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"Commenta"Questa è la parola scritta all’interno del tasto presente in tutti questi nuovi applicativi chiamati “Social n...
10/07/2024

"Commenta"

Questa è la parola scritta all’interno del tasto presente in tutti questi nuovi applicativi chiamati “Social network”, che fanno oramai parte della nostra vita da almeno venticinque anni a questa parte.

Doveva essere una rivoluzione, almeno così si diceva da quando Zuckerberg ha inventato, o rubato che dir si voglia, Facebook, il diario grazie al quale hai ritrovato le persone che avevi volutamente perso di vista molti anni prima nella tua vita e alle quali poi hai scritto ipocritamente, “che fine hai fatto da quando ti ho mandato a ca**re 25 anni fa?”.

Poi hai iniziato a scoprire che la gente pubblicava anche dei “post” e ti sei domandato:
“Ma cosa sono questi post?”

Già perché sopra, all’epoca, in alto alla pagina di Facebook campeggiava questa frase:
“A cosa stai pensando?”

Quindi lo stimolo era, “scrivo qualcosa a cui sto pensando”, allora le persone effettivamente venivano in qualche modo stimolate a “pensare”, incredibile ma vero, qualcuno ancora usava del pensiero proprio e riusciva a mettere insieme qualche parola di senso compiuto, grossomodo almeno alcuni riuscivano a farlo, scrivendo anche frasi complete, pensieri, senza rubarli ad altri, roba d’altro mondo oggi.

In realtà questa frase è ancora presente, quello che credo oggi sia assente è il pensiero delle persone, data la sempre più assenza di concetti propri espressi sul fatidico diario statunitense.

Facebook, nei suoi primi anni di vita, era un insieme di pensieri di persone, quasi del tutto interessante tutto sommato, anche i commenti devo dire risultavano “leggibili” e non un agglomerato di vomitevoli parole gettate su un tappeto di fango pieno di frustrazione o invidia dove tutti possono sfogare la loro solitudine o qualsiasi altro sentimento diverso da amicizia o curiosità, evoluzione misteriosa che l’antropologia ancora non credo abbia iniziato a studiare, o forse si, ai posteri l’ardua sentenza.

Con l’avvento di Twitter, oggi X, e la diffusione di Instagram, Facebook ha perso terreno, relegando la sua posizione a Social da boomer (anche se poi dovendo analizzare realmente la categoria degli utilizzatori, non è propriamente da boomer Facebook, ma è più propriamente utilizzato in via trasversale da non giovanissimi, come la Generazione X, di cui faccio orgogliosamente parte e i Millennials).

Ma torniamo all’incipit iniziale, altrimenti mi perdo in chiacchiere che per me è facile, ossia il tasto “commenta”, l’arma più micidiale fornita dai Social network, qualunque essi siano.
Al giorno d’oggi, tutti i Social hanno un tasto “commenta” ed è assolutamente democratico.

Certo il proprietario del post può decidere che ciò che sta per pubblicare si può o meno commentare, ma è pur vero che non dare la possibilità di commentare ciò che si sta pubblicando, implica una serie di limitazioni future rispetto a quello che si va cercando nel mondo del web, qui si aprono diversi scenari che ora non affronterò, in quanto non sono il tema centrale di ciò di cui sto parlando, ovvero i commenti.

La democrazia del commento.
Tutti possono commentare tutto.

Il Social è democratico, tutti possono commentare tutto.
Un successone direi, che bello quando leggi che tutti possono commentare
la politica,
la scienza,
la medicina,
la biomeccanica,
l’astrofisica!

È una gioia per l’umanità sinceramente quando leggi certi commenti, ti riempie proprio l’anima, leggere fior fiore di commenti pieni di una grammatica degna di una maestra morta sulla soglia di una scuola bombardata da secchiata di m***a, esplosa durante una carestia di libri bruciati durante un’occupazione fatta da due analfabeti che pensavano solo a far tr****re due formiche, in attesa che si creasse un formicaio per poi bruciarlo con la lente d’ingrandimento.
Una gioia per l’anima leggere i vari commenti dove le “h” sono sparpagliate a caso come gli shanghai, commenti dove i congiuntivi sono optional, come i colori metallizzati sulle Fiat Panda base, commenti dove punti e virgole sono tirati a casaccio su un tabellone del Monopoli, in attesa di poter acquistare il Parco della Vittoria o una delle Stazioni, con la speranza di non finire in prigione senza passare dal via!

