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06/11/2024

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Questa è stata la notte più nera nella storia recente degli Stati Uniti, e non solo.

Donald Trump è il nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America. Per la seconda volta negli ultimi otto anni. A quattro anni dall’assalto del Congresso, da cui sembrano passati secoli.

Il popolo americano ha scelto (per il mondo intero):

Un tale che è stato condannato per 34 diversi capi di imputazione.

L’evasore fiscale.

Il mandante morale (?) dell’assedio di Capitol Hill.

Il più grande e impunito propalatore di fake news della storia dell’umanità e sostenitore di ogni teoria pseudo e anti-scientifica.

Il Presidente che ha eretto un muro tra Messico e Usa, cancellato ogni diritto umano, sventrato intere famiglie e teorizzato deportazioni di massa di migranti.

L’uomo che vorrebbe la liberalizzazione totale delle armi in America e si augura che qualcuno spar* ai giornalisti.

Il maschio che vorrebbe cancellare il diritto all’aborto e ogni forma di sostegno sanitario pubblico per chi non può permettersi le cure.

L’autodichiarato “Presidente degli Stati Uniti più filo-israeliano della storia”, quello stabilito il diritto all’occupazione da parte dei coloni israeliani ed è l’unico Presidente ad avere una colonia interamente intitolata a lui.

Il negazionista del clima.
Il populista.
L’omofobo.
Il razzista nei confronti di musulmani, afroamericani, cinesi e chiunque non sia uomo, bianco ed etero.

Ma la vittoria di Trump è anche l’ultimo e definitivo segno di un’onda nera che sta attraversando l’America e il mondo intero. E che dovrebbe terrorizzare chiunque creda ancora in un mondo civile e democratico.

La notte americana è finita.

La notte più lunga per il mondo è appena cominciata.

12/10/2024

Anche negli ultimi giorni i “Fratelli d’Italia” non hanno mancato di propinare ai cittadini un florilegio di sciocchezze. Ha iniziato il solito ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida il quale – nell’elogiare il progetto del ”servizio civile agricolo” da lui promosso – ha incredibilmente affermato che “per la prima volta i giovani potranno servire la Patria con un’attività di valore agricolo… invito i giornalisti a leggere la Costituzione. Quando si parla di servire la Patria significa rispettare la Costituzione”. Forse questo gaffeur seriale non sa che soltanto in due articoli la Costituzione parla di “Patria”: all’art. 52, per il quale “la difesa della Patria è sacro dovere dei cittadini”, e all’art. 59 che prevede la nomina a senatore a vita dei cittadini “che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti”. Non c’è chi non veda che trattasi di due situazioni straordinarie, eccezionali, distanti anni luce da quella del “servizio volontario agricolo”.

A sua volta, il “Fratello d’Italia” Fabio Tagliaferri – nominato amministratore delegato dell’Ales, società del ministero della Cultura con duemila dipendenti, e che si occupava di autonoleggio e assicurazioni con un massimo di dieci dipendenti – ha voluto ribadire il suo entusiasmo per i suoi “sponsor” affermando: “Ho il mito di Giorgia Meloni, passo le giornate a vedere i suoi video. Essendo uno che vuole imparare, lei è una che insegna”. Evidentemente il “meloniano” non ha nulla di meglio da fare che “passare le giornate” ad ascoltare le continue distorsioni della realtà da parte della Meloni che – nel denunciare congiure e complotti contro il governo (anche da parte della magistratura) – è giunta ad affermare contro il vero: “Quando i nostri avversari non hanno trovato nulla per attaccarci, hanno dovuto inventarsi di sana pianta notizie false per farlo” aggiungendo: “Siamo sempre stati i giudici più implacabili di noi stessi e dobbiamo continuare a esserlo”. Soprattutto il Tagliaferri “passa le giornate” ad apprendere dalla Meloni che “noi stiamo facendo la storia”. A parte che si sfiora il ridicolo quando si afferma che “stiamo facendo la storia” con Lollobrigida, Santanchè, Sangiuliano, Nordio, Delmastro ecc. va detto che c’è del vero nell’affermazione della Meloni perché si “sta facendo” la peggiore “storia” dell’èra repubblicana: essa, da un lato sarà ricordata per aver portato alla massima estensione possibile la (già praticata) perversa pratica di familismo, di favoritismo, di occupazione sfrenata delle cariche degli enti pubblici con particolare riguardo all’informazione e alla cultura (da ultimo: il meloniano Giuli, ministro della Cultura senza laurea); dall’altro lato, questo momento storico sarà ricordato come quello di un governo che ha proposto e fatto approvare le leggi-bavaglio che limitano per i giornalisti il diritto costituzionale di informare e, per i cittadini, quello di essere informati; come quello di un governo che ha fatto approvare le leggi che incidono profondamente sul diritto al dissenso, criminalizzando le proteste che trovano origine nel disagio sociale; come quello di un governo che ha fatto approvare le demenziali leggi quali quella che abroga il reato di abuso di ufficio, consentendo così ai pubblici amministratori di violare impunemente la legge e privando i cittadini di tutela di fronte agli abusi e ai soprusi dei pubblici ufficiali, e l’altra secondo cui il giudice deve avvertire l’indagato che sul suo capo pende una richiesta di arresto del Pm, con tutte le conseguenze assurde e nefaste che ne derivano.

