" un PO a tavola "

" un PO a tavola " Questa PAGINA è un percorso "GASTRONOMICO-FLUVIALE", che mi ha portato dalla sorgente al delta del PO. Di piola in piola, di prelibatezza in prelibatezza!!!

BUONA forchetta & ... coltello !!!!

I❤️
20/12/2024

I❤️

Meta prediletta dei gourmet in ogni stagione, il Piemonte è custode di una cultura enogastronomica, che affonda le radici nei secoli. Grazie al lavoro di produttori e artigiani, oggi è più viva che mai e tutta da scoprire

PLIN di CAPPONE nel suo brodo,castagne & tartufo nero. 😋😋😋
20/12/2024

PLIN di CAPPONE nel suo brodo,
castagne & tartufo nero. 😋😋😋

Il "REAL CAPPONE" di Racconigi protagonista alla Fiera di Santa LuciaA Racconigi (Cn) termina l’attesa per la Fiera di S...
17/12/2024

Il "REAL CAPPONE" di Racconigi
protagonista alla Fiera di Santa Lucia

A Racconigi (Cn) termina l’attesa per la Fiera di Santa Lucia: giovedì 19 dicembre esposizione e premiazione dei capponi più belli e menù a base delle eccellenze del territorio in molti ristoranti della città.

A partire dalle ore 7 del mattino di giovedì 19 dicembre, la città Racconigi si prepara ad ospitare la Fiera di Santa Lucia. Il tradizionale appuntamento intende valorizzare i prodotti tipici del territorio, in particolare il Real Cappone di Racconigi, la trippa e le altre specialità a marchio De.Co. della città, come il Real Biscotto e la mora di gelso.

Nel centro cittadino verranno esposte macchina agricole e sarà allestito il mercatino delle eccellenze artigiane e dei produttori locali, che presenteranno i loro prodotti tipici e di qualità. Il momento più atteso della giornata sarà l’esposizione dei capponi, con la premiazione degli esemplari più belli.

Per l’occasione i ristoratori e le attività del territorio offriranno menù speciali dedicati alle prelibatezze locali, permettendo ai visitatori di gustare i sapori autentici di Racconigi.

“La Fiera di Santa Lucia è un evento che ogni anno arricchisce la nostra città, portando in primo piano le eccellenze gastronomiche di Racconigi. Il Real Cappone, la trippa e gli altri prodotti tipici saranno protagonisti di questa giornata, simboli di una tradizione che si tramanda da generazioni. La manifestazione è il frutto di una sinergia tra le tante realtà locali, dagli allevatori ai ristoratori, che con passione e impegno continuano a valorizzare ciò che il nostro territorio ha da offrire“, commenta l’assessora con delega al commercio e manifestazioni Annalisa Allasia.

Informazioni:
Ufficio agricoltura, Comune di Racconigi
+39 0172 821 605
ufficio [email protected]

'l "SANBAJUN" 😋Quando ero piccolo ed ero malato, nonna Pina mi preparava lo zabaione con il marsala ed era una cosa norm...
16/12/2024

'l "SANBAJUN" 😋

Quando ero piccolo ed ero malato, nonna Pina mi preparava lo zabaione con il marsala ed era una cosa normale.
Se una nonna lo facesse oggi, interverrebbero gli assistenti sociali ed i carabinieri!
E' buonissimo servito anche con il pandoro o il panettone.

Ingredienti:
4 tuorli di uova
60 gr di zucchero
70 gr di marsala (all'uovo, secco, vino moscato o vinsanto secondo i gusti).

Procedimento:
Scaldare il liquore ,aggiungere metà dello zucchero e girare fino a quando non sarà sciolto.
In una ciotola Mo***re i rossi con l'altra metà dello zucchero fino a che non diventano bianchi e soffici.
Aggiungere piano piano, sempre mescolando, il liquore fino a che le uova non lo avranno assorbito tutto .
Cuocere a bagnomaria sopra una pentola con l'acqua sempre continuando a girare. Sarà cotto quando la crema non sarà più liquida ma neanche troppo densa (se avete un termometro da cucina deve arrivare a 84°).
Per fare prima, si può anche cuocere con il pentolino su fuoco bassissimo; bisogna fare attenzione però che la crema non superi i 100° altrimenti l’uovo brucia, quindi in questo caso dovete allontanare ogni 20 – 30 secondi la pentola dal fuoco, girare qualche secondo poi metterlo di nuovo su fuoco. Non dev’essere troppo denso.

