblica Amalfitana alle spalle. Ed è proprio per questa ragione che si decise di ovviare a questa problematica costruendo una rete di fortificazioni che comprendevano castelli, villaggi fortificati e torri lungo i punti strategici dei Monti Lattari, dove era possibile dominare dall'alto sia il golfo di Napoli che la valle del Sarno.
Passiamo ora ad elencare alcune di questi baluardi:
Il più iconico di questi è sicuramente il villaggio fortificato di Lettere (meglio conosciuto come Castello di Lettere) , molto frequentato dai turisti perché affiancato da una rocca ben conservata realizzata nel XIII secolo e ben visibile dalle città a valle e da Pompeii - Parco Archeologico. Questo avamposto, dopo la caduta degli amalfitani, continuò la sua vita come feudo fino al XVII secolo, in seguito fu frequentato solo dai fedeli, grazie alla cattedrale collocata al suo interno, anch'essa abbandonata nel XVII secolo quando venne realizzata la nuova nel centro moderno lasciando la più antica ad un abbandono quasi totale. Oggi, grazie a ricerche, scavi e sapienti restauri avvenuti nelle prime due decadi del III millennio e in parte ancora in atto, è fruibile per visite ed eventi d'interesse culturale;
Un altro villaggio fortificato è situato a Gragnano, di questa fortificazione si conservano ancora alcune torri, la chiesa e alcune parti delle tre fasce murarie che cingevano l'insediamento, tra cui anche una grande porta ad arco. Il ricordo di questo baluardo è impresso anche nella toponomastica moderna, infatti la zona è conosciuta come "Castello" ( Borgo Castello Gragnano Napoli ). Purtroppo o per fortuna di questo sito restano solo poche tracce perché, anche dopo gli amalfitani, ha continuato ad essere abitato e a trasformarsi in un agglomerato moderno;
Tra i villaggi l'ultimo che andiamo ad esaminare è l'avamposto di Pino nel comune di Pimonte, ma vicinissimo ad Agerola. Questo era molto importante perché situato come ultima difesa prima del valico che da Agerola porta direttamente ad Amalfi. Questo sito dopo l'abbandono amalfitano è stato frequentato soprattutto dai fedeli, infatti è ancora ben conservata la chiesa, della fortificazione, invece, si conservano alcune torri e parte della cinta muraria;
Tra i piccoli fortilizi o castelletti che esaminiamo è quello situato sul Monte Pendolo, sempre nel comune di Pimonte. La struttura conserva un'alta torre quadrata e le mura di cinta, purtroppo non si hanno certezze sul periodo amalfitana e molti fanno risalire la sua costruzione al 1200 quando oramai Amalfi era decaduta, ma la sua posizione era troppo importante per non essere stata sfruttata dagli amalfitani, infatti, oltre ad essere in una posizione dominante è anche estremamente importante come struttura di raccordo tra Pino, Gragnano e Lettere.

