Erodoto108

Erodoto108 Erodoto108. Il Reportage di Viaggio
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Primo giorno d'autunno (o ultimo dell'estate). Tempo di scuola, tempo di camminare. E a un piccolo gruppo di professori ...
21/09/2024

Primo giorno d'autunno (o ultimo dell'estate). Tempo di scuola, tempo di camminare. E a un piccolo gruppo di professori e guide ambientali, e a otto studenti, è venuto in mente l'idea di attraversare quest'anno scolastico 'camminando'. Una classe in movimento. L'Italia intera come libro di testo. Posso solo immaginare la meraviglia, le sorprese, gli imprevisti, la pioggia e il sole, i mille incontri di chi cammina, le lezioni nei giorni stanziali. Sono partiti il 17 settembre da Orvieto, ora dovrebbero essere ancora in Umbria o nell'Alto Lazio (si possono seguire su fb e altri social, immagino; si può aprire ogni giorno la loro pagina: www.strademaestre.org). Io voglio essere a Trieste a maggio quando il loro viaggio avrà fine (per cominciarne un altro).

Provo una leggera invidia, molta ammirazione per questi ragazzi. Vorrei che la scuola fosse questa.

https://messaggerosantantonio.it/content/studenti-cammino?t=1

Strade Maestre Nino Guidi Alessandro Vergari Remo Fattorini Mara Sori Daniela Scapin Vincenza Di Schiena Pier Damiani Pacione Serena Vigoriti Cristina Privitera

Oltre mille chilometri: è quanto percorreranno otto studenti dell’ultimo triennio delle superiori e tre insegnanti-guida, in un cammino lungo 240 giorni: un vero e proprio anno scolastico itinerante.

La scoperta di Salandra, di un piccolo festival. Storie Parallele sui calanchi.
18/09/2024

La scoperta di Salandra, di un piccolo festival. Storie Parallele sui calanchi.

Donna Margherita cerca il suo equilibrio, ma è decisa a non rinunciare alla curiosità. Si affaccia alla porta di casa.

Scrivo, poi dimentico. Passo ad altro, lascio a mezzo, ammucchio. Ecco, questo è stato scritto in piena estate, quando i...
17/09/2024

Scrivo, poi dimentico. Passo ad altro, lascio a mezzo, ammucchio. Ecco, questo è stato scritto in piena estate, quando in molte città europee (ma ho visto anche a New York e in Giappone) ci sono rivolte contro il turismo. E io che penso che siamo tutti turisti...

Sono fiorentino, ho casa a Matera, sono di casa a Venezia. Non li vedo nemmeno i turisti. Ho accompagnato turisti in zone in cui era meglio non andare (non è così, ma erano terre fragili e ribelle), ho scritto (e come mi piacerebbe scrivere ancora) guide turistiche...e allora?
..'Un mondo senza turisti sarebbe «peggiore». Impedire di viaggiare, spostarsi, conoscere sarebbe una tirannia. Certo, il turismo appare come un’industria «pesante», inquinante, predatoria. Ma ignorare che è anche libertà, democrazia, cultura sarebbe solo miope e ingiusto. È la contraddizione, grande come una nave da crociera, del tempo che stiamo vivendo. Dobbiamo anche ammettere che «siamo tutti turisti». Facile scrivere: «Mettiamo divieti» o «Alziamo i prezzi». Il biglietto di ingresso a Venezia non ha scoraggiato i turisti. È altrettanto facile scrivere: «Dobbiamo governarlo» o pretendere che «si rimanga sempre a casa». In questa estate, che sta finendo, la ribellione diffusa contro il turismo che attraversa le città europee è un forte richiamo. Pretende attenzione, cura, impegno, fantasia'

In questa estate, che sta finendo, la ribellione diffusa contro il turismo che attraversa le città europee è un forte richiamo. Pretende attenzione, cura, impegno, fantasia.

Stanno partendo. Una piccola classe di ragazzi del triennio delle superiori e tre professori si metteranno in camino per...
16/09/2024

Stanno partendo. Una piccola classe di ragazzi del triennio delle superiori e tre professori si metteranno in camino per attraversare l'anno scolastico camminando. Ora sono a Orvieto e per quasi due mesi viaggeranno fra Umbria, Lazio e Toscana. Poi si imbarcheranno per la Sicilia. Una bella storia...
Per saperne di più .org

Rossella mi fa trovare un dono al mio risveglio. Una pagina antica.1993, Matera come Venezia, La Repubblica.2024, MaterV...
15/09/2024

Rossella mi fa trovare un dono al mio risveglio. Una pagina antica.

1993, Matera come Venezia, La Repubblica.
2024, MaterVenezia, edizioni Wetlands

(le idee in fondo sono sempre le stesse. Dov'ero nel 1993? Lavoravo a Roma, andavo in Eritrea, Matera era ancora lontana dai miei orizzonti. Ho conosciuto Stefano Malatesta, il giornalista che aveva scritto questo articolo: era uno dei 'nostri' punti di riferimento. Pietro Laureano viveva - e vive tuttora - a Firenze, ogni tanto ci incontravamo per parlare di Afriche).