Il massimo in assoluto avviene quando leggi le teorie migliori su come le scoperte scientifiche sarebbero inutili, la medicina sia tutta una finzione del governo di turno per farti spendere o buttare soldi, il tutto spiegato magistralmente da un pizzicagnolo valdostano (con tutto rispetto del pizzicagnolo ovviamente) che, a detta sua, a tempo perso legge libri di medicina, pertanto ne sa quanto un medico, un chirurgo, uno scienziato, tutto questo perché lui si documenta, quindi ne può parlare, della serie quindi che c***o la prendete a fare una laurea, un master, una specializzazione e vi fate il c**o negli ospedali? Basta avere un po’ di tempo libero, leggere qualche libro, e il gioco è fatto, siamo tutti medici, ingegneri, astronauti, virologi, scienziati, antropologi, matematici, fittinteri!

Tutto sommato è stato un bell’esperimento sociale quello di dare a tutti la possibilità di dire la propria, lasciando appunto a tutti il libero arbitrio di concedersi il limite su cosa esprimersi con la vana speranza che prevalesse un po’ di decenza.
E invece no, diciamo tutto su tutto, alla fine se c’è un tasto per commentare, mettiamolo un commento per Dio.

Da come si prepara il risotto allo zafferano fino al Bosone di Higgs, sticazzi di quanto ne so, c’è il tasto “commenta” e io lo uso, “se non lo avessi potuto usare non ce lo avrebbero messo il tasto no?”
“D’altra parte perché non posso commentare?”
“Commento perché IO ho un’opinione e quindi IO la devo dire!”

Domande fatte ovviamente dal primo genio passato per caso davanti al tasto “commenta” di un post che non ha capito, ma che non si è risparmiato dal commentare con qualche frase sconnessa, e senza senso che, chiaramente neanche a dirlo, ha creato astio e acredine fra i lettori, spesso suoi simili.
Questo è il tenore del ragionamento fatto da qualunque “utente medio Social”, a cui è stato lasciato il libero arbitrio e che, tutto sommato, possiamo ritrovare anche nei comportamenti di tutti i giorni.

Vi pongo un esempio molto banale ma calzante:
parco pubblico con orario di chiusura alle ore 20:00, il cancello è rimasto aperto, ma voi sapete che alle ore 20:00 chiude, che fate entrate?
Utente medio ovviamente entra, perché il suo libero arbitrio gli dice:
“Eh ma il cancello è aperto, IO entro!”
Mi pare ovvio, ci deve essere sempre qualcuno che sto cancello glielo sbatte in faccia, non riesce a rispettare una regola a prescindere dal fatto che ci sia qualcuno a ricordargliela.

Altro utente che conosce le regole, sfruttando il libero arbitrio, sa che alle ore 20:00 il parco è chiuso, pur essendoci il cancello aperto, non entra e rispetta una regola.
Qualcuno darà del co****ne a quello che è rimasto fuori, ed il problema è tutto li, infatti quello che darà del co****ne a quello che è rimasto fuori, è proprio quello che schiaccerà “FORTISSIMO” il tasto “commenta” sul Social network per scrivere qualcosa di cui non sa nulla, su qualsiasi argomento, solo per dire la sua su qualsiasi cosa, e dirà una serie di banalità, di stupidaggini messe in fila, solo perché lo può fare, perché LUI c’è, perché LUI può parlare e se glielo domanderete, LUI risponderà:
“mbè che non posso commentare? Nessuno me lo vieta!”

Già, ha ragione, purtroppo nessuno glielo vieta, da qui nasce proprio il fallimento di questo esperimento sociale, dove è emersa una grande verità, il fatto che tutti possano dire tutto su tutto, è una grandissima ca***ta, questa democrazia della parola ci ha portato dove siamo arrivati oggi, è giusto dirlo, inutile nascondersi dietro ad un dito e fare gli ipocriti, non è vero che tutti possono dire tutto, e che tutti possono commentare tutto, i Social sono fintamente democratici, non dovrebbero esserlo! Renderli fintamente democratici, li ha riempiti di persone frustrate che hanno riversato il loro odio verso gli altri, ha riempito il web di impostori, di haters (odiatori), di persone che sputano contro gli altri, di persone che non vedono l’ora di denigrare qualcuno pur di sputare veleno, questo esperimento sociale è totalmente fallito.

