30/09/2024
Esce in libreria il prossimo 11 ottobre il libro di Sergio Martini dal titolo “Ritorno a Sukut”(Felici Editore), nella collana AcquaRagia diretta da Antonio Celano.
Laureatosi in Giurisprudenza, Sergio Martini è Responsabile degli affari generali in una società di La Spezia. Nato a Carrara nel 1985, nonostante non si dedichi alla scrittura come lavoro principale e sia solo al suo secondo romanzo, è da molti addetti ai lavori già considerato una promessa letteraria. Con la sua prima opera, Vascelli di carta, si era classificato in testa, ben prima della sua pubblicazione, al premio «Gli Inediti 2019» di Sarzana e, sempre nello stesso anno, al premio letterario internazionale «Città di Pontremoli – Sezione narrativa inedita». Grande attesa, pertanto, per questa sua seconda prova.
La trama traspare avvincente anche in poche righe. Un uomo, prigioniero di un’esistenza ormai piatta e noiosa, ritrova per caso l’agenda su cui aveva appuntati i suoi sogni di adolescente, quando aveva progettato un lungo viaggio in treno per Sukut, una città di un Oriente estremo e misterioso, allora occupata da un regime militare. Alla stazione, come colto da un raptus, abbandona tutto e sale su un treno per realizzare il suo antico progetto di gloria. Dopo aver conosciuto singolari anime e attraversato deserti, steppe e città, allegorie di antichi sogni di gloria che il tempo ha logorato e vinto, all’arrivo, scopre che Sukut è stata liberata grazie a un uomo mascherato chiamato il Kesa. Ma che la libertà non è diventata Libertà. A partire da qui le tracce dei due si confondono come in un tragico gioco di specchi tra aneliti all’indipendenza e ritorni all’oppressione. E, dunque, chi è il Kesa? Un liberatore, un dittatore o solo una maschera? E chi è il suo antagonista? Un eroe, un uomo confuso dai riflessi del suo io o solo un altro inganno della Storia? L’uomo fuggito da sé stesso arriverà alle definitive risposte in una New York malinconica e ingorgata di rimpianti, dove il delirio di gloria e fuga, come nella leggenda di Eleazar a Masada, avviene in una prigione da cui non si è mai veramente fuggiti.
“Ritorno a Sukut” è un romanzo potente e visionario, un’allegoria psicologica e delirante dov’è tutto il nostro Novecento con le sue inquietanti ombre storiche, psicologiche, generazionali e individuali. Dalla soluzione obbligata. Un romanzo che ci pone – come scriveva Friedrich Nietzsche – di fronte a quell’abisso che, quando guardato, inesorabilmente ci guarda. Illusione e disillusione, la natura della libertà, il peso del passato, l’ambizione ed i suoi limiti: il lettore si troverà a fare riflessioni personali sulla propria vita, riga dopo riga, e a introiettare alcune citazioni chiave presenti nel libro.
“Guardatevi indietro: vi sentite nomade o relitto?” – Questa domanda, posta al protagonista durante il viaggio in treno, riassume il tema centrale dell’illusione e della disillusione; “La consapevolezza è il diserbante di ogni intento.” – Kesa, con questa frase, sottolinea il potere distruttivo della verità e della consapevolezza; “Non è facile neppure essere normali!” – L’affermazione mette in discussione la presunta semplicità della vita ordinaria; “Questo è il tuo Finale, quello che avevi programmato vent’anni fa. Io mi fermo qua e tu farai come ti ho detto...” – Kesa offre al protagonista la possibilità di realizzare il suo piano, ma a quale costo?
“Ritorno a Sukut” offre uno spaccato affascinante e inquietante sulla natura umana e sulle sue contraddizioni. Attraverso la storia del protagonista, Sergio Martini esplora temi universali come la ricerca della libertà, il peso del passato e la lotta per l’affermazione personale. La scrittura evocativa e ricca di dettagli crea un’atmosfera surreale e onirica, lasciando al lettore la libertà di interpretare i molteplici livelli di significato del testo. Una storia che non deluderà e di cui sentiremo parlare a lungo.