Narzole (CN) "Da Matteo" per gustare una cucina piemontese sincera e deliziosa. 😋😋😋Un locale storico che è la meta prefe...
15/12/2024

Narzole (CN) "Da Matteo"
per gustare una cucina piemontese
sincera e deliziosa. 😋😋😋

Un locale storico che è la meta preferita dai turisti amanti della buona tavola.

Siamo alle porte delle Langhe, sulla sponda sinistra del Tanaro, La Venaria in origine era una locanda per cacciatori diventata Reale nel ‘700 per nobili frequentazioni.

In questa locanda dimorò Napoleone nel 1796 in occasione dell’armistizio di Cherasco, e da lui Narzole ricevette l’investitura per la tradizionale Fiera di Novembre e la “Venaria Reale” diventò punto di riferimento per alloggiare e ristorarsi, e lo è ancora oggi con camere a prezzi equi (60 – 80 euro).

Il ristorante annesso ha assunto il nome del titolare che, con l’aiuto del figlio Luca, lo gestisce da oltre 40 anni mantenendo vive le origini.
In questo Ristorante si può gustare le vera cucina piemontese, come i tradizionali antipasti, esposti in vetrina, la battuta di fassone, vitello tonnato, insalata russa, salsiccia di Bra, lingua salmistrata, patè di fegatini, cotechino con fonduta, ecc. con presenza di tartufi tutto l’anno nero o bianco a seconda della stagione.

Tra i primi: ravioli b***o e salvia o al ragù, risotto con fonduta, taglierini alla Langarola con funghi, e zuppe di verdure. Fra i secondi l’immancabile arrosto alle nocciole, il brasato, la fonduta con i tartufi. Tra i dessert classici la panna cotta, il bunet, le pesche all’amaretto.

In cantina, vini con prevalenza di rossi Piemontesi di produttori delle vicine Langhe.

Per un pranzo completo senza limiti di quantità spenderete non più di 30 euro esclusi vini (salvo in stagione di tartufi bianchi il cui prezzo sarà determinato dal mercato).

Il Ristorante "Da Matteo", inserito fra i Ristoranti della Tavolozza, si trova a Narzole (CN) in via Cristoforo Colombo,18.

Per informazioni e prenotazioni si può telefonare al 017377291.
http://www.damatteo.com/

"463^ FierCAPPONE"Manca ormai poco all'inizio della 463a edizione della Fiera del Cappone, vanto per Moretta (Cn), essen...
14/12/2024

"463^ FierCAPPONE"

Manca ormai poco all'inizio della 463a edizione della Fiera del Cappone, vanto per Moretta (Cn), essendo la più antica del settore tra quelle del Piemonte.
L'edizione 2024 è ricca di novità, a cominciare dal fatto che la fiera si articola sulle tre giornate, da venerdì 14 a lunedì 16 dicembre. «È intenzione del Comune, in stretta collaborazione con la Pro Loco, riaccendere le luci sull’evento. Da qui l’importante novità dei tre giorni di iniziative», spiega il sindaco Gianni Gatti.

La giornata di sabato 14 sarà dedicata all'artigianato, con il mercato per le vie del paese e il mercatino dei bambini a Cascina San Giovanni. Nel pomeriggio, alle 17.30, il convegno sul tema “Storicità e valori del cappone”. Alle 19 l’inaugurazione ufficiale della Fiera, prima di lasciare spazio, a partire dalle 20, alla prima delle tre serate gastronomiche.

Domenica 15 dicembre è invece in programma l’evento “Attendendo il Natale“, una giornata dedicata ai più piccoli nella piazza comunale: sarà possibile incontrare Babbo Natale e consegnargli personalmente la propria letterina. La giornata si chiuderà con la serata musicale dedicata all’orchestra.

Lunedì 16 sarà invece il giorno dedicato alla fiera commerciale. Le vie del centro storico si popoleranno di bancarelle con vari generi, occasione anche per qualche regalo di Natale. Non mancheranno gli intrattenimenti, con lo spettacolo musicale itinerante proposto dal gruppo di Canto corale “Costanzo Festa” dell’Unitre di Villafranca. Qua e là, stand delle varie associazioni del paese, con diverse iniziative.

I capponi saranno in bella mostra di fronte alla chiesa di San Rocco, dove avverranno anche le premiazioni.
Dalle 20, sempre a Cascina San Giovanni, terza e ultima cena dedicata al cappone, con la quale calerà il sipario sulla fiera.

