Michele Carelli Photography

Michele Carelli Photography Pagina interamente dedicata all'arte della fotografia e della digital art, prodotta con tecnologieAI.
(2)

14/01/2025

Luna, eterna custode dei nostri silenzi,
sorella dei sogni e madre delle ombre, tu ci osservi dall’alto con il tuo volto velato, offrendo rifugio a chi ha perso la via e luce a chi cerca risposte.

Sei specchio della nostra anima: mutevole, misteriosa, incompleta. Ci insegni che mostrare solo una parte di noi non è debolezza, ma sopravvivenza. Eppure, nel tuo abbraccio di luce tenue, ci ricordi che ciò che non si vede è altrettanto vero, altrettanto vivo.

“Non temere le cicatrici: sono stelle che brillano nel firmamento del cuore.”

Oh, Luna, che conosci il peso del tempo e la leggerezza dell’eternità, fai luce su questo fragile respiro umano. Insegna a chi soffre che persino il dolore può essere un ponte verso la bellezza, e che ogni caduta può trasformarsi in volo.

Siamo frammenti del tuo cielo, anime di carta che si consumano al fuoco dell’amore, eppure è con l’amore che tutto vibra, tutto vive, tutto si rinnova.

E tu, che abbracci ogni lacrima che cade, sussurra al nostro cuore:
“L’amore non è assenza di dolore, ma la forza che ci permette di attraversarlo e di tornare a splendere.”

Così, sotto il tuo cielo immenso, impariamo a essere pace, a essere speranza, a essere luce, nonostante tutto.

12/01/2025
Noi siamo liberi, sempre. La libertà non è assenza di emozioni, ma la forza di guardarle in faccia e scegliere chi vogli...
07/01/2025

Noi siamo liberi, sempre. La libertà non è assenza di emozioni, ma la forza di guardarle in faccia e scegliere chi vogliamo essere. Non siamo ciò che sentiamo, siamo ciò che facciamo con ciò che sentiamo. Tristezza, rabbia, gioia, amore: sono come il vento sul nostro viso. Lo sentiamo, ci attraversa, ma non può definirci.

C'è una differenza sottile ma fondamentale tra l'"avere" e l'"essere". Possiamo avere paura, ma non siamo la paura. Possiamo avere tristezza, ma non siamo la tristezza. Possiamo avere rabbia, ma non siamo la rabbia. La maturità non è smettere di provare, ma imparare a convivere con ciò che proviamo, scegliendo ogni giorno di non farci schiacciare. Perché sentire è vivere, ma scegliere è libertà.

Ecco il cuore di tutto: "Tu non sei il tuo dolore. Tu non sei la tua paura. Tu sei la forza che decide di andare avanti, nonostante tutto."

Anche nelle tempeste più oscure, c'è una verità immutabile: il nostro cuore può tremare, ma la nostra anima resta libera di scegliere la direzione. Il dolore può sussurrare di fermarci, ma la speranza può gridare più forte. Non dobbiamo spegnere ciò che sentiamo, dobbiamo trasformarlo: la rabbia può diventare determinazione, la tristezza può diventare profondità, la paura può diventare coraggio.

Crescere significa capire che la sensibilità non è una gabbia, ma una porta. Una porta che conduce a una vita più intensa, più autentica, più vera. Non dobbiamo comba***re ciò che sentiamo, ma decidere come usarlo per illuminare il nostro cammino.

La domanda giusta non è: "Perché provo tutto questo?". La vera domanda è: "Cosa scelgo di fare con ciò che provo?". In quella scelta si trova la nostra vera essenza, la nostra pace e la nostra speranza.

Ricorda: ogni emozione è una pagina, ma non è il libro intero. Sei tu lo scrittore della tua storia, anche quando il dolore ti porta via l'inchiostro.

Scatto eseguito con Nikon D750 e Nikon 70-200 f4

C’è qualcosa di irresistibile nell’idea che il nostro destino sia scritto nel cielo. Forse è la promessa di un ordine se...
04/01/2025

C’è qualcosa di irresistibile nell’idea che il nostro destino sia scritto nel cielo. Forse è la promessa di un ordine segreto, di una trama nascosta che ci sottrae all’incertezza. Ci affascina pensare che, alzando lo sguardo, potremmo trovare risposte, scoprire un disegno più grande che ci comprende e ci guida. Ma se tutto fosse già scritto, se fossimo solo frammenti di un copione immutabile, dove sarebbe la nostra libertà? A cosa servirebbe vivere, scegliere, sperare?

