Erodoto108

Erodoto108 Erodoto108. Il Reportage di Viaggio
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Sami al-Ajrami, giornalista gazawi, ci ha raccontato per mesi la vita quotidiana nella Striscia. Ci ha fatto capire, att...
31/05/2024

Sami al-Ajrami, giornalista gazawi, ci ha raccontato per mesi la vita quotidiana nella Striscia. Ci ha fatto capire, attraverso il suo diario quotidiano sulle pagine di 'La Repubblica', cosa sono stati, cosa sono i giorni di questa guerra oscena. Era una voce diversa dai bollettini dei bombardamenti, ci svelava i dettagli dell'impossibilità di vivere in quella prigione che è Gaza.

Adesso sappiamo che Sami e le sue due giovani figlie gemelle sono riuscite a venir fuori dalla Striscia. Troppo pericoloso per loro, come per chiunque altro, continuare a rimanere intrappolati. Hanno avuto la possibilità e i mezzi per 'uscire'. Con il pensiero a chi non potrà farlo.

La voce di Sami ci manca.

https://messaggerosantantonio.it/content/gaza-questi-mesi-con-sami

Giornalista palestinese nato nel campo profughi di Jabalia, in questi ultimi mesi Sami al-Ajrami ha raccontato la guerra a Gaza sulle pagine di «La Repubblica». Un prezioso diario di vita quotidiana, ma anche lo specchio di un’immensa tragedia.

In fondo si va in Namibia per raggiungere Solitaire e assaggiare una perfetta torta di mele, una Apfelkuchen, sfornata c...
30/05/2024

In fondo si va in Namibia per raggiungere Solitaire e assaggiare una perfetta torta di mele, una Apfelkuchen, sfornata come si deve.

Cartolina dalla Namibia di Alessandro Balduzzi.

La trovate qui, nel blog di Erodoto108.

https://www.erodoto108.com/namibia-solitaire-per-gustare-una-torta-di-mele/

Alessandro Balduzzi Giovanni Breschi Isabella Balena Corrada Onorifico Valeria Cipolat Fabio Bertino

L'amicizia di Elena, di Gianugo, di Fabio...devono aver pazienza, nei pomeriggi il mio umore scende sotto le scarpe...ma...
25/05/2024

L'amicizia di Elena, di Gianugo, di Fabio...devono aver pazienza, nei pomeriggi il mio umore scende sotto le scarpe...ma come faccio a incontrarli alle sette del mattino...è dopo mezzogiorno che comincio a spegnermi.

E poi c'è il 'campo' di Flores de Amor. Campo di fiori (partita Iva agricola), antica vigna, una pattuglia di olivi, un fico che già appare generoso, caprioli invadenti, una capanna-deposito: territorio che Elena ha fatto vivere di nuovo. Un passo dal mare, un passo dal primo cippo confinaria d'Italia, il telefono si connette alle frequenze slovene. Una ventina di donne e uomini, a semicerchio, non ho una 'scaletta'. Grazie a Gianugo che ha chiamato amici e so che ha già letto (e viaggiato) Dancalia: 'Come viaggiavamo quaranta anni fa? Senza internet?' Grazie a Fabio che, con il Delfino, mi ha condotto da Trieste a Muggia (convinciamo anche una famiglia a fare la stessa gita). Grazie ai fiori e all'ospitalità di Elena. Valeria Cipolat viene da Udine. Gianugo definisce Erodoto108 come una bella rivista di un andare antico.

Giornata perfetta, l'ombra degli alberi, un temporale lontanissimo, verso Venezia. Racconto di poesie, il decreto sulla libertà dei puledri impressiona Marco (Marco, vero?) e io non ricordo dove la trovai, la storia dei sandinisti (il rock-sandinista dei Clash), Ernesto Cardenal e Gioconda Belli, il sogno di una rivoluzione, gli anni '70, Sergio Ramirez (adesso mi viene in mente: il cognome di Constanza e Marta), la saudade, la 'gratitudine' di un passato lontano, non so perché non sono mai tornato in Nicaragua ('cherofobia'?). Il dondolo del giardino. Il bicchiere di un vino dolce, con una foglia di menta, la donna del Paraguay ('Venite a Natale'?), la traduttrice dal russo, la donna di Lucca che sa di Polonia e di cultura ebraica, la non-cena (mangio solo io, affamato, una jota troppo piccola, ma una terrazza sul mare che è una meraviglia e pinot grigio). Mi addormento in macchina. Dovrei essere felice, no? Dai, almeno contento. Sì. Ho venduto i dieci libri che mi ero portato dietro (non so nemmeno quanto me li farà pagare l'editore, io faccio lo sconto), porto via la piccola foto-copia della locandina. Dormo in una grande stanza di Elena, le sue finestre si affacciano sulle chiome dei tigli di Trieste.

