23/02/2024
CORRIDOIO VERTICALE N. 4: FOLGORE AZZURRA
Presumo di aver scalato il mio primo corridoio quando avevo quattro anni. I miei mi avevano mollato con la babysitter tedesca dei vicini. Si chiamava Anke e credo fosse un’appassionata di telenovelas, che nei ridenti ‘80 spopolavano. E lei ci aveva mollato nella cameretta di Francesca, la mia vicina di cinque anni. La piccola tedesca aveva studiato da tempo un gioco degno del glorioso battaglione Folgore, consistente in salti paracadutistici dagli armadi. Sotto il più alto dei due aveva posizionato un materasso a molle singolo. Per accedere al catafalco più basso era invece posta una sedia e mentre continuava a fare il suo giro di lanci, io restavo titubante, ancora non pronto all’ardito gesto. In qualche modo salii comunque sulla sedia, poi l’armadio basso e infine quello alto sul quale mi posi accovacciato. Vidi subito tutto una luce bianca, Gesù tendermi la mano e Francesca che urlava, ma senza voce, per finire asserragliata nel gabinetto, dove narra la leggenda che rimase chiusa tre giorni. Insomma ero atterrato di testa, ma non sul materasso, bensì sul pavimento di marmo, certamente indegna fine per quel paracadutista che presumo dovessi essere nella mente di mio padre. Osservavo ancora quegli sfocati zampilli di sangue dal mio lobo temporale destro, quando sopraggiunse finalmente Anke. Gridava anche lei, al telefono con mia madre, un “tutto sangue”. Nella scena successiva ero in garage a bordo della Fiat 500 nera dei miei. Da ferito avevo diritto al posto davanti, mia madre al volante e dietro mio padre e Margaret, la mamma di Francesca, che più ubriaca che scioccata mi incitava a non urlare. Ma io non urlavo, ne sono certo, perché ero entrato nel mio primo corridoio, che notai subito essere in posizione verticale, verso il cielo, splendente ma difficilmente scalabile a mani n**e. Ecco mio padre Enrico, ai tempi della Repubblica Sociale Italiana, era stato soprannominato "Folgore azzurra", mentre io un soprannome non l’avrei mai avuto, anche se molto tempo dopo, durante il servizio militare, mi fregiai dell’aquila della Folgore, credo con lo scopo prioritario di finire la scalata a quel primo corridoio della mia vita.
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