La verità è che il nostro destino non è inciso nelle stelle. Non è un binario su cui siamo obbligati a correre. Il cielo, con le sue costellazioni, non è una gabbia, ma una bussola. Non ci dice cosa faremo, ma ci aiuta a capire dove andare. Le stelle non sono risposte, sono domande. Ci chiamano a guardare dentro di noi, là dove si nasconde un cielo altrettanto immenso, altrettanto misterioso.

Tornare dentro di noi. È questo il viaggio più difficile, perché il nostro cuore, spesso, non è un cielo sereno. È un luogo di ombre, di dubbi, di ferite. Entrarci significa affrontare il buio, riconoscere le nostre paure, guardare in faccia le nostre fragilità. Per questo preferiamo distrarci, riempire il silenzio con rumori, cercare risposte fuori di noi. Ma è solo quando osiamo fermarci, quando troviamo il coraggio di rimanere nel silenzio, che accade qualcosa di straordinario.

All’inizio c’è solo oscurità. È come se tutte le luci si spegnessero e restassimo ciechi. Ma poi, piano piano, l’occhio si abitua al buio. E basta una sola candela accesa per farci vedere di nuovo. Così è dentro di noi: nel buio delle nostre crisi, dei nostri dolori, può emergere una luce. Una stella. È il desiderio più profondo che ci guida, il motivo per cui ci alziamo ogni mattina, anche quando la vita sembra insopportabile. Non importa se crediamo in Dio, nel destino o solo in noi stessi: quella luce è lì, ci appartiene.

“Voi siete la luce del mondo. Una città posta sopra un monte non può essere nascosta.” (Matteo 5:14). Questo ci ricorda che quella luce, quella stella che cerchiamo, non è qualcosa che dobbiamo trovare fuori, ma qualcosa che ci abita. Siamo stati creati per brillare, per essere una guida per noi stessi e per gli altri, anche quando ci sentiamo fragili.

Inoltre, la scienza ci insegna che siamo letteralmente fatti della stessa materia delle stelle. Gli atomi che compongono i nostri corpi sono stati forgiati nel cuore delle stelle attraverso processi di fusione nucleare, per poi essere dispersi nell'universo e infine riuniti nella meraviglia della vita umana.

Non avere paura del silenzio, non temere il buio. È lì che le stelle brillano di più. La vita non ci dà mappe perfette, ma ci dona una luce interiore, una guida sottile che pulsa al ritmo dei nostri sogni e della nostra autenticità. Trovare la stella dentro di noi non significa avere tutte le risposte, ma scegliere di camminare, anche nell'incertezza, con la fiducia che ogni passo illuminerà il prossimo.

E allora il cielo, sia quello sopra di noi che quello dentro di noi, non è un luogo dove tutto è scritto. È un luogo che ci chiede di scegliere. Non importa se scegliamo di amare, di costruire, di lottare, di rialzarci. L’importante è farlo seguendo quella luce, credendo che ogni passo, anche il più incerto, ci avvicina a casa.

Basta una sola luce per trasformare il buio. Una sola stella per orientarci, per darci la forza di continuare. E se oggi ti senti perso, se il cielo sopra di te sembra vuoto, ricordati che dentro di te c’è un firmamento. Basta fermarsi. Basta ascoltare. Basta credere che il buio non è la fine, ma l’inizio di un nuovo vedere.

Perché, alla fine, non è il cielo che ci definisce. Siamo noi, con la nostra luce, a dare senso al cielo. E in quel silenzio, anche nel buio più profondo, scoprirai che sei tu la tua stella, e che la strada, in fondo, la conosci già.

Quando guardo questo mio scatto, vedo molto più di un paesaggio: vedo il riflesso della nostra condizione umana. Il mare...
03/01/2025

Quando guardo questo mio scatto, vedo molto più di un paesaggio: vedo il riflesso della nostra condizione umana. Il mare agitato, le onde che si infrangono, il cielo tempestoso attraversato da raggi di luce. È un’immagine che parla di lotta, di speranza e della certezza che la calma può sempre tornare, anche nelle tempeste più oscure. Mi fa pensare a una delle sfide più comuni della nostra epoca: l’ansia.

L’ansia è come un mare in burrasca. I pensieri, come le onde, si susseguono uno dopo l’altro, irregolari e imprevedibili. Le emozioni si agitano come il vento che spinge la tempesta. E spesso, in momenti di confusione, ci sentiamo smarriti, lontani da una riva stabile e tranquilla. È come se fossimo su una barca, sbattuti dai venti contrari, incapaci di vedere oltre la tempesta.

