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IL GARGANO SCOMPARSO: LA MAPPA DEGLI INSEDIAMENTI MEDIEVALI CHE NON CI SONO PIÙ.
04/02/2025

IL GARGANO SCOMPARSO: LA MAPPA DEGLI INSEDIAMENTI MEDIEVALI CHE NON CI SONO PIÙ.

GROTTE-IPOGEI DI MINUTILLO, CARPINO.
03/02/2025

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CAPUANUS: IL CRATERE LUNARE IN MEMORIA DI FRANCESCO CAPUANO DI MANFREDONIA, UN ASTRONOMO DI CAPITANATA.La Luna è senza d...
03/02/2025

CAPUANUS: IL CRATERE LUNARE IN MEMORIA DI FRANCESCO CAPUANO DI MANFREDONIA, UN ASTRONOMO DI CAPITANATA.

La Luna è senza dubbio uno dei corpi celesti più affascinanti e facili da osservare. Ci accompagna da tempi immemorabili e ha ispirato intere generazioni, avvolgendoci con la sua aura protettrice.

Grazie alla sua danza gravitazionale attorno al nostro pianeta, ha contribuito a stabilizzare l’asse terrestre, che altrimenti verrebbe strattonato da Sole e Giove come in un gigantesco tiro alla fune. Questo ha evitato al nostro pianeta il destino di Marte, dove l’inclinazione dell’asse di rotazione cambia notevolmente, causando sconvolgimenti climatici nel corso di decine di milioni di anni.

In Capitanata, come in molte altre regioni, la Luna ha permesso ad agricoltori, allevatori e navigatori di misurare il tempo e ha illuminato il cammino dei pellegrini diretti alla sacra grotta dell’Arcangelo, proteggendoli nei luoghi bui e isolati.

La superficie lunare, in assenza di una vera e propria atmosfera (solo un sottilissimo strato di atomi), è crivellata di crateri. Ogni asteroide, meteorite o cometa che impatta sulla Luna lascia un segno indelebile, grazie alla scarsa erosione presente sul suo suolo.

Tra tutti questi crateri, ce n'è uno che ci riguarda da vicino: il cratere ‘Capuanus’.
Con un diametro di circa 59,7 km, si trova nella parte sud-occidentale della faccia visibile della Luna.

Avete notato qualcosa di familiare?

Sì, il nome Capuanus si riferisce a un Capuano, più precisamente a Francesco Capuano di Manfredonia.

Ma chi era e perché gli è stato dedicato un cratere lunare?

Iniziamo col dire che la scarsità di informazioni sulla vita di Francesco Capuano rende difficile ricostruire la sua carriera scientifica. Inoltre, in alcune opere viene spesso confuso con un omonimo di Catania, vissuto in un’epoca diversa. Questo perché Capuano di Manfredonia, una volta divenuto ecclesiastico, prese il nome di Giovanni Battista.

A fare un po’ di luce su questa figura complessa è stato lo studio bibliografico di Pietro Riccardi, intitolato “Intorno ad alcune rare edizioni delle opere astronomiche di Francesco Capuano da Manfredonia”. Questo studio fu pubblicato nel volume 14 delle “Memorie dell’Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Modena” nel 1874, presentato all’Accademia nel 1871 e pubblicato separatamente nel 1873. Riccardi esaminò sistematicamente la letteratura precedente, ma non riuscì a trovare nuove informazioni significative oltre a quelle deducibili dai frontespizi e dalle dediche dei due testi stampati.

La principale fonte di Riccardi era l’opera “Generalis totius sacri ordinis Clericorum Canonicorum historia tripartita” di Gabriele Pennotto (Roma, 1624), che forniva, tra l’altro, una data arbitraria della morte di Capuano.

Ma quali sono gli elementi raccolti da Riccardi?

Si ritiene che Francesco Capuano sia nato a Manfredonia, probabilmente nella prima metà del XV secolo, e sia morto a Napoli intorno al 1490, durante il regno di Ferdinando d’Aragona, secondo quanto riportato da Pennotto. Intorno al 1475, Capuano praticava astronomia e filosofia presso l’Università di Padova, dove probabilmente ricopriva anche il ruolo di docente.