Natale in tavola con il cappone, stagione di vendite al via

Inizia nella Granda la stagione di commercializzazione del cappone, prodotto tradizionalmente legato alla stagione fredda e alle tavole delle Feste natalizie. Lo rende noto Coldiretti Cuneo nell’evidenziare i tanti prodotti di eccellenza presenti sul territorio come il Cappone di Morozzo, il Real Cappone di Racconigi e il Cappone di Moretta.

Le origini del cappone – spiega la Coldiretti – si perdono nella notte dei tempi tanto che già in epoca romana era nota e diffusa la tecnica di allevamento, consolidata in diverse zone della Granda. Il cappone testimonia la grande biodiversità della nostra Provincia, essendo allevato anche in areali destinati principalmente ai grandi allevamenti e alle coltivazioni di cereali.

L’allevamento del cappone – prosegue Coldiretti Cuneo – ha molto spesso alle spalle storie di aziende familiari che ripetono, di anno in anno, gesti dalla tradizione millenaria che iniziano ogni primavera con la schiusa dei pulcini e proseguono con la crescita, la castratura e l’ingrasso fino alla commercializzazione, che ha luogo tra dicembre e gennaio.

A testimoniare le profonde radici dell’allevamento di capponi ci sono le Fiere in programma nelle prossime settimane: il 15 e 16 dicembre 2024 è tempo di Fiera nazionale del Cappone di Morozzo, il 19 dicembre a Racconigi si svolgerà l’annuale fiera di Santa Lucia dedicata al cappone, mentre il 14, 15 e 16 dicembre tornerà la storica Fiera del Cappone di Moretta, giunta alla 463esima edizione.

Si tratta di prodotti di altissima qualità – spiega Coldiretti Cuneo – che rispondono a rigorosi disciplinari di produzione e sono strettamente legati ai territori di produzione tanto che alcuni sono prodotti De.Co (denominazioni comunali) come il Real Cappone di Racconigi e il Cappone di Moretta, altri sono inseriti nell’elenco nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT) come il Cappone di Morozzo, peraltro annoverato fra i “Sigilli” di Campagna Amica, in quanto custode di biodiversità.

Quest’anno si stima la vendita di oltre 4.500 capi a marchio Cappone di Morozzo – per il quale è in via di riconoscimento ufficiale la razza nostrana di Morozzo – e di 1.200 capi a marchio Real Cappone di Racconigi.

“L’invito che rivolgiamo ai consumatori è di riscoprire il buon cibo stagionale e locale, acquistando i capponi cuneesi in vista delle Festività natalizie, per gustare o regalare una specialità di grande tradizione e dare un aiuto concreto all’economia del nostro territorio” afferma il Presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada.

“I capponi, oltre che destinati alla vendita diretta, acquistabili per esempio nei mercati Campagna Amica e nei punti vendita aziendali Campagna Amica, sono sempre più spesso richiesti dalla ristorazione, anche fuori dai confini regionali, segnando l’avvio di importanti sinergie tra chi alleva, chi cucina e chi promuove questo prodotto all’insegna di stagionalità, autenticità e genuinità” conclude il Direttore di Coldiretti Cuneo, Fabiano Porcu.

"CAPPONE di MOROZZO bollito" 😋A Morozzo tradizionalmente i capponi si fanno con la nostrana di Morozzo, che deriva dalla...
14/12/2024

"CAPPONE di MOROZZO bollito" 😋

A Morozzo tradizionalmente i capponi si fanno con la nostrana di Morozzo, che deriva dalla razza bionda, e, quando sono pronti, hanno una lunga coda nera con riflessi metallici e penne lucide rosso mattone orlate di blu o di verde. Si riconoscono per un particolare che notano soltanto gli allevatori: durante le fiere e le mostre, nelle gabbiette e nelle ceste, i capponi sono placidamente affiancati in coppie, comportamento impensabile per due galli.
La preparazione del cappone è prerogativa esclusiva delle donne, perché richiede mani fini e abili. Ed è il coronamento di un lavoro paziente iniziato in primavera, con la schiusa dei pulcini. Nei primi giorni di vita la loro dieta è a base di mangime vegetale e poi sono lasciati liberi: i galletti (e poi i capponi) devono disporre di almeno cinque metri quadrati di spazio all’aperto e sono rinchiusi solo la notte. La castrazione avviene ad agosto, permettendo ai capponi di crescere per altri quattro, cinque mesi e di essere pronti a Natale (non si macellano mai prima di 220 giorni).
La carne del cappone è morbida, tenera e delicata: i puristi la gustano semplicemente lessa e bagnata nel sale (o al limite accompagnata dal bagnet verde) ma può anche essere ingrediente di piatti raffinati, come il pasticcio o il cappone ripieno.