Ultimo fine settimana a Venezia. 'Equilibri'. Chiostro e Aula Magna dei Tolentini. C'è anche 'MaterVenezia'. Domenica 29...
13/09/2024

Ultimo fine settimana a Venezia. 'Equilibri'. Chiostro e Aula Magna dei Tolentini. C'è anche 'MaterVenezia'. Domenica 29 settembre (giorno iconico), ore 17.

Ho qualche timore? Sì. Però non vedo l'ora.

Francesca Pang Donatella Toso Francesco Re Clara Zanardi Giovanna Gosen Marianna Gorpia Dicuio Valeria Cipolat

Eccolo...(è a Venezia, stampato dalle Grafiche Veneziane, edito da Wetlands). Comincerà un andirivieni fra Matera e Vene...
12/09/2024

Eccolo...(è a Venezia, stampato dalle Grafiche Veneziane, edito da Wetlands). Comincerà un andirivieni fra Matera e Venezia, Italia quanto sei lunga. Proviamo ad avvicinarla...

Ho conosciuto Giulia sulle pagine di un libro. 'La grande A'. Era il suo primo libro. Lo lessi in Etiopia. Lo lessi rico...
12/09/2024

Ho conosciuto Giulia sulle pagine di un libro. 'La grande A'. Era il suo primo libro. Lo lessi in Etiopia. Lo lessi ricordando l'assurdità di Assab, stravolto porto del mar Rosso. Lo lessi ricordando le sere al Club Juventus ad Addis Abeba. Era un libro 'perfetto'. Una storia di una bambina, di una donna, di una famiglia in Etiopia. Era quando avevo sotto gli occhi ogni giorno durante i miei mesi in quel paese. Volli conoscere Giulia. Un'amica comune mi mise in contatto. E lei mi portò ad alcune prove teatrali alla Garbatella, se ricordo bene. Conservo un bel ricordo di quel pomeriggio. Giulia mi confessò di non essere mai stata in Etiopia. Il libro è stato scritto grazie ai racconti della sua bisnonna. Non avevo un libro che sapesse raccontare così bene le vicende degli italiani in Africa Orientale.

Ho continuato a leggere i libri di . Sono bellissimi. E adesso aspetto con impazienza che esca in libreria (il 18 settembre): 'Il male che non c'è'.

Giulia Caminito

11 settembre....Gli anniversari, il ricordo, le Torri Gemelle, credo che ognuno di noi ricordi dov'era quando crollarono...
11/09/2024

11 settembre....

Gli anniversari, il ricordo, le Torri Gemelle, credo che ognuno di noi ricordi dov'era quando crollarono.
Per la mia generazione l'11 settembre è Salvador Allende. Il Cile. La ferocia di un golpe militare. Cinquantuno anni fa. Piazza San Lorenzo, a Firenze.
"..Antonio Skàrmeta, nella sua casa di Santiago, mi disse: ‘Allende non era un guerrigliero, non era un profeta, non era un poeta: era un cittadino comune’. Ho riletto queste sue parole in un articolo che ha scritto in questi giorni. Ha ragione Skàrmeta: Salvador Allende, con il suo fisico rotondo, gli occhiali dalla montatura spessa, non era un eroe, ma un uomo testardo, che credeva davvero che fosse possibile una società più giusta. Non era un sognatore, era un uomo pratico. Per questo faceva paura. Non era minoritario, non voleva esserlo, provava a davvero a realizzare un’utopia che guerriglieri e poeti non erano riusciti a realizzare. Conosceva i pericoli che il mondo stava attraversando.
Noi eravamo cresciuti nella leggenda tragica di Ernesto Guevara, erano ancora i tempi del Viet-nam, erano già scoppiate le bombe in Italia, non eravamo più ragazzini. Eppure un uomo ‘tranquillo’ come Salvador Allende riuscì a conquistarci. Avevamo fiducia in lui...."

Qui il testo completo:

E’ stato già scritto: ‘Avevo vent’anni…..’. E quel giorno, undici di settembre del 1973, fu un tumulto. A sera ci

Altri animali cercano di raccontarmi Venezia e Matera. Voglio bene alla balena che, agli inizi degli anni 2000, decise d...
09/09/2024

Altri animali cercano di raccontarmi Venezia e Matera. Voglio bene alla balena che, agli inizi degli anni 2000, decise di riapparire e, per un po' di tempo, rimase stupita delle disattenzioni degli uomini. La Balena Giuliana voleva raccontare una storia preistorica dei mari che accerchiavano la futura Matera. Era bellissima Giuliana.