Successivamente, si unì all’ordine dei Canonici Regolari Lateranensi e, una volta divenuto ecclesiastico, adottò il nome di Giovanni Battista. È noto soprattutto per le sue illustrazioni e commenti sui trattati “Sphaera mundi” di Sacrobosco e “Theoricae Novae Planetarum” di Georg von Peuerbach.

Un’interessante pubblicazione di Elio Nenci, intitolata “Francesco Capuano di Manfredonia”, si concentra specificamente sul commentario di Capuano all’opera di Sacrobosco, che adottava la visione tolemaica del cosmo.

Capuano affronta un tema affascinante: il ruolo dell’astronomia nel contesto generale della conoscenza. L’autore confronta le due diverse redazioni del commento, evidenziando una notevole trasformazione dello studioso dovuta alla sua scelta di entrare in un ordine religioso.

Essendo il primo a insegnare scienze tra i Canonici Lateranensi, Capuano doveva spiegare la conoscenza astronomica in modo molto preciso. Per questo, utilizzava spesso gli “Analitici Posteriori” di Aristotele, un testo ritenuto all’epoca fondamentale per lo studio del ragionamento nelle scienze matematiche. Allo stesso tempo, lo studioso era consapevole che la Chiesa non avrebbe accettato idee che promuovessero il determinismo astrologico.

Nella prima versione del prologo, Capuano illustra brevemente la dignità e l’utilità dell’astronomia, facendo riferimento a testi standard come il “De anima” di Aristotele, stabilendo una gerarchia delle discipline che poneva l’astronomia sopra le scienze naturali e la matematica, ma sotto la teologia.

Nella seconda versione del prologo, scritta anni dopo sotto il nome di Giovanni Battista, gli argomenti della prima redazione servono solo come introduzione a discussioni più ampie sviluppate secondo il modello della ‘quaestio’ medievale. L’autore si interroga se l’astronomia sia una scienza, come dovrebbe essere classificata rispetto alle altre scienze e se sia una scienza matematica.

Capuano presenta quattro argomenti che mettono in discussione lo status dell’astronomia come scienza. Questi argomenti si basano principalmente sul fatto che l’analisi di vari fenomeni, come il movimento di precessione, richiede decenni per essere verificata. Inoltre, l’uso degli organi di senso è molto limitato, essendo ristretto alla sola vista. Questo è significativo poiché Capuano riteneva che “i cieli sono conosciuti solo attraverso l’immaginazione”. Un altro punto di discussione era la pretesa di scientificità dell’astrologia giudiziaria, che all’epoca era considerata una parte essenziale dell’astronomia.

Terminiamo con una curiosità scientifica.

Qualche anno fa, il cratere Capuanus è stato oggetto di uno studio internazionale intitolato “EFFUSIVE LUNAR DOMES IN CAPUANUS CRATER: MORPHOMETRY AND MODE OF EMPLACEMENT”. Gli scienziati hanno evidenziato che le proprietà morfometriche dei domi (strutture geologiche a forma di cupola) presenti nel cratere, sono comparabili a quelle dei piccoli e bassi domi all’interno del ‘Mare Tranquillitatis’. Analizzando le composizioni basaltiche, i tre domi in questione mostrano caratteristiche differenti. Due di essi, mostrano un basso contenuto di titanio mentre uno presenta un contenuto in titanio più alto, a discapito dell’alluminio. Queste caratteristiche indicano una storia vulcanica di notevole complessità che è ancora oggetto d’indagine.

La prossima volta che osserverete la Luna piena, magari con un telescopio o un buon obiettivo fotografico, cercate il cratere Capuanus. In quel piccolo angolo lunare, è custodita la memoria di un figlio di Capitanata, che aveva sempre lo sguardo rivolto al cielo, riuscendo in qualche modo, a oltrepassare i confini della Terra, per continuare a ispirare altre generazioni… a fare altrettanto.

Fonti:

- “Francesco Capuano di Manfredonia”, E. Nenci (De Sphera of Johannes de Sacrobosco in the Early Modern Period – SpringerOpen).
- “EFFUSIVE LUNAR DOMES IN CAPUANUS CRATER: MORPHOMETRY AND MODE OF EMPLACEMENT”, R. Lena, R. Evans, S. Lammel, J. Phillips e C. Wöhler (Lunar and Planetary Science Conference 2011).
- Enciclopedia Treccani.
- Wikipedia.

