GOG Edizioni

GOG Edizioni Libri, magliette, poster: prodotti sovversivi di agitazione culturale

Cosa si agita nelle viscere del nostro tempo? Bisogna intuire, indovinare, divinare. Guardare dati e statistiche serve a...
17/12/2024

Cosa si agita nelle viscere del nostro tempo? Bisogna intuire, indovinare, divinare. Guardare dati e statistiche serve a poco. Gli unici che le guardano sono gli economisti e non ne hanno mai azzeccata una. Paolo Fox invece sa tutto di noi. Lavorare in una casa editrice è un po' come leggere gli astri, bisogna fare libri come bussole per orientarsi nel dibattito, o meglio per uscire da quel groviglio di rovi e scandali e gossip che è il dibattito. Quelli che pubblichiamo oggi ci avvertono che siamo entrati, ormai da qualche anno, nell'èra dove tutto e tutti chiedono vendetta. Le vittime sono indistinguibili dai carnefici, i carnefici si fanno vittime, le maggioranze si lamentano tentando di farsi passare per minoranze oppresse, le minoranze oppresse appena arrivano a conquistare incarichi di prestigio o di potere si comportano peggio di quelle che hanno spodestato, i rivoluzionari diventano influencer, i militanti funzionari, gli attivisti mandarini, tutto cambia per non cambiare mai. Funziona così la vendetta. Risarcisce dei torti subiti, ma non muta le condizioni per i quali quei torti si creano. È di questo che parla nel suo libro la sociologa francese Nathalie Heinich, "L'ideologia vendicativa", forse il miglior breviario in circolazione per farsi un'idea di cosa sia il wokismo. La seconda pubblicazione intercetta un bisogno diffuso di speranza, laddove ogni tentativo di critica e di ripensamento del sistema sembra alimentare lo stesso sistema che si propone di combattere. Come uscire da questa impasse? Come non fornire più contenuti alla mega-macchina algoritmico-immaginifica che tutto divora, anche ciò che vorrebbe distruggerla? Di questo disagio parlava già nel 1968 il filosofo Raoul Vaneigem, sodale di Guy Debord, quando all'alba della società dello spettacolo i situazionisti si interrogavano sulle strategie più fantasiose per sottrarre la loro ribellione al divenire merce, immagine, bene di consumo – come tutte le altre cose. Un problema che oggi vivono le giovani generazioni, i cui strumenti per ribellarsi gli sono forniti dalle stesse multinazionali a cui si ribellano. Da subito sul nostro sito.

, ambasciatore di Gog e umile servo nella sua vigna, si teletrasporterà nella iper-progressista e quindi ultra-reazionar...
16/12/2024

, ambasciatore di Gog e umile servo nella sua vigna, si teletrasporterà nella iper-progressista e quindi ultra-reazionaria Milano questo giovedì 19 dicembre con "Viola" alla . Non una presentazione del libro, ma prove tecniche di bibliomanzia: assisterete dal vivo a una sorta di divinazione sul corpo del testo. Potrete porgere al nostro una domanda e Profeta vi risponderà aprendo una pagina a caso del suo libro e estraendone una frase. Un tempo si usava fare questi esercizi con la Bibbia, con l'Eneide, con i poemi di Omero: aggiorniamoci! Usiamo "Viola" di Vincenzo Profeta, l'unico libro in grado di rispondere ai nostri interrogativi contemporanei. Vieni a scoprire se lasciar perdere la monogamia e passare al poliamore, se votare Lega o convertirti all'Islam, l'ultima religione davvero leghista in circolazione, se guardare Sanremo o camperizzare il van di tuo padre per andare in Norvegia ed essere infelice ma con una storia da raccontare agli amici che non hai. Ci vediamo questo giovedì, alle 18.30.

