Il Cercatore. Storie, aneddoti e curiosità

Il Cercatore. Storie, aneddoti e curiosità In questa pagina si pubblicano storie, curiosità e aneddoti su Roma (non solo!) e le sue tradizioni.

15/01/2025
Curiosità in…pillole”  “Un oscuro “mistero” unisce la Basilica di San Pietro ai gatti! Che cos’è?”   La Basilica di San ...
09/01/2025

Curiosità in…pillole”
“Un oscuro “mistero” unisce la Basilica di San Pietro ai gatti! Che cos’è?”
La Basilica di San Pietro è un autentico zoo di pietra. Vi sono rappresentati 1.345 animali tra cui: 509 api, 473 colombe, 105 draghi, 68 farfalle, 38 leoni, 35 aquile, 32 pesci, 24 serpenti, 15 agnelli, 13 delfini, 8 ricci, 6 cavalli, 4 lumache, 3 cani, 3 pipistrelli, 3 scoiattoli, 2 lucertole, 1 coccodrillo, 1 unicorno e 1 topo che, allegoricamente con i suoi denti aguzzi, erode il tempo che passa, ma, rullo di tamburi…nessun gatto!
Perché questa inconsueta, misteriosa, arcana, clamorosa evidente nonché incomprensibile “damnatio memoriae”!
Tutto ha avuto origine da un papa, Gregorio IX° (Ugolino di Anagni, 1170–1241) che tra il 1231 e il 1234 istituì i “Tribunali Ecclesiastici contro l'eresia”, con lo scopo di combattere le eterodossie, le streghe e già che c’erano, anche i perfidi compagni delle ingorde megere: i gatti.
Gregorio IX°, con la Bolla “Vox in rama audita est” indirizzata a Federico Barbarossa e ai vescovi di Germania, impose la soppressione delle pratiche magiche mediante la condanna di tutte le attività negromantiche esercitate dalle “streghe” e, tra queste, i riti di iniziazione riguardanti il gatto “nero” considerato l’incarnazione del demonio oltre ad esortare i fedeli a “sterminare” sia le lussuriose amanti di satana sia i loro “fedeli” corvini compagni!
Oltre a ciò, nel 1484, papa Innocenzo VIII° (Giovanni Battista Cybo de Mari 1432–1492), arrivò a dichiarare solennemente che: "…il gatto è l'animale preferito del diavolo e idolo di tutte le streghe…".
Il riferimento all'empia venerazione dei felini si ritrova anche nelle carte processuali relative alle accuse mosse ad alcune compagini eretiche come i Catari, gli Albigesi, i Manichei, gli Ariani e, in Italia, ai Patarini nonché, ai Valdesi, accusa considerata fondamentale e caparbiamente sostenuta anche durante il processo ai Templari, voluto da Filippo IV° di Francia, detto il Bello (1268–1314), che portò, nel 1312 a seguito della bolla “Vox in excelso” di papa Clemente V° (Bertrand de Got o de Gouth 1264–1314), alla soppressione dell’ “Ordine dei Poveri Commilitoni di Cristo e del Tempio di Salomone (o di Gerusalemme).”
Grazie e in virtù di questa valanga di calunniose maldicenze, i gatti vennero ritenuti emanazione e concreta incarnazione del principe del male; ebbe così inizio il “mala tempora” per il “perfido” felino, specie se nero, che divenne il simbolo del male e del demonio.
Da quel momento venne proibita ogni sua artistica rappresentazione in tutti i luoghi di culto della cristianità ed in particolare in San Pietro.
Va da sé che non tutti applicarono alla lettera ciò che quei papi, in un clima di assoluto oscurantismo, imponevano. Questo permise che qualche timida raffigurazione del “satanico” animale venisse riprodotta in qualche oscuro angolo di qualche anonima chiesa.
Questa è la ragione per la quale in San Pietro compare solo “oggi”, dopo ottocento anni di ostracismo felino, un solo, timido, riservato, isolato, malinconico: “gatto”!
A questo punto vi chiederete… ma il gatto, in San Pietro dove sta?
Presto detto: l’unico gatto rappresentato oggi, nella Basilica di San Pietro è raffigurato sulla “Porta Santa” (vedi foto), che viene aperta ogni 25 anni all’inizio dell’Anno Giubilare!
La Porta Santa, ideata dallo scultore Vico Consorti (1902 – 1976), è composta da 16 formelle rettangolari poste su quattro ordini e descrive la storia dell’umanità dall’origini ad oggi.
In una di queste 16 formelle (guardando l’anta di destra della porta, prima fila in alto, l’ultima formella) è scolpito il “nostro” gatto, raffigurato mentre fa capolino da dietro la tenda posta alle spalle dell’Angelo Gabriele che sta annunciando, a Maria, la lieta novella (vedi foto).
È importante ricordare che fino al 1950, anno in cui venne messa in situ la Porta Santa, non vi era, in basilica, alcuna raffigurazione di un gatto, ma… attenzione…, vorrei ironicamente e maliziosamente far notare che ancora oggi, il diabolico felino “di fatto, “non è” raffigurato all’interno di San Pietro” ma “è posto fuori dalla basilica”, infatti la sua effige si trova sulla Porta d’ingresso alla Cattedrale quindi, “fuori” di essa, pertanto…!
Continua la “damnatio memoriae”?
A chi legge l’ardua sentenza!
Alla prossima di: “Curiosità…in pillole!”
Immagine presa da internet.