Il 2 febbraio del 1575, nella suggestiva Valle dell'Inferno, avvenne la conversione di Camillo De Lellis, poi diventato ...
02/02/2025

Il 2 febbraio del 1575, nella suggestiva Valle dell'Inferno, avvenne la conversione di Camillo De Lellis, poi diventato il santo che fondò l’Ordine dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi.

02/02/2025
PIETRAMONTECORVINO: LA TORRE NORMANNA E LA TRIPLICE CINTA SACRA.Pietramontecorvino è un borgo medievale che conserva int...
01/02/2025

PIETRAMONTECORVINO: LA TORRE NORMANNA E LA TRIPLICE CINTA SACRA.

Pietramontecorvino è un borgo medievale che conserva intatta la sua bellezza antica. L’abitato sorge su uno sperone roccioso sulle pendici dei Monti Dauni settentrionali, in posizione dominante la sottostante valle del torrente Triolo. La sua storia affonda le radici nell’antica città di Montecorvino, distrutta da Ruggero II, nipote di Roberto il Guiscardo, per l’alleanza con Rainulfo di Avellino. Gli abitanti sopravvissuti, secondo la tradizione, fondarono nuovi villaggi, tra cui Motta Montecorvino, Volturino e Pietramontecorvino.

Il borgo di Pietramontecorvino appare nei documenti storici durante il periodo di incastellamento dei Normanni nell’Italia meridionale. La prima menzione ufficiale si trova nel ‘Catalogus Baronum’, dove è elencato tra le proprietà del conte di Civitate, Filippo, insieme a Montecorvino e altri centri della regione.

La prima menzione del sito come "castello" appare in due atti di donazione del 1218 e 1223 a favore del monastero di S. Maria della Grotta.

Una delle strutture più affascinanti del borgo è la Torre Normanna, alta circa 25 metri e di pianta quasi quadrata.

L’imponente torre che domina il borgo di Pietramontecorvino non è solo un simbolo di potere, ma anche una struttura difensiva. La cura dedicata agli arredi e agli elementi architettonici decorativi suggerisce che la torre fosse utilizzata anche come residenza.

Gli studiosi ipotizzano che la torre sia stata costruita tra il XII e il XIII secolo, durante il periodo in cui il feudo apparteneva alla famiglia De Parisio. Le tecniche costruttive, come la pianta quadrangolare, lo sviluppo in altezza e l’ingresso sopraelevato, insieme alle buche pontaie e alla scala a chiocciola, supportano questa teoria.

Già nel 1309, la torre era descritta come “discoperta, vetusta et ruinosa”, indicando che aveva subito interventi di restauro. I rimaneggiamenti riguardarono soprattutto la parte alta dell’edificio, con l’aggiunta di elementi in laterizio come balconi, caditoie, nicchie e aperture interne, probabilmente realizzati durante il tardo Medioevo o in epoca più moderna dai Montalto, ultimi proprietari del feudo alla fine del XVI secolo.

Ogni piano della torre è dotato di due finestre, alcune delle quali ornate da bifore del periodo angioino. Ma osservando attentamente il davanzale di una delle finestre al lato sud del fabbricato, spicca un elemento interessante: un’incisione ben riconoscibile, conosciuta genericamente come Triplice Cinta Sacra. Si tratta di una posizione alquanto insolita in Capitanata, e malgrado sia visibilmente consunta, aggiunge ulteriore fascino e mistero alla struttura.

Pietramontecorvino è un luogo ricco di storia e di ‘storie’ da raccontare, e sicuramente continueremo a esplorare le sue meraviglie.

Fonti:

- "LA TRIPLICE CINTA NELLA DAUNIA", G. Barrella (VI Convegno Nazionale di Sonnino).
- "La torre di Pietramontecorvino: un’analisi archeologica e archeometrica delle architetture", di R. Giuliani e P. Menanno (31° Convegno Nazionale - Archeoclub San Severo).
- visitmontidauni.it.
- catalogo.beniculturali.it.

Il libro si presenta come un viaggio attraverso il Gargano contadino, alla ricerca di antiche pratiche terapeutiche di t...
01/02/2025

Il libro si presenta come un viaggio attraverso il Gargano contadino, alla ricerca di antiche pratiche terapeutiche di tipo erboristico e magico-religioso nonché di radici culturali che abbracciano l’intera area mediterranea.

In passato, il guaritore di campagna svolgeva un vero e proprio ruolo sociale, essendo spesso, nelle zone rurali, l’unico operatore terapeutico in grado di curare uomini e animali.