Ciò posto, si pone un interrogativo: riuscirà il fedele e sagace “meloniano” – che “è uno che vuole imparare” – ad apprendere, “passando le giornate” ad ascoltare il “Verbo” del “Mito”, qualcosa di diverso dalla sistematica, sterile, esaltazione del governo e del suo “Capo”? Crediamo proprio di no.

C’è un fattore tenuto rigorosamente segreto dallo scoppio della guerra, cancellato dai telegiornali e dai giornali, rigo...
14/09/2024

C’è un fattore tenuto rigorosamente segreto dallo scoppio della guerra, cancellato dai telegiornali e dai giornali, rigorosamente nascosto nelle dichiarazioni dei politici e nei documenti ufficiali dell’Unione europea: il fattore umano. Tutti i notiziari ci informano di qualche bomba caduta su edifici civili, provocando qualche vittima o di qua o di là, ma sull’oceano di sofferenza e di morte provocato dai combattimenti regna il silenzio più assoluto. Nessun cronista ci racconta che ogni giorno vengono uccisi o feriti in combattimento oltre mille soldati in ciascuna parte del fronte.

Fonti russe (citate da Analisi Difesa) riferiscono di 60 mila morti e feriti registrati tra le forze ucraine nel mese di luglio, in linea con i mesi precedenti dove le perdite stimate dai Mosca sono sempre state tra i 50 mila e i 60 mila soldati ucraini uccisi o feriti. Numeri simili sono quelli diffusi da Kiev e dai suoi alleati circa le perdite russe, stimate dal bollettino quotidiano emesso da Londra e attribuito all’intelligence britannica in mille morti e feriti al giorno. Secondo la stessa fonte, in maggio la media dei militari russi uccisi o feriti ogni giorno era stata di 1.262, a giugno di 1.140. Il totale delle perdite subite dall’Ucraina in oltre due anni di guerra si avvicina al totale delle perdite subite dall’Italia nella Grande guerra.

Nella sua ultima Risoluzione, prima dello scioglimento, il Parlamento europeo il 29 febbraio ha riconfermato l’obiettivo della “vittoria” militare dell’Ucraina, precisando che l’unico modo per raggiungerlo è quello di intensificare la guerra e la fornitura di armamenti sempre più letali. Nella sua prima riunione, il 17 luglio, il nuovo Parlamento europeo ha ribadito l’obiettivo. La fede nella “vittoria” è talmente ottusa che viene ignorato ogni riferimento ai costi umani. Quanti ucraini (e quanti russi) devono morire per conseguire l’obiettivo? Qual è il costo sostenibile?