Noi non ci saremo. Il nostro catalogo non sarà presente a PLPL 2024. Anno dopo anno cadono i pezzi di un sistema cultura...
03/12/2024

Noi non ci saremo. Il nostro catalogo non sarà presente a PLPL 2024. Anno dopo anno cadono i pezzi di un sistema culturale che ha millantato disorganicità e spontaneità ma ha rivelato (l’ultima polemica è solo l’ennesima conferma) la sua natura di sistema, un meccanismo di inclusione ed esclusione puramente arbitrario, basato su logiche clientelari, interessi politici, scambi di favori, che crea gli strumenti vendicativi e di sopruso ideologico di cui rimane vittima a sua volta, ma soprattutto che sta portando al collasso il livello di una Cultura che si era autoeletto a risollevare. Questo sistema, con i suoi ducetti, oltre ai soldi dello Stato, ha principalmente un capitale, e non è la verità, ma la legittimità, ossia la verità che chi li ascolta gli attribuisce: espropriamolo. Sottraiamo autorevolezza a queste manifestazioni, i luoghi in cui si crea e gestisce la legittimità. Ecco perché non ci saremo, per togliere un minuscolo, forse irrilevante tassello di una struttura che sta cadendo da sola, ma crediamo sia necessario reinventare la Cultura prima delle macerie, e dobbiamo farlo fuori dalle sedi certificate®. Ci troverete da giovedì a domenica in un presidio temporaneo alla libreria , che ci ha gentilmente messo a disposizione i suoi spazi. Domenica festa grande tutto il giorno e alle 20.00 si apre una discussione su questi temi. Alla fiera però un’ultima trollata, un biglietto di addio, che è anche la prima pietra di questa discussione, un opuscolo che abbiamo scritto per l’occasione – «La Cultura è da reinventare» – che uno stagista sottopagato venderà a prezzo di stampa.

Geminga è la più infame delle collane editoriali. Libri che non hanno copertina, che non sono visibili né acquistabili s...
29/10/2024

Geminga è la più infame delle collane editoriali. Libri che non hanno copertina, che non sono visibili né acquistabili separatamente. Libri che di fatto non ci sono, che non avete mai visto in questo anno, di cui non sapete autore, numero di pagine, secolo di pubblicazione, feedback di altri lettori a inficiare il vostro giudizio. Vi sono stati recapitati, a cadenza irregolare, dentro una scatola nera, un giorno a caso, a vostra insaputa, senza preavviso. Non si tratta di chissà quale rivoluzione, forse è solo una strategia di marketing capovolto, ma è anche un segnale che dimostra l’esistenza di persone che sono alla ricerca di altro, e che pur di avere quell’altro sono disposte a fare un acquisto senza informazioni di nessun tipo. In quest’anno, acquistando Geminga, non avete acquistato dei libri, ma un’idea, l’idea che si possa fare cultura in un’altra maniera, senza dover sempre piegare il proprio lavoro alle regole dei social, al numero dei follower come garanzia di credibilità e vendibilità, alla legge per cui se l’autore non è nessuno e non ha amici giornalisti che lo recensiscano allora non vende, se non risponde a qualche target di mercato non funziona, se non ammicca alle mamme o a una minoranza rumorosa è inutile. Si possono fare i libri senza essere tenuti in ostaggio, ricattati dal pubblico? Senza curarsi troppo della comunicazione o del packaging. Geminga non ha packaging. Non comunica nulla di ciò che contiene, eppure ha funzionato. Ha venduto più Geminga del 90% dei libri pubblicati in questo Paese (il 90% dei romanzi stampati vende meno di 100 copie). Alcuni di voi hanno preferito pagare una piotta per non sapere cosa avrebbero letto piuttosto che sedici euro per dei libri di cui possono sapere tutto e con copertine splendide. Questo fatto dice qualcosa sulla natura dell’oggetto-libro, che si vende sicuramente anche per la copertina ma non si legge per la copertina, non rimane per la bella copertina. Si può leggere per la fiducia che si ripone in un editore, nelle sue scelte e nel suo gusto. E un editore può e deve permettersi il lusso di non compromettersi coi desiderata del proprio pubblico, che ogni tanto è doveroso deludere.