Questa tradizione, un tempo diffusissima (il cappone era un regalo destinato alle tavole di dottori e notabili locali), dagli anni Sessanta inizia a scemare fino a rischiare la definitiva scomparsa. Nel 1998 i capponi di Morozzo sono ridotti a un numero esiguo e la storica fiera del paese è quasi compromessa. In pochi anni il Presidio rilancia il suo allevamento: dai 300 capponi del 1999 si passa a 3000 nel 2002. Un consorzio, nato con 31 allevatori, ora ne riunisce oltre 40 e i macellai del paese ormai spediscono i pregiati capponi in tutta Italia.
E naturalmente la fiera, che si svolge ogni anno il terzo lunedì di dicembre, ha ripreso vigore. I capponi sono tornati a migliaia, esposti per la vendita, e sono tornati anche i compratori: macellai, ristoratori e privati da tutta Italia.

Ingredienti
1 Cappone di Morozzo intero
cipolla
carota
sedano
sale
gusti a piacere

Salse come bagnettto verde e rosso per accompagnare.

Preparazione
Cuochi e gastronomi sono concordi: perché sia esaltato il sapore delle carni, il cappone va bollito. Gli ingredienti per questo bollito di Natale sono: un Cappone di Morozzo, cipolla, carota, sedano, sale. Immergere il cappone in acqua già bollente, salata e con gli aromi, lasciando bollire moderatamente per evitare che la pelle si laceri, per circa un’ora e mezza. Servirlo ben caldo accompagnato dal classico bagnetto verde o rosso, ma anche rubra e maionese casereccia. Il brodo, ben schiumato e liberato dal grasso in eccesso, può essere servito in tazza con crostini di pane o essere utilizzato per la cottura dei ravioli del plin.

Tempo di cottura:
4 ore

Dosi:
4 persone

Non è dicembre senza "FIERA del CAPPONE"!!! 🐓Tutto pronto per l'ultima festa dell'anno, la Fiera Nazionale del Cappone d...
13/12/2024

Non è dicembre senza "FIERA del CAPPONE"!!! 🐓

Tutto pronto per l'ultima festa dell'anno, la Fiera Nazionale del Cappone di Morozzo (Cn), oggi considerati tra i migliori al mondo per la tenerezza ed il gusto della loro carne.

Domenica 15 e lunedì 16 dicembre la Pro Loco di Morozzo è pronta ad accogliervi in Piazza Barbero per farvi gustare a pranzo la specialità presidio slow food, il Cappone di Morozzo, in un menù tutto da assaporare. Sotto una tensostruttura riscaldata potrete assaggiare gustosi piatti con ingrediente principale sua maestà il Cappone accompagnati da un buon bicchiere di vino. Si consiglia la prenotazione al numero 333.1162880. Nel pomeriggio della Domenica verranno premiate le migliori coppie di Capponi esposte.

“Cappone di Morozzo” è un galletto castrato chirurgicamente prima che abbia raggiunto la maturità sessuale e macellato ad un’età di almeno 220 giorni; dopo la capponatura deve essere ingrassato per un periodo di almeno 77 giorni. La razza utilizzata per la produzione del tradizionale “Cappone di Morozzo” è la nostrana biotipo scuro di Cuneo. Le caratteristiche morfologiche del “Cappone di Morozzo” sono il piumaggio lucente e variopinto, sinonimo di buona salute, testa piccola di colore giallo arancione, pelle di colore giallo indice di un congruo ingrassamento ed un peso variabile tra i 2 e 3 Kg.
Dal 1999 il “Cappone di Morozzo” è stato dichiarato primo Presidio di Slow Food che, con questa iniziativa, ha inteso salvare e promuovere un prodotto agroalimentare qualitativamente eccellente e sostenere la piccola economia di un paese che da sempre lega il suo nome a questo animale ed alla fiera invernale.