Oggi, la gente si rivolge alla medicina popolare come un’alternativa a quella ufficiale, forse per una crescente necessità di coinvolgimento in prima persona nel processo curativo. Infatti, i guaritori di campagna, che vanno man mano scomparendo, agivano servendosi di riti suggestivi, ma di grande impatto a livello emotivo e psico-somatico.

Di fronte al vorticoso progresso tecnologico l’uomo è portato a sentire un senso di disagio interiore che solo la riscoperta di ritmi più naturali e profondi può colmare. Riappropriarsi di questo mondo lontano e misterioso apre nuovi orizzonti nel rapporto medico-paziente e risponde a una esigenza inconscia collettiva di conservare nel tempo un patrimonio che ci appartiene, carico di umanità, di saggezza, di esperienze che vanno a riscattare quell’immagine stereotipata di un Meridione arcaico e arretrato.

BiblioDaunia - Una lettura affascinante, utile anche per approfondire alcuni nostri post e articoli di prossima pubblicazione.

TRA SACRO E PROFANO: L’EREMO DI SANT’ONOFRIO E LE CRONACHE DI LUCCHICHINO, IL LADRO CONVERTITO CHE COMBATTEVA IL DEMONIO...
31/01/2025

TRA SACRO E PROFANO: L’EREMO DI SANT’ONOFRIO E LE CRONACHE DI LUCCHICHINO, IL LADRO CONVERTITO CHE COMBATTEVA IL DEMONIO.

DauniaDoc - La storia dell’archeologia daunia e garganica in una carrellata di immagini straordinarie, raccontate dall’a...
31/01/2025

DauniaDoc - La storia dell’archeologia daunia e garganica in una carrellata di immagini straordinarie, raccontate dall’archeologa Marina Mazzei, nel suo “L’Oro della Daunia. Storia delle scoperte archeologiche”, pubblicato da Claudio Grenzi Editore nel 2002.

Microstorie di vita archeologica vissuta sul campo, dal Settecento ai giorni nostri, dalle quali emerge tutta la ricchezza storica di un territorio unico e l’importanza di preservare, proteggere, tutelare tale prezioso patrimonio.

Nello specifico, il testo, attraverso una minuziosa ricerca di fonti archivistiche e bibliografiche, ripercorre la storia delle scoperte archeologiche in provincia di Foggia dal Settecento a oggi, che vengono presentate seguendo gli eventi storici e politici, locali e nazionali, i riferimenti istituzionali e legislativi e le storie individuali di ricercatori e studiosi.

Sullo sfondo, da sempre, l’altra faccia dell’archeologia della Daunia, cioè lo scavo illecito, ancora oggi protagonista a causa di un mercato fiorente di antichità nel nostro paese e fuori.

Il libro, guardando indietro, propone riflessioni sul futuro dell’archeologia della Capitanata e sulla necessità di una politica nel settore che risponda a progetti unitari, senza individualismi e provincialismi, guardando più lontano come molti già nell’Ottocento avevano iniziato a fare.

Le foto sono tratte dal libro sopracitato.

Un territorio carsico straordinario, con più di 4000 doline, tra le quali l’impressionante Dolina di Pozzatina. Le dolin...
31/01/2025

Un territorio carsico straordinario, con più di 4000 doline, tra le quali l’impressionante Dolina di Pozzatina. Le doline non rappresentano l’unica manifestazione epigea del carsismo garganico. Sul nostro territorio possiamo ammirare i ‘polje’ (dal croato polje e dal serbo поље, con il significato di ‘campo’), che si formano a partire da una o più valli a imbuto che, per effetto di fenomeni di erosione e corrosione, si uniscono dapprima in vallate composte e poi in depressioni col tempo sempre più vaste. I due esempi garganici più evidenti sono il polje di San Marco in Lamis, nel quale il borgo è collocato, e quello del Pantano di Sant’Egidio, che un tempo ospitava un vecchio lago, oggi prosciugato. Inoltre, abbiamo anche i cosiddetti ‘campi solcati’, o Karren, visibili ad esempio nelle zone più esposte tra San Marco in Lamis e San Giovanni Rotondo.

Fototeca - Sapevate che il Gargano è costellato da più di 4000 doline e rappresenta la regione con la maggiore densità, con un valore medio per Kmq di 80 doline e un picco di 105 nel territorio di Montenero?