Einaudi si balocca con i meme su Intermezzo di Sally Rooney, Friedman piroetta a Ballando con le Stelle, ieri Mughini si...
28/10/2024

Einaudi si balocca con i meme su Intermezzo di Sally Rooney, Friedman piroetta a Ballando con le Stelle, ieri Mughini si piegava al Grande Fratello, Aldo Busi si denudava anche all’Isola dei Famosi, Mondadori è diventata la casa editrice dei tiktoker, Adelphi fa le sportine carine e Feltrinelli dà in omaggio la copertina della buonanotte ai suoi lettori: non è questione di fare i puristi della cultura – l’alto e il basso non esistono e siamo tutti d’accordo (Labranca insegna: i cialtroni si nascondono ovunque), noi chiediamo soltanto che la cultura non si appiattisca del tutto sull’intrattenimento, perché a competere con chi l’intrattenimento lo fa benissimo, ci perde. La cultura faccia la cultura, e che la sua strategia commerciale più efficace sia quella di non fare scelte puramente commerciali. Calasso ha creato un impero così, dando vita alla più st***za delle case editrici: perché stiamo dimenticando la sua lezione?

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«La Champions League del dolore, il tempo risana tutto. I fiori freschi neri. Il vento mi pulisce la testa. Rami secchi ...
23/10/2024

«La Champions League del dolore, il tempo risana tutto. I fiori freschi neri. Il vento mi pulisce la testa. Rami secchi spezzati per terra. Raggi di sole deviati sembrano p***e di energia tra gli alberi caduti. Foglie secche nei giardini a forma di teschio, la speranza che qualcuno mi capisca. E intere foreste di vita con un po’ più di respiro mi si aprono davanti, con un po’ di respiro in più, Milano è bella, non immaginate quanto sia bella. Viola è bella, intelligente, è in connessione con il mio cuore, con il mio c***o, le crisi di rabbia finiscono. Fuori è di nuovo tutto uguale, rassicurante, le felpe con i tasconi e il cappuccio, le Adidas, sono la nostra divisa, il nostro socialismo reale, mi rassicurano, dire la parola “Cringe” è cringe. In un’epoca in cui pezzi di vita vengono assorbiti da un irreale sempre più fintamente senziente, sempre più fintamente inevitabile, la stupidità artificiale, forse mi sento ancora vivo, grazie a Viola, fuori c’è il fuori salone, io vedo solo il design del tuo letto e del suo c**o, il fuori salone è tutto, il fuori salone è vita».

Viola è una cyberfregna. Bellissima, st***za, sofisticata, lavora nel campo della moda a Milano eppure coltiva oscuramen...
16/10/2024

Viola è una cyberfregna. Bellissima, st***za, sofisticata, lavora nel campo della moda a Milano eppure coltiva oscuramente il suo guilty pleasure dando spago a Osvaldo, prototipo perfetto dell’incel, scrittore introverso, disoccupato, perditempo in una Palermo asfissiante e senza speranza. Si conoscono online e chattano di continuo, a Osvaldo piace essere umiliato da lei (che forse neanche esiste ed è solo un chatbot) mentre tenta invano di ultimare il suo romanzo ma viene perennemente distratto da deliri e paranoie, si abbandona ad assurde dietrologie, a un complottismo dadaista, si interessa al satanismo e al transumanesimo, alla cultura New Age – e quando non chatta con Viola rimesta nel dark web della coscienza occidentale, in tutte le idee scartate dalla società ma che ne rappresentano i più controversi desideri. Tra Milano e Palermo, la capitale del mobile e quella dell’immobilismo, tra Occidente e Oriente, tra il Nord del progresso e il Sud esoterico, al crocevia di questi due continenti si sviluppa questo romanzo come un manifesto contro la scrittura: un daspo al linguaggio – seconda prova narrativa di Vincenzo Profeta che, dopo La Palermo male, si spinge ancora più in là nella sua ricerca sperimentale e ossessiva di preservare Dio e l’amore dalla corruzione delle parole, che poi è la corruzione del mondo.

Questa domenica alle 18.30 da portiamo la letteratura italiana definitivamente al collasso presentando il romanzo "Viola" di Vincenzo Profeta. Venite a farvi benedire ☄ (Il libro è disponibile quasi da nessuna parte)

Se una casa editrice, nel mezzo della foresta dell'editoria 4.0 – quella dei booktoker, per intenderci, delle recensioni...
25/09/2024