Mi viene in mente un passo del Vangelo di Matteo che descrive un episodio di straordinaria potenza simbolica:
"Frattanto la barca, già di molto lontana da terra, era sbattuta dalle onde, perché il vento era contrario. Ma alla quarta vigilia della notte, Gesù andò verso di loro, camminando sul mare. E i discepoli, vedendolo, si turbarono e dissero: 'È un fantasma!' E dalla paura gridarono. Ma subito Gesù parlò loro: 'Coraggio, sono io, non abbiate paura.' Pietro gli rispose: 'Signore, se sei Tu, comandami di ve**re da Te sull’acqua.' Egli gli disse: 'Vieni.' Pietro, sceso dalla barca, camminò sull’acqua verso Gesù. Ma vedendo il vento, ebbe paura e, cominciando ad affondare, gridò: 'Signore, salvami.' Subito Gesù, stesa la mano, lo afferrò e gli disse: 'Uomo di poca fede, perché hai dubitato?' E quando furono saliti sulla barca, il vento si calmò."

Che si creda o meno, questa narrazione è una perfetta metafora delle nostre vite. La barca lontana dalla terra rappresenta la mente, spesso persa nei labirinti di paure, proiezioni e pensieri ossessivi. Le onde e il vento contrario sono come tutte le emozioni e i pensieri che ci travolgono. Proprio come i discepoli, anche noi viviamo più spesso nella nostra testa che nella realtà. Passiamo le giornate persi tra ciò che pensiamo e ciò che proviamo, convinti che questa sia la vita reale. Ma in verità, non siamo i nostri pensieri né le nostre emozioni.

Quando Pietro comincia ad affondare, non è il mare che lo fa precipitare, ma il suo stesso dubbio, il lasciarsi sopraffare dalla paura. È una lezione profonda: spesso, non sono le circostanze esterne a farci sentire persi, ma il nostro modo di reagire, il credere che la tempesta dentro di noi sia permanente. Eppure, come dice Gesù ai discepoli, anche nella tempesta possiamo trovare il coraggio di credere che tutto passerà.

Questo scatto mi ricorda che il mare in burrasca, con tutte le sue onde, non può definirci. I pensieri e le emozioni sono transitori, come le nuvole che attraversano il cielo o le onde che si infrangono sulla riva. Non siamo le onde, siamo il mare. Non siamo i pensieri, siamo l’osservatore che li guarda passare.

La spiritualità, intesa non solo come fede ma anche come capacità di vivere il momento presente, diventa un’ancora. Serve a riportarci alla realtà, a farci rimettere i piedi per terra e a tornare alla riva. La meditazione, la preghiera, o anche semplicemente l’osservazione consapevole della natura ci aiutano a vedere che, sotto ogni tempesta, c’è un oceano di pace che ci aspetta.

Ecco la lezione più grande di questa immagine: non importa quanto forte sia il vento o quanto alte siano le onde, la luce troverà sempre un modo per filtrare. La tempesta passerà. E anche se oggi ti sembra di essere lontano dalla riva, ricorda che non sei mai veramente solo.

Lascia che i pensieri scorrano, che le emozioni facciano il loro corso. Come le nuvole nel cielo, non restano per sempre. Tu sei molto più grande di tutto questo: sei il cielo vasto e luminoso che accoglie ogni cosa, senza perderne la profondità. La calma è già dentro di te, e la luce non smetterà mai di cercarti, nemmeno nelle tempeste più oscure.

Tu non sei le onde, tu sei il mare. Non sei i pensieri, sei l’osservatore. Fidati, lasciati andare: sotto ogni tempesta c’è un oceano di pace che aspetta solo di essere ritrovato.

Nonostante il mio amore per la fotografia, ho sempre preferito restare dietro l'obiettivo piuttosto che davanti. Eppure,...
31/12/2024

Nonostante il mio amore per la fotografia, ho sempre preferito restare dietro l'obiettivo piuttosto che davanti. Eppure, questo scatto rubato da mia moglie cattura un momento di intimità profonda, uno di quei frammenti in cui mi concedo di perdermi nella luce calda dell'ultimo sole. Per me, osservare un tramonto è molto più che un gesto quotidiano: è una forma di riflessione, quasi una preghiera silenziosa. È un promemoria che, anche nelle giornate più difficili, c’è sempre qualcosa di bello che ci attende, basta saperlo cercare.