Una cosa è certa, i responsabili del gioco conoscono bene il prezzo di sangue che bisogna pagare e non ne sono ancora soddisfatti se per gli Usa il fallimento della controffensiva lanciata dall’Ucraina nella primavera/estate del 2023 è stato attribuito (New York Times, 18 agosto 2023) all’orientamento dell’Ucraina contraria a subire le perdite massicce necessarie per vincere. In queste ultime settimane il muro che nascondeva il fattore umano ha cominciato a sgretolarsi. Così è emerso che i giovani ucraini sono sempre meno disposti a immolarsi sull’altare di Zelensky. Sarebbero circa 800 mila i renitenti alla leva in Ucraina secondo le stime che il presidente della commissione Affari economici del Parlamento ucraino, Dmytro Natalukha, ha riferito al Financial Times. Si tratta di persone che si sono rese irreperibili in vari modi. Sono aumentate le diserzioni, secondo l’Ufficio del Procuratore generale sono stati aperti fascicoli su 63 mila casi dall’inizio della guerra. Nel 2024 vi son stati tra gennaio e luglio 18.600 casi di abbandono non autorizzato del proprio reparto e 11.200 casi di aperta diserzione: si tratta 29.800 casi contro i 23.100 del 2023 e i 9.400 del 2022 ma i numeri reali potrebbero essere molto più alti (Analisi Difesa).

È anche emerso che alcuni soldati al fronte si rifiutano di sparare. Con questo livello di diserzioni e fuga dalla leva diventa sempre più difficile portare avanti i piani di guerra a oltranza. Il fattore umano è il più potente antidoto alle furie bellicose della politica, è stato determinante per porre fine alla guerra del Vietnam e potrebbe porre fine alla guerra in Ucraina. Zelensky ne è consapevole ed è deciso a ricorrere all’unica opzione che gli resta per vincere: coinvolgere più profondamente la Nato nel conflitto. Se il sangue ucraino si sta esaurendo, la soluzione proposta è di ricorrere ai donatori di sangue alleati. Proprio quello che dobbiamo e

09/09/2024

In un bell’articolo recente di Foreign Affairs si sottolinea come la guerra sia sempre evitabile. Essa è il risultato delle azioni concrete di determinate personalità. La competizione tra l’impero britannico e la potenza in ascesa tedesca dal 1870 al 1914 ha reso inevitabile la prima guerra mondiale quando il Bismark statista dell’equilibrio europeo è stato messo da parte. La Germania Guglielmina si è convinta che la Gran Bretagna non avrebbe permesso il proprio sviluppo economico. D’altra parte una mediocre leadership britannica ha alimentato nella popolazione il timore che i tedeschi minacciassero il benessere e la libertà di Londra.

Sono evidenti le affinità col momento storico attuale: la competizione cino-statunitense. Il dramma di Tucidide che si sviluppa davanti ai nostri occhi. Se avessimo statisti occidentali avremmo la possibilità di evitare la guerra che è sempre una catastrofe umanitaria e i cui risultati non sono mai quelli per cui i popoli sono costretti alle armi. La mediazione economica e geo-politica tra Stati Uniti e Cina è possibile. Include la riforma del multilateralismo e della governance economica globale, il riconoscimento di un’unica Cina, la canalizzazione del risparmio cinese verso il dollaro e l’autolimitazione di Pechino nella competizione in alcuni settori strategici con l’Occidente.

Purtroppo la politica è lontana. Trionfa l’ottica militarista e il breve periodo. Lo stesso accade con riferimento ai due conflitti in corso russo-ucraino e in Medio Oriente. L’invasione ucraina di Kursk in mancanza di un’entrata in guerra aperta della Nato contribuisce all’escalation e moltiplica le sofferenze ucraine. La Russia sta vincendo in una guerra lenta in cui il paragone tra vittime ucraine e russe va da 3 a 1. Non abbiamo dati solidi. Si tratta di analisi tuttavia che hanno un fondamento. Mosca ha una strategia difensiva che limita le perdite e implica un avanzamento lento nella conquista dei territori. Gli analisti più ascoltati in Europa dovrebbero tuttavia comprendere che questo non è un conflitto per la conquista di territori. L’avanzata pagliaccesca ucraina a Kursk non è logisticamente sostenibile e espone a cielo aperto le truppe ucraine a eventuali attacchi russi con droni. La difesa nel Donbass è stata sguarnita e Mosca ha la meglio. Grazie all’escalation occidentale è ormai possibile e legittimo un attacco russo contro centri di addestratori svedesi e polacchi come è accaduto a Poltrava. Se avessimo statisti l’Ucraina non dovrebbe temere il suo annientamento ma potrebbe contare su una leadership in grado di negoziare il bene comune di Kiev, europeo, russo (non atlantista e statunitense). Lo abbiamo ripetuto e non ritorniamo sui possibili termini della mediazione.