Foto Google Earth (R)

UN’EPIGRAFE MEDIEVALE DALL’ABBAZIA DI MONTE SACRO.Se ci si reca nel caratteristico Centro Visitatori-Museo della Foresta...
30/01/2025

UN’EPIGRAFE MEDIEVALE DALL’ABBAZIA DI MONTE SACRO.

Se ci si reca nel caratteristico Centro Visitatori-Museo della Foresta Umbra, ci si imbatte in una particolare epigrafe, in caratteri gotici, presente su una lastra marmorea mutila. Essa rappresenta un reperto di notevole importanza e adesso ne raccontiamo la storia attraverso le parole di Filippo Fiorentino che, nel 1979, ne pubblicò una relazione.

L’epigrafe è in pietra calcarea ed è mutila sul lato destro, quindi il testo non è completo. Le misure sono di 54 cm in lunghezza, di 42 cm in larghezza e con uno spessore di 13 cm. Sul retro, si nota un maschio a forma di rosetta, per fissare la lastra affogata nella malta al muro. La posizione originaria dell’epigrafe è sconosciuta.

Ma andiamo con ordine. Come scrisse il Fiorentino, ogni nuovo ritrovamento pone sempre problemi complessi e non lievi difficoltà di ordine storiografico, quando attraverso l’indagine condotta sulla fonte monumentale si vuole pervenire alla conoscenza di momenti della vicenda umana affatto documentati nel continuo fluire della storia. La tradizione non tramanda se stessa: è l’uomo nella sua ansia di ricerca che scioglie la densità di implicazioni e di rapporti insiti in un documento del passato.

Parole sante. La lastra venne recuperata dal dott. Pietro Lauriola, amministratore delle Foreste Demaniali del Gargano, che pubblicò nel 1979 uno studio dell’epigrafe, su “Archivio Storico Pugliese”, ###II, fasc. I-IV, pp. 253-257. Era in una masseria, dove - sembra paradossale - veniva utilizzata in lavori agricoli, a circa 2 Km di distanza dalle maestose rovine dell’Abbazia di Monte Sacro, tra le quali l’epigrafe fu certamente raccolta.

Il monastero benedettino, in posizione strategica a 874 m s.l.m., a nord di Mattinata, sorge secondo alcune ipotesi sul luogo di un tempio dedicato a Giove Dodoneo. È tradizione, come riportato da D. Salvatore Prencipe, che Lorenzo Maiorano dopo la dedicazione della Sacra Grotta di Monte Sant’Angelo all’Arcangelo Michele, nel 493 d.C., assieme ad altri sette vescovi si sia trasferito sul Monte Dodoneo dove, infranto il culto di Giove, consacrava il nuovo tempio alla SS. Trinità. Alla stessa maniera S. Benedetto a Montecassino avrebbe sostituito a un tempio di Apollo due oratori, primi nuclei della famosa chiesa madre del cenobitismo benedettino.

Ipotesi a parte, cosa ci dice la storia? Innanzitutto, tra il 1222 e il 1223, il Gargano fu investito da tre terremoti di fortissima intensità. L’intero territorio subì gravissimi danni e la città di Siponto fu rasa al suolo. L’imperatore Federico II di Svevia si recò di persona sul posto, per valutare i danni, organizzare i lavori di rimozione delle macerie e per soccorrere la popolazione.

Fu allora che Siponto venne definitivamente abbandonata e pochi anni dopo nacque nelle vicinanze una nuova città, Manfredonia. Nel 1223, anche l’Abbazia della SS. Trinità fu distrutta dal terremoto e l’abate Gregorio, a tre anni dal suo insediamento, dovette occuparsi della ricostruzione. Lo studio dell’alzato e della stratigrafia archeologica dimostrano che alcuni edifici, tra i quali principalmente la chiesa, dovevano aver subito danni ingenti. Ed è proprio l’abate a essere nominato nell’epigrafe.

Come ci dice Sabina Fulloni, nel suo “L’Abbazia dimenticata”, il testo dell’iscrizione si sviluppa su 4 righi con una grandezza dei caratteri che varia tra i 4,5 cm e i 5 cm; il ‘ductus’ delle lettere è raffinato e regolare. Il testo recita:

†QUI[NIS]/ATQ[UE]/QUATERDENIS/LUSTRIS/ [...]
VIRGINIS/A PARTU/CURRENTIBUS/ADDIT [...]
ABBAS/GREGORIUS/DECIM[US]/QUAS/CER [...]
CONDIDIT/ETHEREAS/PRECIB[US]/CUI/CO [...]

