La Barbacana

La Barbacana Associazione culturale che si interessa esclusivamente della Storia di Leinì.
(1)

Questa sera al Music Cafe' di via Lombardore 59/B (di fianco al Caffè Florian).Prenotarsi contattando Osvaldo Ozella al ...
11/10/2024

Questa sera al Music Cafe' di via Lombardore 59/B (di fianco al Caffè Florian).
Prenotarsi contattando Osvaldo Ozella al numero:
348 840 0868
Ingresso gratuito

I BANCHI DELLA PARROCCHIA DI LEINI Anche i banchi della parrocchia possono raccontare delle storie interessanti.I banchi...
25/08/2024

I BANCHI DELLA PARROCCHIA DI LEINI

Anche i banchi della parrocchia possono raccontare delle storie interessanti.
I banchi della navata centrale sono stati tutti sostituiti un paio di decenni fa con nuovi anonimi manufatti, mentre nelle due navate laterali si possono ancora vedere dei piccoli banchi donati dai leinicesi che hanno voluto far sapere, con targhette e scritte, i nomi dei dedicanti. Alcuni sono di ottima fattura, altri più semplici, ma da tutti traspare la volontà di lasciare una traccia della propria fede.
Ci sono poi i ricordi personali: due grandi banchi, posti in quarta o quinta posizione nella navata centrale, uno a destra nella parte riservata agli uomini e uno a sinistra riservata alle donne. Avevano le portine di accesso, lo stemma del Comune di Leini intarsiato sullo schienale e il foro per inserire il gonfalone comunale.
Erano i banchi, di sontuosa fattura, riservati agli amministratori comunali, i cui serramenti volevano rimarcare la distinzione fra le “autorità” ed il “popolino”. I banchi sono stati poi smantellati e posti ai lati del presbiterio. Con un montaggio fotografico ne abbiamo ricostruito le sembianze (Vedi seconda fotografia).
Recentemente ci è stata segnalata la presenza di un vecchio banco, ormai riposto nei magazzini parrocchiali, sul quale le tarme hanno lungamente “banchettato”. Si tratta di un banco semplice e povero, come lo dovevano essere tutti in passato, ma con una scritta che lo identifica sia nella funzione che nella datazione: LA MERIE (pronuncia: la merì).
La scritta non è proprio esatta, ma in quel tempo non tutti conoscevano la corretta grafia francese: avrebbero dovuto scrivere LA MAIRIE (pronuncia: la merì), il risultato nella pronuncia è il medesimo.
La mairie è il municipio, per cui il banco era riservato alle autorità municipali e la sua datazione è da ritenersi intorno al 1800. In quel tempo eravamo sotto la dominazione francese e considerando il particolare momento storico, la presenza del sindaco alle funzioni religiose poteva anche intendersi come un ostentato controllo diretto delle omelie degli officianti, affinché non criticassero il nuovo regime.
Abbiamo notizie di quel periodo dalle lettere che Padre Francesco Niccolò Ferrero inviava alla Curia arcivescovile di Torino sulla situazione dei sacerdoti di Leinì, divisi, così come la comunità, fra “realisti” (leali al re) e “giacobini” (sostenitori della repubblica).
Nel 1809 le maire – il sindaco – di Leynì era l’avvocato Larue e il sig.r Bertetti era l’aggiunto.
A Leinì erano presenti almeno sei sacerdoti: don Francesco Bernardi, parroco, don Cesare Calvetti, vice parroco, Padre Francesco Niccolò Ferrero, insegnante e informatore dell’arcivescovo Giacinto Vincenzo della Torre, Padre Capirone, Don Perino, Don Clemente Alovisio e suo fratello anch’esso sacerdote.
Rimanendo in tema di banchi delle nostre chiese, vi rimandiamo, nel seguente link, all'interessante articolo pubblicato sulla pagina Facebook del Santuario scritto da Christian Ciatel riguardo, i banchi presenti nel Santuario della Beata Vergine delle Grazie qui a Leini.

I BANCHI DEL SANTUARIO DELLA "MADONNINA"
"A PERENNE MEMORIA..." ⬇️
https://www.facebook.com/share/p/Qg3vWFcCWBzxto3j/

Ricordi Leinicesi

LA “BUSECA” DI LEINÌ Negli anni cinquanta del secolo scorso, nel periodo invernale, irrompevano sulla tavola i cavoli e ...
11/02/2024

LA “BUSECA” DI LEINÌ

Negli anni cinquanta del secolo scorso, nel periodo invernale, irrompevano sulla tavola i cavoli e cavolfiori, le castagne, le r**e, i finocchi, i radicchi, le patate, le zucche, ecc.
Il piatto che non mancava mai era il minestrone, fatto appunto con le verdure di stagione e con quelle conservate come i fagioli, al quale nei giorni di festa si aggiungeva una buona dose di trippa bovina tagliata a pezzettini: era il piatto tradizionale delle nostre zone chiamato “buseca”.
Piatto povero, tipico delle comunità rurali, considerato anche il piatto “del povero”, il piatto di minestra che non si rifiutava a nessuno.
Ed è proprio per ricordare questa simbologia che, in occasione del carnevale, il Gruppo Alpini di Leinì, guidato da Giuseppe Caviglietto, organizzava la distribuzione gratuita della buseca alla popolazione leinicese.
Le immagini si riferiscono al carnevale del 12 febbraio 1956.