Il pessimismo tuttavia è dovuto alla constatazione che le guerre non sono più inevitabili in virtù delle scelte effettuate da personalità politiche. Nella società globale e imperialista americana, il sistema è ormai corrotto a tal punto che soltanto gli individui privi di scrupolo possono andare al potere, recitando il verbo. Se la Harris fosse una persona morale e troncasse gli aiuti militari a Tel Aviv in nome di un cessate il fuoco permanente che salvi gli innocenti di Gaza, i donatori opterebbero per Trump. La Harris sarebbe abbandonata dagli altri politici democratici nel Congresso. Kennedy si è opposto al complesso militare industriale, in tempi in cui c’era ancora un margine di manovra, non eravamo nella fase avanzata del capitalismo finanziario, e non ha fatto una bella fine. Soltanto un movimento federato dei partiti e dei movimenti dell’opposizione di sinistra e (forse di destra) contro le classi al governo che sono marionette dei poteri finanziari e delle oligarchie transnazionali, potrebbe avere una qualche incidenza. Come aveva previsto Marcuse il capitalismo è in grado di plasmare e standardizzare i comportamenti. Assorbe e include in sé ciò che vorrebbe confutarlo. Blair, l’emblema della terza via e della falsa sinistra europea, che ha mentito come Bush sul possesso delle armi di distruzione di massa in Irak, è ancora intervistato sui principali giornali. Forma l’opinione moderata e ci spiega che la guerra alle autocrazie è necessaria per la difesa dei valori dell’Occidente. Non prova alcun rimorso per i 500.000 morti iracheni ed è impassibile di fronte a quelli ucraini e di Gaza. I centro-sinistra di tutta Europa che hanno ereditato il cinismo, l’opportunismo dei democristiani nostrani ma non la loro cultura e competenza, ripetono come Blair slogan senza fondamento che sono strombazzati da “miti” giornalisti all’opera. In questo quadro la costruzione di un’alternativa è un percorso irto di ostacoli. Opporsi alle logiche imperiali, militaristiche e nichilistiche attuali è, tuttavia, un impegno morale, prima che politico, imprescindibile.

FQ

25/08/2024

Le tariffe Rc auto continuano a salire in modo del tutto ingiustificato realizzando una stangata complessiva da +1,65 miliardi di euro in capo agli automobilisti italiani”. Lo afferma il Codacons, che evidenzia inoltre come Campania e Toscana siano le regioni più penalizzate sul fronte del caro-polizza. “In poco più di due anni le tariffe hanno subito un rincaro complessivo del 14,1%, passando da una media di 353 euro di gennaio 2022 (dato Ivass) ai 403 attuali, con un aumento di ben 50 euro a polizza”, spiega il Codacons.

07/08/2024

In Italia – Il passaggio da luglio ad agosto è avvenuto nella calura in tutto il Paese. Pur senza far registrare temperature massime da record, l’ondata di calore è stata notevole per continuità e durata e, salvo modeste flessioni di pochi gradi come quella in corso, il caldo sopra media continuerà a farsi sentire. Dall’8 luglio le temperature massime sono sempre rimaste comprese tra 32,2 °C e 38,3 °C a Roma-Ciampino e tra 31,2 °C e 37,5 °C a Napoli, mentre il valore normale per le settimane centrali dell’estate sarebbe 31 °C in entrambe le città. Notevoli, poi, i 38 °C registrati lunedì ad Arvier, a quota 700 metri presso Aosta, e – tra l’1 e il 2 agosto – i picchi di 37 °C a Bologna, 41 °C a Foggia e 43 °C negli entroterra tra Sassari e Oristano. Le notti hanno portato poco sollievo, giacché, eccezionalmente, per oltre una settimana le temperature minime non sono scese sotto i 20 °C (soglia che definisce una notte “tropicale”) anche in zone extraurbane del Nord solitamente fresche dopo il tramonto. Incendi nel Nuorese e sulle pendici di Monte Mario a Roma, dove sono stati evacuati alcuni palazzi, ma l’Ispra segnala che per ora l’area boschiva percorsa dal fuoco quest’anno in Italia (40 kmq) non si discosta dalla media del periodo 2006-2023. C’è stata anche occasione per temporali violenti. Domenica scorsa, scrosci da oltre 65 mm di pioggia sul gruppo della Vigolana (Trento) hanno innescato grandi colate detritiche a Mattarello e Vigolo Vattaro, intercettando svariati edifici e la statale; poco più tardi, molti danni da vento e grandine grossa nel Goriziano. Venerdì, al termine di una giornata canicolare, Torino è stata spazzata da un temporale inatteso e tra i più violenti da decenni per intensità della pioggia (fino a 80 mm in un’ora) che ha alluvionato le strade ai piedi della collina, nonché per il vento e la grandine da 5 cm di diametro che ha danneggiato migliaia di automobili; la frequenza dei nubifragi in città è triplicata nell’arco di un ventennio. Dalle prime statistiche risulta che luglio 2024 si è collocato secondo tra i più caldi in un secolo e più in Romagna, terzo a Modena, quarto a Parma, quinto a Piacenza e Pontremoli, sesto a Torino, con 1-3 °C sopra media. Persiste la drammatica siccità al Sud: secondo il servizio agrometeorologico regionale della Sicilia (Sias) da agosto 2023 a luglio 2024 sull’isola sono piovuti in media solo 420 mm d’acqua, poco più di metà del normale.