Ha rovinato intere generazioni di giovani, fornendo esempi totalmente sbagliati e fallimentari, lobotomizzando menti di giovani e meno giovani ed traviando l’educazione di chi già non ne aveva alla radice in assenza di una famiglia in grado di dargliela.

L’unico risultato prodotto creato è, vedere intere generazioni di giovanissimi e meno, con il capo chino sugli schermi, gli occhi fissi in attesa di risposte, gente che passa il tempo a vedere, anzi a non vedere eventi come concerti o partite attraverso gli schermi pur di non mollare i telefoni per avere qualcosa di “inutile” da condividere, perdendosi poi i momenti irripetibili, e alla fine poi vai a leggere cose terrificanti sui Social network.

Ad oggi non ci sono molti rimedi se non un cambio radicale, chiudere la diga, tornare indietro di colpo oppure non ci sarà redenzione per questo errore madornale che ha cambiato così tanto le persone e sta cambiato drasticamente le generazioni.
I giovanissimi vivono di 15 secondi in 15 secondi, non riesci a calamitare la loro attenzione, sono costantemente distratti dal cellulare neanche fossero schizofrenici, e spesso anche i genitori sono così, non ve ne rendete conto?

I commenti degli haters hanno già stroncato delle giovani e meno giovani vite, ancora credete che sia il caso di andare avanti in questo modo e non sia il caso di chiudere definitivamente questo esperimento sociale totalmente fallito?

Io ho forti dubbi che possa esserci una strada alternativa a questa drastica soluzione, ma se ne avete una diversa vi invito a pensarci ed a proporla, a me personalmente non ne viene in mente nessuna.

Magari nessuno commenterà quanto sto scrivendo, capirai è talmente lunga questa riflessione che altro che 15 secondi, qui ci vuole una settimana di ferie per leggerla tutta, però, a differenza di molti, mi sono fermato a scrivere pensieri miei, non rubati ad altri, io perdo del tempo a pensare e scrivere, non perdo tempo a vedere solo la roba degli altri o rubare le frasi degli altri, il mio cervello ancora sa elaborare concetti e metterli insieme.

La cultura è qualcosa che si costruisce negli anni, non solo con la scuola, si costruisce in famiglia, parlando, confrontandosi, non certo andando a mangiare ogni domenica in un ristorante diverso.

La cultura è crescere in un ambiente sano, dove si parla, dove vai a vedere un museo, una mostra, dove vai a cercare il bello anche dove non c’è, è anche così che scopri quello che ti piacerebbe fare e forse diventerai una persona migliore, anche più di quelle che hai accanto, perché non tutti hanno avuto la fortuna di avere buoni esempi in famiglia, e non solo.

Questo va sempre messo in conto.

Esistono spazi sconfinati di aridità secca in alcune famiglie in cui crescono figli lasciati a se stessi, genitori incapaci di essere chiamati tali che non sono in grado di crescere la prole, di insegnare loro come e quando usare questi arnesi micidiali chiamati smartphone, dati ai figli solo per calmarli, mentre loro stessi se ne stanno sprofondati sui divani dopo la loro ennesima abbuffata, a scrollare il loro Facebook e condividere per l’ennesima volta post e frasi di altri, magari proprio per spargere un po’ di odio Social perché no, e quelle rare volte che scrivono frasi, buttano li qualcosa di sgrammaticato e con qualche “h” messa a caso nei punti sbagliati. Bene questi figli che colpe hanno dell’ignoranza dei genitori?