Ricordi Leinicesi

Ti ricordiamo, caro Beppe,  con questo scatto fotografico dell'inaugurazione della trattoria della Società Agricola lein...
10/11/2023

Ti ricordiamo, caro Beppe, con questo scatto fotografico dell'inaugurazione della trattoria della Società Agricola leinicese.
Presidente della Società Agricola Operaia di Mutuo Soccorso di Leini dal 1992 al 2013 e vice presidente emerito fino ad oggi.
Sei stato una presenza preziosa e fondamentale negli anni della rinascita e innovazione della Società Agricola Operaia di Leini.
Ciao Beppe e grazie di cuore per tutto.
Gli amici della Società e dell'Associazione La Barbacana.

Ricordi Leinicesi

IL TEATRO PARROCCHIALE DI LEINIQuesta fotografia è stata scattata intorno al 1930 nel cortile ad est della parrocchia di...
01/11/2023

IL TEATRO PARROCCHIALE DI LEINI

Questa fotografia è stata scattata intorno al 1930 nel cortile ad est della parrocchia di Leinì.
È l’immagine di una compagnia teatrale parrocchiale, tutta femminile, in cui si riconosce, a sinistra al pianoforte, il maestro di musica Giuseppe Vana (1883 – 1937) che sorregge, probabilmente, lo spartito dell’opera rappresentata.
Vana è stato il fondatore nel 1910 della Società Filarmonica Nuova Concordia – Leynì che nel 1925 diventerà Società Filarmonica dell’Opera Nazionale del Dopolavoro Leinicese; autore della “mazurka dopolavoristica”, era un incallito melomane.
Il cast è complesso: le gitane, le caratteriste con in mano le maschere, i notai, le “farfalle” con il fazzoletto pendente, gli angioletti in ascensione, la probabile santa (la Madonna?) inginocchiata davanti all’angelo e a destra le probabili costumiste.
Oltre a non riconoscere nessun attore del cast, non siamo riusciti a capire di quale opera si potesse trattare.

Ricordi Leinicesi

ELEONORA DUSE A LEINI.Eleonora Giulia Amalia Duse, (Vigevano 1858 – Pittsburgh 1924) soprannominata "la Divina" fu una g...
14/05/2023

ELEONORA DUSE A LEINI.

