In un’epoca in cui la complessità ecologica e ambientale non è ancora spiegabile con una pubblicità, con uno spot, con una frase veloce, con un’affermazione, abbiamo assistito a un cambiamento sociale vero, anche all’interno delle imprese. Tante si sono sentite chiamate a una relazione più sana, forte, importante, civica. Alcune, hanno proprio deciso di scendere in campo, e di iniziare “al contrario”. Nei luoghi dove la relazione non è tutti verso uno. La relazione è uno verso uno. La relazione è quasi individuale, infatti, nelle scuole.
Ed è proprio qui che @timofficial e @erg_now hanno deciso di portare un nuovo paradigma, attraverso #MissioneAmbiente. Hanno deciso di calpestare il terreno scosceso dell’educazione civica per preparare le nuove generazioni, proprio quelle citate dall’articolo 9 della Costituzione che parla di ambiente e futuro dell’ambiente, a un nuovo patto tra aziende e consumatori. Anzi, non più consumatori, ma cittadini informati. Anzi, non più cittadini solo informati ma cittadini attivi.
Maria Enrica Danese, responsabile della comunicazione istituzionale di Tim, ha dichiarato a La Svolta: «Missione ambiente nasce dal bisogno di spiegare che le soluzioni per migliorare il nostro ambiente e raggiungere gli obiettivi europei di decarbonizzazione ci sono. Si tratta di un profondo processo di cambiamento messo in atto da sempre più aziende, città e organizzazioni. Credo che condividere cosa cambia, per chi cambia e in che tempi aiuterà i ragazzi a fare scelte consapevoli e a dare una importante spinta alla nostra società per crescere in questa direzione».
Ed è per questo che dopo un tour di dieci tappe nelle scuole italiane, scuole superiori, istituti tecnici, dove prima di tutto c’è stato l’ascolto e poi il dialogo circa l’ambiente inteso come il luogo della nostra vita presente e prossima, l’esigenza è di ammettere, seppur con umiltà, che anche le imprese possono avere un ruolo nella creazione di un
È possibile prevedere la depressione post-partum grazie a un esame del sangue? È quello che promette la startup di San Diego Dionysus Digital Health, che afferma di aver individuato un gene che collega strettamente l’umore di una persona ai cambiamenti ormonali, grazie a cui sarebbe possibile individuare le pazienti a rischio ancor prima che si manifestino i sintomi.
Il test, spiega il Washington Post, si basa sull’apprendimento automatico, che viene sfruttato per confrontare il modo in cui vengono espressi i geni (quella che nel linguaggio scientifico si chiama “epigenetica”) presente in un campione di sangue con parametri di riferimento, che sono stati sviluppati grazie un decennio di ricerche su donne incinte che hanno e non hanno sviluppato depressione postpartum. A idearlo sono stati i ricercatori del Royal’s Institute of Mental Health Research e UVA Health. L’obiettivo dell’azienda, che sta collaborando con il Dipartimento della Difesa e il National Institutes of Health per gli studi clinici, è rendere il test (da 250 dollari) ampiamente disponibile e coperto da assicurazione.
L’esame dovrebbe essere somministrato effettuando un prelievo di sangue tra il secondo e il terzo trimestre di gravidanza, per segnalare le donne a maggior rischio di depressione postpartum e altri disturbi dell’umore perinatali. Questo, combinato con altri metodi diagnostici, potrebbe consentire ai sistemi sanitari di incanalare le madri vulnerabili verso un trattamento (anche preventivo) del disturbo.
Secondo gli esperti, però, questo potrebbe non essere sufficiente se cure e terapie non saranno disponibili. L’American College of Obstetricians and Gynecologists raccomanda ai medici di sottoporre i pazienti a screening per la depressione postpartum più volte durante e dopo la gravidanza, ma ciò non sempre accade. Peggio: anche quando viene diagnosticata, solo un terzo riceve cure o trattamenti. Che spesso, però, consistono in semplici rassicurazioni verbali
Abbiamo inquinato troppo, consumato troppo, prodotto troppo e male. Abbiamo sfruttato chi lavorava, lo facciamo ancora se nessuno ci guarda, abbiamo decostruito il senso di responsabilità collettiva. Abbiamo amato il Lupo di Wall Street, bullizzato Greta Thunberg anche se eravamo già adulti e lei solo una ragazzina. Abbiamo fatto a brandelli i sindacati, impoverito il lavoro, perpetuato i sistemi di sfruttamento. E ora?