Le integrazioni sicure riguardano i termini ‘quinis’, ‘decimus’ e ‘precibus’, perché accompagnati dalle abbreviazioni di troncatura. La croce simboleggia l’invocazione ‘In nomine sanctae et individuae trinitatis’, oppure ‘In nomine domini dei’.

Il Fiorentino ipotizzava che ‘quinis atque quaterdenis lustris’, tradotto in “mille e quarantacinque lustri”, corrispondesse al 1225, anno di fondazione della SS. Trinità da parte di Gregorio. In realtà, lo scioglimento corretto del testo è il seguente: “Quinis lustris atque quaterdenis lustris”. Si ha, quindi, ‘quinis lustris’, che corrispondono a 5 x 5 anni, cioè 25 anni, a cui vanno aggiunti ‘quaterdenis lustris’, ossia 5 x 14 anni, cioè 70 anni, per un totale di 95 anni.

L’ultimo carattere epigrafico del primo rigo, forse una C, una O oppure una Q, potrebbe essere l’iniziale di una congiunzione. Inoltre, nel testo sono inseriti due verbi. Nel secondo rigo si trova la terza persona singolare al presente del verbo ‘addere’, mentre l'ultimo riporta la terza persona singolare di ‘condere’, al passato. Quindi, oltre alla datazione, vengono descritte due azioni, la prima al presente, che si riferisce all’epoca dell’epigrafe stessa e una seconda che definisce una situazione avvenuta in tempi più remoti.

Ne consegue che il testo contiene due soggetti, di cui attualmente soltanto uno è noto, Gregorio. La nuova interpretazione dell’epigrafe, purtroppo frammentaria, è quindi la seguente, come riportato dalla Fulloni:

Novantacinque anni [...]
dal parto della Vergine [...]
Gregorio, decimo abate aggiunge [...]
con preghiere [...] di divino [...]
[che era stato] fondato [da un suo predecessore].

Il significato dell’epigrafe sembra chiaro: Gregorio ricostruisce alcuni edifici del monastero che era stato fondato da un suo predecessore. Probabilmente si trattò di vari interventi, che non vengono elencati al dettaglio. Partendo dalla data sicura del terremoto del 1223 e sottraendo i 95 anni menzionati, si giunge all’anno 1128, periodo quasi corrispondente alla fondazione del grande impianto monastico della SS. Trinità e all’insediamento del suo primo abate Urso, durante le guerre di annessione del continente volute da Ruggero II. Ne consegue che l’epigrafe si riferisce quindi a Urso, fondatore del monastero.

La Fulloni aggiunge, inoltre, che la formulazione di datazione della natività, espressa come parto della Vergine, è inusuale ma rispecchia la complessa figura di Gregorio, mecenate estremamente colto. Anche il carattere calligrafico gotico, che a partire dal XIII secolo soppianterà gradualmente le calligrafie in uso, coincide con il periodo di governo di Gregorio. Un problema irrisolto riguarda il termine del periodo di governo dell’erudito abate, di cui non si conosce l’anno preciso di morte.

La parte mancante dell’epigrafe non è stata mai ritrovata: avrebbe meglio chiarito, forse, le vicende storiche, giuridiche e artistiche dell’abbazia, già nel 1252 in via di decadenza “propter expensarum defectum” e oggi, purtroppo, invasa e soffocata dalla foresta. Come sottolineava già il Fiorentino, ulteriori interventi conservativi vanno promossi per evitare che l’edificio subisca ulteriori danni, in mezzo a una natura impervia, soprattutto per il prezioso portale della chiesa preceduto da un portico a tre arcate a tutto sesto, gli eleganti capitelli in pietra locale con figure animali e motivi a foglie, gli imponenti muri perimetrali, in struttura pseudo-isodomica, che corrono per 344 metri intorno al complesso abbaziale.

La ricerca continua, animata dall’amore smisurato per un territorio che nasconde preziose gemme di storia e vita vissuta.

Archivio di Giovanni BARRELLA.