Ho sempre pensato che il tramonto non sia mai una fine, ma una promessa: ci sussurra che anche la notte più lunga avrà il suo termine e che, inevitabilmente, il sole tornerà.

Nel 2025, vi invito a portare con voi questa speranza. Anche nei momenti più bui, c’è una luce che vi aspetta da qualche parte, pronta a riscaldarvi l’anima. Abbiate fiducia nel cammino, perché la bellezza si nasconde nei dettagli, nei silenzi, nei colori di un tramonto inaspettato.

Voglio ringraziare con tutto il cuore tutte le persone che quest’anno mi hanno seguito con affetto. A chi mi scrive, a chi mi sostiene e a chi trova tra queste pagine un po’ di calore e di luce: siete stati la mia forza e il mio stimolo, e non posso che essere grato per la vostra presenza costante.

Auguro a ciascuno di voi un anno nuovo pieno di serenità, di calore e di quei piccoli momenti che sanno scaldare il cuore. Che il 2025 sia per voi un cammino ricco di bellezza e di promesse mantenute.

30/12/2024

Sei quel tramonto che non smetterei mai di guardare, anche sapendo che mi lascerà presto nella notte.

La notte che attraversiamo tutti. C'è un momento, nella vita di ognuno, in cui tutto sembra crollare. È una notte lunga,...
27/12/2024

La notte che attraversiamo tutti.

C'è un momento, nella vita di ognuno, in cui tutto sembra crollare. È una notte lunga, pesante, fatta di paura e solitudine. Il cuore si stringe, il respiro si fa corto, e il futuro appare come un abisso. È il momento in cui ci confrontiamo con il peso delle nostre scelte, con il dolore che non possiamo evitare, con il silenzio che ci circonda. È una notte che molti conoscono, e che pochi riescono a raccontare.

Se ci voltiamo indietro, troviamo la storia di un uomo, un uomo che quella notte l’ha vissuta fino in fondo. Nel Getsemani, Gesù, da solo, piegato dal peso del suo destino, ha conosciuto la paura. Non la paura banale di chi fugge da un problema, ma la paura autentica, quella che ti mette di fronte a te stesso e ti obbliga a scegliere. Ha pregato, ha chiesto un’altra via, e non ha trovato risposte. Ha chiesto compagnia, e ha trovato sonno e abbandono. Tuttavia, in quella notte, Gesù ha scelto: ha scelto di affrontare il dolore, di fidarsi, di amare.

Ma questa non è solo una storia per credenti. Il Getsemani è la metafora della condizione umana. Tutti noi, prima o poi, attraversiamo quella notte. Magari non in un giardino, ma nelle nostre case, nei nostri cuori, nei nostri silenzi. È la notte in cui sentiamo che la vita, così com'è, ci sta sfuggendo di mano. È la notte in cui ci accorgiamo che corriamo senza direzione, spinti da ritmi che ci spengono. Viviamo di apparenze: selfie sorridenti che nascondono anime a pezzi, facciate curate che celano deserti interiori. Dentro di noi c’è paura, ansia, depressione, ma non lo diciamo a nessuno. Perché? Perché oggi chiedere aiuto è visto come una debolezza, e offrirlo come un peso.

E allora restiamo soli. Soli a portare croci invisibili. Soli a gridare nel vuoto di un mondo sempre più indifferente. La solitudine di oggi non è solo assenza di compagnia: è la mancanza di legami autentici. È il riflesso di un’umanità che ha perso il coraggio di guardarsi negli occhi, di ascoltarsi, di tendere una mano. Siamo tutti troppo presi dalle nostre vite, pensando che basti far andare bene le nostre cose per essere al sicuro. Ma non sarà così per sempre. E quando sarà il nostro turno di chiedere aiuto, troveremo quel vuoto che abbiamo lasciato negli altri.

Eppure, in quella notte c’è una speranza.
La notte del Getsemani ci insegna che il dolore non è la fine, ma un passaggio. Ci insegna che la paura non è un fallimento, ma un’opportunità. È lì, nel buio, che possiamo decidere chi vogliamo essere. Possiamo scegliere di arrenderci al silenzio, oppure possiamo scegliere di fidarci, di camminare, di amare.

Restare umani significa rompere il muro dell’indifferenza. Significa guardare oltre le apparenze e vedere il dolore dell’altro. Significa essere disposti a vegliare con chi soffre, anche solo per un’ora. Non servono miracoli, basta esserci. Perché la vera forza non sta nell’essere invincibili, ma nel condividere la nostra fragilità.