Museo della Bora Elena Ianni Fabio Tufano Daniela Scapin Ugo Biggeri Rita Montinaro Antonia Miola Adele Caputo Greta Semplici Lorenza Pampaloni La Rivoluzione perduta dei poeti Erodoto108 Centroamérica Cuenta Evelyn Flores José Alfredo Ulloa Peñaranda Silvana Aicardo

A Muggia, a duecento metri dal primo cippo di un confine. In un giardino di fiori. Venerdì 24 maggio. Ore 17.30. Ricordo...
22/05/2024

A Muggia, a duecento metri dal primo cippo di un confine. In un giardino di fiori.

Venerdì 24 maggio. Ore 17.30.

Ricordo di aver scritto questo libro e di averlo molto amato? Ricordo la felicità di avere la prefazione di Gioconda, fu un grande regalo. Poi...

Adesso Elena Ianni e i suoi fiori (e la sua vigna antica) hanno deciso di riprenderlo dallo scaffale dove era stato sistemato. Che prenda un po' d'aria. Che vada un po' al mare. Che incontri amici. E che anche questa volta ci siano 'casualidades', 'coincidenze': i centro anni della più importante delle poete del centroamerica del '900: Claribel Alegria. E pochi giorni fa la scrittrice Elena Poniatowska ha ricevuto il premio della Fondazione Ernesto Cardenal...

Solo per dire che questa poesia centroamericana ha vitalità, che un'antica rivoluzione (vinta e poi perduta) non è stata invano...

'Il 19 luglio del 1979, stagione delle piogge, l'esercito popolare sandinista entra a Managua...l'ultima rivoluzione del '900 trionfava. Era stata epica, disperata, coraggiosa, litigiosa, sanguinosa, invincibile, furente, feroce, dolcissima, tropicale. Fu il nostro ultimo amore di giovani europei. Nel primo governo sandinista c'erano cinque poeti...'

Come è stato possibile...?

Trentatremila chilometri di cammini'La mia finestra si apre sugli ultimi metri del Cammino Materano che conduce, in sett...
18/05/2024

Trentatremila chilometri di cammini

'La mia finestra si apre sugli ultimi metri del Cammino Materano che conduce, in sette giorni, da Bari alla città lucana. È un arrivo bello: l’altopiano della Murgia davanti agli occhi, e, all’improvviso, spunta la meraviglia di Matera. È la Via Peuceta, dal nome di un’antica popolazione indoeuropea che si stabilì in quella che oggi è la Puglia. In questa primavera, ogni giorno, passano pattuglie di camminatori, zaino in spalla, abiti tecnici, bastoncini, che si fermano felici di fronte al paesaggio dei Sassi. Ho percorso più volte alcuni tratti dei cammini che conducono a Matera: sono almeno sei percorsi che partono dalla Puglia e ora si spingono fino a Paestum. Sono felice del loro successo. L’Italia è diventata un paese di camminatori. Facile titolo per giornali, blog e pagine web che registrano lo straordinario aumento di chi si mette in cammino. La vittoria del «turismo lento»'.

Da nord a sud, negli ultimi anni l’Italia è diventata un Paese di camminatori. Una moda, ma soprattutto una buona passione, purché sia alla portata di tutti e rispetti i luoghi attraversati.

Ho letto i ‘Quaderni dal carcere’? Forse qualche frammento qua e là. Sicuramente erano in bella vista su uno scaffale di...
17/05/2024

Ho letto i ‘Quaderni dal carcere’?

Forse qualche frammento qua e là. Sicuramente erano in bella vista su uno scaffale di via Pier Capponi e mi hanno seguito a Poggiosecco. Anni ’70? Accanto ai Grundrisse, immagino. Ci saranno ancora nella libreria migrata al Sud? Oppure sono scivolati in qualche scatolone? Forse confondo con l’edizione di ‘Lettere dal cercare’. E poi La storia del Partito Comunista di Spriano. Il mio venditore Einaudi, Pablo, era bravo e paziente. E le Edizioni Riunite? Con quella grafica austera, il cerchio rosso e la severità come tratto militante.

Casa di un amico. Lui esce raramente. Alle prese, come tutti, con il passato e gli acciacchi. Quella libreria è ancora lì, è la sua, più dotta della mia, installazione di storie che ci sono appartenute. La vedi subito, entrando nella grande sala. Quei libri, dannazione. E poi lo sguardo, seguito dalla mano che cerca di toccare il dorso dei libri, si incuriosisce per decine di libri fuori formato. Dovrebbero essere trentatré. È la mia mano che estrae uno di questi libri.