Nessuna, eppure pagano e pagheranno il dazio di essere nati nel posto sbagliato, e a loro volta se non avranno la forza e la possibilità di cambiare, ingrandiranno la catena e a loro volta faranno la stessa cosa e non usciremo mai da questo loop micidiale.
E’ compito di chi sta a capo di tutto ciò, mettere un freno a questo fenomeno, altrimenti le cose potranno andare solo peggio, già oggi i risultati sono sotto gli occhi di tutti, occhi disattenti che ignorano quanti danni sono stati già provocati sull’attenzione e l’intelletto dei giovanissimi e anche i meno giovani.

Quasi quasi ci sarebbe da aggiungere sul tasto “commenta” anche la parola “responsabilmente”, ma tanto visto quanto le persone non leggono notoriamente un c***o, sarebbe comunque ignorato dalla maggior parte delle persone che si sentono al centro dell’universo, però qui mi duole darvi questa triste notizia, non siete al centro dell’universo, ne voi, ne io, ne nessuno di vostra e mia conoscenza, che tocca fa’!

La tecnologia dev’essere uno strumento che aiuta a rendere più semplice il modo di vivere, ma non renderci schiavi di qualcosa, detto da me che sono un amante della tecnologia, uno che scrive più rapidamente con la tastiera che con la penna, ma non per questo devo in qualche modo osteggiare chi scrive con la penna o sputare odio su chi lo fa.

Ovviamente in ambito professionale oggi è indispensabile digitalizzare i processi, ma è un altro discorso questo, ma in ambito personale ognuno è libero di fare ciò che vuole e non per questo dev’essere mandato affanc**o da qualcuno solo perché non è d’accordo, cosa che invece avviene costantemente, dato che le persone incapaci di un confronto civile, piuttosto che astenersi dal commentare, vedono il tasto “commenta” e il loro libero arbitrio gli dice “commenta oh, commenta è gratis, commenta che te frega, digliene quattro a questo qua!”, e loro commentano e sputano odio, perché non sanno argomentare, e quindi leggi questi commenti assolutamente inutili ma che sono volti solamente a criticare aspramente qualcuno, qualcuna, qualcosa, creare astio, odio, anzi qualcuno ci prova proprio gusto, lo fa in modo seriale, qualcuno addirittura prova a costruirsi una “carriera”.

Fatemi dire, gran bella carriera vi siete scelti, quasi alla pari di quelli che si mettono dietro ai giornalisti durante i telegiornali, devo dire fra i due non so chi scegliere da mettere nella raccolta differenziata.

Social network, che tradotto dall’inglese sarebbe rete sociale, a me ad oggi sembra più essere diventata solo una rete in cui finire e rimanere incastrati e non saperne più uscire se non se ne conoscono i mezzi.

Della serie, su abbiamo scherzato, lo scherzo è bello quando dura poco, ma qui tanto poco non è durato, anzi pure troppo è durato, ma è totalmente fallito, ora basta, è il momento di chiudere tutto o qui ci faremo sempre più male!

Parola di un utente che cerca di prendere consapevolezza, ora chiedo a chi ha letto fino a qui, quanti di voi si ritengono utenti consapevoli o che cercano di prendere consapevolezza e conoscono altri utenti a loro volta consapevoli o che cercano consapevolezza che hanno gli strumenti per insegnare ai loro figli ad essere utenti consapevoli?

Se non altro in qualche modo si mettano in discussione su questo tema cosi delicato, perché questo è un c***o di tema delicato, almeno questo si è percepito, o lo percepisco solo io così?

Visto quello che vedo e sento in giro, a me sembra che di questi utenti ce ne siano troppo pochi, anzi diminuiscano sempre di più.

La democrazia è sicuramente simbolo di una grande libertà, ma l’abuso di uno strumento trasforma uno stato di democrazia in una anarchia, e oggi i Social network questo sono, dove chi non vi dovrebbe accedere, vi accede lo stesso con il benestare di genitori incapaci di svolgere il ruolo genitoriale, con i controlli di sistema inefficaci sono spesso bypassati dai ragazzi più furbi del sistema e, infine, con appunto la mancanza di educazione che rende la catena umana, una massa informe di soggetti che usa la “rete sociale”, non come strumento di aggregazione come avveniva 20 e passa anni fa, ma come sfogatoio personale, nel quale riversare tutte le proprie infelicità personali, cercando la vittima di turno.