"La vita non è fatta per essere sopportata da soli, ma per essere intrecciata, vissuta insieme."
Se vogliamo dare un senso alla sofferenza, dobbiamo tornare a costruire legami veri. Dobbiamo avere il coraggio di chiedere aiuto e di offrirlo, senza paura di essere rifiutati o giudicati. È questo che dà valore alla nostra esistenza. È questo che trasforma il dolore in forza, e la solitudine in speranza.

Un messaggio per chiunque legga
Che tu creda o no, che tu preghi o no, sappi che non sei solo. Anche quando tutto sembra buio, c’è sempre una luce che può nascere. Forse non sarà immediata, forse non sarà come te l’aspetti. Ma arriverà, se scegli di camminare, se scegli di fidarti, se scegli di amare.

Non dobbiamo temere il silenzio, né la solitudine. Sono parti del nostro cammino, ma non sono il nostro destino. La notte non dura per sempre. Oltre il buio c’è sempre un’alba che aspetta. E se oggi trovi la forza di tendere una mano, di restare accanto a chi soffre, di ascoltare anche senza capire, stai già costruendo quella luce.

"La vera resurrezione è il ritorno all’amore, alla connessione, alla vita condivisa."
Questa notte, qualunque sia il peso che porti, ricordati che sei vivo. E finché sei vivo, hai il potere di scegliere. Scegli di fidarti. Scegli di amare. Scegli di sperare. Perché oltre questa notte, c’è un domani che ci aspetta tutti. E quel domani, se lo costruiamo insieme, può essere luminoso.

Siamo ormai vicini alla notte di Natale, un momento che sembra sospendere il tempo, dove le luci e i festeggiamenti non ...
24/12/2024

Siamo ormai vicini alla notte di Natale, un momento che sembra sospendere il tempo, dove le luci e i festeggiamenti non sono che il contorno di qualcosa di più profondo. C'è una verità nascosta in questa notte: ogni luce che illumina il nostro cammino è nata dal buio, da un terreno difficile, dove il passo è incerto. La luce che oggi accogliamo è forte proprio perché è sorta nella notte più fredda, tra fragilità e incertezze.

Gesù non è venuto al mondo in un luogo perfetto, ma in una stalla, nel cuore dell'imperfezione. Il suo primo respiro si è mescolato al freddo dell’aria e al calore di un rifugio improvvisato. Maria e Giuseppe hanno attraversato paure e ostacoli che li hanno messi di fronte a limiti insormontabili. Eppure, proprio dentro questi limiti, hanno trovato la forza di andare avanti. Non c’era nulla di ideale, nulla di facile, ma c’era fiducia, una scelta di abbracciare il loro percorso, anche se duro.

Il Natale, in fondo, ci parla di questo: la luce non arriva come un miracolo improvviso, ma cresce lentamente, attraverso la fatica, le attese, le trasformazioni silenziose. Come un seme che germoglia sotto terra, invisibile ma vivo, anche la nostra vita si costruisce nei momenti che spesso ignoriamo o sottovalutiamo. Non è l’immediatezza a darci significato, ma il tempo che investiamo nelle cose autentiche, quelle che richiedono pazienza, coraggio e impegno.

Non siamo chiamati a fuggire dal buio, ma ad attraversarlo. Ogni difficoltà, ogni crisi non è la fine, ma un punto di passaggio, una tappa di un viaggio più ampio. Come un artigiano che lavora il legno grezzo, la vita ci chiede di scolpire noi stessi giorno dopo giorno, anche quando il processo sembra lento o faticoso. E proprio in questo lavoro si nasconde la bellezza: non quella perfetta e immediata, ma quella vera, che nasce dalle crepe, dai tentativi, dall’imperfezione che si trasforma in valore.

Il Natale, quindi, non è solo un momento da osservare, ma un invito a vivere con una nuova consapevolezza: che ogni passo, anche il più piccolo, ha un senso. Che ogni attesa, ogni prova, è parte di qualcosa di più grande che si sta preparando dentro di noi. Non dobbiamo temere i ritmi lenti della vita, né i momenti in cui sembra che tutto sia fermo. È proprio in quei momenti che qualcosa sta crescendo, anche se non lo vediamo ancora.

Questa non è una favola, né una visione idealizzata della realtà. È il riconoscimento di un processo che appartiene a tutti noi: la capacità di trasformare ciò che ci pesa in forza, ciò che ci ferisce in speranza. La luce non è un dono istantaneo, ma il frutto di una storia che ci cambia, di un cammino che ci insegna chi siamo e dove possiamo arrivare.

