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01/03/2024

Il primo marzo 2002 l’Euro è diventato valuta unica scambiabile in molti stati europei, tra cui l’Italia. Era stato introdotto il primo gennaio del 1999 ufficialmente in 11 Paesi dell’Unione Europea, ma iniziò a circolare ufficialmente, come moneta unica, il 1° marzo 2002. Nei suoi primi tre anni di vita è stato utilizzato esclusivamente per i trasferimenti elettronici e per tutte le operazioni che non richiedevano pagamenti in contanti. Poi, si è esteso a tutte le transazioni commerciali.

23/02/2024

Il 23 febbraio del 1455 avveniva una delle rivoluzioni più importanti della storia: non instaurò un nuovo ordine sociale o politico, ma riuscì comunque a cambiare definitivamente il corso degli eventi. In questo giorno di più di cinque secoli fa Johannes Gutenberg dava alle stampe, in una piccola bottega di Magonza, la prima Bibbia. Un libro che nel contenuto non aveva nulla di “nuovo”: la vera rivoluzione fu che per la prima volta la realizzazione della pagina scritta non veniva affidata ad un laborioso ma lentissimo amanuense, bensì ad una macchina.

La Bibbia di Gutenberg, anche conosciuta come “Bibbia a quarantadue linee”, fu il primo testo a stampa d’Europa realizzato con la tecnica a caratteri mobili: non erano necessari più dispendiosi e lunghissimi processi di preparazione e realizzazione, ma bastava comporre la pagina da stampare con le piccole letterine realizzate in lega di piombo e stagno, cospargerle di inchiostro ed imprimerle sulla carta, per ottenere un foglio perfettamente leggibile, degno dei modernissimi eReader.

Il testo scelto da Gutenberg per sperimentare la sua tecnica fu, ovviamente, la Bibbia: non una versione qualsiasi, ma quella tradotta in latino da san Girolamo e comunemente nota come “Vulgata”. La versione stampata del libro riproduceva, in caratteri gotici, tutto l’Antico e il Nuovo Testamento per un totale di 1282 pagine. Ovviamente non fu un lavoro semplice: Gutenberg, insieme al socio Johan Fust, impiegò ben tre anni per concludere il mastodontico lavoro di stampa di 180 copie. Sempre molto meno del tempo che un amanuense ci avrebbe messo per realizzare una sola copia.

L’intuizione di Gutenberg fu immediatamente percepita come una rivoluzione senza paragoni: negli anni successivi alla pubblicazione della prima Bibbia moltissimi tipografi e artigiani dell’editoria si recarono a Magonza per apprendere quella nuova e straordinaria tecnica, e nel giro di pochissimi anni la stampa a caratteri mobili si diffuse in tutta Europa, dall'Inghilterra all'Italia.

Come per ogni innovazione, Gutenberg non “inventò” nulla dal niente: in Cina la stampa a caratteri mobili esisteva già da quattro secoli. Il merito del tipografo tedesco fu quello di riuscire a far vedere all'Europa la possibilità di riappropriarsi della propria cultura letteraria, in un’epoca in cui questa era ancora rinchiusa nelle biblioteche dei monasteri e negli studi dei miniaturisti.

Gutenberg riuscì a cogliere questa esigenza, accompagnandola all'acume tecnico che gli permise di trasformare le già note tecniche xilografiche (che permettevano sì la stampa, ma con caratteri fissi che riproducevano dunque sempre la stessa pagina) in un primo passo verso la produzione “industriale”, in serie e a costi molto meno onerosi, dei libri.

Delle 180 copie stampate da Gutenberg oggi ne sopravvivono solo 49, sparse in tutto il mondo. Nel 1978 il Museo Gutenberg di Magonza ne acquisì una preziosa copia, gelosamente custodita in un caveau, da aggiungere agli altrettanto preziosi oggetti esposti, come i prototipi di torchi da stampa e alcune fedeli riproduzioni dei caratteri metallici originari. La maggior parte dei libri si trovano fra Francia, Regno Unito e Stati Uniti, ma anche l’Italia può vantare di possedere un pezzo di storia: la Biblioteca Apostolica Vaticana, a Roma, conserva due copie, una in pergamena e una in carta.

La città di Napoli, invece, può vantare un altro importante primato: è qui, nella Biblioteca di Storia Patria a Castel Nuovo, che è custodito il primo libro mai stampato in Italia. La sua storia è intimamente connessa con quella della Bibbia di Gutenberg, poiché fu proprio sperimentando la sua intuizione rivoluzionaria che due chierici tedeschi regalarono al nostro paese i primi libri stampati a caratteri mobili.

