Alessiaurlacose

Alessiaurlacose Alessia urla cose, per dare voce alle volte in cui si è sentita inadeguata. Mamma di Zaira una bambina con sindrome ADNP .

Esattamente così...
17/01/2025

Esattamente così...

Se il docente di sostegno è assente gli alunni disabili non devono essere obbligati a stare a casa.I bambini e i ragazzi...
11/01/2025

Se il docente di sostegno è assente gli alunni disabili non devono essere obbligati a stare a casa.

I bambini e i ragazzi con disabilità sono alunni di tutti i docenti, non solo del sostegno.

Negli ultimi tempi capita spesso di leggere sui social network il disagio delle famiglie di fronte a spiacevoli situazioni che si creano quando il docente per il sostegno è assente.
In diversi casi, infatti, i genitori segnalano che, in assenza dell’insegnante di sostegno, viene loro chiesto di tenere il figlio a casa proprio perché il suo docente non è presente.

Questa richiesta pare provenire da diversi soggetti, dal dirigente scolastico al suo collaboratore, dai responsabili di plesso ai docenti curricolari.
Le famiglie troppo spesso si piegano di fronte a questa richiesta, preferendo l’assenza da scuola alla prospettiva che il proprio figlio non venga seguito. In alcuni casi, a quanto pare, la richiesta viene addirittura motivata facendo riferimento a ragioni di sicurezza.

Allo stesso modo, raccontano diversi genitori, in alcuni casi viene prospettato un orario coincidente con quello del docente di sostegno, dell’educatore e dell’assistente: se l’alunno non è coperto, cioè, è preferibile che stia a casa perché non può essere seguito da nessuno.

E’ bene ricordare, perciò, che richieste di questo tipo costituiscono un grave illecito.

Le famiglie, cioè, al momento dell’iscrizione a scuola, scelgono un tempo scuola, che può essere normale (generalmente di mattina o con alcuni rientri) o pieno (generalmente fino alle ore 16:00). Gli alunni, dunque, hanno pieno diritto a frequentare la scuola per tutte le ore previste dal tempo scuola a cui sono iscritti. Questo vale per tutti gli alunni, senza eccezione alcuna e prescinde totalmente dalle risorse che sono assegnate alle classi che essi frequentano.

I docenti di tipo curricolare sono insegnanti di tutti gli alunni. I docenti per il sostegno sono assegnati alle classi frequentate da alunni con disabilità certificata e sono contitolari di cattedra. Non sono, cioè, assegnati agli alunni, ma alle classi, con una funzione, così come alle medesime classi sono assegnati i docenti curricolari, con altre funzioni. Tutti gli insegnanti sono docenti di tutti gli alunni. Tutti i bambini e i ragazzi sono alunni di tutti i docenti.
Pertanto la presa in carico e la responsabilità educativa dell’alunno con disabilità spettano a tutto il Consiglio di Classe, di cui fa parte anche il docente per le attività di sostegno.

Sulla base di questo, dunque, si può affermare che ogni tipo di richiesta che limiti la frequenza di un alunno rispetto alle ore previste per il resto della classe, risulta essere del tutto illegittima e costituisce un atto di mera discriminazione perseguibile secondo le attuali leggi in vigore.
Anche il riferimento alla sicurezza non trova alcuna ragion d’essere, poiché i docenti – tutti i docenti – hanno responsabilità in merito per tutti gli alunni.

Una richiesta di questo tipo, inoltre, sposa un concetto distorto del ruolo del docente per il sostegno, delegando di fatto ad esso il ruolo e la responsabilità rispetto all’alunno con disabilità, contravvenendo alle più elementari condizioni che rendono possibile i processi di inclusione.

Tutto ciò vale non solo per la frequenza del tempo scuola previsto, ma anche per le uscite didattiche, i viaggi di istruzione e per tutte le altre attività non contestualizzate all’interno delle classi o della scuola. Gli alunni con disabilità hanno pieno diritto alla partecipazione a tutte le attività previste per la classe.
La scuola deve infatti programmare esclusivamente percorsi didattici che consentano la
partecipazione di tutti gli alunni, senza richieste accessorie per le famiglie.
Se vi sono carenze, scarsità di risorse, assenze di docenti o altro personale si tratta di problematiche che devono essere risolte dalla scuola. In nessun caso esse devono limitare la partecipazione di alcuni alunni.