Ora ditemi che nessuno di voi che navigate sui Social network, non avete mai incontrato qualcuno che stava commentando qualcosa di cui non sapeva assolutamente niente, e non avete pensato che lo stava facendo solo per sfogarsi o per aizzare le persone, vi è successo o no?

La gente, in via del tutto generale ovviamente, è così, dietro la tastiera, che sia di un computer o di un telefono, trova tutto “facile”, non ho niente da fare, “commento”, un po’ come quelli che quando s’annoiano scatenano risse, accade, incredibile a dirsi, ma accade eccome.

Il mondo è bello perché è vario, così si dice, ma quello è il mondo che esiste, il Social network non esiste, è un mondo virtuale, creato dal nulla, “non esiste”, farlo esistere per poi far stare male le persone per colpa degli ignoranti frustrati, direi che è la strada sbagliata.

Madonna come mi sono perso in chiacchiere, avrò sulla coscienza diverse persone, ammesso che qualcuno sia arrivato a leggere fin qui, perdonatemi ma che devo fare, quando mi parte la penn…ehm la tastiera.

P.S. Ovviamente il mio pi***ne sul Social network è pubblicato a mia volta su un Social network, il che a conclusione di tutto potrebbe risultare una contraddizione, ma al momento non lo è, in quanto se tutto questo fosse chiuso, io comunque scrivevo prima, continuerei a scrivere anche dopo, magari su un blog, su un blocco, su un pezzo di carta, visto che infatti questi miei “pensieri” poi sono automaticamente pubblicati sul mio sito www.nicogiraldi.com, solo che tutta quella marmaglia frustrata, ignorante e oltretutto pigra, non arriverebbe mai a leggere sul mio blog, sarebbe troppa fatica per loro, vuoi mettere la facilità di Facebook, Instagram, TikTok?

Sapete come si dice, “selezione naturale”.

Ad Maiora

Ad un certo punto ti ritrovi a fare discorsi che potrebbero sembrare da "vecchi" pure se vecchio non ti senti, si forse ...
26/05/2024

Ad un certo punto ti ritrovi a fare discorsi che potrebbero sembrare da "vecchi" pure se vecchio non ti senti, si forse agli occhi di chi oggi ha molti meno anni di te lo sei, questo è sicuramente vero e le generazioni prima della tua a sua volta hanno fatto gli stessi discorsi, ma noi, noi della Generazione X siamo quelli che abbiamo vissuto questo passaggio generazionale fra l'analogico e il digitale.
Cosa significa questo in poche parole?

Significa aver visto salpare in modo lento e inesorabile il romanticismo di molte azioni che compievamo in modo inconsapevole quando eravamo ragazzini, che ci riempivano le giornate e che, senza saperlo, ci rendevano semplicemente felici.
Oggi quelle azioni non si fanno più e una fruizione immediata di certe cose rende tutto facile e l'ombra di quel romanticismo è svanita.
Riavvolgiamo il nastro di quell'audiocassetta per un attimo, e per farlo, proprio per tornare indietro a quei tempi, usiamo una bella "BIC", solo chi è della Generazione X può capire di cosa sto parlando.
Torniamo in quegli anni in cui ti venivano i crampi alla mano per rimanere fermi con il dito sul tasto REC del registratore in attesa che alla radio passassero quella canzone che tanto volevi registrare e speravi che lo speaker di turno non ci parlasse sopra o che perlomeno ci parlasse il meno possibile.

I tempi in cui si ascoltavano le partite d'inverno alla radiolina mentre giocavi nei campetti polverosi, rigorosamente tutte iniziate la domenica alle 14:30 d'inverno e con l'ora legale tutte alle 16:00.
Quindi al calcio d'inizio era un tam tam di voci, da Tonino Carino da Ascoli, ad Enrico Ameri, Cattozzi, Luzzi, Viola, il mitico Martellini e infine l'inimitabile Sandro Ciotti (e quanti altri ancora non ne cito).

Eri lì che giocavi a pallone e alla radio ogni tanto qualcuno esclamava:
"Scusa Ameri, scusa Ameri, al 52 simo, ha segnato Bruscolotti che porta in vantaggio il Napoli sull'Avellino di Dirceu!", oppure
"Qui parla Tonino Carino da Ascoli, l'Ascoli di Romeo Anconetani sta vincendo sul coriaceo Milan di Pietro Paolo Virdis!".