Se una casa editrice, nel mezzo della foresta dell'editoria 4.0 – quella dei booktoker, per intenderci, delle recensioni alla Cattelan sì/no – cade nel silenzio, smette di pubblicare post su Instagram, o di spammare le proprie newsletter, si può dire che esista davvero? Se i suoi stessi componenti si disperdono in direzioni diverse, chi piegato dalla propria monomania letteraria, chi risucchiato da paesi disabitati e gloriosamente impermeabili al turismo di massa; se c'è bisogno di prender fiato e pensiero e silenzio per lavorare ai libri di domani, la casa editrice è sull'orlo del fallimento, o è il mondo intorno a essa a essere al collasso? Possibile che basta riscoprire la vita oltre i led, i pixel e il traffico, per il respiro di qualche mese, e noi stessi, per primi, abbiamo l'impressione di essere scomparsi? Cosa sta succedendo? A quale invisibile e sadico demiurgo stiamo vendendo la nostra essenza se sentiamo che si dissolve lo spazio intorno a noi, non appena i nostri contenuti non competono più in visibilità con il c**o di Michelle Comi e le ricette di Max Mariola (ammesso che siano mai stati all'altezza di competervi)?

"Sconfessioni" è qualcosa in più, qualcosa in meno di un diario: una deposizione lirica che ci mette di fronte alle vite...
20/06/2024

"Sconfessioni" è qualcosa in più, qualcosa in meno di un diario: una deposizione lirica che ci mette di fronte alle vite di uomini e donne persi o spezzati, scomparsi, appartenenti più alla categoria dei vinti che a quella dei vincitori, eredi di un destino all’apparenza minore ma che pure hanno segnato la memoria del protagonista come isole sacre e assolate, icone sparse lungo il percorso di un’esistenza che non smettono di interrogare. Come si fa a sopravvivere mentre il mondo si avvicenda intorno a noi? Mentre perdiamo i pezzi degli affetti, degli amori, mentre le idee cambiano casacca e outfit? Come si fa a rimanere se stessi quando la nostra immagine allo specchio muta di giorno in giorno? Quando la cresta nera che pettinavi a vent’anni in segno di protesta diventa l’apologia del conformismo? Quando i tuoi stivaletti dark finiscono per essere di moda? E quel locale osceno, nei sobborghi della città, in cui hai passato la giovinezza, è sempre più ben frequentato? E la donna che hai amato senza contratti sposa un altro uomo, mentre l’amico di sempre che sembrava immortale si toglie la vita? È proprio in questo gioco di specchi, che l’autore compone come un miniaturista, dove tutto è speculare e si afferma solo per essere rinnegato, che si riesce a intercettare il motivo profondo di ogni incontro, il senso dell’esistere di chi ad ogni passo non ha fatto altro che allontanarsi. Ora è costretto a riavvolgere il nastro per confidarsi con il bambino che è stato, l’immagine inclemente davanti alla quale ogni uomo non può che sconfessare tutto ciò che ha fatto di sé.

Abbiamo pubblicato il libro "Borghesia Violenta" di Nicola Ventura e David Barra, infaticabili animatori del progetto .7...
14/06/2024

Abbiamo pubblicato il libro "Borghesia Violenta" di Nicola Ventura e David Barra, infaticabili animatori del progetto .70, più di due anni fa. Su interessamento di oggi è diventato un podcast. Si narra delle vite impossibili dei giovani che, a cavallo tra gli anni '70 e '80, inaugurarono gli anni di piombo. Ribelli ma borghesi, erano tutti bravi ragazzi, figli di magistrati, politici, registi i protagonisti di quella stagione. Come è stato possibile? Perché la rivolta contro lo Stato e le istituzioni, invece che dagli ultimi, gli emarginati, gli esclusi, fu capeggiata dalle file dei privilegiati, quelli che, a prima vista, dovevano nutrire meno rancori verso la società? Eppure furono proprio loro a infuocare un decennio, a organizzare sequestri, rapine, omicidi, attentati. Oggi abbiamo un distacco sufficiente per tornare sulle loro vite, sgombri di vecchi pregiudizi ideologici, e capire le motivazioni profonde, assurde, di questi ventenni baciati dalla morte. Potete ascoltare il podcast "Borghesia Violenta" su Spotify e ApplePodcast.