Le famiglie, di fronte ad eventuali richieste di questo tipo, possono dissentire, ignorare o rifiutare, fino a diffidare formalmente i soggetti dai quali provengono.

In caso di richieste reiterate è possibile rivolgersi al provveditorato degli studi e segnalare questo evidente e sgradevole abuso ai carabinieri e ai propri legali di riferimento.




Il 2025 è iniziato, e con esso sono arrivati anche i tragici fatti di cronaca che, purtroppo, raccontano una realtà che ...
07/01/2025

Il 2025 è iniziato, e con esso sono arrivati anche i tragici fatti di cronaca che, purtroppo, raccontano una realtà che non vuole fermarsi: quella dei femminicidi. Ancora una volta, le pagine dei giornali si riempiono di storie di donne uccise, vittime di violenza che, nonostante gli appelli e i tentativi di fermare questo terribile fenomeno, continuano a morire.

Ogni femminicidio è una storia spezzata, una vita che non avrà più la possibilità di evolversi, di crescere, di sorridere. Ogni volta che una donna viene uccisa, non è solo una persona che se ne va, ma una comunità che perde qualcosa di fondamentale. Perché ogni donna, nel suo cammino, è una risorsa, una speranza, una forza che arricchisce il mondo.

Le donne non sono solo vittime: sono soggetti di diritti, di libertà, di scelte. Abbiamo il diritto di vestirci come vogliamo, senza doverci giustificare, senza essere giudicate. La nostra vita non è mai un "possesso" di qualcun altro. Abbiamo il diritto di dire "no", di essere libere di amare chi scegliamo, ma anche di lasciare chi non ci fa più stare bene. L’idea che una donna debba restare in una relazione violenta o opprimente è una concezione arcaica e ingiusta. La nostra libertà di scelta, anche in amore, è sacra e va rispettata in ogni momento.

Eppure, ogni giorno, in ogni angolo del nostro Paese, si consumano atti di violenza che dovrebbero essere inconcepibili, ma che purtroppo sono divenuti una triste realtà. Le statistiche, i numeri, non sono sufficienti a descrivere la sofferenza di chi ha perso una madre, una sorella, una compagna, un'amica.

Il femminicidio non è solo un omicidio, ma un segno di un'umanità che non riesce a rispettare la dignità e i diritti delle donne. È la manifestazione di un'inquietante cultura di disuguaglianza e dominanza che, nonostante il progresso che siamo riusciti a compiere, non è ancora sconfitta.

Le donne, ancora troppo spesso, vivono in una costante paura, in una solitudine che non dovrebbe esistere. Le leggi ci sono, ma manca la cultura del RISPETTO profondo e incondizionato verso ogni individuo, al di là del suo genere. Un cambio di mentalità, un impegno collettivo, è l'unica strada per fermare questa strage. Ogni voce che si alza, ogni gesto di solidarietà, ogni sguardo che si fa attento alla sofferenza altrui è un passo in più verso una società che sappia dare valore alla vita, in ogni sua forma.

A tutte le donne che non ci sono più, a tutte quelle che ancora lottano, a tutte quelle che hanno trovato la forza di denunciare, va il nostro pensiero. La loro memoria non sarà mai dimenticata.


Non capirò mai come si possa nascere dal nulla e, nonostante questo, diventare aridi, privi di emozioni, di empatia.È un...
06/01/2025

Non capirò mai come si possa nascere dal nulla e, nonostante questo, diventare aridi, privi di emozioni, di empatia.
È un mistero che mi lacera. Credo con tutto il cuore che l'umiltà debba essere la radice di ogni persona, il fondamento su cui costruire la propria vita.
Non importa quanto in alto si possa arrivare, non c’è traguardo che giustifichi un cuore cattivo, un'anima che si irrigidisce davanti agli altri.