21/02/2024

Tutto comincia nella serata del 20 febbraio 2020, quando un uomo di 38 anni di Codogno si reca al pronto soccorso con una polmonite grave, dunque con sintomi riconducibili al Covid-19. Il 21 febbraio 2020 viene annunciato come primo caso di Covid-19 locale italiano, non riconducibile a un rientro dalla Cina, insieme ad altri cinque pazienti. Se fino a quel momento avevamo creduto o sperato (e fatto tante ipotesi) che il virus non arrivasse o comunque non si diffondesse in Italia, i fatti avvenuti in quei giorni ci hanno disilluso. E la data del 21 febbraio passerà alla storia, almeno a quella relativa all'epidemia e al nostro paese. In quei giorni la ricerca del paziente 0, ovvero il primo caso di Covid-19 in Italia (o anche in Europa, come nodo di contatto con un malato in Cina, come si pensava inizialmente), era molto fervente e risultava importante per ricostruire la catena del contagio e capire qualcosa di più sul virus. Possiamo dire però che questa ricerca, molto complessa, non ha portato ad alcun risultato a distanza di un anno.

Da quel momento in poi aumenta l'attenzione anche nel resto d'Italia, anche se si continua a pensare o a sperare, ancora per alcuni giorni, che il virus non si sia ampiamente diffuso anche nelle altre regioni. Alla fine di febbraio e nei primi giorni di marzo 2020 il contagio si è diffuso nel Nord Italia e inizia a manifestarsi anche in altre zone, anche se non con la stessa intensità. Il 4 marzo ci sono in tutto 2.700 casi documentati nel nostro paese e il 9 marzo 2020 l'ex premier Conte annuncerà il lockdown, in vigore dal 10 marzo. L'Italia è il primo paese in Europa colpito a documentare il contagio del coronavirus, nel mondo insieme a Iran e Corea del Sud (all'epoca globalmente i maggiormente intaccati, insieme alla Cina). Il resto lo conosciamo bene e lo abbiamo ripercorso ricordando le prime polmoniti misteriose di gennaio 2020, che in sostanza hanno aperto la strada all'epidemia (la presenza della pandemia verrà dichiarata dall'Oms ancora dopo, l'11 marzo 2020).

Il paziente 1 presentava sintomi già dal 15 febbraio 2020 e si era recato al pronto soccorso con la febbre il 18 febbraio, anche se era stato rimandato a casa dopo alcune ore. In seguito a un peggioramento importante, la serata del 20 era tornato in ospedale. E il 38enne di Codogno, in provincia di Lodi, sarà ricordato da allora come il paziente 1 italiano. Verrà subito ricoverato e trasferito da Lodi a Pavia, presso la clinica di Malattie infettive al Policlinico San Matteo. Già al momento dell'arrivo in ospedale è in condizioni critiche, in rianimazione, e viene intubato. Anche la sua famiglia risulterà positiva al coronavirus. Lui sarà dimesso il 25 marzo 2020 – nel pieno del nostro lockdown – dopo circa quattro settimane di ricovero, di cui tre in terapia intensiva. Oggi per fortuna sta bene, come anche la famiglia. In seguito si dimostrerà che il paziente 0 non è un suo amico rientrato dalla Cina, con cui aveva avuto contatti.

A tutt'oggi non c'è e si cerca il primo paziente italiano di coronavirus (paziente 0 o paziente 1). Finora il paziente italiano più antico con Covid-19, scoperto molto dopo, risulta essere una donna milanese di 25 anni che nel novembre 2019 aveva avuto una dermatite atipica, oggi confermato come caso di Covid-19, seppure solo con questo sintomo. Ma è possibile che ci siano casi precedenti in Italia e in altri paesi. Infatti la ricerca è in corso in tutto il mondo e uno degli obiettivi degli scienziati è proprio ricostruire la catena dei primi contagi e scoprire qual è l'origine del virus: quando e dove è avvenuto il salto di specie? Gli ultimi dati dalla task force dell'Oms, rientrata dalla Cina, sono interessanti: nel dicembre 2019 (mese dei primissimi casi in Cina) l'epidemia era probabilmente molto più estesa di quanto ipotizzato e già circolavano diverse varianti di Sars-Cov-2. Insomma, il virus probabilmente era cambiato più volte già alla fine del 2019.

