Quando un elefante muore, gli altri membri del branco iniziano a barrire, e a ricoprire di foglie, fango e rami secchi il loro compagno defunto; lo toccano a turno con la proboscide, come per sincerarsi dell’effettiva dipartita. L’elefante è l’unico animale, assieme all’uomo, a compiere riti funebri. Noi de “Il Barrito”, però, non vogliamo celebrare con voi, cari lettori che avrete la pazienza e l
a curiosità di sbirciare nel nostro pur piccolo informare quotidiano, un funerale, ma semplicemente farvi sentire il nostro ostinato verso liberatorio che, il verso alla realtà, vorrebbe capovolgerlo, magari facendo pure il verso di chi, invece, quella realtà non la vuole versatile. La nostra istintiva resistenza verso la morte dell’informazione, coperta dalle foglie, il fango e i rami secchi della stampa che digeriamo ogni giorno, rappresenta un barrito nella intricata giungla d’indifferenza che ci siamo costruiti attorno: testardi ragazzi col vizio della parola, che, armati di tastiera, barriscono alla ricerca di compagni di viaggio, con cui condividere riflessioni, notizie, inchieste, pensieri e scherzi della mente. Il nostro grido, che speriamo si trasformi in eco collettivo, risponde solo al naturale bisogno di costruire alternative a sistemi, strumenti e idee che spesso ci vengono presentati come privi di alternative stesse. L’informazione libera, preziosa come lo è l’avorio di una zanna per un bracconiere, va difesa nelle barricate del pensiero critico, va preservata come bene comune, va tutelata dallo tsunami di gocce mediatiche che ci affogano nella contemporaneità del “so un po’ niente di tutto”. Animale in estinzione, il libero pensiero è la cosa che a noi de "Il Barrito - Quotidiano di Approfondimento Indipendente" sta più a cuore.