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Ripartiamo Italia RipartiAMO Italia! L’Italia riparte, nuove sfide ci attendono. Rimettiamoci in viaggio, ma facciam

21/11/2024
07/08/2022

Un monito, più che un monologo, quello di cui si fa portavoce Marco Mengoni ❤️

Invitato ad indossare per una volta il completo de Le Iene, il cantante racconta la necessità di soffermarsi in atti di educazione, piuttosto che di arroganza, perché se iniziamo ad essere disponibili verso chi ci circonda, anche la vita può sembrare meno complicata di quello che è.

Una lezione che ci ricorda quanto sia importante ricordarsi del fatto che il comportamento di una singola persona, può sempre fare la differenza.

26/07/2022

“Ero un bambino cresciuto a New York da genitori fuggiti dalla Germania, un bambino che dai 7 anni sognava di diventare un attore. E che ogni giorno, a scuola e fuori, era giudicato lento, pigro, stupido perché non riusciva a leggere e a cavarsela in matematica. Ero bravo solo a guardare, a osservare, e a custodire il mio sogno. Quel bambino vent’anni dopo era nella serie tv più vista del momento.

Appari sullo schermo e da un giorno all’altro sembra che tu sia alto due metri e bello come Paul Newman. Ma io non potevo dimenticare il ragazzo che al college aveva scritto circa 150 lettere d’amore a una certa Susan che neanche lo guardava e che ovviamente stava con un altro. Diventi famoso e vivi un’altra vita, ti fanno sentire un re. E le ragazze… oh, quante ragazze! Ma chi lo sapeva se cercavano me o il personaggio della tv? Con le fan scattava la mia parte paterna, non ho mai firmato un lembo di pelle nuda".

Amo essere un marito, un padre di tre figli e nonno di cinque nipoti. Ho sempre avuto bisogno di essere ascoltato: se ci si ascolta, non c’è crisi insuperabile, non c’è traguardo irraggiungibile".

-Henry Winkler, il mitico Fonzie di Happy Days

26/07/2022

Sarà che ormai non si regge più in piedi e la sofferenza ne ha modellato il carattere ma questo discorso di Papa Francesco di qualche giorno fa è semplicemente STREPITOSO!

"Puoi avere difetti, essere ansioso e perfino essere arrabbiato, ma non dimenticare che la tua vita è la più grande impresa del mondo. Solo tu puoi impedirne il fallimento. Molti ti apprezzano, ti ammirano e ti amano. Ricorda che essere felici non è avere un cielo senza tempesta, una strada senza incidenti, un lavoro senza fatica, relazioni senza delusioni.

"Essere felici è smettere di sentirsi una vittima e diventare autore del proprio destino. È attraversare i deserti, ma essere in grado di trovare un'oasi nel profondo dell'anima. È ringraziare Dio ogni mattina per il miracolo della vita.È baciare i tuoi figli, coccolare i tuoi genitori, vivere momenti poetici con gli amici, anche quando ci feriscono.

"Essere felici è lasciare vivere la creatura che vive in ognuno di noi, libera, gioiosa e semplice. È avere la maturità per poter dire: "Ho fatto degli errori". È avere il coraggio di dire "Mi dispiace". È avere la sensibilità di dire "Ho bisogno di te". È avere la capacità di dire "Ti amo". Possa la tua vita diventare un giardino di opportunità per la felicità ... che in primavera possa essere un amante della gioia ed in inverno un amante della saggezza.

"E quando commetti un errore, ricomincia da capo. Perché solo allora sarai innamorato della vita. Scoprirai che essere felice non è avere una vita perfetta. Ma usa le lacrime per irrigare la tolleranza. Usa le tue sconfitte per addestrare la pazienza.

"Usa i tuoi errori con la serenità dello scultore. Usa il dolore per intonare il piacere. Usa gli ostacoli per aprire le finestre dell'intelligenza. Non mollare mai ... Soprattutto non mollare mai le persone che ti amano. Non rinunciare mai alla felicità, perché la vita è uno spettacolo incredibile.".

PAPA FRANCESCO

24/07/2022

“Tacere non significa che io non abbia niente da dire, o che quello che vedo mi sta bene. Il mio tacere vuol dire: “Ho capito chi sei e non vali nemmeno la mia attenzione.” Il silenzio non è vuoto ma è… pieno di risposte. È solo quando riesci a “tacere”, evitando discussioni inutili, che mostri la tua intelligenza e la tua saggezza. Questa è quel genere di filosofia che non è nata per essere insegnata ma per essere “praticata”.
Luciano De Crescenzo

23/07/2022

Questo articolo è dedicato a tutte quelle persone che pensano che "un bel ceffone al momento giusto è il miglior...

23/07/2022

A Ponte Lambro non sono mai stata. È un quartiere ai margini della periferia est di Milano, un luogo che non conosco e la cui esistenza mi sarebbe rimasta ignota se non l’avessi scoperto durante le mie indagini immobiliari. Insieme a Gratosoglio e Quarto Oggiaro, infatti, era una delle poche zone nelle quali avrei potuto permettermi un trilocale senza mutuo.
Una zona “povera”, dunque. Talmente povera da non beneficiare della bolla immobiliare meneghina che, ormai da qualche anno, si è gonfiata oltre ogni ragionevolezza, persino a Rubattino o a Bande Nere. Un quartiere che, immagino, abbia pochi servizi, popolato non benissimo, lasciato al suo destino (o al suo degrado), dove non arriva neppure il riverbero della magnifica Milano che non si ferma mai.