Forse è questo il punto: chi si mostra arrogante dopo aver raggiunto la vetta non è cambiato. Lo è sempre stato, in silenzio, nascosto, come un seme amaro che aspettava solo di fiorire.

La vera grandezza, invece, non ostenta; rimane semplice, vera, capace di emozionarsi e di commuoversi anche davanti alle piccole cose. E forse, questo, è il segreto di chi non perde mai sé stesso, neanche quando il mondo li acclama.

"Vi auguro una meravigliosa vigilia di Capodanno, che questa notte possa essere un momento di riflessione, dove lasciare...
31/12/2024

"Vi auguro una meravigliosa vigilia di Capodanno, che questa notte possa essere un momento di riflessione, dove lasciare andare ogni peso del passato e accogliere con fiducia il nuovo anno che verrà. Lasciare andare è fondamentale per trovare la pace interiore. Spesso ci aggrappiamo al passato, alle delusioni o alle paure, ma solo liberandoci di ciò che non ci serve possiamo fare spazio per la serenità e per una vita più leggera. È un atto di cura verso noi stessi, che ci consente di vivere il presente con maggiore consapevolezza e di accogliere il futuro con rinnovata speranza."

Buon anno, che sia un anno di crescita, serenità e nuovi inizi!

Il Supporto Psicologico per le famiglie con bambini speciali è cruciale per diversi motivi, poiché queste famiglie affro...
28/12/2024

Il Supporto Psicologico per le famiglie con bambini speciali è cruciale per diversi motivi, poiché queste famiglie affrontano sfide uniche che possono influire sulla loro salute mentale ed emotiva. Ed io né so qualcosa.
Ecco alcuni punti fondamentali:

1. Gestione dello stress e delle emozioni: Le famiglie che crescono bambini con disabilità o bisogni speciali possono sentirsi sopraffatte dalle difficoltà quotidiane, come la gestione di terapie, visite mediche o comportamenti difficili. Un supporto psicologico aiuta i genitori a sviluppare strategie per gestire lo stress, ridurre l'ansia e affrontare le emozioni complesse.

2. Sostenere la comunicazione familiare: I genitori e i fratelli possono sperimentare difficoltà nel comunicare e nel comprendere i bisogni emotivi reciproci. Un terapeuta può facilitare il dialogo e migliorare la comprensione tra i membri della famiglia, creando un ambiente di supporto e cooperazione.

3. Prevenire l'isolamento sociale: Le famiglie con bambini speciali possono sentirsi isolate o stigmatizzate, in particolare se non riescono a trovare una rete di supporto adeguata. Il supporto psicologico aiuta a rafforzare la resilienza, promuovendo l'importanza di costruire e mantenere relazioni sociali positive.

4. Sostegno nelle decisioni educative e terapeutiche: La gestione delle necessità educative e terapeutiche dei bambini con disabilità richiede spesso scelte difficili e complesse. Un professionista psicologo può aiutare i genitori a prendere decisioni informate e a mantenere l'equilibrio tra le esigenze del bambino e quelle della famiglia.

5. Promozione del benessere psicologico del genitore: I genitori di bambini con bisogni speciali spesso sperimentano sensazioni di colpa, frustrazione o tristezza. Il supporto psicologico è fondamentale per migliorare il benessere psicologico del genitore, permettendogli di affrontare le difficoltà in modo sano e proattivo.

Quindi abbiate il Coraggio di chiedere Aiuto, sempre, anche se è difficile farlo, perché il supporto psicologico non solo aiuta le famiglie a gestire le sfide quotidiane, ma promuove anche un ambiente familiare più equilibrato, rafforzando la capacità di far fronte a situazioni difficili e migliorando la qualità della vita complessiva per Tutti i membri della famiglia.








Guardo sempre le vecchie foto, oggi una per Voi.

Auguro a tutti voi un Natale pieno di pace, amore e gioia. Che questo periodo di festa possa portare calore nei cuori, s...
24/12/2024

Auguro a tutti voi un Natale pieno di pace, amore e gioia.
Che questo periodo di festa possa portare calore nei cuori, speranza nel futuro e tanti sorrisi condivisi. Buon Natale!