I gabbiani, i voraci gabbiani reali, sono meno simpatici di Giuliana. Ma non è colpa loro se le città degli uomini si sono trasformate nei loro rifugi e nei luoghi dove trovano facilmente cibo. E così dalle loro sceneggiate a Rialto e alle loro rapine in campo Santa Margherita, i gabbiani raccontano una storia di antropocene veneziana...

Uno strano viaggio che unisce Matera e Venezia.

'MaterVenezia', libro edito a , uscirà il 20 settembre. Tre giorni dopo, il 23 settembre, lo presentiamo in piazza Vittorio Veneto a Matera. Il 28 settembre saremo a Venezia.

Venezia e i gabbiani..i cocai sono i gabbiani comuni, piccoli, graziosi. Riservati. Arrivano in laguna a fine estate, svernano. Invece, le magòghe sono grosse e lunghe ben oltre mezzo metro. Gabbiani reali. Hanno un’apertura alare di un metro e mezzo. La punta del becco è rosso-sangue (leggo che è un riferimento per i piccoli che chiedono cibo). Anche la sua pupilla è cerchiata di rosso. Ha occhi gialli e la sventura di avere uno sguardo da nazista. Il suo nome comune è zampegialle. In fondo, se ben ricordo, Jonathanan Livingston, gabbiano ribelle al quieto vivere e disinteressato alla “pappatoria”, considerava i suoi fratelli degli scansafatiche. Lui voleva volare, rischiare, gli altri no. Per loro è più facile rapinare un bambino di fronte alla pizzeria da asporto Al Volo in campo Santa Margherita che darsi da fare per pescare pescetti e seppie nei bassifondi della laguna. Come dargli torto.

Matera e la sua balena
'....Devo anche dirvi che Giuliana è una balenottera, che è fossile, e che non è un fossile qua- lunque, ma il più grande mai trovato al mondo. Era (ed è) lunga 26 metri, doveva pesare almeno 150 tonnellate. Era grassa, bellissima, sguazzante. E, un milione e mezzo di anni fa, nuotava gioiosa in un Mediterraneo preistorico. Sapeva che qui sarebbe sorta Matera? Allora avevo ragione, quando, anni e anni fa, cercavo di convincere la direttrice di una rivista a spedirmi qui sostenendo che Matera è sul mare. Un’inezia geologica fa, la Puglia era un’isola e un canale marino univa lo Ionio all’Adriatico. Una fossa, la Fossa Bradanica, profonda anche seicento metri. E proprio in questa strettoia profondissima andò a cacciarsi Giuliana...

Anni fa l'antropologo Marino Niola invitò Paolo Rumiz ad andare a trovarlo: 'Vieni, a settembre la Madonna scende dalle ...
09/09/2024

Anni fa l'antropologo Marino Niola invitò Paolo Rumiz ad andare a trovarlo: 'Vieni, a settembre la Madonna scende dalle montagne'. In quegli anni, avevo interrotto i miei viaggi dietro alla Madonna (Per questo arrivai a Matera: mi avevano raccontano della Madonna della Bruna, ero già stato a Polsi) per inseguire alberi in Basilicata. L'invito di Marino a Paolo mi è rimasto addosso...

Dicono che quest'anno centomila persone sono salite al Sacro Monte.

Ivan Asineria Equinotium Capeciuccio ci invitò a un cammino fra il confine con la Campania e il Sacro Monte di Viggiano. Per accompagnare una Madonna Nera nel suo ritorno alla chiesa madre di Viggiano. E' la protettrice dei lucani. Una grande storia.
Forse è tempo di riprendere quell'antico viaggio.

https://messaggerosantantonio.it/content/il-mese-cui-la-madonna-viaggia

Dal Sud al Nord dell’Italia, nel mese di settembre le Madonne vanno e vengono prima che arrivi l’autunno.

BojanglesUna storia vera. Con alcune menzogne a dritto e a rovescio, perché spesso la vita è cosìIl libro era su uno sca...
05/09/2024

Bojangles

Una storia vera. Con alcune menzogne a dritto e a rovescio, perché spesso la vita è così

Il libro era su uno scaffale centrale nella vecchia camera di mia figlia. Girato dalla parte della copertina. Attirava lo sguardo e la curiosità. In alto una gru coronata (che mi ha ricordato un antico viaggio in Uganda), in basso lo sguardo di un bambino. Non conoscevo lo scrittore: Olivier Bourdeaut. Gli estensori di semplici biografie annotano con soddisfazione: è stato un ‘disastroso agente immobiliare’, tuttofare in una casa editrice di libri per bambini, raccoglitore di fior di sale a Guérande, nella Loira, la sua terra. Aggiungono: cresciuto in una casa in riva all’oceano dove non c’era la televisione. Troppo facile: per questo Olivier non ha mai smesso di leggere e, dopo aver letto tutti i libri di casa, ha deciso di scrivere.