Eleonora Giulia Amalia Duse, (Vigevano 1858 – Pittsburgh 1924) soprannominata "la Divina" fu una grande attrice drammatica del teatro italiano, famosa in tutto il mondo per le sue interpretazioni delle opere più struggenti, tanto da essere chiamata “la tragica”!
Interpretò anche opere di Gabriele D’Annunzio con il quale ebbe un tormentato rapporto.
Ebbene, quando la Duse, già famosa, partorì nel 1882 la sua unica figlia Enrichetta, era a Torino e considerati i suoi impegni teatrali fu costretta a “dare a balia” la neonata.
Per intervento della contessa Ciarvini, con la collaborazione del sindaco di Leinì cav. Bonis, del medico cav. Vallino e del parroco don Ferrero, venne scelta la moglie di Carlo Bianco, Maria, contadina della borgata Roveglia che aveva avuto da poco una figlia.
Il dott. Vallino affermava che “Maria era prosperosa e aveva latte non per due, ma per una mezza dozzina di bambini”.
I coniugi Bianco si recarono a Torino, in corso Oporto 2, dove abitava la Duse, per prendere in consegna la bimba. I Bianco non sapevano di chi fosse la neonata, la mamma in quel momento non c’era, avevano avuto solo l’indicazione che si trattava “di una persona di gran riguardo”.
La Duse si presentava a casa Bianco un paio di settimane dopo per fare conoscenza della nutrice: lo stupore è grande e la timidezza dei contadini consentirà solo dopo tre o quattro incontri un po’ di confidenza.
La Duse veniva a Leinì ogni volta che i suoi impegni lo consentivano e la corrispondenza era f***a.
Purtroppo si sono conservate solo cinque lettere, le altre sono state bruciate. In una di queste scriveva: “Caro balio e cara figlia mia benedetta! Grazie delle buone notizie. Ti mando in una piccola scatola una bella buata (bambola) che piacerà ad Enrichetta. Ti raccomando in questi giorni di carnevale di non fare uscire la bambina se fa freddo, e non farle mangiare cose che le possono far male. Ti ringrazio con tutto il cuore e benedico la figlia mia! Tua E. Duse”.
La Stampa di Torino ha pubblicato alcuni articoli su questo pezzo di storia di Leinì il 1° ottobre 1931, il 20 aprile e il 26 maggio 1934.
In uno di questi si riporta: “Tutte quelle visite finivano sempre nella stessa maniera: con molti regali per noi e sempre la stessa osservazione da parte della Duse: “Ma Enrichetta calza delle scarpe impossibili!”.
Io allora m’affrettavo ad andarne a comprare delle altre. In cinque anni ne ho acquistate quarantotto paia!
Vi sembra poco?
Credo di aver fatto la fortuna del calzolaio del paese”.
Un altro curioso episodio: “Quando Enrichetta Duse aveva abbandonato Leynì per seguire la madre, tanto l’una quanto l’altra avevano promesso ai Bianco di non dimenticarli e tutte e due erano state di parola.
Ma anche il vecchio contadino si era recato a più riprese a Torino per rivederle.
Egli ci tiene a precisare che in quelle occasioni indossava sempre una bella giacchetta di velluto marron, metteva al collo il fazzoletto di seta rosso e bleu e infilava nel braccio un grosso canestro di vimini entro il quale riponeva le più belle frutta della stagione.
Ebbene, nonostante fosse così ben vestito, un giorno che si era presentato all’Albergo d’Europa, dove sapeva trovarsi la Duse, si era visto sbarrare la strada da un signore con un berretto a galloni d’oro (il portiere), il quale pretendeva di metterlo fuori dall’albergo, affermando che la grande artista riceveva solamente dei signori e non dei contadini.
Ma il Bianco aveva fatto tanto chiasso finché una cameriera della signora era accorsa e allora quel signore gallonato era rimasto con un palmo di naso a veder lui che con i suoi scarponi calpestava i ricchi tappeti della scalinata”.
La famiglia dei Bianco a Leinì è numerosa.
Dalla Roveglia sono nati molti rami parentali, alcuni dei quali risiedono tuttora a Leinì e proprio in una di queste famiglie ho rintracciato l’ultimo, se non ne verranno scoperti altri, ricordo della Duse.
Si tratta di un bellissimo vaso di ceramica ( vedi foto) della capienza di circa quattro litri, che conteneva marmellata di ciliege della ditta Cirio.
La Cirio era nata a Torino nel 1856.
Prima azienda di alimenti conservati ed è curiosa la dicitura in francese di "confiture" marmellata, e l’immagine delle ciliege ma non del nome.
Immaginatevi che in quel periodo, nelle cascine, erano pochissimi gli alimenti che venivano comprati: sale, zucchero, acciughe, merluzzo e pochi altri.
Un vaso di marmellata di quelle dimensioni era considerato una rarità assoluta!

Ricordi Leinicesi

18/04/2023

Grazie Mario per la tua preziosa collaborazione.
Buon viaggio.

LA “BUSECA” DI LEINÌ.DOMENICA DI CARNEVALE DEL 12 FEBBRAIO 1956Negli anni cinquanta del secolo scorso, dall'inizio dell'...
21/02/2023

LA “BUSECA” DI LEINÌ.

DOMENICA DI CARNEVALE DEL 12 FEBBRAIO 1956

Negli anni cinquanta del secolo scorso, dall'inizio dell'autunno fino a giungere in questo periodo, irrompevano sulla tavola i cavoli e cavolfiori, le castagne, le r**e, i finocchi, i radicchi, le patate, le zucche, ecc.
Il piatto che non mancava mai era il minestrone, fatto appunto con le verdure di stagione e con quelle conservate come i fagioli, al quale nei giorni di festa si aggiungeva una buona dose di trippa bovina tagliata a pezzettini: era il piatto tipico delle nostre zone chiamato “buseca”.
Piatto povero, tipico delle comunità rurali, considerato anche il piatto “del povero”, il piatto di minestra che non si rifiutava a nessuno.
Ed è proprio per ricordare questa simbologia che, in occasione del carnevale, il Gruppo Alpini di Leinì, guidato da Giuseppe Caviglietto, organizzava la distribuzione gratuita della buseca alla popolazione leinicese.
Di seguito tre immagini di quella benemerita iniziativa svoltasi il 12 febbraio del 1956.
La buseca veniva distribuita nei “barachin”, contenitori di latta tipo secchiello costruiti per l’occasione dall’officina Caviglietto.
Sul cartello, visibile nella prima immagine tra il cappello d'Alpino e lo scarpone, vi è scritto: “la büseca benefica
‘d j’Alpini – carlevè 1956“
”.

IL GIORNO DELLA MEMORIA "LE OMBRE DEL PASSATO DI UN LEINICESE". Lo storico Gianni Oliva scriveva su La Stampa del 27 gen...
27/01/2023

IL GIORNO DELLA MEMORIA

"LE OMBRE DEL PASSATO DI UN LEINICESE".

