26/10/2024
👏Dal 31 ottobre in libreria e sugli store online arriva il romanzo “La legge dei Trenta”, Opera prima di Enrico Zadi, a stampa EMIA Edizioni.
🧐Poliglotta, insegnante, artista e scrittore, Enrico Zadi nasce a Firenze 40 anni fa. Si trasferisce a Roma, dove si laurea in Lingue e Civiltà Orientali. Spinto a conoscere nuove culture, dopo la laurea, lascia l’Italia e va per il mondo: lavorerà fra l’Estremo Oriente e l’Europa per più di quindici anni. I viaggi lo hanno portato a conoscere una miriade di tipologie umane e lo hanno arricchito di esperienze che trovano voce in questo suo libro, in cui gli esseri umani si incontrano e si scontrano nell’alienazione di un mondo che li vuole solo distruggere.
🎤Come è nato questo libro?
“È nato su un volo da Lisbona a Firenze. Osservavo i volti delle persone che vedevo assorte nei loro pensieri, ognuna chiusa in se stessa, e ho avuto l’idea del libro, del Castello e dell’alienazione che generava nelle persone che vi si dovevano recare”.
🎤“La legge dei Trenta” è un libro fantasy-distopico. In cosa si differenzia questa tua Opera prima dal fantasy classicamente inteso?
“Non ci sono elementi Fantasy tipici del genere: non ci sono elementi magici né esseri soprannaturali come giganti o animali parlanti, fatta eccezione per gli angeli”.
🎤Da dove trai ispirazione? Quali gli autori, e le opere, che ti hanno influenzato?
“Da tutto quello che mi circonda, come molte persone, anche se la cosa che mi influenza di più sono le immagini, quadri, paesaggi, tutto quello che è visivo. Sicuramente “Il deserto dei Tartari” e “Oceano Mare” sono stati i libri che mi hanno più marcato in assoluto”.
🎤Nello scrivere questo libro avevi già in mente tutta la vicenda oppure la trama si è evoluta man mano?
“Durante il famoso volo da Lisbona, ho immaginato tutta la trama principale del libro, è stata come un’epifania, avevo già il contesto, l’inizio e la fine del romanzo; compreso anche per gli altri due libri che seguiranno “la legge dei Trenta”. Quello che c’è poi nel mezzo è venuto man mano che scrivevo e creavo i vari personaggi”.
🎤“La legge dei Trenta” è sì distopico ma è anche un’allegoria di certe dinamiche di potere in voga nei nostri confusi e complessi tempi.
“Sicuramente ci sono oggigiorno dei meccanismi di potere e di controllo che tendono a “ammazzare” le persone come nella “legge dei Trenta”, una morte diversa però, non fisica, ma mentale, una morte dei valori e dei riferimenti culturali”.
🎤“La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza” scrisse George Orwell nel suo celebre romanzo “1984”, locuzione che, anche alla luce del telaio narrativo del tuo libro, in molti tra gli addetti ai lavori ritengono sia alla base di tutte le opere distopiche. Anche per te è così?
“La frase di Orwell è emblematica del controllo sociale attraverso la manipolazione del linguaggio e del pensiero, un tema ricorrente in molte opere distopiche. Penso che abbia sintetizzato il paradosso del totalitarismo: come il potere può distorcere la realtà e presentare concetti opposti come verità assolute. Per me, Orwell è uno dei pilastri della narrativa distopica, ma la forza di questo genere è anche la sua capacità di evolversi e adattarsi ai tempi, riflettendo nuove paure e dilemmi sociali. Secondo me Orwell ha aperto la strada al genere che cambia in continuazione con altre metafore e altre riflessioni sul rapporto tra potere, libertà e verità”.
🎤Aeyden è il protagonista del tuo romanzo. Quanto di autobiografico c’è in lui? Perché hai scelto per lui questo nome e cosa rappresenta per i suoi contemporanei?
“Non molto, è un personaggio che non fa riferimento a nessuna persona che conosco nella vita reale, è il frutto della mia fantasia, forse è come vorrei essere. Rappresenta la voglia di non arrendersi, di cercare anche nelle situazioni peggiori una via di fuga e la tenacia di fronte a situazioni che vogliono solo schiacciarti. In qualche modo è la speranza nelle relazioni umane come mezzo di difesa contro la solitudine. Il nome è di origine celtica, significa piccola fiamma”.
🎤Nella società del tuo romanzo gli uomini avanti con l’età vengono considerati un peso. La tua è un’amara constatazione del nostro presente o un semplice espediente narrativo?
“Durante il Covid mi ha colpito molto il numero delle persone anziane che sono morte da sole in ospizi o in casa. Senza nessuno accanto e mi ha fatto pensare che la società tende sempre a mettere in disparte il vecchio, che sia umano o materiale, come se fosse un elemento di disturbo e non ne valorizzi, al contrario, la saggezza che deriva dall’esperienza. Trovo che nella nostra società ci sia quasi una legge non scritta che tende ad allontanare il vecchio per cercare sempre qualcuno di più giovane”.
🎤Cosa vuoi trasmettesse ai lettori con questo libro?
“Vorrei far riflettere sull’oppressione e sull’alienazione che mirano a distruggere e annientare il pensiero, rendendoci degli automi, passivamente vittime di un impoverimento concettuale, alla costante ricerca di falsi miti, come la gioventù e l’eterna bellezza”.
🎤Chi è Enrico Zadi? E come ti definiresti in una sola frase?
“Enrico è una persona eclettica, che ama sperimentare e interessarsi a vari ambiti artistici. Mi definirei un perenne navigatore”.
😉Buona navigazione, allora, Enrico Zadi.
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👀Buona lettura!