Ogni volta che andavo a casa di mia figlia, vedevo quel libro in bella vista. Aveva un’aria di mistero: mi ricordava davvero l’Uganda e niente sapevo attorno a questo Bojangles che qualcuno, quel bambino?, stava aspettando. Non vado quasi mai su Google a indagare qualcosa che non conosco. Non l’ho fatto nemmeno questa volta, forse mi piaceva che Bojangles rimanesse in una indistinta nebbiolina.

Non so come gli sia venuto in mente a Olivier un libro così ‘sconclusionato’ e ‘musicale’. Dopo le prime prove andate male (il suo primo libro, un dark, dicono, veniva sempre respinto), forse si mise davvero ad aspettare Bojangles e decise di fare smarrire anche noi nella sua follia. Subito trovò il titolo: ‘Aspettando Bojangles’, con una pazienza impaziente.

Era da molto tempo che un libro non riusciva a sorprendermi, non riusciva a commuovermi e a farmi ridere e piangere, come questo. Non riesco a togliermelo dalla mente. Credo che Federica Privitera, ho letto la sua recensione su ‘Critica Letteraria’ abbia trovato le parole giuste per descrivere questo libro: ‘Disarmante e potente’. Come è possibile?

Ci sono versioni diverse della storia raccontata in questo libro. Scrivo in tre: il bambino-narratore, figlio di quella coppia fantastica; il padre che tiene un diario segreto e a cui gli editori rispondono sempre che quanto scrive non ha ‘né capo, né coda’, però, aggiungono, è scritto bene; e poi c’è il punto di vista della madre che certo non si tira indietro. È lei, il ‘pericolo’, è contagiante, la gioia della follia ci accerchia e non ci lascia scampo. Mi ricorda Valeria in uno dei più bei film di Virzì. Che non a caso si intitola: ‘La pazza gioia’.

La mamma del bambino che ogni giorno cambia nome. O meglio, il marito e il padre, George, ogni mattina, la chiama con un nome diverso. Marguerite, Renèe, Josephine. A volte lei protesta: ‘No, oggi non chiamarmi Renée, stasera abbiamo gente a cena’. A casa di George e di sua moglie dai nomi cangianti era sempre festa. Ah, dimenticavo: il 15 febbraio, lei si chiamava sempre Georgette. Perché era il giorno dopo San Valentino.

In casa si aggirava una gru coronata. Dal nome bellissimo: la Damigella Superflua, altera, elegante, silenziosa, esigente, dal lungo becco e dal collo ancora più lungo. Ogni tre giorni arrivava un grasso senatore e il suo sigaro: era conosciuto come Lo Sconcio, amico del cuore del padre del bambino.
George e sua moglie si erano conosciuti a un party noiosissimo. Dove entrambi stupivano gli invitati con gloriose bugie. Lui sosteneva di far parte indiretta della discendenza del conte Dracula e, allo stesso tempo, di essere figlio di un ricco industriale dell’auto a Detroit. Lei invece, ma rischio di ricordare male, era imparentata con Josephine Baker. George veniva quasi sempre scoperto nelle sue menzogne, ma era così divertente raccontarle. Le bugie erano come ‘un colpo di vento’.
E poi c’era il ballo. George e sua moglie ballavano. Sempre. E sempre ascoltavano Nina Simone, con una voce che fa vibrare la pelle, cantare Mr. Bojangles. Ascoltatela, vi prego e capirete. La trovate su You Tube: da quando ho letto questo libro devo ascoltarla almeno dieci volte al giorno. E ogni volta piango e rido. Ecco, questo libro è ‘lieve’, delicato e riesce a raccontarci di pazzia vera, di manicomi, di case sequestrate dal fisco, di morte e allora stesso tempo dona, lo ripeto, una gioia allegra e f***e. Mette di buon umore. Come quando Mr. Bojangles saltava so high per poi atterrare lightly. Mr. Bojangles, fra una galera e l’altra, ballava, saltava, indossava pantaloni larghi e consumati e rendeva felici chi lo vedeva volteggiare. Il suo cane era morto venti anni prima e lui era inconsolabile, ma ballava, ballava e donava felicità. La vita può essere triste e allora bisogna inventare storie. Lei disse: ‘Datemi il nome che preferite, ma vi prego fatemi divertire’ e ‘immerse i suoi occhi’ nei suoi. Come mi piace: ‘Immerse i suoi occhi’, vorrei averlo scritto io. Vi sono altre due parole che mi hanno fatto fare un piccolo balzo di ammirazione: ‘Timido come uno sciabordio’. Giuro che ho visto con chiarezza quella timidezza.

I racconti si incrociano, a questa famiglia capitano le allegrie e le sventure della vita, vissuta con divertita ironia e leggerezza. Ha qualche affinità con ‘Forrest Gump’. Non bisogna mai prendersi sul serio, ascoltare Nina Simone e volteggiare. Questo libro ‘sfugge alle insidie della normalità’. George nel suo amore infinito per la donna dai mille nomi si lancia a occhi chiusi nella nebbia, si rende conto subito che non può fuggire, è in trappola, una trappola bellissima e decide di viverla fino in fondo.