Come pensavi che Gramsci avesse scritto i Quaderni? Non mi ero mai posto il problema. Sono stato superficiale. Lo sono ancora.
Erano davvero ‘quaderni’. E queste che ho in mano sono le copie anastatiche. Sto guardando i ‘Quaderni dal carcere’. E non immaginavo. Cominciati nel febbraio del 1929. Adesso li sto sfogliando. Leggo che gli era concesso di scrivere poche ore al giorno, che non poteva tenere più di quattro libri nella cella, che i carcerieri passavano a portarglieli via, che a volte glieli toglievano. Posso immaginare la desolazione, il dolore fisico, la mancanza, il silenzio. Mi duole il petto nel pensarlo. Inchiostro, penna, matita. Concessione di direttori, di secondini, di guardie. Una calligrafia minuta, linee perfettamente orizzontali, pochissime cancellature. Ogni spazio della pagina doveva essere occupato. Le carceri nelle quali ha vissuto. Non riesco nemmeno a immaginare la tenacia. La volontà. Scrivere. Scrivere per sei anni. Nel giugno del 1935 non ce la fa più. I Quaderni si interrompono.

Non trovo le parole. Leggo velocemente le note, l’introduzione, il racconto dettagliato di come Gramsci ha scritto. Io sono solo commosso. Questo piccolo uomo, nella sua cella, a Turi, che scrive. Oltre ogni fatica, oltre ogni disperazione, oltre ogni possibilità.

E io ho perduto due volte queste parole, sono scomparse dal mio computer, le ho riscritte malamente, e mi è sembrato uno sforzo insostenibile. Mi vergogno. Non ho diritto a sentirmi stanco.

Rimetto a posto il libro.

Rita Montinaro Marta Carmassi

Cominciate con 'cliccare' qui:https://www.erodoto108.com/numero-37/Ecco, un nuovo numero di Erodoto. Dopo quanto tempo? ...
16/05/2024

Cominciate con 'cliccare' qui:

https://www.erodoto108.com/numero-37/

Ecco, un nuovo numero di Erodoto. Dopo quanto tempo? Riusciremo a regalargli una nuova vita? With a little help from my friends...intanto, vi chiediamo: aiutateci a raccontare questa buona novella: un nuovo numero di Erodoto...abbiamo bisogno di tenere in vita un desiderio...

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Dovrei rispettare regole.

Non lo farò, non sono capace di farlo.

Questo micro-post annuncia un nuovo numero di Erodoto108 (vorrei togliere il 108). Qualcuno forse la ricorda: una rivista che nel raccontare di viaggi, scriveva del mondo. Anche del mondo più vicino a noi. Dalle isole dell’Oceano Pacifico al mare che sta attorno al nostro isolato, ai nostri piccoli paesi sulle montagne dell’Appennino Toscano, agli scogli della Dalmazia o della Terra del Fuoco.

Una rivista vissuta in questo universo impalpabile della rete per oltre dieci anni (ad apparizioni trimestrali), oltre 10mila ‘lettori’ (preferisco questa parola a follower), e che poi ha sperimentato per altri tre anni questa materiale sconosciuto che è la carta. Poi la decisione dell’editore di sospendere le pubblicazioni e noi, un piccolo gruppo redazionale, rimasto senza forze e risorse. Per mesi ci siamo smarriti.

Giovanni, il nostro grafico da sempre, non si è arreso. Alcuni di noi, non si sono arresi. E allora ecco un nuovo numero. Ridotto, piccolo, bello. A noi pare bello. È una resurrezione? È un nuovo inizio? Non lo sappiamo, certo è che il nostro desiderio di ‘fare’ una rivista è immutato, stanco, ma sta lì, sta qui, immutato.

Abbiamo bisogno di voi. Abbiamo bisogno di ‘compagnia’, di complici, di lettori, di gente che spinga e ci spinga. Che ci incoraggi e che ci aiuti. Che ci sostenga. In realtà: che ‘faccia parte’ di questa piccola rivista. Abbiamo bisogno, in questi tempi aspri, di una nuova ‘radicalità’.

Ecco, un numero di Erodoto. Faremo il possibile perché non rimanga solitario.

Vi portiamo in Siria, in Bhutan, saliamo a bordo di Luna Rossa, ci arrampichiamo sulle Ande Peruviane. Troviamo il tempo per andare a trovare Girardengo ascoltando Lucio Dalla. E camminiamo con voi all’isola d’Elba. E non poteva mancare l’oroscopo: e non per sapere del futuro, ma per guardare le stelle, le stesse che Giovanna, bravissima fotografa astronomica, ha fermato nel loro movimento in una notte d’estate.