Siamo stufi dei libri scritti bene. Delle storie avvincenti. Delle trame. La frase più bella è quella che ti fa chiudere...
13/06/2024

Siamo stufi dei libri scritti bene. Delle storie avvincenti. Delle trame. La frase più bella è quella che ti fa chiudere il libro e guardare il soffitto per ore, non quella che ti incolla alla pagina, che ti sequestra con il ricatto del finale. Ultimamente ci accorgiamo di trovare più grazia e intensità nei libri sconclusionati, scritti male, inservibili, senza trama, privi di plot che abbiano una qualsiasi spendibilità ulteriore che non si esaurisca tutta nella loro lettura. Stiamo in fissa con libri che errano sul limitare del nulla, che non sapremo raccontare né spiegare. L’ultimo si intitola “Scusa i mancanti giorni”, di Daniele Leandri. Chi è costui? Nessuno, o meglio un ragazzo come tanti, morto poco più che ventenne per problemi di tossicodipendenza negli anni ’80. E il suo libro? Non è neanche un libro vero e proprio, ma è un diario. Un diario che, a dire il vero, non era destinato neanche alla pubblicazione. Daniele lo teneva così, come facevano tutti gli adolescenti di allora, gli dava del tu, si scusava per i mancati giorni, quelli in cui si era assentato dalle sue pagine. Perché lo pubblichiamo? Lo fece già Einaudi, poco dopo la morte del giovane Daniele, più per curiosità psico-sociologiche che non per questioni letterarie. Il ragazzo fu una delle prime vittime dell’eroina, un primo caso studio. A noi di questo interessa poco. Ciò che ci ha impressionati, che ci ha feriti, l’ascia che ha spezzato il mare ghiacciato dentro di noi, è stata la potenza della parola che si sviluppa in questo diario come un fiore di morte. Non Jean, ils n’existent pas de fleurs noirs recita in esergo un film di cui non ricordiamo il nome (forse di Guy Gilles). Invece sì, aveva ragione Jean, Leandri ha coltivato il suo fiore nero. Vediamo la lingua claudicante di un sedicenne sbocciare nel corso degli anni, affinarsi, incattivirsi, sporcarsi nella vita di tutti giorni, tra una bestemmia e una preghiera, e poi ti**re fuori perle di assoluta magnificenza come quella che abbiamo scelto di mettere nella quarta di copertina. Il resto sono solo storie, le trovate al bar, alla Holden, nelle dozzine dei premi letterari. La vita è qualcosa in meno, qualcosa in più di una storia.

La prima storia di un ragazzo di vita raccontata da un ragazzo di vita. Mario Appignani, "Un ragazzo all'inferno". Trova...
27/05/2024

La prima storia di un ragazzo di vita raccontata da un ragazzo di vita.
Mario Appignani, "Un ragazzo all'inferno". Trovate il libro sul nostro sito e nelle migliori librerie d'Italia.

Questa domenica lascia perdere, non prenotare in quel ristorantino a Fregene dove fanno lo spaghetto allo scoglio miglio...
22/05/2024

Questa domenica lascia perdere, non prenotare in quel ristorantino a Fregene dove fanno lo spaghetto allo scoglio migliore del litorale, ti ritroverai in coda sull'Aurelia mezzo brillo a bestemmiare mentre ascolti la replica della Zanzare e ti sale dentro il . Questa domenica 26 maggio vieni a Junkopia, dalle 18.00 al in Via Merulana 248. Conoscenti, amici, appassionati ci parleranno della storia irripetibile di Cavallo Pazzo, agitatore seriale che ha disturbato il panorama mediatico tra gli anni '80 e '90. Drogato di visibilità, Mario Appignani ha vestito il suo corpo, in anticipo, degli incubi e delle ossessioni della nostra epoca: la paura di essere orfani di un'identità, inascoltati e invisibili anche sotto i riflettori di mille telecamere.