Vi auguro un Natale che non sia solo un punto di arrivo, ma un momento per guardare al vostro percorso con occhi nuovi. Per vedere nei passi già compiuti non solo la fatica, ma anche la crescita che vi ha portati fin qui. Un Natale che sia occasione per accogliere la vostra storia, anche nelle sue parti più difficili, e per trovare in essa la bellezza che attende di essere scoperta. Buon Natale.

Oggi fantastica giornata urbex, stile The Blair Witch Project: più di 5 piani sotto terra, tra tunnel oscuri, cunicoli a...
23/12/2024

Oggi fantastica giornata urbex, stile The Blair Witch Project: più di 5 piani sotto terra, tra tunnel oscuri, cunicoli angusti e bunker risalenti alla Prima Guerra Mondiale. Un’esperienza fortissima, a tratti decisamente horror, che ci ha catapultati in un pezzo di storia dimenticata.

La Batteria Cattaneo di Taranto, costruita agli inizi del ‘900, rappresentava un punto strategico per la difesa costiera durante la Grande Guerra e successivamente nella Seconda Guerra Mondiale. Questo complesso di fortificazioni sotterranee era parte del sistema difensivo del Mar Grande, progettato per proteggere la città dagli attacchi nemici. Oggi, abbandonata al suo destino, conserva il fascino decadente delle sue gallerie e il mistero delle storie che racchiude.

Ci siamo mossi tra corridoi bui, graffiti moderni che si intrecciano con antiche tracce di vita militare, e un silenzio surreale rotto solo dai nostri passi. Un viaggio nel tempo, in bilico tra la suggestione storica e l’adrenalina dell’esplorazione.

Se amate l'urbex e non temete l’ignoto, la Batteria Cattaneo è una meta imperdibile!

Oggi voglio iniziare la giornata con questa straordinaria intervista di Franco Battiato.Le sue parole non sono solo una ...
21/12/2024

Oggi voglio iniziare la giornata con questa straordinaria intervista di Franco Battiato.
Le sue parole non sono solo una riflessione, ma un invito a guardare oltre il caos del quotidiano, a liberarci delle zavorre che ci appesantiscono e a ritrovare quella leggerezza che ci avvicina al sacro, all’essenza più autentica di noi stessi.

Battiato ci ricorda che la vera evoluzione non è esteriore, ma nasce da un lavoro interiore profondo, dal cambiamento di sé e dalla ricerca della bellezza. Una bellezza che non è apparenza, ma la luce che una persona porta dentro e che illumina il mondo intorno a sé.

Leggere le sue riflessioni è come fermarsi a respirare, lontano dal rumore, per ritrovare il senso delle cose e il legame con ciò che davvero conta: la natura, la consapevolezza, l’evoluzione.

---

Il sacro non si può comprare

> «Il sacro non si può comprare. Se non lasci la zavorra, in queste zone non entri. Più in alto vai, più la materia si fa leggera, più hai la percezione di mondi delicati e sottili. Devi lasciare fuori le grossolanità e un certo genere di pensieri. Alcune sensazioni, un litigio, una guerra, ti contaminano e i tuoi sentimenti sono tirati giù, verso il basso. Invidie e gelosie sono mondi che se non si riescono a eliminare, almeno si devono cercare di controllare. Paul Valéry ha scritto una pagina di indimenticabile bellezza sulla competizione tra gli uomini, il competitivo ha bisogno dell’altro, da solo non è nessuno.
> [...]
> Oggi manca a sempre più gente il contatto diretto con la natura, l’uomo lontano dalla natura s’imbarbarisce e si convince di poter essere senza pudore il delinquente che in potenza è. E quando ostenta la sua distanza dal creato dà libero sfogo al peggio di sé.
C’è molto cammino personale da compiere quaggiù per arrivare alla propria meta, soprattutto per noi occidentali, sempre più immersi nel rumore e nella confusione. Credo di essere un po’ monotematico: tutto si riduce sempre alla stessa questione, non riesco ad allontanarmi dal concetto di evoluzione, per cui una bella persona è una persona evoluta. L’apice di un’evoluzione porta necessariamente con sé la bellezza. Quando vedi una persona entrare in una stanza, ti accorgi immediatamente del mondo che porta in giro.
Ho sempre pensato, da quando ho cominciato ad avere coscienza di me stesso, che l’evoluzione passi attraverso il cambiamento di sé. Si parte dall’analisi e dall’accettazione (o meno) di certi aspetti del carattere. Se uno crede che alcune cose non vadano bene e lo fanno star male, bisogna cambiare.»