Grazie a Massimiliano, a Isabella, a Mauro, a Giovanna, a Susanna, a Fabio, a Greta, a Roberto, a Letizia. Grazie ancora a Giovanni. E a Paolo, che ha reso possibile la pubblicazione di questo numero.
(as)

https://www.erodoto108.com/numero-37/Dovrei

Massimiliano Scudeletti Isabella Balena Greta Semplici Fabio Bertino Paolo Barni Rita Montinaro Giovanni Breschi Corrada Onorifico

https://www.erodoto108.com/numero-37/

Dovrei rispettare regole. Non lo farò, non sono capace di farlo. Questo micro-post annuncia un nuovo numero di Erodoto108 (vorrei togliere il 108). Qualcuno forse la ricorda: una rivista che nel raccontare di viaggi, scriveva del mondo. Anche del mondo più vicino a noi. Dalle isole dell’Oceano P...

A Trieste, a Trieste...A Trieste, fra i vicoli della Cavana, c'è un piccolo 'museo', un 'magazzino dei venti'. Bisogna a...
30/04/2024

A Trieste, a Trieste...
A Trieste, fra i vicoli della Cavana, c'è un piccolo 'museo', un 'magazzino dei venti'. Bisogna aprire la porta con qualche cautela: i venti non vedono l'ora di scorrazzare per le città. Non ci credere ma è la bora a tenerli più tranquilli. In fondo, lei qui è la padrona di casa, è l'architetta che ha creato il carattere di una città che sa vivere fra il mare e la montagna. Un privilegio.

L'uno di maggio, come dicono in un'altra città di mare e di vento (a Taranto, se non siete a Trieste, è giorno di concerta e libertà: https://www.facebook.com/unomaggiotaranto/?locale=it_IT), è bello provare a vedere se i venti raccolti al Museo della Bora sono disposti ad accogliervi. E, prima o dopo, andare verso le Rive, sul Canal Grande, a palazzo Gopcevich, per la bella mostra Symphonia, la storia della straordinaria orchestra ESYO - European Spirit of Youth Orchestra .

https://messaggerosantantonio.it/content/la-forza-della-bora?t=1

Daniela Scapin Francesca Cappelli

La bora è molto più che un vento: «è lo spirito», l’anima di Trieste. Ha costruito un intreccio di relazioni, di vite ostinate e felici di vivere in questo golfo, ha mosso l’intelligenza e la fantasia degli artisti, ha modellato la vita sociale dei suoi abitanti.

Valeria vola verso Sri Lanka e, nell'isola, trova Sant'Antonio da Padova, Saint Anthony.  Il santo più amato del cattoli...
28/04/2024

Valeria vola verso Sri Lanka e, nell'isola, trova Sant'Antonio da Padova, Saint Anthony. Il santo più amato del cattolicesimo. Ecco il racconto della visita al Santuario di Kochchikade dove migliaia di fedeli cingalesi pregano il Santo.

E se volete capire cos'è la venerazione di Antonio a Sri Lanka, il primo di maggio potete andare a Padova dove arriveranno i cingalesi d'Italia per pregare nella basilica del loro Santo. Una giornata da non perdere.

Sant’Antonio è il santo della religione cattolica più amato al mondo. Appare in terre impreviste come l’isola di Sri Lanka. Ha compiuto miracoli, salvato molte persone dalle onde dello tsunami. E se volete capire la sua devozione in questa Asia lontana andate a Padova il primo di maggio: alla ...

Symphonia, il suono dell'Europa. L'orchestra Esyo, European Spirit of Youth Orchestra, compie trent'anni. Una mostra fot...
24/04/2024

Symphonia, il suono dell'Europa.
L'orchestra Esyo, European Spirit of Youth Orchestra, compie trent'anni. Una mostra fotografica festeggia questo compleanno. Io e Luigi Ottani, fotografo emiliano, abbiamo seguito in due anni diversi i giovani musicisti dell'orchestra, per entrambi è stato uno dei mesi più emozionanti degli ultimi anni. La mostra racconta quei giorni, quella musica.
In questi giorni di festa spingetevi fino a Trieste, città di vento e di mare, camminate fino a Palazzo Gopcevich a un passo dalle Rive e della chiesa di Sant'Antonio.
Ne vale la pena.
Fino al 9 giugno.

Mara Fella Elena Ianni Isabella Balena Corrada Onorifico ESYO - European Spirit of Youth Orchestra Fabio Tufano Rino Lombardi
Carla Reschia

Devo scrivere di un film. Perché mi ha emozionato. Perché il cinema sa raccontare. Perdonatemi.Omero era cieco, ma non e...
18/04/2024

Devo scrivere di un film. Perché mi ha emozionato. Perché il cinema sa raccontare. Perdonatemi.