16/02/2024

🔴Alexei Navalny, considerato il principale oppositore del presidente russo Vladimir Putin, è morto oggi in carcere all’età di 47 anni, secondo quanto riportato dal servizio penitenziario russo.

Detenuto da quasi tre anni, era stato trasferito nel carcere di massima sicurezza lo scorso dicembre nella colonia penale IK-3 nell'insediamento di Kharp, nell'estremo nord della Russia, a 2mila chilometri da Mosca,

Uno degli avvocati sta andando sul posto per verificare la veridicità della notizia. Secondo il comunicato del servizio penitenziario Navalny si sarebbe sentito male dopo una passeggiata.

Nell'inchiesta del 2022 "Kremlin Kids" avevamo raccontato come molti paesi, tra cui l'Italia, hanno corteggiato per anni il turismo di lusso dei russi e i loro investimenti in Sardegna e in Toscana.

Grazie alle indagini del gruppo di Navalny avevamo scoperto che, nello yacht da 600 milioni ormeggiato a Marina di Carrara di proprietà di Vladimir Putin, molti membri dell’equipaggio lavoravano per il Servizio di protezione federale, l'agenzia che sorveglia la sicurezza del presidente russo.👇
https://bit.ly/kremlinkids

11/02/2024

L'11 febbraio del 1990 Nelson Mandela usciva di prigione dopo 27 anni: sarebbe diventato il primo presidente nero del Sudafrica. Aveva 44 anni quando era entrato in carcere per il ruolo di primo piano che svolgeva nella lotta (anche armata) contro l'apartheid in Sudafrica. Ne aveva 71 quando, ormai icona planetaria della battaglia contro la segregazione razziale e simbolo di resistenza e determinazione inattaccabili, tornò un uomo libero.

Quel giorno, in mezzo alla folla riunita davanti al carcere di Victor Verster, l'ultimo in cui fu rinchiuso, tra i corrispondenti in arrivo da tutto il mondo c'era anche Sahm Venter, giornalista di Johannesburg, poi ricercatrice alla Nelson Mandela Foundation e curatrice di Lettere dal Carcere, la raccolta di missive scritte da Mandela nei suoi anni di prigionia (pubblicata in Italia da Il Saggiatore).
In una di queste si legge: "Il compito principale che abbiamo è il rovesciamento della supremazia bianca in tutte le sue ramificazioni e l'istituzione di un governo democratico in cui tutti i sudafricani, indipendentemente da posizione sociale, colore o convinzioni politiche, vivranno fianco a fianco in perfetta armonia".

Dal 1964 nessuno, al di fuori di carcerieri e carcerati, lo aveva più visto. Quel giorno di febbraio del '90 gli occhi del mondo tornarono a posarsi su di lui: cosa ricorda di quelle ore?

Il giorno precedente l'allora presidente Frederik Willem de Klerk aveva annunciato il rilascio di Mandela. Lavoravo in quel periodo per l'Associated Press, mi dissero che ai media non sarebbe stato permesso di raggiungere la prigione, ma il mattino seguente, quando arrivai, c'erano centinaia di persone. Un amico della Cbs aveva noleggiato un furgone con un cestello elevatore e mi permise di stare sul mezzo, rialzata da terra, con una buona visuale. La giornata era caldissima. Rimanemmo lì a lungo, gli occhi fissi verso la prigione.

A un certo punto tra la folla ho visto un uomo alto, con i capelli grigi e un pugno alzato in aria. Ho capito che era lui (sospira e resta in silenzio, ndr). Mi emoziono sempre a raccontarlo: non potevamo crederci. In Sudafrica vigeva uno stato di emergenza, in pratica la legge marziale, c'erano proteste a cui la polizia reagiva con violenza. Prima di quel giorno non saremmo mai stati autorizzati a radunarci in grandi assembramenti, ma lì c'era gente ovunque. Capimmo che saremmo stati liberi.

Cosa significava vivere in un regime di apartheid?
Da bambina ho assistito all'arresto di molte persone di colore: i cittadini neri erano costretti a dotarsi di pass speciali che davano loro il permesso di trovarsi nelle aree per bianchi.
La polizia li sottoponeva a controlli casuali. Tutto era organizzato lungo linee razziali: scuole, cinema, parchi. Sono stata fortunata perché frequentavo un istituto progressista che dopo il 1976 aprì le porte a tutti gli studenti indistintamente, il che era illegale. Il preside ci disse di prepararci a possibili raid della polizia.