Lo storico Gianni Oliva scriveva su La Stampa del 27 gennaio di qualche tempo fa che: “Il Giorno della Memoria è stato voluto per ricordare le vittime della Shoah, ma anche i … 650 mila soldati internati. La vicenda di questi ultimi è a torto la meno conosciuta. Si tratta dei giovani sotto le armi delle classi tra il 1911 e il 1923 che, al momento dell’armistizio, si rifiutano di combattere per la Germania e vengono fatti prigionieri dalla Wehrmacht in Italia, nei Balcani, in Grecia, nelle isole egee e deportati nei campi in Germania. Dal punto di vista tedesco appartengono a un Paese «traditore», uscito unilateralmente dall’alleanza per accordarsi con il nemico angloamericano: per loro viene coniato lo status di «internati militari», che li differenzia dai prigionieri di guerra e li sottrae alle garanzie internazionali previste dalla Convenzione di Ginevra. Rinchiusi in Lager dove le condizioni di vita sono estreme, i soldati sono avviati al lavoro forzato, impiegati nell’industria bellica, nello sgombero delle macerie nelle città bombardate, nei lavori agricoli, forestali, minerari”.

Anche Leinì ha le sue storie da raccontare, una delle quali porta il nome di Cerutti Gaetano.
Conosciuto dai leinicesi come “Tano ‘dla ressia” (Tano della segheria) era un alpino che al momento dell’armistizio dell’8 settembre del 1943 si trovava a Marina di Massa Carrara.
Ha scritto la sua storia sul retro del coperchio della piccola valigetta di legno che conteneva i pochi effetti personali.
Questa la trascrizione fedele dei suoi ricordi:
“CERUTTI GAETANO
Ricordo delle mie tristezze
Anno 1943 – 8 – 9 Marina di Massa Carrara Armistizio
9 – 9 Prigioniero – il 10 mi libero – Ripescato ad Alessandria il 10 sera – il 11 partenza per la Germania – il 13 ultimo saluto in terra Italiana. Il giorno 16 si arriva al primo campo di concentramento – THORN – CZESTOCHOWA – CHOLM – BIALA PODLASKA tutti questi campi in Polonia in seguito in Germania BREMENVORDE – HAMBURG – Liberato il 3 – 5 – 45 dagli Alleati “Inglesi”
Dopo circa tre mesi si a finalmente il ritorno
Il 28 – 7 partenza – il 2 – 8 si arriva in terra Italiana
Il 6 – 8 – 45 il mio ritorno in famiglia – è finita la vita schifosa. “Viva la borghesia”
Ricordo di Paesani durante le mie tragedie: Garino Francesco – Corgiat Domenico – Garino Mario – Verderone Giuseppe – Cristaudo Sebastiano
KR – GFR – LAGER
THORN
NR. 27081
STALAG.XX.A.”

L’Associazione Nazionale Ex Internati ha realizzato un manifesto commemorativo, conservato nella pinacoteca del santuario della Madonna delle Grazie di Leinì, a ricordo di quella terribile esperienza.
Un’altra storia avrebbe potuto raccontarcela Alovisio Amedeo, anche lui rappresentato nel quadro della Madonnina.
Era soprannominato Patòschi, una storpiatura ironica del campo dove era stato internato a Podlaska.

Ricordi Leinicesi Santuario della Beata Vergine delle Grazie - Leini Gruppo alpini Leynì

L’EPIFANIA DI LEINÌ Sovente, quando vado nella chiesa parrocchiale di Leinì, mi soffermo a rimirare la pala d’altare di ...
06/01/2023

L’EPIFANIA DI LEINÌ

Sovente, quando vado nella chiesa parrocchiale di Leinì, mi soffermo a rimirare la pala d’altare di Defendente Ferrari che rappresenta “L’adorazione dei Magi”, anche chiamata “L’Epifania”.
La tavola, posta sopra la porta della sagrestia in fondo alla navata di destra, non è nella posizione migliore per una visione ottimale: si trova troppo in alto, la distanza e i riflessi della luce impediscono la percezione dei particolari. Sì, perché la bellezza del dipinto sta soprattutto nei particolari.
A volte io faccio così: quando vado a visitare mostre o musei porto un binocolo e, a costo di apparire ridicolo, guardo i dipinti da qualche metro di distanza con lo strumento. I vantaggi sono importanti: vedo dei particolari che altrimenti non si vedrebbero e, nelle esposizioni affollate, riesco a scansare gli altri visitatori che ostinatamente si soffermano presso le opere. Provato con L’Epifania di Leinì funziona benissimo!
Per questo motivo voglio proporvi delle immagini su alcuni particolari del dipinto, affinché appaia con maggiore evidenza l’importanza dell’opera.
La pala è stata ricollocata nella parrocchia di Leinì nel 2009 dopo un’assenza durata 55 anni presso la galleria Sabauda di Torino, dove era stata trasferita nel 1954 per sottoporla ad importanti restauri.
L’associazione La Barbacana è stata promotrice di questo laborioso evento, vedi La storia minore n. 10, in occasione del quale è stato redatto un testo edito da Celid dal titolo Defendente Ferrari a Leini. L’associazione ha ancora alcune copie del libro e può essere richiesto scrivendo a [email protected].