Programma
https://www.comune.morozzo.cn.it/archivio/news/FIERA-NAZIONALE-DEL-CAPPONE-DI-MOROZZO-1516-DICEMBRE-2024--PROGRAMMA-DELLA-MANIFESTAZIONE_1172.asp

https://www.capponedimorozzo.it/la-fiera-del-cappone/

la "NOTTE di Santa LUCIA" 💕Il 13 dicembre si festeggia Santa Lucia. È la festa che anticipa il Natale, una tradizione di...
12/12/2024

la "NOTTE di Santa LUCIA" 💕

Il 13 dicembre si festeggia Santa Lucia. È la festa che anticipa il Natale, una tradizione di origini contadine che si tramanda nelle province di Cremona, Bergamo, Lodi, Mantova, Brescia.
L’origine della tradizione:
Un tempo il solstizio d’ inverno cadeva proprio nella giornata del 13 dicembre e in tale circostanza nelle campagne era uso praticare una specie di perequazione: chi aveva avuto raccolti più abbondanti ne donava una parte ai meno fortunati.
Si riallaccia ad analoga forma di solidarietà la storia di un presunto miracolo che risale al sedicesimo secolo. Si narra infatti che il Bresciano fosse stato colpito da una grave carestia e che alcune signore di Cremona avessero organizzato una distribuzione di sacchi di grano da lasciare anonimamente sulle porte di tutte le famiglie.
Così una carovana di asinelli carichi raggiunse Brescia presa nella morse della fame: ma poiché la distribuzione avvenne di nascosto, la notte tra il 12 e il 13 dicembre, si pensò che fosse stata una grazia della martire.
L’ antica ospitalità, poi, voleva che si accogliessero nelle case i pellegrini che cercavano riparo dal freddo e questi ultimi, a loro volta, prima di ripartire, dovevano lasciare un dono sulla porta della casa che li aveva accolti. Con il trascorrere del tempo si consolidò così l’usanza di fare regali in occasione del 13 dicembre.
La tradizione:
L’attesa della Santa è circondata da un’atmosfera magica per i bambini e non solo. La festa è scandita da una serie di rituali che vengono rispettati fedelmente e cominciano all’inizio di dicembre con i bambini che scrivono la letterina con la richiesta di giochi.
Gli adulti senza farsi vedere suonano campanelli per le vie delle città e fuori dalle finestre per “avvisare” che la Santa sta girando sul suo asinello per controllare la buona condotta dei suoi piccoli “clienti”. Spesso il suono del campanello lascia anche una traccia di caramelle. La sera del 12 si prepara in ogni casa un piatto con dei biscotti e un bicchiere di vin santo per Lucia e una manciata di paglia o una carota per l’asino che deve trasportare le classiche gerle stracolme di pacchetti.
L’andare a dormire poi è d’obbligo perché i bambini sanno bene che chi è sveglio e per caso riesce a vedere la Santa riceverà una manciata di cenere negli occhi che gli impedirà non solo di vedere, ma anche di ricordare la mattina dopo. Alla mattina i bambini troveranno i loro giochi, doni rigorosamente spacchettati e montati, per creare magnifiche coreografie.
La vita della Santa tra storia e leggenda Lucia era una giovane siracusana vissuta attorno al III-IV secolo. Secondo la tradizione, era una bella ragazza promessa in sposa ad un giovane patrizio suo concittadino. Un giorno, la mamma di Lucia, Eutychie, a causa di una malattia, fu colpita da una grave emorragia.
La giovane, disperata, partì per Catania per andare ad implorare la grazia sulla tomba della Martire Agata. Giunta sulla tomba, le apparve proprio la stessa Agata chiedendole di dedicare la propria vita ai più poveri, ai piccoli emarginati e sofferenti.
Tornata a Siracusa, Lucia iniziò, subito, a realizzare la missione affidatale. Prima di tutto ruppe il fidanzamento. Poi si dedicò a distribuire i beni della sua cospicua dote ai più poveri, percorrendo i lunghi e angusti cunicoli delle catacombe, con una lampada fissata al capo.
Il fidanzato abbandonato non accettò la sua decisione non tanto perché si rendeva conto di avere perso l’amore della ragazza ma perché aveva visto sfumare la possibilità di impossessarsi delle ricchezze che avrebbe dovuto portare in dote Lucia.
E tale fu il suo dispetto da indurlo ad accusare l’ex-fidanzata, davanti al terribile prefetto Pascasio, di essere cristiana. Erano gli anni nei quali il cristianesimo era ferocemente perseguitato da Diocleziano, ma anche il tempo dei più fulgidi esempi di fede, tra i quali rientra anche Lucia stessa. Arrestata, minacciata e torturata, si proclamò comunque seguace di Cristo e non accettò di abiurare la propria fede.
Essendo una ragazza troppo forte per essere “piegata”, doveva morire.
Così, Lucia venne esposta al pubblico ludibrio e non esitò a testimoniare proprio la tenacia e la coerenza che i romani le imputavano.
Ed affermando che “il corpo viene contaminato solo se l’anima acconsente”, diede modo, agli astanti, di assistere ad un fatto prodigioso: nessuno, nemmeno sei uomini e sei i buoi, riuscirono a smuovere il suo esile corpo divenuto, miracolosamente, pesantissimo.
Prima dell’esecuzione capitale avvenuta il 13 dicembre, però Lucia riuscì a ricevere l’Eucaristia e preannunciò sia la morte di Diocleziano, avvenuta di lì a pochi anni, sia la fine delle persecuzioni, terminate, secondo una versione tradizionale della storia, nel 313 d.C. con l’editto di Costantino che sanciva la tolleranza religiosa e la libertà di culto. La leggenda raccontata ai bambini narra che la giovane Lucia abbia fatto innamorare un ragazzo che, abbagliato dalla bellezza dei suoi occhi, glieli abbia chiesti in regalo.
Lucia acconsente al regalo, ma gli occhi miracolosamente le ricrescono e ancora più belli di prima. Il ragazzo chiede in regalo anche questi, ma la giovane rifiuta, così viene da lui uccisa con un coltello nel cuore.