Nel mondo – Luglio 2024 è stato il mese più caldo mai registrato in Cina, nonché in città canadesi come Calgary e Edmonton. Nei giorni scorsi, nuovi primati nazionali di temperatura massima per luglio in Mozambico (37,2 °C) e nel Brunei (36,4 °C), e per qualunque mese dell’anno all’osservatorio Fabra di Barcellona (40,0 °C), attivo dal 1914. A Shanghai, in un secolo e mezzo di misure, non si era mai registrata una temperatura minima di 32,1 °C. Il monsone estivo in Asia meridionale quest’anno è particolarmente attivo e le alluvioni si susseguono più del solito: giovedì la megalopoli pakistana di Lahore è rimasta sommersa da un diluvio record da 360 mm di pioggia in tre ore, oltre cento vittime nelle ultime settimane nel Paese. Inondazioni in Lettonia e nel Nordest della Francia, colpiti i dipartimenti dei Vosgi e Seine-et-Marne, dove i temporali di giovedì hanno scaricato 80-100 mm di pioggia. I ghiacciai delle montagne tropicali sono particolarmente vulnerabili al riscaldamento globale. Uno studio basato sull’analisi di radionuclidi cosmogenici nelle rocce appena liberate dai ghiacci tra Colombia, Perù e Bolivia, coordinato dal Boston College e pubblicato su Science (Recent tropical Andean glacier retreat is unprecedented in the Holocene), indica che i ghiacciai locali oggi sono ai minimi di estensione in almeno 11.700 anni, e – forse – in 130 mila anni, cioè dal precedente periodo interglaciale.

Luca Mercalli

25/07/2024

La spesa militare italiana vola a 34 miliardi di euro. L’ultimo sì per comprare gli Eurofighter (che il ministro La Russa cancellò)

Da inizio legislatura approvati 27 programmi di acquisto pluriennali. Spiccano i 24 nuovi caccia, 272 carri armati tedeschi, 890 missili di produzione israeliana

11/07/2024

Abuso d’ufficio cancellato: il “liberi tutti” per i politici
SCHIFORMA NORDIO
Migliaia di condanne cancellate, museruola ai giornalisti e altro favore ai colletti bianchi.

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08/07/2024

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Qualcuno ha notizie di questi due?

Avevano già inziato a sgomitare per salire sul carro del vincitore, facendo a gara per chi è più lepen*sta e da più tempo. Si erano già vestiti di tricolore francese per celebrare l’amica Marine.

È finita così, senza che non si abbiano più notizie di Salvini e Meloni, persi in un imbarazzato silenzio tombale, che romperanno solo con le solite rivendicazioni e accuse contro i poteri forti.

In attesa di vivere anche in Italia il giorno della liberazione, questa immagine è la fotografia esatta della notte francese.

È tutto bellissimo.