Ricordi Leinicesi

31/12/2022
CASSA MUTUA COMUNALE COLTIVATORI DIRETTI DI LEYNÌ In circostanze fortunose è stata ritrovata la targa della “Cassa mutua...
26/10/2022

CASSA MUTUA COMUNALE COLTIVATORI DIRETTI DI LEYNÌ

In circostanze fortunose è stata ritrovata la targa della “Cassa mutua comunale coltivatori diretti di Leynì”, che ha operato nel nostro Comune dal 1954 al 1978 (circa).
La targa, che era affissa all’edificio comunale, è di ottima fattura, in lamiera “bombata”, smaltata nei colori bianco e blu, fatta dalla ditta Villarboito di Torino, della quale si può ancora oggi vedere lo storico negozio in via Lagrange angolo via Maria Vittoria.
In Italia l’assistenza sanitaria è iniziata a partire dal 1848 con la formazione volontaria delle Società di Mutuo Soccorso, proseguita poi negli anni ’50 del secolo scorso con le Casse Mutua, per confluire infine nel 1978 nel Servizio Sanitario Nazionale tutt’ora vigente.
Come si può notare, la parola “mutua”, intesa come mutualità, cioè il prestarsi reciproco aiuto e assistenza, deriva dall’attività che fecero le Società di Mutuo Soccorso nell’aiuto vicendevole per l’assistenza sanitaria.
Infatti, i soci della Società Agricola Operaia di Mutuo Soccorso di Leinì (fondata nel 1851), versavano una lira al mese per avere l’assistenza di un medico e di avere un contributo di una lira per ogni giorno di malattia, per potersi pagare le medicine e un lavorante sostitutivo.
Attualmente la Società di Leinì opera nel campo della prevenzione delle malattie, contribuendo alle spese che i soci sostengono per visite specialistiche urgenti, ticket per analisi e trasporto in ambulanza, oltre a prestazioni con attività convenzionate.
Le Casse mutua comunali sono state istituite nel novembre 1954, con la legge “Estensione dell’assistenza malattia ai coltivatori diretti”, che rendeva obbligatoria l’assicurazione per malattia ai proprietari, affittuari, usufruttuari, ecc. che si occupano della coltivazione dei campi e dell’allevamento del bestiame.
Ai Comuni veniva demandato l‘accertamento dei requisiti delle persone soggette all’assicurazione.
Agli iscritti spettava l’assistenza sanitaria generica a domicilio e in ambulatorio, assistenza ospedaliera, assistenza sanitaria specialistica, diagnostica, ecc.
In ogni comune veniva istituita una Cassa mutua dei coltivatori diretti, che insieme costituivano la Cassa mutua provinciale e che a loro volta formavano la Federazione nazionale delle casse mutue.
L’assemblea dei coltivatori diretti del Comune eleggeva ogni tre anni il consiglio direttivo, questi eleggeva un presidente e un vice presidente. Il consiglio fissava le modalità di erogazione dell’assistenza, deliberava su ogni argomento proposto dal presidente o dal comitato di gestione.
Il controllo sulla gestione della Cassa mutua comunale era affidato ad un collegio sindacale.
Al finanziamento dell’ente si provvedeva mediante un contributo annuo a carico dello stato per ogni coltivatore e suo familiare assistito e con un contributo a carico delle aziende agricole condotte da coltivatori diretti soggetti alle assicurazioni.
Queste Casse mutua comunali restarono in attività fino al 1978 quando subentrò la legge istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale.
La targa è conservata nella sede della Società di Mutuo Soccorso di Leinì insieme agli altri cimeli storici che documentano come la comunità leinicese sia sempre stata prodiga di iniziative volte al benessere dei cittadini.

Ricordi Leinicesi

IL TEMPO A LEINI FRA IL 1894 E IL 1910.Parliamo del tempo (meteorologico): non ci sono più le mezze stagioni, in passato...
06/08/2022

IL TEMPO A LEINI FRA IL 1894 E IL 1910.