E ora, cari giovani, i problemi che abbiamo causato risolveteli voi. Vi diciamo che siete choosy, bamboccioni, che non avete voglia di lavorare e vi manca lo spirito di sacrificio. Non ci interessa quello che avete da dirci, perché noi ne sappiamo comunque di più, ma ora vi consegniamo questo bel pacchetto di complicazioni. Ed il mondo ha bisogno di voi.
Del resto, ce lo dice anche @unicefitalia: quasi la metà dei giovani del mondo vive in Paesi esposti a molteplici rischi climatici sovrapposti che potrebbero minacciare l’accesso ai servizi essenziali nei prossimi decenni.
E secondo la recente ricerca pubblicata sulla rivista scientifica One Earth, gli adolescenti sono preoccupati per il cambiamento climatico, sono motivati a dare un contributo positivo alla società e sono in grado di apportare e sostenere cambiamenti nello stile di vita con apparente facilità.
Stando ai dati contenuti nell’Osservatorio GenerationShip di Unipol e Kienn, per il 52% di Millennial e Gen Z bisogna riciclare il più possibile e per il 35% si deve rinunciare alle proprie scelte che impattano negativamente sull’ambiente.
Già nel 2021, su @thelancetgroup era stata pubblicata una ricerca commissionata dalla Ong @avaaz_org e basata su dati raccolti tra 10.000 persone giovani di età compresa tra i 16 e i 25 anni in 10 Paesi: Australia, Brasile, Filippine, Finlandia, Francia, India, Nigeria, Portogallo, Regno Unito e Stati Uniti. Il 59% si dichiarava estremamente preoccupato dall’impatto dei cambiamenti climatici. Il 75% riconosceva di provare un senso di p
#MissioneAmbiente arriva all’Istituto di Istruzione Superiore Carlo Rosselli di Genova.
Ad aprire l’incontro è stata la curatrice dell’iniziativa, @cristinastag. Intorno al tema della sostenibilità ruotano numerosi termini, molti dei quali in inglese: «Avete mai sentito parlare di greenwashing e pinkwashing?». Dalla classe sono arrivate alcune risposte: qualcuno ha parlato di quelle realtà che tentano di ingannare i consumatori, dando loro informazioni fuorvianti ed errate, sia nel campo della sostenibilità ambientale che di quella sociale. Altri hanno tirato in ballo anche il tema delle fake news sul clima.
La parola passa a Elisa Romeo, della @fondazione_garrone «Voi avete una grande responsabilità nel generare un cambiamento», dice ai giovani seduti di fronte a lei.
La Fondazione Edoardo Garrone, nata nel 2004, si impegna a favorire un’ampia fruizione e accessibilità alla cultura, alle scienze e alle arti. «Il cambiamento passa attraverso un tema importantissimo di cui siamo qui oggi a parlare, quello della sostenibilità, che è un obiettivo da raggiungere ma può anche essere visto come un generatore di opportunità: pensate che da una ricerca che ha fatto Manpower Group emerge che da qui al 2030 il settore green produrrà 30 milioni di posti di lavoro a livello globale».
Si tratta dei cosiddetti green jobs, «chi ne ha già sentito parlare?». Ragazze e ragazzi riflettono.
Per Valentina Anchundia, studentessa del Carlo Rosselli, i green jobs sono dei «lavori sostenibili» e la scuola deve saper «migliorare le proprie tecniche didattiche per prepararci al futuro e a questi nuovi posti di lavoro».
Di quali parliamo? «Energy manager, mobility manager, ingegnere dei materiali green, giurista ambientale, titoli che in questo momento sembrano altisonanti, ma sono molto più vicini a noi di quello che pensiamo», spiega Romeo.
Interviene poi @andrea.ferrazzi di @timofficial ha parlato a studenti e studentesse anche del decreto interminist
Gli scienziati dell’Asteroid Institute, un programma della B612 Foundation nato con lo scopo di sviluppare strumenti e tecnologie per comprendere, mappare e navigare nel nostro sistema solare, hanno scoperto 27.500 nuovi asteroidi mai identificati prima, servendosi di un algoritmo e di calcoli computazionali dell’intelligenza artificiale.
Facciamo un passo indietro: circa 2 anni fa i ricercatori erano impegnati in un importante studio sui cosiddetti “asteroidi killer”, cioè asteroidi potenzialmente pericolosi per la vita sulla Terra in caso di collisione con il pianeta. Durante la ricerca, gli studiosi pensarono di vagliare le vecchie immagini telescopiche utilizzando un algoritmo piuttosto che una scansione manuale, minuziosa e faticosa del cielo.