"La Nicchia" C'E' 💕Situato nel centro storico di Cavour, all’interno di un edificio di fine ‘700, il ristorante offre un...
12/12/2024

"La Nicchia" C'E' 💕

Situato nel centro storico di Cavour, all’interno di un edificio di fine ‘700, il ristorante offre un’atmosfera calda ed accogliente. Mattoni a vista, un pregevole soffitto a cassettoni con travi d’epoca ed un pilastro centrale con capitelli in pietra di Luserna fanno da cornice ad una cucina strettamente legata alla tradizione del territorio da un lato e benevolmente aperta ad intrusioni moderne dall’altro.

Ampia e qualificata la scelta in cantina, che conta più di 250 etichette. A fare gli onori di casa in sala è Franco Turaglio che accoglie i clienti e soprattutto coltiva i rapporti con il territorio e ha fatto di questo luogo un riferimento per la cultura gastronomica dell'area.
https://www.lanicchia.net/

RISTORANTE AL BUE GRASSO - Carrù (Cn)Dove la tradizione è contemporaneitàUna meta per chi vuole degustare l’autenticità....
11/12/2024

RISTORANTE AL BUE GRASSO - Carrù (Cn)
Dove la tradizione è contemporaneità
Una meta per chi vuole degustare l’autenticità.

Al Bue Grasso non è solo un ristorante ma un percorso nel tempo, alle origini del gusto e della tradizione piemontese.

Destinazione ideale per chi ama la carne e le sue stagioni. Il BOLLITO, tutto l’anno e tutti i giorni, ma anche le grigliate in primavera, il fritto misto e la bagna cauda per chi prenota. Spazio per le famiglie e i più piccoli: il terrazzo, con i suoi tavoli e il parco giochi. Così come l’ampio parcheggio risponde agli instancabili viaggiatori, per piacere e per lavoro, con aree dedicate a camion e pullman e la climatizzazione rende il Ristorante meta desiderata a ogni stagione.

https://www.ristorantealbuegrasso.it/

A Carrù, il 12 dicembre ritorna la "114^FIERA del BUE GRASSO"L'appuntamento più atteso per chi ama il bollito, uno dei p...
10/12/2024

A Carrù, il 12 dicembre
ritorna la "114^FIERA del BUE GRASSO"
L'appuntamento più atteso per chi ama il bollito,
uno dei piatti più famosi del Piemonte.

CARRÙ Ritorna, con la 114° edizione, la Fiera del Bue Grasso, attesissima festa piemontese dedicata agli amanti del bollito, piatto tradizionale della nostra regione.

La rassegna zootecnica, riservata esclusivamente a bovini di razza piemontese, rappresenta l’evento centrale della Fiera.

È un concorso di bellezza a tutti gli effetti, durante il quale un centinaio di allevatori, orgogliosi del proprio lavoro, sottopongono all’ammirazione del pubblico e al giudizio severo della Giuria i loro capi migliori.

È davvero emozionante assistere a questo spettacolo e constatare come il tempo non abbia minimamente scalfito il fascino profondo di questa antica competizione.

Star indiscussa è naturalmente il bue grasso, ma altrettanto pregiati ed apprezzati sono i protagonisti delle altre categorie: manzi, vitelli castrati, vitelloni della coscia, vitelle della coscia, manze, vacche grasse e tori.

L’asta mondiale
È un appuntamento che è entrato a far parte degli eventi tradizionalmente legati alla Fiera fin dal 2006.