Dopo il rilascio di Nelson Mandela, lei ha visitato insieme a lui e ad altri giornalisti la sua cella...
Eravamo un gruppo di quattro persone perché la cella era troppo piccola. Eravamo in piedi con lui mentre ci spiegava come la porta venisse chiusa dal pomeriggio fino al mattino seguente. All'interno c'erano solo un secchio per la toilette e un tavolino di fortuna. Ci raccontò che quando si distendeva per dormire, la testa toccava un'estremità della stanza e i piedi l'altra. Gli chiesi cosa facesse, per tanto tempo, ogni giorno. Leggevo e scrivevo lettere, mi rispose. In seguito, lavorare alla raccolta delle sue lettere mi ha aiutato a capire fino a che punto la parola scritta rappresentasse, per lui, la libertà.

07/02/2024

Il 7 febbraio del 1940 la casa di produzione americana RKO Pictures iniziò la distribuzione del secondo film d’animazione della Walt Disney, l’adattamento cinematografico di Pinocchio, romanzo di Carlo Collodi uscito nel 1883 e pubblicato inizialmente a episodi in un periodico italiano per bambini. il Pinocchio della Disney ci mise molto tempo per essere apprezzato e diventare uno dei più grandi capolavori del suo genere, principalmente a causa della Seconda guerra mondiale, che lo fece passare quasi inosservato negli Stati Uniti e ne impedì la distribuzione nel resto del mondo, a partire dai paesi europei.

Ma dopo la fine della guerra, gli sforzi fatti dalla Disney nella sua produzione vennero premiati e nei decenni successivi, tramite numerose riedizioni, il film arrivò a incassare oltre 84 milioni di dollari in tutto il mondo. Pinocchio divenne una pietra miliare nella storia del cinema, principalmente per essere stato il primo film animato a proporre movimenti realistici tramite nuove tecniche di produzione — su tutte l’uso delle telecamere multipiano — che corressero i difetti presenti in Biancaneve e i sette nani, il primo film prodotto dalla Disney. Un altro aspetto che ne determinò il successo fu la colonna sonora di Leigh Harline, Paul J. Smith e Ned Washington, quest’ultimo autore del testo di “When You Wish Upon a Star”, la canzone che valse il primo Oscar assegnato a un cartone animato.

Negli anni Novanta Pinocchio ottenne il suo ultimo importante riconoscimento venendo inserito nel National Film Registry degli Stati Uniti come opera “culturalmente, storicamente ed esteticamente significativa”.

05/02/2024

Taylor Swift nella storia: alla 66ª notte dei Grammy ha vinto per la quarta volta il titolo di “Album dell’anno” con “Midnights”. Nessun artista era mai riuscito in questa impresa. La cantante ha staccato Frank Sinatra, Stevie Wonder e Paul Simon che fino a ieri la appaiavano con tre successi. Quando Céline Dion ha annunciato il suo nome, la popstar è rimasta un attimo senza parole, ha guardato chi aveva accanto per avere la conferma che avesse sentito bene. Una volta sul palco, ha ammesso: “Mi scoppia la testa”. Il suo record non farà piacere all’America trumpiana che la considera un asset del Pentagono messo in campo per far vincere Joe Biden alle presidenziali di novembre, ma quella andata in scena alla Crypto Arena di Los Angeles è stata la consacrazione di una pop star mondiale.

L’articolo completo di Massimo Basile su Repubblica

01/02/2024

Voto alle donne in Italia

Le italiane ottengono il diritto di votare appena finita la guerra e sconfitto il regime fascista. È un decreto legislativo del Consiglio dei Ministri a istituire il suffragio universale, su proposta del comunista Palmiro Togliatti e del democristiano Alcide De Gasperi. Alle urne si andrà l’anno successivo prima per le amministrative poi per far nascere la Repubblica italiana

È il decreto legislativo luogotenenziale del 1° febbraio 1945 (n. 23) a riconoscere alle maggiorenni di 21 anni il diritto di voto attivo, mentre il decreto legislativo luogotenenziale 10 marzo 1946, n. 74 riconoscerà alle donne maggiori di 25 anni il diritto di voto passivo.

Le uniche a essere escluse dal diritto di voto attivo saranno le donne citate nell’articolo 354 del regolamento per l’esecuzione del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza cioè "le pr******te schedate che lavorano al di fuori delle case dove è loro concesso esercitare la professione".
La strada per il riconoscimento del diritto di voto alle donne è stata lunga e piena di ostacoli. Una storia che inizia assai prima di quello che molte ricordano come “un giorno bellissimo”.