Un enorme grazie a Lorenzo Pisa per aver organizzato la presentazione di Savastascrivecose  e a tutte le persone che ci ...
20/12/2024

Un enorme grazie a Lorenzo Pisa per aver organizzato la presentazione di Savastascrivecose e a tutte le persone che ci hanno fatto sorridere ed emozionare.
Grazie per gli abbracci, il supporto, i doni che avete fatto a Zaira e per averci guidato alla scoperta della vostra meravigliosa Pisa.
È stata una giornata speciale, proprio come lo siete stati voi!

Come promesso le foto.❤️



Desidero esprimere il mio più sincero ringraziamento all'Assessora alla Cultura e alle Pari Opportunità, Lavinia Piani, ...
12/12/2024

Desidero esprimere il mio più sincero ringraziamento all'Assessora alla Cultura e alle Pari Opportunità, Lavinia Piani, e al Sindaco Gabriele Bressan per l'ospitalità, il supporto e la vostra attenzione verso temi tanto importanti e fondamentali. Il vostro impegno contribuisce a creare un ambiente accogliente, solidale e pronto ad affrontare le sfide del futuro.
Grazie di cuore.






'𝙄𝙡 𝙈𝙤𝙨𝙩𝙧𝙤 𝙨𝙤𝙩𝙩𝙤 𝙞𝙡 𝙡𝙚𝙩𝙩𝙤' 𝙖𝙡𝙡𝙖 𝙋𝙖𝙡𝙖𝙘𝙞𝙣𝙚
Mercoledì 11 dicembre, alle 18.30, sarà presentato a Pozzuolo del Friuli il libro 'Il Mostro sotto il letto' di Salvatore Savasta. L'incontro si terrà nella splendida cornice della Palacine. Con l'autore si dialogherá su disabilità, relazioni e cambiamenti di vita in un mondo che fatica a confrontarsi con 'il diverso'.
"In questo periodo dove tutto sembra più luminoso e magico - ricorda Lavinia Piani, assessore alla Cultura e Pari Opportunità di Pozzuolo -, è buona cosa ricordare anche tutte quelle famiglie che quotidianamente convivono con la disabilità e per le quali non bastano le luci del Natale per essere viste".

07/12/2024




Zaira super felice ogni qualvolta Babbo Natale pronuncia il suo nome!😍♥️🤩

Il diritto all'inclusione (legge170/2010) scolastica non riguarda solo l'accesso fisico e teorico alla scuola, ma implic...
03/12/2024

Il diritto all'inclusione (legge170/2010) scolastica non riguarda solo l'accesso fisico e teorico alla scuola, ma implica anche un ambiente che risponda in modo concreto ai bisogni educativi e sociali di ogni bambino, promuovendo l'accettazione e la valorizzazione delle diversità. Se un adulto ha difficoltà ad approcciarsi ai bambini, è probabile che anche il bambino possa vivere esperienze di esclusione o di difficoltà relazionale.

L'inclusività, infatti, va oltre la semplice presenza fisica del bambino in una classe; si tratta di creare un ambiente che sia accogliente e che favorisca l'interazione positiva tra tutti i soggetti, studenti e adulti inclusi. La scuola dovrebbe essere un luogo dove non solo s'imparano contenuti scolastici, ma anche competenze sociali, emozionali e relazionali, affinché i bambini possano svilupparsi in un contesto sano e stimolante.

Se un adulto ha difficoltà nell'approccio ai bambini, questo può riflettersi nella qualità dell'interazione e, di conseguenza, nell'inclusività dell'ambiente. Per un bambino, questo può tradursi in frustrazione, isolamento o difficoltà a sviluppare fiducia nei confronti degli altri, soprattutto se questi adulti sono insegnanti o educatori. La formazione degli insegnanti in termini di competenze relazionali, empatia e gestione delle diversità è cruciale per affrontare queste sfide.