C’è un grande ballo finale in una festa sp****la, c’è un ultimo bagno nel lago, c’è uno incamminarsi in un bosco. C’è un passato e un futuro.

Un editore decise di pubblicare questo libro ‘senza capo, né coda’. Fu un successo immenso. La gente leggeva e ballava. Piangeva e rideva. Non riusciva a smettere di leggere. ‘Era una cosa da pazzi, ma d’altronde spesso la vita è fatta in questo modo’. E, saggiamente, ‘va bene così’

Alcuni non impazziscono mai…la loro vita deve essere parecchio noiosa (Charles Bukoski)

Qui ascoltate Nina Simone in Mr. Bojangles...

https://www.youtube.com/watch?v=u4jBSc1uxx8&list=FLKjtRGCx1mwoMZjbD4rT3pg&index=2

Il Molise esiste. Capracotta esiste. Va detto subito: chi arriva, per la prima volta in questa terra selvatica, deve cre...
04/09/2024

Il Molise esiste. Capracotta esiste. Va detto subito: chi arriva, per la prima volta in questa terra selvatica, deve credere ai suoi occhi e cancellare i suoi stereotipi.
La natura se ne accorge che il Molise è diverso e allora mette in scena il suo spettacolo. Accade così anche in Lucania.
Difficile il ritmo di un diario.
...Il Molise è come Waslala di Gioconda Belli. Una terra di Utopia. Nascosta, invisibile, una storia di pascoli e carbone. Melisandra scoprirà il destino dei suoi genitori quando, attraverso una fessura del tempo, raggiungerà Waslala. E si renderà conto che l’Utopia…

I paesi qua si chiamano Frosolone, Vastogirardi, Capracotta, Castiglione Messer Marino, Duronia, Pescopennataro, Pietra Abbondante…

La banca più vicina a Capracotta è in Abruzzo: filiale del ‘Credito cooperativo delle Prealpi’. Quasi sette chilometri. Ci sono tre bar. Un benzinaio. Una sorta di magazzino che vende lavatrici e frigoriferi. Un luogo irreale e bellissimo: cumuli di elettrodomestici, alti come colline, con ragazzi instancabili a mo***re e smo***re lavatrici. Una pista da sci di fondo e una da skiroll (la neve vera, al solito, non cade più). Non ci sono negozi cinesi, né di telefonia. Non arrivano i giornali (ma allo Sciclub c’è il Corriere della Sera, che viene lasciato al panificio) e non mi stupisce. Non c’è un tabaccaio e questo mi soprende. Formaggi e insaccati, quanti ne vuoi. Superbuoni. C’è la farmacia. Il medico? Devo chiedere, ma ci sono lapidi e monumenti dedicati a dottori del paese. Molte targhe che segnalano ‘studi legali’, si deve litigare molto, immagino. E molti alberghi, in agosto il paese è stato invaso dai turisti. 1421 metri di quota. Ufficialmente 700 e passa abitanti. Meno di 500 nella realtà. Triangolazioni complesse di bus per salire a Capracotta...

Gli altri frammenti del diario sono qui:

Michele zappa con fatica un orto ai confini della strada che sale in paese. Raccoglie patate. ‘So’ piccole, le semini

02/09/2024

Palestina/Olimpiadi

Fadi al Deeb ha compiuto 40 anni mentre gareggiava a Parigi. Nelle ParaOlimpiadi. Getto del peso. Fadi è nato a Gaza, nel quartiere di Shejaiya, ‘il sobborgo coraggioso’. Vi ha vissuto fino al 2014. Fadi è l’unico atleta palestinese a queste ParaOlimpiadi. Quando, sulla sua sedia a rotelle, è sfilato sugli Champs-Elysées, la folla si è alzata in piedi e ha applaudito a lungo. Fadi è a Parigi senza allenatori, senza staff. Nessun familiare ha potuto seguirlo. Sua moglie e i suoi tre figli sono intrappolati nella Striscia. A dicembre, un fratello e due nipoti sono stati uccisi dai bombardamenti israeliani.
Fadi venne ferito da un cecchino di Israele durante le proteste della Seconda Intifada nel 2001. Il proiettile gli spezzò la colonna vertebrale. Rimase paralizzato. Quattordici mesi di ospedale. Save the Children ritiene che, ogni giorno, in questi ultimi dieci mesi, dieci bambini hanno perso una gamba o sono rimasti paralizzati. Fadi voleva giocare a pallavolo. Era stato convocato per la Nazionale palestinese.

Scrivo questo mentre in Israele è in sciopero generale contro il governo Netanyahu e Hamas ha appena ucciso sei degli ostaggi nelle sue mani.