Riservata a buoi di razza Piemontese, precedentemente selezionati dall’ANABORAPI (Associazione Nazionale Allevatori Bovini Razza Piemontese), si svolge in Piazza Mercato, presso l’ala dott. Borsarelli.

Qui il pubblico può assistere all’aggiudicazione degli esemplari presentati, seguendo il vivace susseguirsi delle offerte che i potenziali compratori possono formulare al banditore ufficiale, sia in modo tradizionale, sia attraverso Internet da tutto il mondo.

È un momento di intensa suggestione, che valorizza ulteriormente l’eccellente qualità di questi magnifici animali, oggi universalmente riconosciuta.

Bollito no stop
Durante la giornata della Fiera sarà possibile gustare il bollito dal mattino alla sera.

Menù
Gran Bollito misto
Testina, magro, lingua e cotechino con purè
Formaggio
Toma di langa di Beppino Occelli
Dolce
Crostata
Pane, acqua.
Vino a volontà: Dolcetto delle Cantine di Clavesana.

La fiera del Bue grasso
La Fiera ha origini antiche, poiché si hanno notizie che fin dal 1473 si tenevano in Carrù dei mercati di bestiame con frequenza bisettimanale.

Il duca Vittorio Amedeo I, con un decreto in data 15 ottobre 1635, concesse alla comunità carrucese di tenere una fiera annuale, da farsi ricadere dopo la festa di San Carlo (4 novembre), per la durata di tre giorni.

La prima fiera del Bue Grasso si svolse il 15 dicembre 1910 e fu istituita per volontà dell’Amministrazione Comunale e del Comizio Agrario di Mondovì, per porre rimedio alla grave carenza di animali da macello e al conseguente aumento dei prezzi della carne.

La premiazione, visibile al pubblico, inizierà alle ore 11:00 con l’attribuzione agli allevatori delle ambite gualdrappe e fasce.

Contestualmente alla mostra zootecnica, si terrà il consueto mercato settimanale, per l’occasione notevolmente ampliato, nonché l’esposizione di macchine e attrezzature agricole.

Per tutto il giorno della fiera, presso il Palafiera in Piazza Divisione Alpina Cuneense, si terrà la consueta festa del bollito no stop, con servizio a cura della Pro Loco Carrù.

Come partecipare
Ingresso libero alla fiera

20,00 € a persona Bollito no stop. Senza prenotazione.

Rispettando la coda ci si potrà accomodare a mangiare man mano che si libereranno i posti a sedere nella tensostruttura coperta e riscaldata.

Contatti
[email protected]
Tel: +39 0173 757711

"COGNA' ", una ricetta tipica dell’autunno piemonteseLa cognà, pronunciata in piemontese “cugnà”, è una ricetta tipica d...
09/12/2024

"COGNA' ",
una ricetta tipica dell’autunno piemontese

La cognà, pronunciata in piemontese “cugnà”, è una ricetta tipica della tradizione povera piemontese, una salsa di stagione da apprezzare come accompagnamento di formaggi e carni. La cognà trova le sue origini nel Monferrato tanto alessandrino quanto astigiano, ma anche nelle Langhe. Dalla consistenza densa e dal sapore corposo e dolce, la mostarda d’uva piemontese, di colore generalmente scuro, è costituita principalmente da mosto d’uva cotto, ricavato, come da tradizione, dalle uve acerbe, non idonee alla vinificazione, del Moscato, del Nebbiolo, del Dolcetto, od anche dalle uve del Barbera. Insomma, una pietanza quasi “di riciclo”, con origini nel lontano Medioevo, che prendeva come ingredienti gli “scarti” dei campi, quelli non utilizzabili nella vendita e propri della stagione autunnale.

Pere , gherigli di noci, nocciole, generalmente le tonde gentili, mele renette, mele cotogne, fichi, prugne, zucca, scorze d’arancia e di limone; gli ingredienti e le ricette della cognà sono innumerevoli e tutte diverse tra loro, sia nella proporzione che nella composizione degli ingredienti: cambiano a seconda della zona ed a seconda della tradizione famigliare, ma tutte hanno in comune il fatto di essere composte da ingredienti di “recupero”.

Ingredienti (per 1,5 kg di cognà)
1,5 kg di uva rossa (oppure 1 kg di mosto d’uva rossa)
4 pere di qualità a “polpa dura”
1 mela cotogna
200 gr di fichi
50 gr di mandorle
50 gr di noci
100 gr di nocciole IGP piemonte
5 chiodi di garofano
1 scorza di limone

Preparazione
Per preparare la nostra cognà, iniziamo dal mosto: in caso non sia possibile reperirlo già pronto, sarà necessario adoperarsi per la sua preparazione. Per prima cosa, pressiamo e setacciamo l’uva fino ad ottenere la massima quantità di succo possibile; il mosto dev’essere privato dai vinaccioli e dalle bucce per questa preparazione.