Parliamo del tempo (meteorologico): non ci sono più le mezze stagioni, in passato pioveva di piu', nevicava di più, oggi non c’è più la nebbia di una volta e via di questo passo.
Il nostro bravo Secondo Cravero, nel suo diario, del quale abbiamo riferito più volte, annotava anche gli eventi atmosferici più clamorosi che si sono verificati a Leinì fra il 1894 ed il 1910.
“Nell’anno 1894, venendo il 1895, ha fatto un freddo rigidissimo. Ha cominciato poi a nevicare dall’8 gennaio fino al 14. Sono caduti cm. 65 di neve. Il giorno più freddo è stato il 7 febbraio ed è durato fino al giorno 18. Il giorno 9 marzo il sole ha cominciato a farsi sentire un poco, il giorno 10 è venuta una pioggia f***a, f***a. La sera nevicava, il giorno 11 nevicava e pioveva, sotto il mio tetto vi era ancora il ghiaccio il 15 marzo.
Il 23 novembre dell’anno 1895 si mise a nevicare verso sera, alle ore 5, ha nevicato tutta la notte, il 24 tutto il giorno, è venuta alta 55 cm, dopo si mise a fare un freddo straordinario.
Cominciò a ve**re pioggia dal mese di maggio del 1896, ha guastato molto fieno, dopo si mise a fare bello, hanno ritirato il raccolto del grano benissimo, dopo si mise di nuovo a piovere, due o tre giorni poco sole, con nuvoloni e piovaschi, dopo di nuovo pioggia. Ha guastato molta ricetta (secondo taglio del fieno), molto terzuolo (terzo taglio del fieno), molta meliga.
Nel mese di agosto ha cominciato a piovere il giorno 6 sino al giorno 12, con temperatura fredda. Si mise di nuovo a venir pioggia il 19, tutta la notte, tutto il 20, 21, 22, ha sempre piovuto.
È ricominciato a piovere il 30 settembre, è piovuto fino al 10 ottobre. Ha fatto bello due giorni, dopo si mise di nuovo a piovere sino alla fine di ottobre.
Insomma continuava sempre a ve**re pioggia sino a tutto il mese di gennaio 1897, il sole si faceva vedere pochissimo per la gran quantità di nuvole che lo coprivano.
Piogge. È cominciato a ve**re pioggia il 17 maggio 1898, ha piovuto fino al giorno 28, tutti i giorni pioveva. Ha guastato molto fieno, si mise a fare bello il 29 dopo mezzogiorno sino al 31. Il primo giugno sino al 3 ha fatto belle giornate, con vento fresco, il giorno 4 nuvoloso e continuò a fare cattivo tempo il 14, 15, 16, 17 sempre pioggia. Il 18,19, sole, il 20 poco nuvoloso, cattivo tempo fino al 29, il 30 ha fatto sole, dopo ha fatto bello sino al 27 settembre.
Uragano. L’8 settembre dell’anno 1899 ha fatto un gran temperio con vento impetuoso, grandine e grande pioggia che devastò le campagne, sradicando migliaia e migliaia di piante.
Freddo. Nell’anno 1901 gennaio senza freddo. Il 1° febbraio si mise a nevicare, dopo, un freddo straordinario fino a 17 gradi sotto zero.
Inondazione. Nell’anno 1901 il 1° ottobre si mise di nuovo a piovere verso le ore 3 dopo mezzogiorno, tutta la notte, tutto il giorno 2, sempre pioggia, il giorno 3 veniva tanto forte che in Leynì verso mezzanotte una gran parte di famiglie hanno dovuto alzarsi e ripararsi dall’acqua che gli veniva nelle stalle e nelle case. In Piemonte ha devastato molte campagne, molti proprietari nel Monferrato non hanno più potuto raccogliere l’uva, avendo dovuto lasciarla marcire attaccata alla vite, i fiumi e i torrenti sono venuti tanto ad ingrossarsi portando via ponti, strade, case, ferrovie. In Italia è stata una desolazione per tutti. Tante persone hanno avuto da perire per essere trascinati dalle acque e scomparsi. La Dora a Torino è venuta talmente grossa che la corrente andò nel ballone (Balon, via Borgo Dora). Nella città di Torino i danni superano le 800 mille lire. Il fiume Po ha rotto l’arginatura passato Settimo, una parte del fiume si precipitò verso la tenuta Isola (fra Settimo e Brandizzo), nella borgata di Mezzi Po di Settimo circa 500 persone erano assediate dalle acque del Po, hanno fatto servizio con barche per portarli fuori dal pericolo. Questo disastro sono stato io a vederlo insieme al mio amico Alovisio Luigi. Il signor Veriglio, proprietario della polveriera che si trovava vicino ai Mezzi Po di Settimo, ha avuto la disgrazia che le acque del Po gli hanno portato via la fabbrica con tutto il macchinario, il danno calcolato in 100 mille lire. In Chivasso le acque del Po, essendo molto ingrossato, sono andate sino sul mercato del bestiame, cha a ricordo dei vecchi non hanno mai veduto una inondazione simile.
Gelo. nell’anno 1903, mese di aprile, ha fatto un gran gelo che rovinò tutta la frutta, la segale, il grano, il fieno, la foglia dei gelsi tutta perduta (serviva per l’allevamento del baco da seta), però il grano e il fieno si è ancora fatto un bellissimo raccolto, la segale pochissimo.
Siccità, nell’anno 1906 ha fatto una siccità lunghissima, ha piovuto pochissimo, si può dire nulla, si è raccolto il fieno senza una goccia d’acqua, grano, segale senza acqua, si è seminato la meliga quarantina che faceva polvere nei campi, ha poi piovuto un poco per farla nascere, dopo sempre bello con sole, non ha più piovuto sino al mese di novembre. Il grano è poi nato, si è seminato tutto senza pioggia.
Nel 1907 piovve dal 26 settembre fino all’11 novembre, in tutto il tempo ha fatto poco sole, quasi tutti i giorni pioveva, non potendo seccare la meliga e nemmeno seminare il grano, si è poi seminato dopo.
Nel 1909 si mise a nevicare il 9 febbraio, è venuta tanta neve che durò fino a tutto il mese di marzo.
Gelo. La notte del 2 maggio 1909, per il gran vento che soffiava da tre giorni, ha gelato tutti i raccolti, patate, segale, viti, grano, frutta, ortaggi, la foglia dei gelsi, tutto è andato perduto. Dopo questo disastro, ha fatto una lunga siccità, di grano se ne è ancora fatto, segale pochissima, fieno pochissimo.
Inverno 1909 – 1910 senza freddo, qui in Leynì non ha fatto niente ghiaccio e non ha nevicato, ha poi piovuto il 18 marzo. Il 31 marzo si mise a nevicare. Ha nevicato tutto il giorno e tutta la notte senza tregua. La neve si è sciolta in tre giorni in seguito alla pioggia caduta, seguitò a fare brutto tempo e freddo fino al 17 aprile”.
Con questa testimonianza i lettori potranno argomentare nelle discussioni con gli amici se il tempo è cambiato oppure no. Il lasso di tempo descritto da Cravero è di appena 16 anni, statisticamente breve, ma è sufficente per confermare il vecchio detto: “‘l temp a fa come ca voeul”, il tempo fa come vuole.
L'immagine sotto e' presa dalla galleria fotografica della Circoscrizione IV della Città di Torino.
Dora Riparia, Parco della Pellerina.
La piena del 29 maggio 2008 (ore 18.30) e il livello dell’alluvione del 4 ottobre 1901
all’imbocco del canale della Pellerina