Fonti:

- Sabina Fulloni, “L’Abbazia dimenticata. La Santissima Trinità sul Gargano tra Normanni e Svevi”, Liguori Editore, 2006.
- Filippo Fiorentino, “Una epigrafe medioevale da Monte Sacro”, in “L’ALTRO GARGANO. LE IMPRONTE DEL TEMPO”, Lucera, 1981.

BiblioDaunia - Questo volume raccoglie le relazioni del VII Convegno storico sanitario di Capitanata, intitolato “La mal...
30/01/2025

BiblioDaunia - Questo volume raccoglie le relazioni del VII Convegno storico sanitario di Capitanata, intitolato “La malaria nel Mezzogiorno ed in Capitanata” (Lucera, 6 ottobre 2023).

Il convegno è stato proposto e organizzato dalla Commissione ordinistica di Storia della Medicina in Capitanata e dalla sezione dauna dell’Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria.

Il volume, edito con il sostegno economico dell’Ordine e della Fondazione dei Monti Uniti di Foggia, contiene cospicui e originali contributi per la conoscenza di una malattia ormai scomparsa nel nostro territorio e ci dà il segno della tenace lotta alle malattie e dell’impegno assistenziale della classe medica, oltre che dell’attività politica e legislativa nel corso del tempo.

Gli scritti sono motivo di riflessione per la possibilità dell’evidenza di nuove malattie trasmesse da artropodi, che potrebbero impegnare i medici italiani in una nuova sfida diagnostica e terapeutica.

IL BELLISSIMO PORTALE SETTENTRIONALE DI SAN LEONARDO DI SIPONTO.
30/01/2025

IL BELLISSIMO PORTALE SETTENTRIONALE DI SAN LEONARDO DI SIPONTO.

BiblioDaunia - Questo libro di Filippo Fiorentino che - a parte la cura e la collaborazione ai volumi annuali delle Espo...
29/01/2025

BiblioDaunia - Questo libro di Filippo Fiorentino che - a parte la cura e la collaborazione ai volumi annuali delle Esposizioni del Gruppo Archeologico Garganico «Silvio Ferri» - può considerarsi l’opera prima del giovane autore, presenta alcuni aspetti della terra nostra e della vita che in essa si è svolta e si svolge, dalla preistoria ai tempi attuali, sotto profili fino a ora (siamo nel 1981) non tentati ed assolutamente inediti.

Sono pannelli che raffigurano ritrovamenti, eventi e personaggi che segnano la storia dai secoli che furono ai tempi che viviamo, sotto gli aspetti più originali dei quali si cerca di interpretare quanto racchiudono gelosamente e che solo un’attenta ricerca riesce a mettere in luce.

E come in una sequenza ci scorrono davanti agli occhi gli oggetti litici e i corredi tombali, i miti, il campanile di Rodi, le lotte fra Angioini e Aragonesi, il Cartolario delle Tremiti, la sfida ideologica giannoniana e l’orologio del Cavaniglia, le tavolette votive, alcuni momenti dell’Ottocento e del declinante Novecento. Il tutto senza un ordine temporale ma in un «disordine» che non annoia per il connubio, quasi simbiosi, fra tradizione e scienza per cui a temi carichi di suggestioni si alternano indagini e deduzioni scientifiche.

Si ha così un quadro d’insieme con le più varie sfaccettature, che presenta gli aspetti diversi del Promontorio alle volte inattesi altre contrastanti, a testimonianza della varia e profonda cultura dell’Autore che tratta con competenza i temi dell’età paleolitica come quelli dell’età storica, semplicemente, senza espressioni cattedratiche, a dire quasi naturalmente. Certo a dimostrazione di una lucidità intellettiva che tutto assorbe, elabora e narra, in un dosato equilibrio tra fatti e deduzioni, senza tradire mai stati di emotività e licenze letterarie.

POTREBBERO LE GROTTE RIVELARCI I MISTERI DEL CLIMA PASSATO DEL NOSTRO TERRITORIO E FORNIRCI PREZIOSI INDIZI SUL FUTURO? ...
29/01/2025

POTREBBERO LE GROTTE RIVELARCI I MISTERI DEL CLIMA PASSATO DEL NOSTRO TERRITORIO E FORNIRCI PREZIOSI INDIZI SUL FUTURO? DIRCI SE LE INONDAZIONI E LE TEMPESTE STANNO DIVENTANDO PIÙ O MENO FREQUENTI?

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