Raffaele Lavezzi
Fioravante Gargiulo

10/07/2021

A pochissimi km dal centro di Sorrento sull’estremità di Capo Santa Fortunata è situata una località chiamata “Bagni della Regina Giovanna”, un’oasi immersa nei Monti Lattari e nella Macchia Mediterranea che profuma di Storia, infatti, dopo aver abbandonato la bellissima stradina lastricata in pietra calcarea, passeggiando tra gli uliveti, possiamo scorgere i primi resti della pars rusticae di una villa romana del I° secolo d.C. Questa non è che una prima parte di una villa poderosa, da molti studiosi riconosciuta come la Villa di Pollio Felice narrata dal poeta Stazio nelle Silvae. La struttura degrada, attraverso terrazzamenti, fino al mare, dove la presenza di resti murari su piccoli isolotti, a pochi metri dalla riva, hanno fatto pensare anche ad un piccolo faro che segnalava la presenza del promontorio alle navi dirette al porto di Sorrento. Come già accennato la parte alta del complesso era riservata all’agricoltura, dove si coltivava l’ulivo e la vite per produrre olio e vino; il cuore, invece, era destinato all’otium e alla vita del proprietario. Infatti qui erano presenti, oltre ai triclini (luogo dove i romani organizzavano sontuosi banchetti) e i cubicula (stanze da letto), le terme, l’atrium, passeggiate panoramiche sul porticciolo con vista sul golfo di Napoli, peristili e colonnati; nella parte più bassa c’era la pars maritimae luogo dedicato all’allevamento ittico e di crostacei, attività molto remunerativa in epoca romana.
I resti archeologici non si fermano alla sola villa romana, ma si registra, sullo stesso promontorio, una torre eretta nel 1564 (torre Santa Fortunata) a pianta quadrata di cui si osservano i resti delle poderose mura per un’altezza di poco superiore ai tre metri che comunicava con la torre di Villazzano nei pressi di marina di Puolo che, invece, si conserva integra in tutta la sua magnificenza.
Passiamo ad analizzare l’etimologia del nome “Bagni della Regina Giovanna” che ci proietta nel Medioevo, infatti è legato alla Regina di Napoli “Giovanna d’Angiò” vissuta a cavallo tra il XIV° e il XV° secolo. Famosa per la leggenda, secondo la quale, i suoi amanti, dopo la notte passata con lei, venissero buttati in una botola nascosta all’interno del Maschio Angioino (oggi Castel Nuovo) dove venivano divorati da un coccodrillo. Questo luogo della Pen*sola Sorrentina era il preferito dalla Regina per trascorrere alcuni periodi lontano dalla vita di corte e si narra che portasse anche qui i suoi amanti e chissà, forse, anche qui andavano incontro ad una br**ta fine.
Oggi i Bagni sono un luogo frequentato dagli amanti della natura, del mare e dell’archeologia non solo provenienti dai paesi vicini, ma accoglie turisti da tutto il mondo.

Testo a cura di Fioravante Gargiulo e Raffaele Lavezzi

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01/12/2019

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The Crapolla Fjord is located along the southern coast of the municipality of Massa Lubrense (Na) a few km from Punta Campanella and Baia di Ieranto. This co...

21/11/2019

Il Fiordo di Crapolla si trova lungo la costa meridionale del comune di Massa Lubrense (Na) a pochissimi km da Punta Campanella e Baia di Ieranto. Questa insenatura, una delle più suggestive della Pen*sola Sorrentina/Amalfitana, può essere raggiunta dal mare o, in alternativa, tramite un sentiero che dalla frazione di Torca giunge fino a Crapolla. Il sentiero, dopo poche centinaia di metri, si dirama: da un lato si va alla spiaggia di Recommone e dall’altro, tramite 700 gradini in pietra, sulla spiaggia del Fiordo.
Il percorso, bellissimo dal punto di vista paesaggistico e naturalistico, è anche ricco di Storia, infatti, oltre a costeggiare il rivo Larito e attraversare la macchia Mediterranea, si incontrano molti ruderi di interesse storico e archeologico come ad esempio:

• La Ca****la di San Pietro costruita negli anni sessanta del secolo scorso sui resti di un’abbazia dell’XI secolo dedicata allo stesso Santo e che a sua volta fu realizzata, secondo la tradizione, sulle fondamenta del Tempio di Apollo da cui deriverebbe il nome del Fiordo. Di questo monastero purtroppo restano pochissime tracce come la pavimentazione, parte della parete settentrionale, una scala in muratura ed una cisterna. Poco si conosce della parte meridionale perché durante i secoli dell’abbandono è franata verso il mare

• Poco lontano dal monastero si trova una delle tante torri di avvistamento “Torre di Crapolla” che presidiavano nel ‘500 la zona e che si unirono ad altre torri che insistevano nella zona già dal IX secolo. Esse vennero costruite per le numerose incursioni Saracene che in quegli anni imperversavano nel Regno di Napoli

• Alla fine del percorso ci si imbatte in alcune cisterne romane, in alcuni lacerti murari realizzati in opera reticolata che potrebbero appartenere ad una villa del I secolo a.C. e nei monazeni, delle strutture scavate nella roccia dai romani, dove oggi vengono messe a riparo le barche dei pescatori del luogo.

Nei punti più panoramici del sentiero si può ammirare, oltre alla meravigliosa costa bagnata da un mare cristallino, lo “scoglio Isca” un isolotto a pochissimi metri da Crapolla famoso soprattutto per essere stata la residenza estiva dei De Filippo, il piccolo arcipelago de Lì Galli conosciuto nella mitologia greca per essere stato il luogo dove dimoravano le Sirene presenti nell’Odissea di Omero e nelle giornate più terse il Golfo di Salerno.

Fioravante Gargiulo ©

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