Il risultato di quell’idea fu davvero inaspettato e sorprendente: furono identificati 100 nuovi asteroidi identificati in un raggio temporale brevissimo.
Ora, però, quei ricercatori hanno deciso di spingersi oltre, fino a raggiungere un «cambiamento epocale nel modo in cui verrà condotta la ricerca astronomica», come ha affermato e Lu, il direttore esecutivo dell’istituto.
Utilizzando un algoritmo di intelligenza artificiale chiamato Thor (Tracklet-less Heliocentric Orbit Recovery), infatti, i ricercatori sono stati in grado di analizzare in tempi brevissimi le oltre 412.000 immagini del cielo notturno contenute negli archivi digitali del Laboratorio nazionale di ricerca sull’astronomia ottica e dell’infrarosso, o NOIRLab, e di individuare in queste ben 27.500 nuovi asteroidi precedentemente invisibili per la scienza.
Storicamente gli astronomi individuano nuovi pianeti, asteroidi, comete e oggetti della fascia di Kuiper fotografando la stessa fascia di cielo più volte durante una notte ed evidenziando i movimenti dei punti di luce: così, mentre lo schema delle stelle e delle galassie lontane rimane invariato, le variazioni delle fotografie indicano la presenza di corpi celesti in movimento da a
Venezia è una città a forma di pesce. Ogni giorno dell’anno brulica di turisti. Più volte all’anno le piogge fanno alzare il livello dell’acqua inondando calli e campi. Una volta all’anno si riempie di star per la Mostra del Cinema e, sempre una volta l’anno, la popolazione si maschera per festeggiare il Carnevale. Ogni due anni, invece, la città a forma di pesce diventa la capitale mondiale dell’arte contemporanea in occasione della Biennale internazionale d’arte di Venezia.
La Biennale internazionale d’arte di Venezia è una delle più importanti e prestigiose manifestazioni artistiche del mondo. La Biennale è nata nel 1895, all’epoca si organizzavano grandi saloni internazionali in cui ogni nazione faceva sfoggio della propria cultura e modernità in un’atmosfera di competizione. La Biennale di Venezia è nata un po’ con lo stesso spirito. Allora come oggi, ogni due anni, i Paesi presenti espongono ciascuno in un padiglione le migliori opere degli artisti di oggi.
Come per i temi e le ricerche a scuola, anche la Biennale ha una traccia che ispira gli artisti. Quest’anno, il tema è Stranieri ovunque - Strangers everywhere. È un titolo molto furbo e interessante perché ha almeno due significati. Può voler dire che ci sono stranieri ovunque intorno a noi ma anche che, ovunque andiamo, siamo sempre stranieri.
L’idea dietro a questo tema è parlare di chi vive ai margini, lontano da quello che viene considerato - a torto - il centro del mondo, cioè l’Occidente. Migranti, emarginati, donne, persone Lgbtqia+, minoranze sono infatti i protagonisti di questa sessantesima edizione.
La Biennale di quest’anno, che è cominciata il 20 aprile e si chiuderà il 24 novembre, mette in mostra 331 artisti da 88 Paesi. Fra loro sono tantissimi quelli provenienti da popolazioni indigene e dal sud del mondo e molti di loro si identificano come queer.
👉 Continua a leggere la notizia per bambine e bambini di @eloisadelgiudice online: https:/
Jane Goodall incontra studenti e studentesse a Roma: «Fate la differenza e sorridete ogni giorno»
È stato un momento emozionante quello vissuto da studenti e studentesse presenti al Cinema Troisi di Roma, che nella mattinata del 2 maggio hanno avuto l’opportunità di incontrare l’attivista janegoodalluk e presentare i loro progetti del programma Roots & Shoots USA .
“Cambiare si può", questo è il nome dell’incontro, è stato anche un momento di profonda riflessione su quello che è il pensiero che ha mosso Goodall nella sua vita: la forte connessione tra uomo e natura, da non considerare come elementi separati ma come nodi di una stessa rete. «Stiamo lavorando moltissimo sui diritti della natura», ha raccontato Silvia Francescon, responsabile Agenda Ecologica di Unione Buddhista Italiana.
La visione antropocentrica che a lungo ha dominato il pensiero, infatti, ha portato l’essere umano a credere di essere l’unico essere senziente, comportando anche implicazioni etiche, portando a giustificare la sofferenza prodotta dall’uomo sull’animale, come accade per esempio negli allevamenti intensivi.