Omero era cieco, ma non era sordo.
Omero sa chi sono i colpevoli del crollo di quei due edifici di rue d’Aubagne ai numeri 63 e 65. Palazzine di quattro, cinque piani venuti giù per abbandono, per fatiscenza, per incuria, per povertà. Quartieri popolari di Marsiglia. ‘Improvvisamente un terribile fracasso’. Allora, novembre del 2018, morirono otto persone. Fra di loro Simona: aveva trent’anni, veniva da Taranto, studiava economia sociale. Poche sere prima, Simona aveva cenato con un suo vicino, il pittore cinquantenne Fabien, e gli aveva detto: ‘Devo andare via da qui, questo palazzo sta marcendo’.

Assieme a Simona sono morti una madre di famiglia originaria delle Comore, due francesi, un tunisino, un algerino, un peruviano.

Glielo dite voi a chi dice che questo mondo è oltre l’etnie, la pelle, le lingue?

Omero era un busto di pietra su una colonna, alto in una piccola piazza, all’angolo di rue d’Aubagne. Venne avvolto dalla polvere e dai detriti di quella rovina. Non vide, ma udì quello che era accaduto.

Contraddizione con il titolo del film, che si chiama: ‘E la festa continua!’, ultimo lavoro di Robert Guédiguian, regista francese, marsigliese nel profondo, come Jean Claude Izzo, uomo del Vieux Port e del Panier (dio mio, quanta nostalgia di un lavoro attorno a Marsiglia di mille anni fa), e di sua moglie Ariane Ascaride, attrice, protagonista, come spesso accade, dei suoi film. Robert è dieci mesi più giovane di me. Ariane è Rosa, infermiere a un passo dalla pensione, stanca, ma non abbastanza da rinunciare ad amare, a lottare, a esserci, a lasciarsi travolgere. Si chiama Rosa perché è esistita una donna come Rosa Luxemburg. E poi appaiono anche Gramsci, Umberto Eco e le linguine alla puttanesca con acciughe e noci. Un boomer come me non può rimanere indifferente. E Omero è lì, come sempre, a ricordarci. A narrarci.

La tragedia di rue d’Aubagne è lo snodo doloroso della partenza di questa storia. C’è bisogno di giustizia a Marsiglia.
C’è un bar, La Petite Armenie, dove vive l’amore per quella terra lontana, l’amore di antichi esuli, dove la speranza non è certo morta. La famiglia di Rosa proviene, come il regista e come chi frequenta quel bar, dalla storia di un genocidio.

Ci sono le meschine piccinerie di una sinistra che nemmeno di fronte a un dramma sociale riesce a trovare una sua unità. Una sinistra narcisista e meschina. Solo Rosa potrebbe salvarla, ma lei è una donna accerchiata dalla stanchezza, ma non per questo meno militante. Rosa può essere il riscatto (e lo sarà) per poi lasciare il testimone a chi viene dopo di lei.

C’è Alice maestra di coro, attivista a fianco di chi cerca un futuro. Fidanzata con il figlio di Rosa. Ah, ecco Sarkis: gestisce quel bar armeno, bar di famiglia. Suo fratello Minas fa il medico con i migranti e vuole partire per il Nagorno-Karabakh perché non si può essere indifferenti. ‘Io non ho sposato un eroe’, gli grida dietro la moglie con in braccio i due figli piccoli. Ma poi sarà lei a dirgli, a incoraggiarlo, se vuoi andare…

E c’è Laëtitia, giovane infermiere, a un passo dall’arrendersi alla fatica dei giorni. Rosa, assieme ad Antonio, suo fratello, tassista comunista, che mai si toglie il cappello, la risolleva, le regala la sua forza, la spinge non a resistere, ma a vivere. Vivere in un ospedale in cui non si riesce a stare dietro a ogni dolore. Ma uno, uno almeno…non sai quanto bene fai, Laëtitia, con quel tuo sorriso africano.

Ed Henri, triste come un libraio che ha lasciato alle spalle la sua libreria, solo con i suoi libri, e con il grumo di ferite non dette con Alice. Questa storia è carta vetrata sulla mia pelle. Già, Henri è il padre di Alice, arrivato a Marsiglia per cercare, tardi, una storia comune con la figlia.
Henri incontra Rosa, che è anche vedova, madre di Sarkis, il fidanzato di Alice. Il destino a volte intreccia bene i suoi fili. Omero non è sordo.

‘Tutto comincia, niente finisce’, dice Rosa.