Franco Battiato.

Non sprecare la tua vita con l’odio, né con il desiderio di ripagare il male con altro male. La giustizia non è nelle no...
17/12/2024

Non sprecare la tua vita con l’odio, né con il desiderio di ripagare il male con altro male. La giustizia non è nelle nostre mani, e cercare vendetta significa solo trascinarsi nel fango da cui volevamo liberarci.

Cammina con la testa alta, con la forza di chi sa che il tempo aggiusta, il destino compensa, e ciò che è storto verrà raddrizzato. La tua battaglia è crescere, superare, rinascere: lascia che l’Universo, o Dio, compia il resto.

Non abbassarti mai al livello di chi ti ha ferito. Il più grande trionfo è guardare avanti, mentre chi ti ha fatto del male resta fermo.

Scatto singolo eseguito con Nikon D750 e Sigma 105 macro 2.8 + raynox dcr-250
11/12/2024

Scatto singolo eseguito con Nikon D750 e Sigma 105 macro 2.8 + raynox dcr-250

C’è un momento nella vita in cui tutto si sgretola, pezzo dopo pezzo, come un lento crollo di un edificio un tempo solid...
10/12/2024

C’è un momento nella vita in cui tutto si sgretola, pezzo dopo pezzo, come un lento crollo di un edificio un tempo solido. Non è una catastrofe improvvisa, ma un’erosione continua, che lascia dietro di sé un vuoto incolmabile. Prima se ne vanno le certezze, poi le forze, e infine persino le lacrime, ormai prosciugate. Rimani lì, spoglio di tutto, con il cuore che urla nel silenzio. E quella domanda quella domanda che ti strappa l’anima continua a tormentarti: “Perché?”

Ci sono dolori che nessuno può sfiorare, nemmeno con le parole. Li porti dentro, come un macigno invisibile che ti schiaccia il petto, un peso che ti soffoca e che non riesci a condividere. Attorno a te il mondo prosegue, indifferente, mentre tu sei fermo, incatenato a un buio che pare infinito. In quel buio non ci sono risposte, né voci, né mani tese. Solo un silenzio che brucia e un’assenza che ti dilania.

Nel racconto della crocifissione, Gesù ha conosciuto quel silenzio. In quel grido disperato sulla croce “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” si riflette il culmine della sofferenza umana: l’abisso dell’abbandono. Il Padre tace. Non risponde. E in quel silenzio si spalanca il mistero più profondo del dolore. Non è un’assenza qualunque; è come un vuoto che domanda di essere attraversato. Non ci sono scorciatoie, non ci sono spiegazioni che plachino l’angoscia. C’è solo il cammino della croce.

Il Padre tace perché il dolore, nella sua natura più cruda, deve essere vissuto. Non lo si può aggirare, né evitare. Il suo silenzio non è indifferenza, ma una presenza nascosta, un invito a compiere un passaggio che sembra impossibile. È come se Dio dicesse: “Non ti tolgo questo peso, ma sono qui. Nel buio, anche se non mi vedi.” E così, la sofferenza di Cristo diventa un messaggio: non siamo soli, nemmeno nell’abisso. Ma per scoprire questa verità, dobbiamo affrontare il buio.

Attraversare il dolore non è una scelta, ma una necessità. È un cammino solitario, una discesa verso le profondità più oscure di noi stessi. E in quel cammino ci si scontra con una domanda che fa tremare: “Ti fidi?” Non è una fiducia semplice o cieca; è il coraggio di muovere un passo anche quando non vedi il terreno sotto di te. È credere che, nonostante il vuoto, qualcosa possa nascere.

Il dolore cambia tutto. Ti spezza o ti trasforma, ma non ti lascia mai come eri prima. Puoi scegliere di lasciarti consumare dalla disperazione, oppure di aggrapparti a quella flebile intuizione: il buio non è eterno. La sofferenza, per quanto reale e devastante, non è definitiva. È un terreno aspro, ma fertile, da cui può germogliare qualcosa di nuovo. Forse non oggi, forse non domani. Ma un giorno.

Fidarsi, in mezzo al dolore, è un atto di ribellione contro l’oscurità. È un “sì” alla vita, anche quando sembra non valere più nulla. È camminare senza sapere dove porterà il prossimo passo, con il cuore che sanguina ma che non smette di ba***re. È credere che il silenzio di Dio non sia vuoto, ma un’attesa. Un’attesa che aspetta di essere colmata da una nuova speranza.