Punto di arrivo di un percorso lungo e tortuoso, il riconoscimento del diritto di voto alle donne in Italia prende le mosse dallo Statuto Albertino (Costituzione adottata dal Regno di Sardegna il 4 marzo 1848 a Torino), che all’articolo 24 recitava: “Tutti i regnicoli, qualunque sia il loro titolo o grado, sono eguali dinanzi alla legge. Tutti godono egualmente i diritti civili e politici, e sono ammissibili alle cariche civili e militari, salve le eccezioni determinate dalle leggi”. Una di queste eccezioni riguardava le donne, anche se non in modo esplicito.
Nel 1877, Anna Maria Mozzoni presenta al governo la prima di una lunga serie di petizioni per il voto politico alle donne che sarà bocciata, nello stesso momento le donne che ne hanno i requisiti prescritti dalla legge cominciano ad essere iscritte nelle liste elettorali (nel 1867 il deputato Salvatore Morelli presentava un primo disegno di legge per consentire il voto alle donne dal titolo ‘Abolizione della schiavitù domestica con la reintegrazione giuridica della donna, accordando alla donna i diritti civili e politici’. La proposta, respinta con voto della Camera dei deputati, sarà ripresentata nel 1875).

Intanto le Corti di appello cominciano a trovarsi nella condizione di dover bocciare il riconoscimento dell’elettorato politico alle donne che alcune Commissioni elettorali provinciali accolgono (la Corte di appello di Ancona presieduta da Lodovico Mortara sarà l’unica ad accogliere nel 1906 la richiesta di inclusione delle donne nelle liste elettorali presentata da nove maestre di Senigallia e da una di Montemarciano. Al terzo e definitivo grado di giudizio la sentenza sarà comunque rovesciata. Così la Corte di appello di Firenze giustificherà il respingimento della richiesta: “Potrebbe avvenire che una maggioranza di donne venisse a formarsi in Parlamento, che coalizzandosi contro il sesso maschile, obbligasse il Capo dello Stato, scrupoloso osservatore delle buone norme costituzionali, a scegliere nel suo seno i consiglieri della Corona, e dare così al mondo civile il nuovo e bizzarro spettacolo di un governo di donne, con quanto prestigio e utilità del nostro paese è facile ad ognuno immaginarsi”).
Nel maggio del 1912 durante la discussione del progetto di legge della riforma elettorale, che avrebbe esteso il voto anche agli analfabeti maschi, i deputati Giuseppe Mirabelli, Claudio Treves, Filippo Turati e Sidney Sonnino proporranno un emendamento per concedere il voto anche alle donne. Giolitti vi si opporrà strenuamente, definendolo un salto nel buio. La questione, rimandata all’esame di un’apposita commissione, sarà accantonata.
Dopo la triste parentesi fascista, le prime elezioni - amministrative e politiche - in Italia si svolgono nel 1946.
Così Nilde Iotti ricordava la prima volta delle donne al voto: “Sentivano la gioia di essere finalmente libere, come italiane e come donne, e quella scheda su cui mani incerte o sicure tracciavano una croce, era per loro un simbolo di democrazia, di libertà e di aspirazione finalmente realizzate”.
“Lunghissima attesa davanti ai seggi elettorali - scriveva Lia Garofalo in Le italiane in Italia - Sembra di essere tornati alle code per l’acqua e per i generi razionati. Abbiamo tutte nel petto un vuoto da giorni d’esame, ripassiamo mentalmente la lezione: quel simbolo, quel segno, una crocetta accanto al nome. Stringiamo le schede come biglietti d’amore. Si vedono molti sgabelli pieghevoli infilati al braccio di donne timorose di stancarsi e molte tasche gonfie per il pacchetto della colazione. Le conversazioni che nascono tra donne e uomini hanno un tono diverso, alla pari”.

30/01/2024

L'azienda di neurotecnologie co-fondata dal magnate nel 2016 punta a costruire canali di comunicazione diretta tra il cervello e i computer. L'ambizione è potenziare le capacità umane, curare disturbi neurologici come la SLA o il Parkinson

11/11/2023

TRENTO. In tanti stanno facendo rimbalzare un post che comincia più o meno così: ''Non autorizzo facebook, né Meta, a utilizzate i miei dati''. Uno di quei post che si trasformano in catene che poi spesso prendono il largo sulla rete tra boomer e persone che pensano ''non sarà vero ma io ci prov...

27/05/2021

La ballerina milanese aveva 84 anni: figlia di un tramviere, aveva conquistato tutti i più grandi teatri del mondo con la sua grazia, interpretando oltre 200 personaggi

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