Da oggi Il Nemico è anche su Facebook. Questa settimana abbiamo aperto con una nonrecensione di Profeta all'ultimo libro...
22/05/2024

Da oggi Il Nemico è anche su Facebook. Questa settimana abbiamo aperto con una nonrecensione di Profeta all'ultimo libro di Raybanhoff, Vita da autodidatta, romanzo su una generazione, quella dei 30/40, che non ha prodotto niente di significativo, ma che può e deve scoprire nel fallimento il proprio riscatto. Il passaggio più bello dell'articolo: «Dio o Cthulhu protegga i giocatori di biliardino, il ragù la domenica, la fidanzata per chi ce l'ha, le partite di calcetto, i baretti anonimi, la curva Sud, perché siamo teneri, siamo romantici, che scenda l'oblio sull'Occidente, perché diciamoci la verità, la tv è troppo bella, il cellulare è troppo fico, il gesto infinito, la distrazione eterna, incantati come in un monologo delirante di David Foster Wallace». Si continua poi con un'analisi della guerra civile che sta dividendo la Rai, questa «Siberia della mente» in cui non è mai esistita libertà o spirito critico, e dove solo l'affidabilità politica conta davvero. A seguire, e in pieno stile Nemico, Sara Speranza ha letto per noi (scusaci Sara, sic) la prima e speriamo ultima fatica delle Eterobasiche, Romanzo di un maschio, pubblicato da Einaudi, che ormai va a pesca di content creator su Instagram perché nelle Lettere sia i content sia i creator scarseggiano. Il risultato è un libro ibrido, scritto sotto l'influenza di editor boomerissimi, che hanno tentato di dare forma letteraria a una roba che chiaramente è pensata per stare dentro un reel, sia per tempi che per profondità di analisi. Centocinquanta pagine di uno stereotipo talmente stereotipato di maschio etero cis bianco, che alla fine non ci si riconosce nessuno. Il patriarcato è salvo anche stavolta. Ieri invece un pezzo stupendo di Mark Fisher, pubblicato nel 2013: Fuori dal Castello dei Vampiri. Lettura fondamentale, in cui Fisher teorizza questo dispositivo vampiresco utilizzato da una certa sinistra per generare delle vittime del sistema e poi detenere il monopolio della loro sofferenza.

Nasce . Organo di delegittimazione culturale di Gog Edizioni. Rivista finanziata con soldi rubati. Propagatore permanent...
07/05/2024

Nasce . Organo di delegittimazione culturale di Gog Edizioni. Rivista finanziata con soldi rubati. Propagatore permanente di panico. C’era davvero bisogno di una nuova rivista culturale? No, non ce n’era affatto bisogno. Per questo nasce il Nemico. Per sopperire all’urgenza opposta. L’urgenza di farla finita con la Cultura. Con questo che cosa vogliamo dire? È la solita provocazione? No! È un manifesto, qualcosa che assomiglia più a un piano che a un programma. Qui stiamo stretti, ve ne parliamo appronfonditamente nella newsletter “Preferirei di no” #45 (link nelle storie). Organizziamoci, perché c’è un mondo da disorganizzare.

Ci accodiamo alla polemichetta del momento sul caso Scurati, che a brevissimo finirà nella pattumiera della storia (graz...
24/04/2024

Ci accodiamo alla polemichetta del momento sul caso Scurati, che a brevissimo finirà nella pattumiera della storia (grazie al cielo), per fare una riflessione più ampia sugli intellettuali che fanno i martiri ma non corrono alcun rischio concreto, sull'antifascismo e il fascismo come brand, e poi sulla censura e i tabù. Se la destra censura (l'equivalente della marcatura a uomo nel calcio) la sinistra adopera i tabù (un po' come il fuorigioco). Entrambe sono due forme di conservazione e mantenimento del potere. Oggi però la censura viene sgamata subito, i tabù invece sono molto più efficaci. Di questo e altro parliamo nella newsletter "Preferirei di no" #43 (link nelle storie) che non staremo qui a sintetizzare in 2200 battute che poi finisce come l'altra volta che ci date dei menscevichi. Il perché di questo titolone da un piccolo aneddoto che raccontiamo nella NL (niente di personale, Tony! E grazie dell'intervista impossibile).

Ogni giorni uno youtuber, un influencer o un giornalista si alzano sapendo che dovranno correre abbastanza veloce per di...
16/04/2024

Ogni giorni uno youtuber, un influencer o un giornalista si alzano sapendo che dovranno correre abbastanza veloce per dirci quanto siamo retrogradi e intolleranti a tutto. Che dovremmo buttare nell'umido i nostri pregiudizi per accogliere i pregiudizi più alla moda. Difendiamoli, invece!