Qualcosa di inenarrabile veramente, ogni interruzione della radio, era una interruzione del nostro gioco, della serie "oh fe' fe', aspe', famme senti chi ha segnato!"

In ogni angolo della strada trovavi sempre un piccolo bar con qualche tavolino con gente riunita e una radiolina accesa che trasmetteva le partite, era quasi una stereofonia in quegli orari e le voci dei radiocronisti erano quasi diventati di famiglia, degli zii direi.

Poi una volta finite le partite, tutti impolverati, sudati e sporchi, via di corsa a casa ad attendere 90° minuto con il gigante Paolo Valenti a narrare le vicende di quanto accaduto nel pomeriggio e a fare i collegamenti da tutti gli stadi e vedere i gol di tutte le squadre, incollati alla TV, quasi estasiati, contenti comunque di aver goduto di un pomeriggio meraviglioso fra amici, stanchi e felici, senza mai nessuna sensazione di frustrazione.

Sei lì che ripensi anche a quando arrivavi sotto casa dell'amico e citofonavi chiedendo "C'è Alessandro?" e magari ti capitava anche di sentirti "No è già uscito, ma lo trovi in parrocchia", quindi ti bastava allungare il giro per trovarlo, senza messaggi, senza il "ma il messaggio lo hai letto, non mi hai risposto, come mai? Dove sei, dove non sei, roba che oramai l'amicizia è tutto uno stalking, rifletteteci.

Ricordo quando in TV iniziarono a girare i primi video musicali fra MTV e DJ Television, fine anni '80, una roba mai vista prima, qualcosa di abbastanza rivoluzionario, musica e immagini insieme, io ne vedevo poca, ma mia sorella tantissima e quindi ricordo giornate lunghe con tanta musica e spezzoni di video mentre passavo, intervallando le mie giornate di gioco con il lego. I lego parte essenziale della mia infanzia.

Quale miglior gioco per fare sviluppare la fantasia ad un bambino se non i lego, per me non esiste gioco migliore in assoluto, io se avessi una stanza tutta per me, ancora oggi ne comprerei e costruirei una città intera!

Ma torniamo al topic, come dicono quelli bravi, noi della Generazione X, abbiamo visto appunto ad un certo punto salpare inesorabilmente l'analogico verso un'isola che non c'è e con lui è partito verso l'ignoto anche il romanticismo della fruizione di tante cose.

Abbiamo abbracciato il digitale e siamo entrati in questo mondo dell'immediatezza dove tutto avviene subito, dove anche questo post lo avrà letto meno del 10% delle persone, in quanto molti si saranno stufati alle seconda riga, funziona così, l'analogico intorpidisce le membra, la facilitazione della fruizione non stimola più né la ricerca né la volontà a fare di più.

Dev'essere tutto immediato e tutto facile.
Se scrivi troppo sei prolisso, se giri un video troppo lungo sei noioso, sei fuori dalle logiche dei social, logiche ovviamente "inventate", in quanto noi siamo esseri umani senzienti, o per lo meno lo dovremmo essere alcuni, altri preferiscono non esserlo e farsi comandare dalle logiche, ma sono scelte queste, più o meno consapevoli.

Nel passaggio in cui abbiamo perso il romanticismo, noi della Generazione X, ammetto che siamo rimasti molto affascinati, forse siamo quelli rimasti più affascinanti di tutti, era per noi una gigante rivoluzione e non ci siamo accorti della nave che stava salpando, del romanticismo che stavamo perdendo.

Oggi, passati tanti anni, siamo seduti a quel tavolino e quella radiolina non c'è più, ci sono solo tante persone, ognuna con il proprio smartphone in mano, nessuna si guarda, nessuna parla fra se, ognuna è persa nel suo mondo, sempre ammesso che ne abbia uno, e forse anche noi stessi siamo caduti in questo tranello tecnologico.

Mi domando se siamo ancora in tempo per prendere un traghetto e raggiungere quella nave che porta con sé un po' di quel romanticismo degli anni '80?

Voi della Generazione X, che ne pensate?

Ad Maiora

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