Fadi non ha abbandonato lo sport. Ha imparato prima a giocare a tennis da tavolo. Poi ha scoperto la pallacanestro. Deve essere molto bravo. Al punto che gli è stato consentito di lasciare la Striscia per giocare: è diventato professionista del wheelchair basketball, pallacanestro in carrozzina. Ha giocato in Turchia, in Grecia e alla fine è approdato a Parigi. Dove gioca e allena i ragazzi.

Nel 2007, Fadi scoprì anche l’atletica. Poteva provarci anche in una terra senza alcun luogo dove allenarsi e dove era rischioso farsi trovare con pesi, dischi e giavellotti. Fadi aveva pensato che, con la sua forza, poteva provare con i ‘lanci’. Ed è arrivato alle Olimpiadi, con la bandiera del suo paese.

È arrivato settimo nel getto del peso. Undici metri e trentadue centimetri.

Alle Olimpiadi di Parigi di luglio/agosto hanno partecipato otto atleti palestinesi. Pugilato, judo, tiro, nuoto, atletica. Nessuno di questi ragazzi, tranne il pugile ventenne Waseem Abu Sal, vive in Palestina. Ma tutti avevano addosso l’orgoglio di rappresentare la Palestina. Waseem durante l’inaugurazione ha indossato una camicia dove erano disegnati aeroplani mentre sganciavano bombe su bambini che giocavano a calcio.

Nessun atleta palestinese ha conquistato una medaglia.

Non è andata a Parigi la karateka Nagham Abu Samrah. Aveva aperto una palestra a Gaza. A dicembre un bombardamento israeliano aveva ucciso la sorella e gravemente ferito lei. Le era stata amputata una gamba, Israele non ha consentito che venisse portata di un ospedale egiziano. Nagham è morta a gennaio.

MaterVenezia/3'Matera e Venezia, due città che non potrebbero sembrare più lontane. Una di pietra, l'altra d'acqua...'. ...
30/08/2024

MaterVenezia/3

'Matera e Venezia, due città che non potrebbero sembrare più lontane. Una di pietra, l'altra d'acqua...'. Eppure...

Ecco, la copertina del libro. Edito da .

Presentazioni a Matera, in piazza Vittorio Veneto, davanti alla libreria Mondadori, il 23 settembre. A Venezia, il 28 settembre, chiostro dei Tolentini, durante il festival 'Equilibri'. Trieste il primo ottobre, al caffè San Marco. 11 ottobre a Padova, libreria Pangea.

MaterVenezia.2/In attesa. Sì, mi dicono che MaterVenezia sta per essere stampato. Mi danno anche una data: 20 di settemb...
28/08/2024

MaterVenezia.2/

In attesa. Sì, mi dicono che MaterVenezia sta per essere stampato. Mi danno anche una data: 20 di settembre. Uscita di questo strano libro che tira un filo fra due città così diverse e così simili. Matera e Venezia. A Matera un po' ho vissuto, Venezia è una marea che va e viene nella mia vita.

Ci sono delle date per le presentazioni del libro: 23 settembre a Matera; 28 settembre a Venezia; 1 ottobre a Trieste; 11 ottobre a Padova.

La casa editrice non poteva che essere per la sua dote di 'sfuggire a qualsiasi definizione'.

MaterVenezia racconta le due città da una strana angolatura. Almeno ci ha provato.

Ho avuto bisogno anche di 'animali-guida' che mi accompagnassero. Guide per le due città. A Matera era facile: ho chiesto ai falchetti che, in questi giorni, stanno preparandosi a lasciare la città e che dovrò salutare. Gianni me li ha presentati. A loro ha dedicato un libro: 'Il grillaio', edito da

A Venezia, Chiara mi ha parlato delle api e mi ha raccontato delle 'barene', le terre che riemergono dalla laguna e hanno fioriture acquatiche. Poi, quasi per inciso, mi anche detto che le api prendono il vaporetto. La laguna è 'L'arcipelago delle api', libro prezioso edito da Wetlands

Gratitudine a Gianni Palumbo e a Chiara Spadaro.

Due frammenti del libro:

I falchi grillai'..Trenta chilometri fra Matera e Pomarico. Distanza sufficiente, in Lucania, per cambiare dialetto e parole. Vengo in questo paese perché qui vive Gianni, un amico ornitologo. A lui chiedo di Le pietre raccontanotarmi l’incredibile viaggio di migliaia di piccoli uccelli. Arrivano nei primi giorni di primavera. Non sembrano nemmeno troppo stanchi, eppure il loro volo è durato più di un mese. Hanno percorso migliaia di chilometri per tornare in questo Sud italiano, dopo aver svernato nelle savane fra Sudafrica, Botswana e Zimbabwe. Sono fra i più piccoli rapaci al mondo. Sono bellissimi. Sono i falchi grillai, i falchetti. Alcuni di loro, a Pomarico, prenotano lo stesso nido da anni: nei pertugi, sotto i cornicioni dello squadrato Palazzo Marchesale, tra i coppi del tetto, al riparo delle grondaie.
I paesani alzano la testa al cielo e sussurrano il loro nome: u skorzelavnte. Gli “sbucciavento”. A Matera, i falchetti sono gli stra’sciugnl: ho letto che il suono di questa parola ricorda il loro verso. Krii, che assomiglia davvero allo stridore di un grillo'