Ma per portare avanti il cambiamento iniziato dall’antropologa britannica c’è bisogno dell’impegno e del lavoro delle nuove generazioni: per questo motivo, da ormai molti anni, il jane goodall Institute – ha raccontato Daniela De Donno, presidente della filiale italiana dell’Istituto – non si occupa solo di tutelare gli animali, ma anche di istruire i giovani e le giovani della Tanzania, proprio dove sorge la foresta di Gombe, dove Goodall ha lavorato per tantissimi anni.
👉 Leggi l’articolo: https://www.lasvolta.it/12737/jane-goodall-incontra-studenti-e-studentesse-a-roma-fate-la-differenza-e-sorridete-ogni-giorno
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Il progresso
Il concetto di progresso è cambiato nel tempo, tanto da portare la cittadina ad interrogarsi sul suo senso e a chiedersi se conduca la specie umana a migliorare o peggiorare le proprie condizioni di vita.
Anche il concetto di sostenibilità sembra travolto da una perdita di senso e di orientamento.
Oltre alle conseguenze delle nostre azioni quotidiane la sfida è riconsiderare il nostro percorso di vita in toto.
#lasvolta #cittadinainsostenibile #ambiente #teresacinque
È la prima volta al mondo che una forma di intelligenza artificiale viene applicata a una ricerca sui pipistrelli: è avvenuto negli Stati Uniti, nell’ambito del Bailiwick Bat Survey, uno studio realizzato per identificare e classificare i diversi tipi di richiami dei chirotteri.
L’indagine è iniziata nel 2021 come progetto di partnership quadriennale tra il British Trust for Ornithology e Agriculture, Countryside and Land Management Services, con il coordinamento del progetto intrapreso da La Société Guernesiaise, e ha coinvolto volontari attivi che hanno spontaneamente chiesto di parteciparvi, facendo richiesta per prendere in prestito un rilevatore per un periodo da 4 a 6 notti per raccogliere file di registrazioni audio.
Mentre entro la fine del 2024 si prevede la conclusione dello studio, i primi risultati sono quelli che riguardano il 2023, anno in cui i volontari hanno catturato ben 3,8 milioni di registrazioni sonore della fauna notturna di Guernsey in 582 luoghi diversi all’interno del Baliato, fornendo un’importante visione della vita di alcune delle specie più sfuggenti di Guernsey.
Gli audio rilevati in queste registrazioni sono stati poi analizzati utilizzando l’intelligenza artificiale e l’auditing manuale umano.
In particolare, si è rivelato fondamentale il lavoro della tecnologia dell’apprendimento automatico, già addestrato con diversi set di dati di richiami e utilizzato per riuscire a distinguere tra richiami sociali, che hanno un’ampia varietà di funzioni, compreso l’accoppiamento, e ronzii di alimentazione (utilizzati per individuare la posizione esatta della preda) in diverse specie, con l’obiettivo di migliorare la comprensione della distribuzione e dell’attività dei diversi esemplari di pipistrelli.
Essere in grado di identificare e comprendere questi richiami, infatti, è fondamentale per avere un quadro definito di dati sulle specie esistenti e sulla loro conservazione: i pipistrelli, noti anche come “sp
Con il tempismo perfetto di ogni buona azione di marketing, proprio per oggi il Governo ha preparato il decreto Primo Maggio. C’è un po’ di tutto: dalle defiscalizzazioni ai bonus una tantum (ma di 100 euro, solo i per redditi più bassi e che comunque arriveranno il 5 gennaio del 2025). Ci saranno misure per chi assume, con un trattamento speciale in caso di assunzioni di giovani e donne, soprattutto del Sud.
Staremo a vedere, perché di misure per il lavoro c’è gran bisogno.
Nel frattempo, i contratti scaduti e in attesa di rinnovo sono 5 milioni, l’Italia è ultima in Europa per tasso di occupazione e i salari languiscono, bloccati da 30 anni. E, come se non bastasse, si ha la sensazione che sia in corso una profonda trasformazione del lavoro che, come sistema economico, non siamo ancora in grado di leggere.
Qualcosa, di certo, è cambiato. Per esempio, sta diventando strutturale uno scollamento per cui la disoccupazione rimane alta (siamo al 7,4%, mentre la media europea è al 6,5%) e, al contempo, le imprese lamentano di non trovare forza lavoro. E qui è forse il nodo fondamentale della trasformazione in atto. Perché domanda e offerta di lavoro sembrano non incontrarsi più?