Forse è per questo che quando ho sentito la terribile storia di Diana e di sua madre Alessia, che a Ponte Lambro ci vivevano, ho inquadrato subito la vicenda in un contesto di marginalità ed esclusione. Di abbandono. Di miseria sociale, se così possiamo dire, senza suonare stronzi e classisti.

D’altra parte, ogni volta che succede una tragedia di questo tipo, il 90% dei commenti che leggo è più o meno di questo tenore “bagascia di m***a, devi bruciare all’inferno, ti auguro di morire tra atroci sofferenze, schifosa bastarda, non sei una madre”.
Capisco l’impeto, il dolore, il disprezzo, la collera funesta. Però c’è un fatto: anche queste sono madri. Prima ancora, sono persone.
Persone che quel figlio non lo volevano. Persone in difficoltà. Persone tragicamente sole. Persone poco informate in merito ai propri diritti riproduttivi e ai metodi contraccettivi. Persone che avrebbero bisogno di aiuto ma non riescono a capirlo, a chiederlo, a procurarselo. Persone mal consigliate (o non consigliate affatto). Persone che stanno male. Persone che, forse, non hanno avuto molte possibilità (e le poche che avevano, magari, le hanno giocate male). Persone che, forse, non hanno avuto una famiglia accogliente. Persone che hanno problemi seri, profondi. Danni venuti prima del danno che vediamo noi.

Ogni volta che succede una tragedia incomprensibile, mi chiedo quali segnali l’abbiano preceduta. Quante patologie psichiatriche non diagnosticate. Quante violenze taciute o ignorate. Quanta alienazione. Quanta precarietà. Quanto disinteresse. Quanta difficoltà. Quanta mostruosa e disadattata consapevolezza di non valere niente, di non avere niente da offrire e niente da perdere. Quanta spaventosa certezza di non potersi salvare.

Ogni volta che succede una tragedia insopportabile (ne succedono spesso, soprattutto tra le mura domestiche), non posso non pensare alla tossicità in cui viviamo, di cui siamo parte attiva e passiva, mentre condividiamo lo spazio e l’epoca con persone che non vediamo, che pare non abitino il nostro stesso mondo, del quale non condividono valori né significati. Neppure quando sono principi basilari di umanità.

Ogni volta, insomma, mi chiedo quante persone abbiano voltato la testa dall’altra parte, fingendo di ignorare, preferendo non impicciarsi. Mi domando dove sia il tessuto sociale, la famiglia, i vicini di casa, gli amici, i colleghi, gli ex colleghi, la vecchia compagna di classe, il consultorio, l’associazione, la rete di salvataggio delle persone in difficoltà. E mi pare che la risposta sia sempre, tristemente, la stessa: non c’è. Non abbastanza.

Sia chiaro: certe tragedie succederebbero lo stesso (sono esistite sempre, nella storia). Forse, però, alcune potremmo evitarle, se ci fosse una presenza sul territorio, qualcuno a cui rivolgersi (a parte la parrocchia che evidentemente non riesce a intercettare tutto il malessere che fermenta in certi gangli della contemporaneità). Forse, se ci fosse una porta cui bussare, senza dover superare un esame morale, senza timore di essere trattati come umanità residuale, o giudicati, o umiliati, ecco forse in quel caso, magari, qualche essere umano in grave difficoltà troverebbe il coraggio di chiedere aiuto, prima di arrivare a commettere atrocità. Prima di gettare al cesso la vita e naufragare in un buio irreversibile.

Non lo so. Non so cosa pensare.
Guardo mia figlia che dorme nel suo lettino, su un bel parquet d’epoca, in un palazzo di inizio secolo, in un buon quartiere.
Lei e Diana si passavano quattro mesi.
Abitavano a pochi chilometri di distanza.

Come tutti, mi sono chiesta cos’abbia provato, quella bimba, abbandonata per giorni. Quanta sia stata cosciente. Quanta paura abbia avuto. Quanta fame. Quanta sete. Quanto bruciore alle piaghe.
Mi tiro indietro. Ho la bocca amara. Non ce la faccio. È un pensiero insopportabile. Fa piangere. Fa venir voglia di urlare. Fa impazzire.

Vado a preparare la pappa, che è ora di mangiare.

03/07/2022

"Molti coetanei mi prendono in giro e non sono la tipica ragazza che fa colpo sugli uomini, ma io sono fiera di lavorare in campagna."