01/07/2024

Tutto si svela nell’anatomia di un istante. Non c’è neanche bisogno dello psichiatra per analizzare la faccia, i gesti e la postura di Matteo Salvini inquadrato lungo quei cinquanta secondi in cui Giorgia – la sua mai digerita capitana d’avventura – rende omaggio a Satnam Singh, l’indiano morto per amputazione di tutti i suoi diritti e per il dissanguamento del braccio reciso e buttato nella cassetta della frutta, lasciato accanto al corpo abbandonato come si fa con la spazzatura.

Meloni sta dicendo in Aula: “Approfitto di questo passaggio per ricordare l’orribile e disumana morte di Santan Singh, 31 anni, il bracciante che veniva dall’India…”. Accanto a lei si vede Salvini con lo sguardo infossato nel buio della sua stessa ombra che a braccia conserte resta immobile, colto di sorpresa da una compassione che non gli risulta e meno che mai lo riguarda.

Meloni: “Per il modo atroce in cui quella morte è avvenuta…” Trapela dalla lontananza dell’aula, fuori dall’inquadratura, un piccolo applauso che sale. Salvini serra le mandibole e le orecchie.

Meloni: “Per l’atteggiamento schifoso del suo datore di lavoro…”. Si rafforza l’applauso. Il mite Tajani, l’altro cartonato che sta seduto alla destra di Meloni, muove appena le mani accennando anche lui l’applauso.

Meloni getta un’occhiata al Salvini immobile seduto alla sua sinistra, e intanto dice: “È l’Italia peggiore…”. Salvini inspira, restando nascosto dentro al suo marmo identitario, sperando di non essere visto, come i bimbi quando chiudono gli occhi per non essere scoperti. Meloni lo perlustra dal Nord dei piedi al Sud della testa per un lungo istante. La sua è un’occhiata scheggiata di disprezzo che si posa e si allontana. Tossisce. Si volta. Stringe gli occhi. Sta pensando che mentre Tajani ubbidisce, il Salvini truce non si muove, non ha intenzione di assecondare l’inserto umanitario.

Meloni tossisce di nuovo, mentre l’applauso sale. E nel preciso istante in cui si muove sembrando a tutti che stia per applaudire anche lei, l’erbivoro Salvini prende vita, muove la mano sinistra in viaggio verso la destra, credendo di assecondare Meloni che invece non applaude, ma si sta allungando verso il bicchiere. In sottofondo i deputati si stanno alzando tutti in piedi.

Meloni respira l’intera pausa, accoglie l’omaggio, lo impone ai suoi due sottoposti soffiando l’ordine appena bisbigliato a renderlo obbligatorio: “Ehi, rega’, alzatevi pure voi!”. Tajani lestamente ubbidisce. Anzi fa di più, dice piano a Giorgia: “Ho fatto chiedere i visti per la famiglia”. Lei non capisce: “Cosa?”. Lui le si avvicina con zelo: “Ho fatto chiedere agli uffici il visto per la famiglia”. E Giorgia, come fosse il suo scolaro, lo premia con un “Ah, sì, bravo”. Salvini invece ancora niente. Si rinserra nelle spalle, rigira due occhiate a spazzare di nuovo il pavimento per l’insofferenza malamente repressa. Ma davvero deve alzarsi anche lui? Il capo dei popoli padani, il ganzo del Papeete? Il plurimo ministro plenipotenziario del Ponte sullo Stretto e dell’Autonomia differenziata che lo allargherà del doppio?

Salvini fa passare altri secondi di insubordinazione e finalmente – mentre tutte le trombe della Lega gli soffiano dentro la testa, sventolano i bandieroni di Pontida, si alzano in volo le corna e gli spadoni delle feste, i rosari e i crocefissi dei comizi, galleggiano tra le onde i migranti sui barconi e dondolano alla deriva le navi delle odiate Ong, con uomini, donne, bambini a scoppiare di sete e di caldo mentre lui contabilizza i voti guadagnati, al diavolo i 49 milioni di debiti da pagare in 70 rate nei prossimi 70 anni – ecco che finalmente si alza, sale in superficie, finge di tossire per riunire le mani davanti alla bocca e sempre guardando il pavimento, scocciatissimo, con le mani che appena si toccano, concede anche lui lo stentato omaggio dell’applauso al negro.

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