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19/02/2025
Esiste una condizione universale che accomuna ogni essere umano: la paura. David Foster Wallace diceva che il 99% della nostra attività mentale consiste nel tentare di terrorizzarci a morte. È un meccanismo che ci portiamo dentro, un incessante lavorio della mente che costruisce scenari catastrofici, immagina il peggio e ci fa sentire impotenti di fronte all’ignoto. La paura mente. La mente mente.
Ma se la paura è inevitabile, esiste un modo per attraversarla senza esserne schiacciati? La Bibbia ci offre una chiave di lettura profonda, non solo religiosa, ma anche antropologica e psicologica. Non dice che la paura non esiste, ma che può essere affrontata.
In uno dei momenti più emblematici del Vangelo, i discepoli si trovano su una barca in mezzo al lago di Tiberiade. Il vento si alza, le onde si fanno minacciose, la tempesta li travolge. E Gesù? Gesù dorme.
I discepoli sono terrorizzati, lo svegliano gridando: "Maestro, non ti importa che siamo perduti?"
Quante volte questa frase potrebbe essere la nostra? "Dove sei, Dio, mentre affondo?"
Gesù si alza, placa il vento, e poi dice loro: "Perché avete paura? Non avete ancora fede?"
La paura è umana, ma la chiave è non lasciarsi definire da essa.
Un altro episodio straordinario ci parla del potere della fiducia. Pietro vede Gesù camminare sulle acque e chiede di poterlo raggiungere.
Quando fissa lo sguardo su di Lui, cammina anche lui. Ma nel momento in cui si lascia distrarre dal vento e dalla tempesta, affonda. Ed è lì che Gesù lo afferra e lo salva.
Questo episodio non è solo un racconto di fede, è una metafora dell’esistenza umana. Abbiamo conosciuto uno che può farci camminare sopra i nostri problemi, esattamente come Lui cammina sulle acque. Ma se distogliamo lo sguardo, se torniamo a fissarci sulla paura, la tempesta ci travolge.
Un altro episodio significativo è quello di Giairo. Sua figlia sta morendo, e lui va a cercare Gesù perché la guarisca. Ma il cammino verso casa sembra eterno, ogni passo è un’agonia. La paura lo assale: arriverà in tempo? Ci sarà ancora speranza?
E infatti, mentre cammina, arrivano quelli che gli dicono: "Tua figlia è morta. Non disturbare più il Maestro."
In quel momento tutto sembra perduto. Ma Gesù lo guarda e dice una frase che è il centro della vita di chiunque stia attraversando la paura:
"Non temere. Soltanto abbi fede."
La figlia di Giairo alla fine viene riportata alla vita, ma il vero miracolo è un altro: Gesù ha camminato con lui attraverso il buio, attraverso la paura, attraverso la disperazione.
E poi c’è il momento più drammatico di tutti. Gesù stesso conosce la paura. Nell’Orto degli Ulivi, prima della croce, suda sangue per l'angoscia. Anche lui, essendo uomo, prova terrore, sente il peso della solitudine e del dolore imminente.
I discepoli dormono. Lui è solo. Sa che dovrà affrontare la croce, ma in quell’agonia arriva al punto decisivo: sceglie di fidarsi.
"Padre, sia fatta la tua volontà."
La paura non scompare. Ma non lo paralizza.
Dal punto di vista scientifico, la paura è un meccanismo ancestrale legato alla sopravvivenza. Ma il problema è che oggi, nella società moderna, la paura non è più solo una risposta a un pericolo immediato, ma una narrazione che ci costruiamo nella mente.
Neuroscienziati come Joseph LeDoux spiegano che l’amigdala, la parte del cervello responsabile della paura, non distingue tra un pericolo reale e uno immaginato. La mente crea mostri che non esistono.
Quante volte la paura di fallire, la paura di essere giudicati, la paura del futuro ci ha paralizzati, impedendoci di vivere? Ma quante di queste paure si sono poi rivelate infondate?
Luigi Maria Epicoco parla spesso della paura come di un passaggio, non come di un muro. Non si può evitare la paura, ma si può scegliere di attraversarla.
E lo si fa imparando gradualmente a fidarsi. Non è un salto nel vuoto, ma un cammino fatto di piccoli passi. È il discepolo che segue Gesù anche senza capire tutto. È Giairo che continua a camminare anche quando gli dicono che è inutile. È Pietro che, tra mille incertezze, almeno prova a camminare sulle acque.
Non possiamo evitare la paura. Ma possiamo smettere di darle potere.
Ogni volta che la mente ci dice che non ce la faremo, ogni volta che ci sentiamo sopraffatti dalle tempeste, ricordiamoci che non siamo soli. C’è una mano che ci afferra, c’è una voce che dice: "Non temere."
E allora, davanti alle onde, possiamo scegliere di restare fermi per paura di affondare.
Oppure possiamo alzare lo sguardo, fidarci, e iniziare a camminare.