Le api della Laguna
A Murano, la prima ape-esploratrice deve avere anche capito che il modo più comodo per raggiungere San Michele era il vaporetto. Ma come avrà fatto a spiegarlo all’alveare? Forse con una nuova danza, sospettò Karl, che già aveva scoperto come “il ballo” fosse uno dei linguaggi delle api. La danza della laguna. A Venezia accadono cose straordinarie, direbbe Corto Maltese. E la laguna, come sostiene Chiara, è un “arcipelago delle api”. Sono questi insetti ad avermi fatto scoprire i miracoli che avvengono in quelle terre mobili che sono le barene'.

Il 26 agosto, Julio Cortázar avrebbe compiuto 110 anni. Trovo sul Post un racconto (come altro potrei definirlo, è molto...
27/08/2024

Il 26 agosto, Julio Cortázar avrebbe compiuto 110 anni.

Trovo sul Post un racconto (come altro potrei definirlo, è molto bello) di Ilide Carmignani, la sua traduttrice in italiano. Ilide ricorda che a 19 anni, a Lucca, lei leggeva, ai microfoni notturni di una ‘radio libera’ i racconti ‘neofantastici’di Julio. Chissà chi ha ascoltato quelle letture.

L’ultimo libro tradotto da Ilide (una fatica durata quasi tre anni) è ‘Il libro di Manuel’, uscito recentemente per Sur, preziosa casa editrice di autori latinoamericani.
Mi ha colpito la foto finale del racconto di Ilide. Una foto che ha scattato lei alla tomba di Julio, a Montparnasse a Parigi. Si vedono fiori ormai secchi e belli, si vede un biglietto del metro (non so per quale ragione, ma chi visita questa tomba lascia un biglietto della metro), c’è una scritta in pennarello. Davvero l’ha lasciata Roberto Bolaño? In quel mondo argentini, tutto è possibile. È l’inizio di una sua poesia, ‘Los perros romanticos’: ‘En aquel tiempo yo tenía veinte años / y estaba loco. / Había perdido un país / pero había ganado un sueño. / Y si tenía ese sueño / lo demás no importaba. / Ni trabajar ni rezar / ni estudiar en la madrugada / junto a los perros románticos’.
Roberto ha sempre sostenuto che Julio era il migliore.

Sono colpito da altro: sulla foto di Ilide si intravede il nome scolpito di Carol Dunlop, la giovane e ultima compagna di Julio. Carol, l’orsetta, e Julio, il lupo, intrapresero, nel 1982, un viaggio. Sapevano entrambi di essere malati. Lo stesso male. Fu un viaggio fantastico: da Parigi a Marsiglia su un magnifico furgoncino Volkswagen rosso, conosciuto come Fafner, nome wagneriano. I
n italiano il magico racconto di quel viaggio, si chiama ‘Gli autonauti della cosmostrada’. Una meraviglia. Durò trentatré giorni. Si doveva fare una sosta in ogni stazione di servizio (e sono sessantasei): in una i due viaggiatori mangiavano, nell'altra dormivano. E guardavano quel mondo che sapevano di dover salutare.

Carolo morì alla fine di quel 1982. Julio fece in tempo a rivedere il libro che avevano costruito assieme. Morì nel 1984.

Nella foto di Ilide non si vede, e la didascalia dice: ‘Tomba di Julio Cortázar’. In realtà, a Montparnasse, Carol e Julio sono assieme. E assieme a loro c’è Aurora Bernardéz, la ex-moglie di Julio.

Mi sarebbe piaciuto pubblicare la foto di Ilide, non so se si può. La trovate qui: https://www.ilpost.it/2024/08/26/carmignani-con-cortazar-che-oggi-compirebbe-110-anni/

Arrivai ad Amatrice molti mesi dopo il terremoto del 24 agosto. Lavoravo per la rivista dei francescani di Padova,  . I ...
24/08/2024

Arrivai ad Amatrice molti mesi dopo il terremoto del 24 agosto. Lavoravo per la rivista dei francescani di Padova, . I frati vivevano in container nella frazione di Santa Giusta. In paese erano rimaste solo tre donne.

Per alcuni giorni viaggiai fra macerie e rovine. Fino a non poterne più. Nacquero amicizie, hanno retto alcuni anni, e oggi riappaiono così, all'improvviso.

Guardo le immagini-video del deserto del centro di Amatrice. Sono passati otto anni. Immagino che i cento e trentuno paesi che furono devastati dal terremoto si possano girare gli stessi video. Solitudine.