Dopodiché, versiamolo in una pentola e scaldiamolo fino a portarlo a bollore. Manteniamolo a fuoco moderato fino a quando non si sarà ridotto di metà circa del suo volume, schiumando, di tanto in tanto, attraverso l’uso di una schiumarola.

Qui, la seconda fase della nostra ricetta: tagliata la frutta a pezzi, uniamola al mosto. Continuiamo la cottura per altre due ore, aggiungendo infine le nocciole tostate, i chiodi di garofano ed i gherigli di noce sbriciolati. Mescoliamo bene il tutto, in modo che la mostarda assorba adeguatamente i profumi.

Versiamo la nostra cognà ancora calda nei barattoli di vetro a tenuta stagna, richiudendoli subito dopo. Bene, la nostra mostarda d’uva piemontese è pronta: si può servire ai nostri ospiti come perfetto accompagnando per polente, bolliti e formaggi, od anche spalmata sul pane o, volendo essere più creativi, assieme alla neve appena colta, così da creare un perfetto sorbetto tradizionale piemontese.

Alcune varianti prevedono l’aggiunta, oltre ai chiodi di garofano ed alle nocciole, anche di una stecca di cannella pestata finemente in un mortaio.

"SALSA del CARTUNE' " & "AIOLI' " 🐌😋L’Helix Pomatia Alpina è da sempre il piatto tipico della FIERA FREDDA. D’altronde, ...
09/12/2024

"SALSA del CARTUNE' " & "AIOLI' " 🐌😋

L’Helix Pomatia Alpina è da sempre il piatto tipico della FIERA FREDDA.
D’altronde, questa chiocciola dalla carne bianca ha fatto proprio delle Alpi Marittime il suo habitat naturale.
Secondo la più antica tradizione borgarina, le lumache venivano servite semplicemente lessate nel proprio guscio dal quale venivano estratte con il caratteristico chiodo per ferrare i cavalli (usato anche ai giorni nostri) e intinte in salsa piccante a base di olio, sale, pepe e aglio, detta “salsa del cartuné”.

Il “cartun” era un carro coperto da un telo sostenuto da quattro centine di legno, trainato dal mulo: era la casa mobile del pastore delle vallate di Borgo, detto appunto il “cartuné”.
Erano proprio i carrettieri di passaggio a Borgo e diretti verso la Francia i principali frequentatori delle osterie locali, che hanno dato il nome alla famosa salsa.
In alternativa alla “cartunera” le lumache lessate potevano anche essere accompagnate da “ajé” (o “aiolì”), una maionese con aglio finemente pestato nel mortaio dal sapore vagamente provenzale.

"AIOLI' " - Ingredienti
UOVA FRESCHE MEDIE 2
AGLIO 4 spicchi
LIMONE 1/2 medio
OLIO EXTRAVERGINE OLIVA 250 gr
SALE q.b.
PEPE q.b.

La salsa aioli è tipica della cucina provenzale, molto usata anche in quella sp****la, a base di uova sode e aglio fresco. Si tratta di una rivisitazione dalla consistenza vellutata e dal gusto più intenso della classica maionese. Si realizza pestando in un mortaio gli spicchi di aglio con le uova rassodate, il succo di limone filtrato, l'olio extravergine di oliva, il sale e il pepe bianco.

"CARTUNERA" - ingredienti
1 mazzolino di prezzemolo (foglie)
3 foglioline di salvia (temere)
4 o 5 aghi di rosmarino fresco
4 o 5 foglioline di origano fresche
1 rametto di timo (foglie)
1 pezzetto di peperoncino fresco
Sale fino (la punta di un cucchiaino)
Aceto di vino rosso (un cucchiaino)
Olio EVO (10 cucchiai)
Pepe nero macinato
4 spicchi d'aglio

Con la mezzaluna, tritate gli aromi finissimamente. In una ciotola, versate il sale, scioglietelo nel cucchiaino d'aceto mescolando energicamente con i rebbi di una forchetta. Unite (sempre mescolando) poco a poco l'olio e aggiungete gli aromi freschi tritati precedentemente, con gli spicchi d'aglio. Riponete questo intingolo al fresco per almeno mezza giornata, prima di intingervi le lumache bollite.

Indirizzo

Pinerolo
10064

Telefono

+393470613849

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