Per rispondere a questo quesito, per prima cosa, ripartiamo dalle basi. Anche se le edicole sono piene di giornali con i titoloni delle offerte di lavoro, la verità è che le imprese domandano il nostro lavoro, noi lo offriamo. E questo lavoro si paga, perché è un insieme di tempo di vita, intelletto, esperienza e capacità che vengono dedicate alla produzione e che devono essere retribuite. Anche quando si parla di lavoro intellettuale.
Non ci stupisca, allora, che secondo l’ultima indagine Legacoop Ipsos il lavoro per le persone under 35 è soprattutto una fonte di reddito (vale per il 41% del totale). Ma è significativo anche il fatto che il 40% delle persone più giovani abbia il timore di essere sfruttato.
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Se dopo un evento negativo della tua vita vuoi scaricare tutta la rabbia che provi nei confronti di ciò che è accaduto, prova ad annotarne le emozioni su un foglio di carta. Poi distruggilo, trituralo, appallottolalo e gettalo via. Ti senti più leggero?
Secondo uno studio condotto dai ricercatori dell’Università of Nagoya, la risposta dovrebbe essere “sì”.
La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature, infatti, ha dimostrato che annotare su carta i propri sentimenti in reazione a un insulto o a un torto subito, per poi distruggere o gettare il supporto cartaceo potrebbe contribuire a ridurre le emozioni negative derivanti dall’esperienza e a eliminare il sentimento di rabbia.
«Ci aspettavamo che il nostro metodo sopprimesse la rabbia in una certa misura», ha detto a The Guardian Nobuyuki Kawai, ricercatore capo dello studio presso l’University of Nagoya. «Tuttavia, siamo rimasti stupiti dal fatto che sia stata eliminata quasi del tutto».
In “Anger is eliminated with the disposal of a paper written because of provocation”, i ricercatori hanno voluto indagare meglio le dinamiche delle correlazioni già consolidate e verificate sull’associazione esistente tra la parola scritta e la riduzione della rabbia, oltre che quelle di studi precedenti che mostrano come le interazioni con oggetti fisici siano in grado di controllare l’umore di una persona.
Per farlo, hanno coinvolto 50 studenti volontari, di età media di 21 anni, a cui è stato chiesto di scrivere brevi opinioni su importanti problemi sociali, come il fumo in luoghi pubblici, che sarebbero poi state valutate da uno studente di dottorato. Al termine della scrittura del saggio, i partecipanti hanno compilato un questionario per valutare il loro livello di rabbia di partenza.
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#lasvolta #tiscalinews #futuro
Se esiste una Giornata della Terra, dobbiamo ringraziare una donna. Si tratta di Rachel Carson, biologa e zoologa statunitense e autrice di un libro visionario, Primavera silenziosa, che nel 1962 ha anticipato molti dei temi ambientali sui quali iniziamo a discutere solo ai nostri giorni.
Il libro di Carson ha portato non solo alla fondazione della Giornata della Terra, ma anche alla creazione della Us Environmental Protection Agency (ovvero l’Agenzia per la protezione dell’ambiente del Governo statunitense che si occupa, appunto, della protezione dell’ambiente e della salute umana) e all’abolizione dell’utilizzo del Ddt sulle coltivazioni.
Ma nel corso dei secoli, sono state moltissime le donne scienziate (e non solo) che hanno dedicato la loro vita alla salvaguardia dell’ambiente, come Kate Sessions, Rosalie Barrow Edge, Marjory Stoneman Douglas; ma anche Dian Fossey, Jane Goodall o Wangari Maathai. Non ne hai mai sentito parlare? Non mi stupisce: le donne, anche nei libri, non esistono. Ma segui il mio consiglio: vai a cercarle e leggi che vite avventurose e coraggiose hanno avuto.
Quella delle donne con la Madre Terra è davvero una relazione particolare. Non è solo un luogo comune: lo dimostrano anche molte ricerche, al punto che, secondo le Nazioni Unite, il raggiungimento dell’uguaglianza di genere rappresenta la migliore opportunità che abbiamo per affrontare molte delle sfide più urgenti del nostro tempo, compreso il cambiamento climatico.
In effetti, gli studi dimostrano che i Paesi in cui le donne hanno uno status sociale e politico più elevato (e dove quindi possono davvero decidere) hanno emissioni di CO2 inferiori del 12% rispetto alla media. Ancora: una ricerca condotta su 130 Paesi ha dimostrato che le Nazioni con un’elevata rappresentanza politica di donne hanno maggiori probabilità di ratificare i trattati internazionali sull’ambiente.
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