Oggi, per un giorno, qualche giornale e qualche social ricorderanno Amatrice. A me piacerebbe sapere dove sono quei ragazzi che conobbi ad Arquata.

Ecco, un frammento dell'articolo che scrissi allora:

'Abbiamo solo dubbi. Eravamo certi che qui saremmo rimasti, qui volevamo vivere, questa è la nostra terra, il nostro paese, ogni sera giù al Borgo, con gli amici. Per un mese siamo stati in tenda, poi ci hanno mandati via. Chi al mare, chi dai parenti, chi ad Ascoli, chi a L’Aquila. Non ci vediamo più. Nessuno ci chiede di cosa abbiamo bisogno, che desideri abbiamo. Decidono per noi. Ci ritroviamo soli. Con una sola, grande ragione per rimanere qui e mille per andarsene’: è il racconto di Vincenzo, di Natalìa (accento sulla I, mi raccomando), di Andrea. Ragazzi di Arquata del Tronto. Vent’anni e la forza di creare un’associazione ‘Chiedi alla polvere’, nata sulla volontà di raccontare quanto è accaduto, quanto sta accadendo. Ma ora sono dispersi, lontani, impauriti dalla solitudine. Cercano di ritrovarsi al paese. Magari per una grigliata. Raccolgono rosmarino e dagli orti abbandonati.

‘E’ triste, fratello’, mi stringe la mano Dante con i suoi novanta anni. Ho camminato cento metri con lui, lassù verso le rovine di Sommati, un’altra frazione di Amatrice. ‘Ci avevano detto che avrebbero fatto presto…’. Non si può andare nemmeno al cimitero.

Ogni sera, Erminia e Rita, le due sorelle che vivono nel container vicino al mio, mi dicono come un mantra ossessivo: ‘Sappiamo cosa è accaduto, ma cosa accadrà ora, cosa accadrà?’. A Santa Giusta c’erano 52 abitanti (dato non verissimo, molte secondo case). Sono rimaste loro due, con la madre novantenne, e una famiglia di allevatori e muratori.'

Se avete voglia di leggere un vecchio articolo, lo trovate qui.

https://andreasemplici.it/archives/16102

(ho riaperto il computer, è come la mia vita, disordine assoluto, per caso riemergono frammenti, ho scritto troppo, fotografato troppo senza nulla sapere di fotografia. Faccio l'archeologo di un mestiere che mi sono trovato a fare per caso)

Elena Pascolini Uccio Matera Chiedi alla polvere/Ask the Dust Angelo Ferracuti Ministro generale Ordine Frati Minori Sabina Fadel

(nella foto, niente rovine, ma i ragazzi di 'Chiedi alla polvere' di Arquata. Otto anni fa. Ho fiducia e affetto per loro.Non li ho rivisti)

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Erodoto108

Erodoto108 è una chimera. Una realtà multiforme e dalle tante espressioni. Erodoto108 è una rivista on-line dedicata al ‘reportage’ di viaggio, ma con una missione sociale ed un taglio squisitamente giornalistico. Erodoto108 è anche un portale di fotografia e video documentari. Di scrittura creativa, disegno d’autore, di cultura e di cibo. Potremmo continuare all’infinito ma abbiamo deciso (di tentare) di darci dei limiti. Abbiamo diviso la rivista in sezioni. Proviamo a creare dei contenitori per gli articoli che vogliamo diffondere ad un pubblico estremamente variegato e complesso (voi). Questo è possibile grazie ad una redazione di esperti in settori molto diversi da loro e dai contributi che riceviamo ogni giorno da giornalisti, scrittori, disegnatori, fotografi ed appassionati. Erodoto108 è una rivista trimestrale animata da un blog di racconti e reportage da tutto il mondo. Abbiamo persino delle rubriche. Ci piace stupire e stupirci con continui nuovi esperimenti. In realtà vorremo avere l’ambizione di raccontare davvero qualcosa in questo immenso web, riportare quello che i grandi media non hanno più il tempo di fare. Informare in maniera lenta, senza pressioni esterne, senza mire pubblicitarie, senza interessi politici. Vorremo parlarvi delle piccole realtà quotidiane di tanti paesi e culture e vorremmo farlo senza annoiarvi, senza piroette letterarie ed inutili narcisismi. Il mondo è di chi lo vuole scoprire… vi suggeriamo solo da dove cominciare.

Erodoto108 ha la finalità di raccogliere testimonianze di viaggio e di presentare i contributi di nuovi e consolidati talenti nell’ambito della letteratura, della fotografia, del video e del disegno di autore. Attraverso Erodoto108 gli autori hanno la possibilità di presentare opere inedite, di pubblicizzare le loro pubblicazioni e di condividere i propri viaggi con un vasto pubblico senza alcuna tassa o spesa di iscrizione.

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