Un ambiente inclusivo implica, quindi, che la società nel suo complesso (insegnanti, famiglie, compagni di classe, istituzioni) lavorino insieme per abbattere le barriere, non solo fisiche, ma anche culturali, sociali ed emotive. Per farlo, è fondamentale che l'inclusione non venga solo intesa come "accogliere" ma come un processo dinamico che rispetti le esigenze e i tempi di ciascun individuo, promuovendo un dialogo continuo tra tutti i soggetti coinvolti nel percorso educativo.




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Com'è possibile che le scuole continuino a richiedere ai genitori con figli disabili, riduzione degli orari scolastici? ...
14/11/2024

Com'è possibile che le scuole continuino a richiedere ai genitori con figli disabili, riduzione degli orari scolastici? 🤔

Quando una persona ha sofferto, soprattutto in modo intenso e prolungato, spesso si rende conto che la sofferenza non è ...
08/11/2024

Quando una persona ha sofferto, soprattutto in modo intenso e prolungato, spesso si rende conto che la sofferenza non è qualcosa che si possa evitare o "vincere" in modo netto.
Si diventa più consapevoli della vulnerabilità umana, propria e altrui. E questa consapevolezza può portare a una gentilezza più profonda: non una gentilezza superficiale, ma una gentilezza radicata nella comprensione che anche gli altri soffrono, che nessuno è immune dalle difficoltà della vita.

Il dolore che porta gentilezza è quello che ti fa evitare di ferire, che ti fa scegliere parole più dolci e azioni più delicate. È un dolore che non spinge a chiudersi, ma apre verso l'altro, insegnando a non giudicare o a ferire chi si trova nella stessa condizione di fragilità. Chi ha attraversato il dolore con grazia diventa spesso più incline a offrire una mano, a rispondere con calma, a cercare il sorriso dove altri vedrebbero solo difficoltà.

In questo senso, il dolore non è visto come un fardello da sopportare in solitudine, ma come una connessione con gli altri: una modalità di comprensione più profonda, una chiave per entrare in sintonia con le persone, riconoscendo che, in fondo, tutti noi portiamo qualche tipo di ferita. E chi è stato "ferito" e ha scelto di trasformare quella ferita in una fonte di compassione, sarà naturalmente più incline alla gentilezza.

Il dolore che porta gentilezza è quindi un invito a non dimenticare mai la nostra umanità, quella che ci unisce tutti nelle difficoltà e che, attraverso la nostra vulnerabilità, ci rende capaci di vedere e rispondere con più amore.

È vero che spesso si dice che il dolore ci indebolisca, ma, a ben guardare, il dolore può anche essere una forza inaspettata. Sì, ci sfida, ci fa sentire vulnerabili, ci mette di fronte a noi stessi in modi che non avremmo mai scelto. Ma il dolore non è solo un nemico che ci consuma; può anche essere un insegnante che ci spinge a crescere, a riscoprire chi siamo realmente.

Quando attraversiamo il dolore, è naturale sentirci fragili, incapaci di affrontare il mondo come prima. Tuttavia, se accettiamo quella sofferenza senza lasciarci sopraffare, senza ricorrere a meccanismi di difesa che ci isolano o ci rendono cinici, possiamo scoprire che il dolore, pur essendo un’esperienza che ci mette a terra, può anche essere un’opportunità di rinnovamento come Savastascrivecose ci ha insegnato.

Il dolore ha il potere di abbattere la facciata delle certezze e dei controlli che spesso ci costruiamo attorno. Ci fa abbassare la guardia e ci costringe a confrontarci con la nostra vulnerabilità. In questo senso, non indebolisce semplicemente, ma ci rende più consapevoli della nostra umanità. E da questa consapevolezza può nascere una nuova forza. È una forza che non deriva dal voler nascondere o ignorare il dolore, ma dall'imparare a viverlo, a farlo nostro, a trasformarlo in qualcosa che ci permette di comprendere meglio gli altri e di essere più gentili.