“Curiosità in…pillole”           “Aneddoti e curiosità sulla festa della Befana: come e perché!”             Il 6 gennai...
02/01/2025

“Curiosità in…pillole”
“Aneddoti e curiosità sulla festa della Befana: come e perché!”
Il 6 gennaio si festeggia la Befana (vedi foto) ovvero la storia di una vecchietta che viaggia su una scopa e dona felicità e gioia di vivere. In pochi, però, sanno, per quale motivo quest’ultima si chiami così.
Di seguito le curiosità più bizzarre legate a questa figura leggendaria.
Il termine Befana deriva da "Epifania", una parola greca che significa "manifestazione divina", questo in quanto in tempi antichi, durante la dodicesima notte dopo il Natale, si celebrava la morte e la rinascita della natura attraverso la figura pagana di Madre Natura.
Infatti tradizione vuole che nella notte tra il 5 e il 6 gennaio Madre Natura, dopo aver donato le sue energie per un anno intero, appariva sotto forma di strega vecchia e cordiale che volava a bordo di una scopa.
Con il passare del tempo il termine è stato trasformato prima in “bifania”, poi in “beffania”, fino ad arrivare alla Befana che conosciamo oggi.
Questa ricorrenza che chiude le festività natalizie è, per i cristiani, legata all'arrivo dei Re Magi, Gaspare, Melchiorre e Baldassare (vedi foto), nella capanna in cui è nato Gesù Bambino; nonostante questo aspetto religioso, la festività ha origini pagane.
L’Epifania, come rito propiziatorio, risale, infatti, alla tradizione che commemorava la Madre Natura e confluiva nei riti propiziatori della fertilità che si celebravano tra il X° e il VI° secolo a.C. legati alla dea Diana, divinità non solo della caccia, ma anche delle coltivazioni, dei raccolti e della fertilità dei campi.
Con l'avvento del cristianesimo la dea divenne una strega buona e infine una vecchietta che a bordo di una scopa (simbolo di purificazione spirituale) porta dolcetti ai bambini buoni e tutti quelli che non si sono comportati bene durante l'anno appena finito.
Come nasce il “mito” della Befana
La leggenda narra che in una freddissima notte d’inverno, i Re Magi, durante il viaggio per raggiungere il Bambino Gesù (vedi foto), non riuscendo a trovare la strada si fermarono per chiedere aiuto a una vecchietta che indicò loro la giusta direzione. Per ringraziarla, Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, la invitarono a unirsi a loro, ma la vecchina rifiutò; quando se ne andarono, si pentì di non averli seguiti.
Per rimediare all’incauta rinuncia, riempì una sgualcita calza di dolciumi, per donarle al Divino Bambino e si mise sulle tracce dei Re Magi nel tentativo di raggiungerli, ma invano! Delusa ed amareggiata nel tornare verso casa donò, a ogni bambino che incontrava i dolci presi custoditi nella logora calza nella speranza che uno di loro fosse Gesù.
Si racconta che dal quel giorno, ogni 6 di gennaio, la “pentita” e addolorata vecchietta, continui a regalare dolci ai bambini che incontra nella speranza che uno di loro sia Gesù.
Perché la Befana viaggia su una scopa e perché scende dal camino?
La Befana non è una strega ma una vecchina affettuosa che porta doni ai bambini, buoni o cattivi che essi siano. Non ostante ciò, pur essendo una “mite e gentile vecchia signora” viaggia a cavallo di una scopa come le streghe.