‘La mia intimità appartiene alle cinciallegre, più che ai compagni’, dice ancora Rosa. E si lascia travolgere. Henri le chiede solo: ‘Spegni la luce, non voglio che tu mi veda nudo’. Immagino che ‘dopo’ l’avranno accesa e si siano guardati. L’amore fuori tempo massimo. L’amore, e basta. A volte accade. A volte…

E poi c’è Marsiglia. Come Trieste, Genova, Napoli, Palermo, Livorno, Venezia nel suo modo. Come solo una città di mare sa essere. E, caro Jean Claude, noi lo sappiamo: ‘La felicità è un pensiero semplice di fronte al mare’. E sappiamo che ci sono i giorni di tempesta, di pioggia, di dolore, di infinita tristezza, di morte. E c’è sempre una felicità che rinasce, ostinata, instancabile come Rosa.

Ha ragione Giovanni Mereghetti: ‘E la festa continua!’, canzone di Yves Montand (anche lui armeno), è un film che ‘fa bene al cuore’. Chiamatemi ingenuo. E allora volevo scriverlo, dopo non aver scritto attorno a capolavori come ‘La zona d’interesse’, ‘Povere creature’, ‘Perfect days’. Il cinema, mamma mia. E se non scrivi, le ‘cose’ esistono? I film esistono se non li racconti? No, io non credo.

E una notte, nell’anniversario, ci si ritrova sotto Omero, che è cieco, ma non sordo. Ed è un coro di voci a ricordare chi ha perduto la vita, a ricordare Simona e i suoi vicini. Una recita in rue d’Aubagne. Diretta da Alice, spinta da Henri, sì, lui, il libraio triste: le finestre, la gente del quartiere, le porte, i megafoni prendono voce. Ricordi quando dicevamo poesie soffiando in tubi di cartone: dove sono finiti? Non mi dite che li abbiamo buttati. Ricostruiamoli, niente finisce. Una recita collettiva. E Omero sa ascoltare.

Sono certo che quella piazza di Marsiglia ora si chiami piazza 5 novembre. E che gli armeni, e non i focesi, abbiano fondato Marsiglia.

Mentre Vincenza dirà le sue poesie nel cortile delle antiche Murate (qualcuno dovrebbe spiegare cosa sono state le Murat...
16/04/2024

Mentre Vincenza dirà le sue poesie nel cortile delle antiche Murate (qualcuno dovrebbe spiegare cosa sono state le Murate fiorentine e cosa significano per la città e per chi era ragazzo in quegli anni), io sarò in arrivo al Sud. Incroci di cammini. Come le poesie di Vincenza Di Schiena. Ma gli amici che hanno il pregio del tempo che si ferma possono andare a trovare questi versi che sanno evadere dalle vecchie prigioni.

Lorenza Pampaloni Luca Massini Benedetta Manfriani Susanna Cressati Susanna Crociani Mara Sori Marco Mayer Marco Turini Claudia Mezzapesa Marta Menichetti

Piccola storia di una non-intervista. Piccola storia di un non-giornalismo. Un'amicizia leggera, lontana, una sorellanza...
27/03/2024

Piccola storia di una non-intervista. Piccola storia di un non-giornalismo. Un'amicizia leggera, lontana, una sorellanza strana, timida. Nata sulle pagine dei libri e brevi incontri con un'emozione addosso.
E se il Messaggero di sant'Antonio pubblica una non-intervista a Gioconda Belli, io ne sono felice. Una delle 'piccole storie' che danno senso a essere un cronista.

Una non-intervista che non rispetta alcuna regola del giornalismo. Almeno di quelle regole che cercarono vanamente di insegnarmi mezzo secolo fa.

Una non-intervista scritta in fretta in una sala d'attesa dell'aeroporto di Venezia (e Gioconda e Carlos che, con sorpresa, appaiono e offrono un cappuccino) e in un volo verso Tunisi. Confusione di desideri, speranze, ostinazione. Andare in Maghreb e scrivere di una poeta centroamericana. Confondere la musicalità della lingua araba con la dolcezza ondeggiante di uno spagnolo latinoamericano.

'No se diga que mi tiempo fue inutil'

Gioconda Belli Gioconda Belli

Poetessa e rivoluzionaria femminista, due volte esiliata dal suo Paese, con i suoi versi Gioconda Belli è una delle voci più illustri «che gridano per la libertà del Nicaragua».