28/06/2022

Che cosa faticosa l’odio, non trova? Mi domando che rispetto di se stessi abbiamo coloro che non sono in grado di rispettare l’unicità degli altri. Chi non capisce, chi non rispetta, chi non ascolta l’unicità degli altri è una persona sfortunata perché non si concede la libertà di farsi ispirare dal pensiero degli altri. È una prigionia che non auguro a nessuno
[Drusilla Foer]

04/06/2022

Altra mentalità…

"A 15 anni sono andato via di casa perché mamma e papà non arrivavano a fine mese e discutevano molto per questo. All’epoca vivevo a 40 km da dove mi allenavo, ma la squadra credeva in me e mi aveva preso a vivere nel convitto. Non volevo chiedere soldi ai miei genitori e allora andavo dal benzinaio a Genova Pegli: mi davano 50mila lire a settimana. Quando sono arrivato al Milan la società, compresi i senatori, mi hanno fatto capire lo stile di vita che dovevo avere: arrivare un'ora prima agli allenamenti, andare via un'ora dopo, fare una vita da atleta. Con i primi soldi ho comprato casa ai miei genitori, vivevano in affitto in una casa da 50 metri, ricordo ancora le lacrime di mio padre durante la firma dal notaio. E' il ricordo più bello che ho. Ho imparato a non sperperare i soldi nella vita, non ho mai dimenticato da dove provengo.”

- Christian Panucci




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04/06/2022

"Ho provato in tutti i modi ad avere il posto fisso. Mi sono laureato in legge, ma non mi ricordo niente. Ho dato un concorso da ispettore di polizia, ma non mi hanno preso. Zia Lina tentò di farmi assumere da un avvocato: avrei dovuto fare le fotocopie nello studio dall'onorevole Francesco Paolo Sisto. L’altro giorno l’ho incontrato e gli ho detto: 'Fammi ‘na fotocopia, dai.' Sono stato anche rappresentante di medicinali. Piazzavo molta amuchina che a Bari c'era paura del colera.

Alla fine ho iniziato a suonare ai matrimoni. Era un mestiere redditizio, perché in Puglia il matrimonio va molto. Erano 70€ a serata. C’era di tutto. Anche pregiudicati con amici e parenti in galera. Presi l’abitudine di esordire così: 'Il concerto è dedicato ai reclusi di Taranto, con augurio di presta libertà'. Al Nord scoppiavano a ridere. Al Sud scoppiava un applauso sincero: mi prendevano sul serio.

Insomma le ho provate tutte. E non mi sono mai arreso. Sono stato fortunato, anzi fortunatissimo perché senza una buonissima dose di c**o non vai da nessuna parte, ma quando ho avuto un’occasione ho dimostrato di sapermela meritare. Mi mandavano in onda, a Telenorba e poi a Zelig, funzionavo, facevo ridere. Oggi piaccio all'italiano terra terra o a De Gregori, all'intellettuale, è al pubblico di mezzo che sto sulle p***e."

Il mitico compie oggi 45 anni 🥳

03/06/2022

Una bottiglia d'acqua al supermercato vale circa 0,80 centesimi.
In un buon ristorante o hotel può valere fino a 3 o 4 Euro.
In un aeroporto o anche dentro un aereo, fino a 5.00.
La bottiglia è la stessa, la marca anche, l'unica cosa che cambia è il luogo.
Ogni luogo dà un valore diverso allo stesso prodotto.
Quando ti senti nullo, o pensi di non valere niente, quando tutto intorno a te ti sminuisce, cambia posto, non stare lì.
Abbi il coraggio di cambiare aria e vai in un posto dove ti diano il valore che meriti e ti considerino per quello che sei.
Circondati di persone che apprezzano davvero quello che vali.
Non accontentarti.

Web

22/05/2022

Un monito, più che un monologo, quello di cui si fa portavoce Marco Mengoni ❤

Invitato ad indossare per una volta il completo de Le Iene, il cantante racconta la necessità di soffermarsi in atti di educazione, piuttosto che di arroganza, perché se iniziamo ad essere disponibili verso chi ci circonda, anche la vita può sembrare meno complicata di quello che è.

Una lezione che ci ricorda quanto sia importante ricordarsi del fatto che il comportamento di una singola persona, può sempre fare la differenza.

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I LOVE GOSSIP

Lo scambio d'informazioni e giudizi informali all'interno di un gruppo sociale sui comportamenti dei membri del gruppo stesso viene spesso considerato una forma di controllo sociale, specie da studiosi appartenenti al funzionalismo.

Il pettegolezzo è diffuso in molte culture e comunità, anche le più isolate (beduini, nativi americani...), e costituisce una delle principali forme con cui si esercita la sanzione da parte dell'opinione pubblica. Viene utilizzata anche per rimarcare i confini del gruppo, dato che comporta una conoscenza esclusiva e approfondita della comunità stessa. Altri studiosi hanno tuttavia rimarcato il rischio di conflitto a cui possa portare un uso indiscriminato del pettegolezzo.

Il gossip

Col termine gossip (che l'italiano ha preso in prestito dall'inglese, dove significa semplicemente "pettegolezzo" nell'accezione comune) si intendono le notizie sulla vita privata riguardanti personalità note o VIP, pubblicate con o senza il consenso del soggetto in causa. In particolare, il gossip s'interessa delle persone (di solito altrettanto famose) con cui i VIP hanno instaurato relazioni amorose.