20/06/2022

Centosettant’anni di storia, della Società Agricola Operaia di Mutuo Soccorso, condensati in un libro di 65 pagine. Seimila verbali

Il 27 novembre 2021 I' emittente televisiva GRP, nella rubrica NON VEDO L'ORA ha dedicato una puntata sulla storia di Le...
02/05/2022

Il 27 novembre 2021 I' emittente televisiva GRP, nella rubrica NON VEDO L'ORA ha dedicato una puntata sulla storia di Leini.
Nella prima parte del video si parla della Chiesa Parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo, con una attenzione particolare rivolta alla Pala D'Altare del Defendete Ferrari.
Nella seconda parte si prosegue raccontando la storia del nostro Santuario.

https://youtu.be/WAO5lwoX7WY

http://www.grp.it

VIAGGIO DEL MIGRANTE.Un leinicese, emigrato a Los Angeles (California – Stati Uniti) nei primi anni del 1900, torna in I...
27/04/2022

VIAGGIO DEL MIGRANTE.

Un leinicese, emigrato a Los Angeles (California – Stati Uniti) nei primi anni del 1900, torna in Italia nel 1932 con il figlio per far visita ai parenti.
Del viaggio di ritorno in terza classe abbiamo il biglietto.
Il viaggio in nave da Genova a New York fu di sette giorni, con scalo a Villafranca (Nizza) e Gibilterra, e almeno altrettanti in treno da New York a Los Angeles.
La nave era il transatlantico Conte di Savoia costruito nel 1931/32, quasi gemello del “Rex detentore nel 1933 del Nastro Azzurro dell’Atlantico, riconoscimento che veniva attribuito alla nave passeggeri per il record di velocità media di attraversamento dell’oceano, in regolare servizio e senza scali di rifornimento.
“I passeggeri hanno diritto al trasporto gratuito di Kg. 100 di bagaglio (purché questo non superi il volume di mezzo metro cubo) a posto.
L’eccedenza è tassata in base a tariffa approvata dalle competenti autorità”.
I passeggeri della terza classe dovevano presentarsi all’imbarco il giorno precedente la partenza.
Sulla nave il “computo dei posti” era stabilito dal Regolamento sull’Emigrazione: “Ragazzi fino ad un anno non compiuto gratis; da 1 a 5 anni non compiuti pagano un quarto di posto; da 5 anni a 10 non compiuti pagano mezzo posto; da 10 anni in avanti pagano posto intero”.
Anche il “trattamento di tavola” era stabilito dalla legge: ”Il trattamento minimo che il Vettore è tenuto a fare agli emigranti durante il loro soggiorno a bordo è costituito come segue:
Colazione – caffè o caffè-latte o tè e cioccolato – B***o e marmellata – Per le donne e i ragazzi, a richiesta, dovrà essere somministrato latte.
Pranzo e Cena – Una minestra (asciutta o in brodo), un piatto forte (carne, pesce o uova) con contorno, se la minestra è in brodo.
Di più in uno dei pasti sarà servita una porzione di verdura e nell’altro o formaggio o frutta, e in uno dei pasti la minestra potrà essere sostituita da antipasto, quando nell’altro pasto la minestra sia servita asciutta.
Nei giorni festivi: o frutta all’altro pasto, o dolce.
Pane fresco a tutti e tre i pasti – Vino: un quarto di litro ai due pasti del giorno, colazione esclusa”.
Buon viaggio!