Non si tratta tanto di "resistere" al dolore, ma di imparare ad abbracciarlo, di capire che la sofferenza non ci definisce come esseri umani, ma ci arricchisce. In qualche modo, quando accettiamo la nostra fragilità e non la vediamo come una debolezza, quella stessa fragilità diventa un segno di forza. Chi ha sofferto e ha trovato il modo di non lasciarsi annientare da quella sofferenza ha una resilienza che va ben oltre quella che può derivare dalla mera sopravvivenza.

Quindi, se il dolore ci indebolisce in apparenza, sotto la superficie può fortificarci, insegnandoci a vivere con più autenticità, a dare valore alle cose che davvero contano e a relazionarci con gli altri in modo più profondo e compassionevole.
Il dolore, in fondo, è un processo di trasformazione ci costringe a rivedere le nostre priorità e ci dà la possibilità di essere più forti nella nostra vulnerabilità.



Sembra quasi che esistano situazioni in cui lamentarsi sia un tabù, specialmente tra chi ha figli affetti da disabilità....
19/10/2024

Sembra quasi che esistano situazioni in cui lamentarsi sia un tabù, specialmente tra chi ha figli affetti da disabilità.

Si avverte una sorta di competizione invisibile, come se ci fosse una gara a chi ha la vita più difficile.

Ci si sente quasi in dovere di dimostrare che il proprio dolore è abbastanza intenso da giustificare lo sfogo.

Ma se questa è davvero la condizione necessaria per potersi lamentare, allora chi non ha un figlio con disabilità, o chi non vive situazioni particolarmente tragiche, non ha il diritto di sentire il peso delle proprie difficoltà?

La verità è che ogni persona, indipendentemente dalla situazione che sta vivendo, attraversa momenti in cui sente il bisogno di dire "non ce la faccio più".

E non c'è niente di sbagliato in questo.
Il dolore non è un concorso, e non esistono classifiche sulle sofferenze più legittime.

Le difficoltà, grandi o piccole che siano, sono reali per chi le vive, e il diritto di sfogarsi, di sentirsi sopraffatti, è universale.

Negare a sé stessi o agli altri il diritto di lamentarsi solo perché non si vive la situazione "peggiore" è come svalutare le proprie emozioni e quelle altrui.

Avere un figlio disabile, per esempio, porta con sé sfide enormi, ma questo non sminuisce i problemi quotidiani di chi non vive quella stessa realtà.

Ogni famiglia, ogni persona, ha il diritto di sentirsi stanca, esausta, e di cercare conforto o uno spazio per esprimere il proprio malessere.

Quello che spesso si dimentica è che l’empatia dovrebbe essere la chiave.
Ascoltare, senza giudicare, senza misurare il dolore degli altri rispetto al proprio.

Nessuno ha il monopolio della fatica o della sofferenza, e nessuno dovrebbe sentirsi inadeguato solo perché le proprie difficoltà non sembrano "abbastanza" agli occhi degli altri.



Sono Salvatore Savasta, spero di arrivare a voi attraverso questa pagina...Non ho idea di come sia successo, perché l'as...
18/10/2024

Sono Salvatore Savasta, spero di arrivare a voi attraverso questa pagina...
Non ho idea di come sia successo, perché l'assistenza di Facebook fa letteralmente ca**re, ma la mia pagina "Savastascrivecose", da ieri pomeriggio è stata hackerata da qualcuno che mi ha bannato e ha creduto bene di spendere 489 euro dalla mia carta di credito...
Sto cercando di risolvere il problema, ma al momento l'assistenza non risponde, nonostante i costanti e continui solleciti.
Se potete aiutarmi, andate sul cuoricino dove c’è scritto "aiuta Savastascrivecose" e cliccate su "profilo hackerato".
Questo dovrebbe spingere l'assistenza di Meta a darsi una mossa...

I Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA) rappresentano una serie di difficoltà nell'acquisizione delle abilità scol...
26/09/2024

I Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA) rappresentano una serie di difficoltà nell'acquisizione delle abilità scolastiche di base come la lettura, la scrittura e il calcolo. Questi disturbi possono manifestarsi in diversi gradi di severità e spesso sono associati a sindromi genetiche, le quali possono influenzare le capacità cognitive e di apprendimento del soggetto in modo significativo.