Non importa quanto il buio sembri invincibile. Anche nel dolore più acuto, non sei solo. La sofferenza non ha l’ultima parola. E se oggi tutto sembra perduto, puoi fare una scelta: quella di continuare. Cammina, anche a fatica. Lascia che il silenzio diventi un seme, e un giorno quando meno te lo aspetti potrai vedere germogliare la luce.

Oggi mi preme parlarvi di un argomento che mi sta molto a cuore. Viviamo in un mondo che sta diventando troppo veloce: s...
08/12/2024

Oggi mi preme parlarvi di un argomento che mi sta molto a cuore. Viviamo in un mondo che sta diventando troppo veloce: sembra che non abbiamo più tempo per niente e per nessuno. Stiamo diventando aridi, sempre più soli, sempre tutti nervosi, sia in famiglia che nei luoghi di lavoro. Non esiste più il volersi bene, l’aiutarsi a vicenda; l’amicizia è sempre più rara, e l’amore di coppia si affievolisce. Viviamo immersi in una tecnologia che non sappiamo usare consapevolmente.

In questi ultimi tempi mi sono sentito assuefatto. Ho ripreso a leggere, perché riflettere con calma sulle cose mi aiuta a ritrovare me stesso. Sento che, se non rallento i ritmi, potrei davvero ammalarmi. L’anima si inaridisce. Voglio dare un senso più lento alla vita; non voglio far parte della massa, non mi interessa. La tecnologia va usata con moderazione, senza permetterle di diventare una dipendenza.

Personalmente, trascorro molte ore immerso nella freddezza di un computer per lavoro; se anche il mio tempo libero deve essere così, non ci sto più. Siamo tutti drogati di vuoto, di contenuti inutili, di una velocità che non porta a niente. Ci perdiamo in uno scorrere infinito di nulla, privo di contenuti che possano realmente arricchirci. Viviamo in una società super connessa che, paradossalmente, ci rende sempre più soli. Molti ormai lavorano da casa, acquistano prodotti che arrivano direttamente a casa, cibo consegnato alla porta. Viviamo di vite di telefilm che non vivremo mai.

Un tempo telefonavamo alle persone a cui volevamo bene; oggi ascoltiamo i messaggi su WhatsApp alla massima velocità, perché “non abbiamo tempo”. Provate a stare seduti dieci minuti in una stanza, senza telefono, senza fare nulla. Dopo un minuto inizierete a dare di matto. Abbiamo una dipendenza socialmente accettata, ma rimane pur sempre una dipendenza.

Tutto questo alimenta ansia e depressione, che non sono nemici, ma segnali che ci avvertono: abbiamo bisogno di ritrovare noi stessi, ciò che siamo veramente. Un tempo, la vita era più calma. Abbiamo bisogno di vedere tramonti, di posare il telefono, di guardare negli occhi le persone che amiamo. Abbiamo bisogno di amare e di sentirci amati.

Quindi, oggi e nei giorni a ve**re, ricordatevi queste parole: posate il cellulare e trascorrete del tempo guardando negli occhi vostra madre, i vostri figli, vostra sorella, vostra moglie. Sì, anche il vostro cane o il vostro gatto. La vita passa, e noi sprechiamo il nostro tempo inutilmente. Dedicate del tempo a voi stessi: abbiamo bisogno anche di silenzio, di stare un po’ soli per ritrovare chi siamo.

Voglio imparare dal seme, che cresce lentamente nella terra per diventare una radice solida e un albero resistente. Solo così possiamo ottenere buoni frutti dalla vita.

Questa riflessione nasce da un dialogo avuto con un amico riguardo a questo video https://www.instagram.com/reel/DDR_7Gdohlp/?igsh=NDQ0aHRzMzZmejA= , che vi consiglio di guardare. Inoltre, vi consiglio di seguire la pagina di Geopop , poiché è una delle poche che promuovono la cultura.

Scatto eseguito con Nikon D750 e Nikon 14-24 2.8

Se vi fa piacere, seguitemi anche sulla mia pagina Instagram:👇🏻👇🏻👇🏻👇🏻👇🏻👇🏻👇🏻👇🏻👇🏻👇🏻👇🏻
https://www.instagram.com/lm_i_k_a_e_l

Indirizzo

Ostia Lido
00122

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Michele Carelli Photography pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Video

Condividi