Perché? Il motivo è semplice: la scopa (vedi foto) è un portafortuna capace di donare serenità e pace oltre al fatto che per consuetudine la scopa è capace, simbolicamente, di “spazzare, pulire, eliminare, rimuovere” i guai, le angosce, le paure e soprattutto la malasorte!
Inoltre la Befana rappresenta la rinascita ad una rinnovata vita legata all'inizio del nuovo anno.
Perché la Befana scende nelle case attraverso la cappa del camino? (vedi foto)
Il motivo è simbolico: vuole rimarcare il concetto che vi è un punto di contatto, una comunicazione attiva e diretta tra la terra e il cielo. In definitiva la cappa del camino rappresenta, allegoricamente, la “porta d’ingresso” che permette il “passaggio” tra il sacro e il profano, tra il passato ed il futuro, tra il vecchio e il nuovo!
Perché la Befana indossa vestiti logori e scarpe rotte.
L’aspetto tradizionale della Befana è tutt'altro che casuale: è vecchia, rugosa, con i capelli bianchi e indossa abiti vecchi, rattoppati e scarpe rotte. Perché? Certamente non in quanto gira il mondo a bordo di una scopa infilandosi tra angusti e fuligginosi camini o in vecchie e nuove abitazioni ma, perché i suoi abiti e i suoi stivali logori, sporchi, disadorni, cadenti e sgualciti simboleggiano le angosce dell'anno che è trascorso, il tormento dei dolori e delle delusioni, il cruccio di situazioni infelici e la sicura certezza e la fiduciosa speranza che il nuovo anno possa portare al risveglio di una rinnovata esistenza e di una quotidianità rifiorita.
Come mai la Befana non si fa mai vedere?
La Befana è un’idea, un sogno, una promessa, un desiderio, un’ utopica chimera ma è anche un’immagine di una vecchia signora timida, fragile, evanescente. Si racconta che se qualcuno la incontrasse, l’energica vecchietta svanirebbe, nel nulla di una serena oscurità stellata: ecco perché, la notte dell'Epifania, è meglio dormire sognando la dolce signora che accanto a noi, deposita auspicabili e lusinghieri successi.
Perché la Befana lascia i regali nella calza? (vedi foto)
Vi sono diverse spiegazioni: una si ricollega all’incontro della futura befana con i Re Magi e l’altra è noto da un fraintendimento: il suo sacco della Befana che conteneva i doni, logoro e bucato e molliccio somiglia appunto a una calza.
Quando, nel tempo fa, l’usato, il logoro e amato sacco si è trasformato in “calza”!
Si perde nella notte dei tempi una delle tante leggende che tenta di spiegare questa clamorosa e misteriosa “metamorfosi”. Si racconta, infatti, che uno dei 7 re di Roma, Numa Pompilio (754 a.C. – 673 a.C., è stato il secondo re di Roma, e regnò per 42 anni), durante il periodo del solstizio d'inverno, intervallo di tempo che la tradizione cristiana ha trasformato nelle festività natalizie compresa la Befana, usasse appendere una “calza”, all’interno della grotta abitata dalle mitiche ninfe, ai piedi del Monte Campidoglio, per riceverne da esse sperati e desiderati doni!
Mistero…risolto!
Alla prossima di: “Curiosità…in pillole!”
Immagine presa da internet.

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