LEYNI  NELL'ANNUARIO DEL 1892.Gli annuari sono delle pubblicazioni annuali (appunto) che riportano i dati riferiti ad un...
02/03/2022

LEYNI NELL'ANNUARIO DEL 1892.

Gli annuari sono delle pubblicazioni annuali (appunto) che riportano i dati riferiti ad un determinato argomento.
Ci sono quelli delle professioni, delle imprese, statistiche, militari, sanitarie, ecc.
Uno di quelli più famosi è la Guida Monaci.
La tradizione degli annuari è abbastanza antica, sono nati probabilmente insieme ai dizionari nel diciottesimo secolo.
Abbiamo trovato in rete l’Annuario d’Italia del 1892 e riportiamo di seguito i dati riguardanti Leynì.

LEYNÌ

Collegio elettorale di Ciriè. Diocesi di Torino.
Abit. 4148. Dist. km. 4,93 da Caselle (Capol. mandam.) Superficie ettari 3260,45. Ad est di Caselle poco distante dal rivo-torrente Bendola.
Prodotti.Cereali, foraggi in gran quantità ed ortaggi eccellenti.
Industrie. Fabbricazione di tegole e mattoni. Allevamento del bestiame.
Uff. post.. Uff. telegr. e Staz. ferrov. a Caselle, linea Torino – Lanzo. Servizio di carrozze.
Fiere. Terzo lunedì di marzo, primo lunedì di settembre e quarto lunedì di ottobre.
Sindaco. N.N.
Segretario. Branco G.
Notaio. Baldioli Emilio.
Albergatori. Muzio Giovanni Domenico – Prato Carlo – Vigada Gio. Battista.
Basti (Fabbr.) Ferrero Francesco – Ronco Luigi.
Caffettieri. Alovisio Luigi – Ferrero Giovanni – Ronco Giuseppe.
Calderai. Ceresa Martino.
Calzature (Negoz.) Micliono Giuseppe – Ponsetto Giuseppe.
Cereali (Negoz.) Chiara Bernardo – Rufino Antonio.
Droghieri. Sinistro Pietro.
Fabbri. Ronco Antonio – Seletto Giovanni – Verderone fratelli.
Foraggi (Negoz.) Bonis cav. Vincenzo – Favero Giuseppe.
Laterizi (Fabbr.) Destefanis Antonio – Destefanis Bernardo e Giuseppe (sistema Hoffmann) – Destefanis Giovanni – Squillario fr.lli (sistema Hoffmann).
Liquoristi. Meinardi Agostino.
Merciai. Antoniotti Domenico – Caviglietto Simone.
Molini (Eserc.) Cravanzola Pietro.
Panettieri. Bertino Antonio – Bertino Rosa – Garbolino Giovanni – Serra Antonio.
Panierai. Depaoli Paolo.
Paste alimentari (Fabbr.) Depaoli Luigi.
Pizzicagnoli. Berardo Antonio – Ricchiardi Bartolomeo.
Segherie legnami idrauliche (Eserc.) Valerio fratelli.
Trattorie (Eserc.) Muzio Alessandro – Regaldo Francesca – Vana Caterina.
Vini (Negoz.) Bruni Vincenzo.
PROFESSIONI.
Farmacisti. Dusio Ulisse.
Geometra. Ronco Giuseppe.
Medici-Chirurghi. Vallino Filippo.

Sicuramente non sono indicate tutte le categorie e tutti i loro esercenti.
Ad esempio a Leinì in quell’epoca c’erano almeno una quarantina fra alberghi, trattorie e “piole”, per cui si pensa che le inserzioni fossero volontarie e a pagamento gestite dai Concessionari internazionali Haasenstain & Vogler.

Indirizzo


Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando La Barbacana pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Contatta L'azienda

Invia un messaggio a La Barbacana:

Condividi

Digitare