Valeria Cipolat incontra  per Erodoto lo scrittore Arturo Pérez-Reverte al Festival Dedica di Pordenone. Non sapeva chi ...
25/03/2024

Valeria Cipolat incontra per Erodoto lo scrittore Arturo Pérez-Reverte al Festival Dedica di Pordenone. Non sapeva chi fosse. E così ha scoperto mille storie, mille guerre, mille umanità, mille irrequietezze. E il racconto di un cameramen e la scelta di vivere sul filo dell’adrenalina. ‘Una persona, ognuno di noi, può commettere atrocità o un solo gesto nobile’. Leggete i suoi libri.

https://www.erodoto108.com/il-desiderio-di-arturo-perez-revert-andare-senza-nemmeno-sapere-dove/

Ci proviamo a tenere in vita  . Perchè ci piace farlo e perchè pensiamo che sia utile e bello. Abbiamo bisogno di voi. I...
03/03/2024

Ci proviamo a tenere in vita . Perchè ci piace farlo e perchè pensiamo che sia utile e bello. Abbiamo bisogno di voi. In attesa di ri/cominciare la rivista. E' sempre emozionante ri/cominciare.

Intanto Carla Reschia è stata in Gargano. E ha camminato sul sale di Margherita di Savoia. Cerca di spiegarci qualcosa dell'unico minerale che si può mangiare.

'Venti chilometri di costa nella Provincia di Barletta-Andria-Trani, cinquecento ettari di vasche all’interno di quattromila ettari di riserva naturale. La salina di Margherita di Savoia, ai piedi del Gargano, detiene molti record; con una produzione media annua di circa 5.500.000 quintali di sale, è la prima e la più grande d’Europa, ma anche la seconda più grande del mondo, ed è antichissima: risale infatti al III secolo a.C. ed era al centro di una delle principali arterie commerciali dell’epoca, la Via Salaria, appunto'.

Il reportage di Carla al link qua sotto
https://www.erodoto108.com/margherita-di-savoia-il-dono-del-sale/

Giovanni Breschi Massimiliano Scudeletti

La più grande salina d’Europa è in Puglia. Sulla costa del Gargano. Dal 2018 appartiene a una multinazionale francese. L’uomo, qui, ha estratto ‘il solo minerale che si mangia’  fin dall’Età del Bronzo. Ha un nome monarchico: Margherita di Savoia. Ed è un preziosa area naturalistica. ...

20/02/2024

Ousmane

Le storie non finiscono quando accadono.

Ci sono storie che ti rimangono addosso, anche se sai che svaniranno. E di Ousmane Sylla fra qualche giorno non ricorderai più nulla. Quanti ne hai dimenticati, dopo esserti promesso: ‘Non dimenticherò’.

Leggo su ‘Il Manifesto’ che sono stati necessari dieci giorni per rintracciare in Guinea la famiglia di Ousmane Sylla. Riesce a rintracciarla un attivista Conakry, Elhadj Diallo, presidente di un’organizzazione che si occupa del reinserimento dei migranti espulsi dall’Europa e rimpatriati nel loro paese. Ritrova la famiglia grazie a una foto di Ousmane scattata nell’ottobre del 2023: il ragazzo è stretto fra due agenti di polizia, aveva interrotto una seduta del consiglio comunale di Cassino per protestare contro le condizioni di vita nel centro di accoglienza di Sant’Angelo di Theodice. Allora, Ousmane era minorenne.

Dopo la protesta il ragazzo viene spedito in un fetido centro di rimpatrio, un Cpr, a Trapani. Dove avviene una rivolta. E allora nuovo trasferimento, questa volta a Roma. Un nuovo Cpr. A Ponte Galeria. Un calvario. La psicologa avverte: ‘Non può rimanere qui’. Un decreto di espulsione ordina il suo rimpatrio. E il ragazzo, a quel che si capisce, accetterebbe questo destino. Ma non ci sono accordi fra Italia e Guinea: il rimpatrio non può avvenire. Nessuno sa cosa fare con questo ragazzo.

La sua famiglia, leggo sempre su Il Manifesto, è povera (non si fugge da un paese se si è ricchi e si intravede un futuro. A volte si fugge lo stesso). Ci sono due sorelle, un fratello più piccolo, un fratello più grande scomparso in mare fra la Spagna e il Marocco. Cosa può aspettarsi questa famiglia?

Ousmane annuncia la sua fine, Il Manifesto racconta che, al telefono con il fratello, aveva detto di essere certo che sarebbe stato ucciso. Scrive sul muro, in francese, con la cenere di una sigaretta: ‘Se un giorno dovessi morire vorrei che il mio corpo fosse portato in africa, mia madre ne sarebbe lieta. I militari italiani non capiscono nulla a parte il denaro, l’Africa mi manca molto e anche mia madre, non deve piangere per me. Pace alla mia anima, che io possa riposare in pace’.

Sono colpito: ‘i militari italiani non capiscono nulla a parte il denaro’.

Sono colpito: ‘L’Africa mi manca molto’.