Dislessia

La dislessia è forse il disturbo dell'apprendimento più noto ed è caratterizzata da difficoltà nella lettura. Una persona dislessica può avere problemi a riconoscere le parole scritte in maniera corretta e fluente, commettendo errori nell’interpretazione delle lettere o delle parole. Questo disturbo non è legato a una scarsa intelligenza o a una mancanza di istruzione, ma piuttosto a difficoltà nel processare le informazioni visive e uditive. Le sindromi genetiche, come la Sindrome di ADNP, la Sindrome di Down o quella di Williams, possono includere la dislessia come parte del loro quadro clinico, rendendo l'apprendimento della lettura più complesso. I bambini con queste sindromi spesso necessitano di interventi educativi specifici e di supporto costante per affrontare le sfide legate alla lettura.

Disortografia

La disortografia riguarda le difficoltà nell’ortografia, ovvero la corretta scrittura delle parole. Una persona disortografica può scrivere con errori frequenti, omettendo o invertendo lettere, o confondendo suoni simili (come “b” e “p”). La disortografia è spesso legata a difficoltà nella percezione fonologica, ovvero la capacità di scomporre le parole nei loro suoni componenti. Sindromi genetiche come la Sindrome di X fragile o la Sindrome di Turner possono influenzare la capacità del bambino di padroneggiare le regole ortografiche, peggiorando i sintomi della disortografia. Interventi mirati, che includono esercizi di riconoscimento fonemico e pratiche ortografiche guidate, possono aiutare, ma spesso è necessaria una continua supervisione e un adattamento del programma didattico.

Disgrafia

La disgrafia è un disturbo che riguarda la scrittura a mano, sia per quanto riguarda l’aspetto motorio (difficoltà nel tracciare le lettere) che per la componente legata alla forma e alla struttura del testo. Chi soffre di disgrafia ha una scrittura difficilmente leggibile, con lettere mal formate o non coerenti, e può impiegare un tempo sproporzionato per completare compiti di scrittura. Questo disturbo può essere particolarmente comune nei bambini affetti da sindromi genetiche che comportano difficoltà motorie o problemi di coordinazione, come nella Sindrome di Rett o nella Sindrome di Prader-Willi. Un programma di intervento efficace potrebbe includere esercizi di potenziamento motorio, tecniche di scrittura alternativa (come l'uso di tastiere) e strumenti compensativi.

Discalculia

La discalculia è un disturbo legato alla difficoltà nel comprendere e manipolare i numeri e le operazioni matematiche. Le persone con discalculia possono avere problemi a contare, eseguire semplici calcoli, comprendere concetti come il valore posizionale dei numeri o fare stime. Questo disturbo si manifesta spesso in bambini con sindromi genetiche che influenzano l'area cognitiva e logico-matematica, come la Sindrome di Noonan o la Sindrome di Klinefelter. A differenza delle altre difficoltà, la discalculia non riguarda solo la mancanza di pratica, ma una vera e propria difficoltà nel processare i concetti numerici, il che rende necessario l'uso di metodi alternativi di insegnamento e l'integrazione di strumenti visivi o pratici.

DSA e Sindromi Genetiche

Le sindromi genetiche rappresentano un contesto complesso nel quale i DSA si inseriscono, spesso esacerbati da ulteriori difficoltà cognitive, motorie o sensoriali. In questi casi, l'intervento deve essere personalizzato e multidisciplinare, coinvolgendo non solo gli insegnanti, ma anche specialisti come neuropsichiatri infantili, logopedisti, terapisti occupazionali e psicologi dell'apprendimento. È importante comprendere che i DSA legati alle sindromi genetiche richiedono una maggiore flessibilità da parte del sistema scolastico e una continua comunicazione tra famiglia, scuola e professionisti sanitari per garantire al bambino il miglior percorso possibile.

In sintesi, la presenza di sindromi genetiche può complicare ulteriormente i disturbi dell’apprendimento come la dislessia, la disortografia, la disgrafia e la discalculia, rendendo essenziale un intervento precoce e personalizzato per affrontare le sfide quotidiane dell’educazione e della crescita.



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