Abbiamo pubblicato un libro di Mario Appignani, alias Cavallo Pazzo, un uomo che è stato tante cose, orfano, attivista, ...
11/04/2024

Abbiamo pubblicato un libro di Mario Appignani, alias Cavallo Pazzo, un uomo che è stato tante cose, orfano, attivista, scrittore, perturbatore, leader degli indiani metropolitani, ma anche ultimo, indifeso, reietto, drogato. Ha occupato le pagine di cronaca negli anni ’70 e ’80, con le sue mattate, dalle invasioni di campo a quelle di palco (celebre l’interruzione di Baudo a Sanremo). Ma Appignani è stato uno dei primi influencer, un uomo drogato, oltre che di eroina (a Milano si bucò davanti ai giornalisti) di visibilità. La sua vita è una continua, ossessiva ricerca del riconoscimento: da parte della madre prima, della società poi, dello Stato infine. Cerca gli occhi, Mario, gli occhi dei passanti, dei giornalisti, vuole gli occhi delle persone su di sé, come se questi fossero l’unica prova della sua esistenza. Mi guardano dunque sono. Oggi questa equazione per noi è la quotidianità. «Non di rado i personaggi estremi sono portatori di qualcosa di arcano che grosso modo ha a che fare con l’inconscio della vita pubblica», scrive nell'introduzione Ceccarelli. E questo arcano a nostro avviso si disvela solo adesso. Se prima si collocava solo nell’inconscio adesso è nella coscienza di tutti: il bisogno che hanno i membri delle società occidentali di riconoscimento. Sembriamo tutti orfani di una maggioranza compatta e coesa (grazie a Dio!), appartenenti a minoranze in conflitto, in cerca di identità, diritti, tutti alla ricerca di visibilità: megalomani come Appignani, disposti a tutto di fronte alla telecamera oggi personale che abbiamo a disposizione. Nascondendo quella solitudine e quella sofferenza che Appignani però esprimeva senza filtri ogni volta che buttava il suo corpo nella lotta. Ma la si vede in controluce, adesso, la si vede in tutti i video, nei reel, nelle storie, nei commenti sui social, nei discorsi alla televisione, la si sente nelle canzoni, quella solitudine: dentro ognuno di noi c’è un Cavallo Pazzo, uno che vorrebbe poter saltare sul palco di Sanremo, diventare virale per un giorno, sapersi in mondovisione, forte della sua personalissima battaglia, del suo intimissimo slogan. Siamo tutti Cavallo Pazzo, lui lo è stato prima di tutti.

Indirizzo

Rome

Orario di apertura

Lunedì 08:00 - 19:00
Martedì 08:00 - 19:00
Mercoledì 08:00 - 19:00
Giovedì 08:00 - 19:00
Venerdì 08:00 - 19:00
Sabato 08:00 - 19:00
Domenica 08:00 - 19:00

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Un rifugio contro l’inclemenza dei tempi

GOG Edizoni nasce dalle colonne digitali de «L’Intellettuale Dissidente», una rivista online di cultura fondata da Sebastiano Caputo e Lorenzo Vitelli nel 2011. Poco più che ventenni, Caputo e Vitelli decidono di dare vita a questa casa editrice per affiancare con un approfondimento cartaceo la comunità virtuale che si era creata intorno alla rivista. Il libro come oggetto di aggregazione, incontro, dibattito, laboratorio. Senza capitali né grandi investimenti, GOG Edizioni è nata impegnandosi con una tipografia per pagare le spese di stampa della sua prima pubblicazione a 30 giorni. Con i proventi del primo libro ha iniziato a dare vita alla propria attività editoriale. Ad oggi conta 28 titoli in catalogo e 4 collane, e la collaborazione con un artista (@Kaplan propaganda) che realizza per noi poster e magliette.

Chi siamo? Cosa facciamo? Cosa vogliamo? Dove stiamo andando? Non sappiamo rispondere a queste domande. Altrimenti avremmo le idee chiare e la vita sistemata. Altrimenti avremmo fondato un partito o un movimento, pubblicheremmo ricette di cucina o libri ricamati su misura per una nicchia di lettori con un preciso indirizzo politico. Ma questo business non fa per noi. Navighiamo a vista, noncuranti e incoerenti, e sulla prua della nostra nave di carta apponiamo questo monito: dimorare in ogni idea, un istante.

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