Sono colpito: un ragazzo senza aver commesso un reato avrebbe potuto rimanere imprigionato per diciotto mesi. ‘Pace alla mia anima’.

All’alba di una domenica, dopo aver pregato, Ousmane, 22 anni, si è impiccato alle inferriate che lo imprigionano. I suoi compagni di prigionia non hanno potuto chiamare i soccorsi: non possono avere i cellulari e i telefoni fissi non funzionano.

Ousmane ha vissuto sei anni in Italia. Ha conosciuto solo centri di detenzione. Da Ventimiglia a Cassino, da Trapani a Roma.

Dovei scrivere che Ousmane aveva una sola colpa: essere riuscito ad arrivare in Italia. E che non era un ‘detenuto’, ma un ‘trattenuto’.

Scrive Adriano Sofri che ci ha progettato, costruito e deciso con leggi l’esistenza di un Cpr ha scelto di ‘annichilire il senso della vita’ e ‘rendere desiderabile la morte’: ‘Si chiede di spiegare i troppi suicidi in carcere: spieghino come mai tanti altri non si suicidino’.

Erodoto108 va sempre volentieri in Libano. Oriente mediterraneo. Paese lillipuziano, i libanesi sono il triplo nel mondo...
29/01/2024

Erodoto108 va sempre volentieri in Libano. Oriente mediterraneo.
Paese lillipuziano, i libanesi sono il triplo nel mondo rispetto a quelli che vivono in questo Medioriente. Beirut non dimentica le ferite delle sue guerre, ma cerca di sopravvivere, di vivere. Drammatica la frattura fra ricchi e poveri. Nessuno spera in tempi migliori, ma si rimane in piedi, con ostinazione. E si guarda a Sud, verso il confine dove i miliziani di Hezbollah fronteggiano l'esercito di Israele. Questa è una delle frontiere della guerra di Gaza.

Qui il reportage di Isabella Balena

https://www.erodoto108.com/beirut-stanca-di-guerra/

Si esce da ‘Perfect Days’ diversi da come vi si è entrati. Il film di Win Wnders non è la semplice storia di un uomo che...
14/01/2024

Si esce da ‘Perfect Days’ diversi da come vi si è entrati. Il film di Win Wnders non è la semplice storia di un uomo che pulisce i bagni pubblici di Tokyo, è uno spiraglio sulle possibilità della vita.

E, per me, c’era qualcos’altro: dove altro avevo visto la sorprendente architettura dei cessi della capitale del Giappone? Solo a notte, in mezzo a un sogno che ripercorreva il film, mi sono ricordato: avevamo scritto noi di questi bagni. Noi, di Erodoto. Anzi Agostino. Quando? Quattro anni fa, immagino. E ora Win Wenders li rende paesaggio di un film che ci racconta che si può godere della vita. E allora siamo riusciti a trovare quanto Agostino aveva scritto e fotografato…

Dicevamo allora:

E se i wc rivelassero l’anima di un paese? Un viaggiatore si sorprende delle delizie che nascondono i bagni di questo paese. E, instancabile, li visita uno per uno: dalle toilette dei templi più sacri ai washlet tecnologici dove persino la seggetta si inchina di fronte al visitatore

Andate a vedere 'Perfect Days, ma prima leggete l'articolo di Agostino. Qui:

https://www.erodoto108.com/intimo-giapponese/

Agostino Falconetti Mario Boccia Lorenza Pampaloni Carla Reschia Win Wenders

Si esce da ‘Perfect Days’ diversi da come vi si è entrati. Il film di Win Wnders non è la semplice storia di un uomo che pulisce i bagni pubblici di Tokyo, è uno spiraglio sulle possibilità della vita. E, per me, c’era qualcos’altro: dove altro avevo visto la sorprendente architettura de...

Indirizzo

Via Della Piazzuola 26
Florence
50133

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Erodoto108

Erodoto108 è una chimera. Una realtà multiforme e dalle tante espressioni. Erodoto108 è una rivista on-line dedicata al ‘reportage’ di viaggio, ma con una missione sociale ed un taglio squisitamente giornalistico. Erodoto108 è anche un portale di fotografia e video documentari. Di scrittura creativa, disegno d’autore, di cultura e di cibo. Potremmo continuare all’infinito ma abbiamo deciso (di tentare) di darci dei limiti. Abbiamo diviso la rivista in sezioni. Proviamo a creare dei contenitori per gli articoli che vogliamo diffondere ad un pubblico estremamente variegato e complesso (voi). Questo è possibile grazie ad una redazione di esperti in settori molto diversi da loro e dai contributi che riceviamo ogni giorno da giornalisti, scrittori, disegnatori, fotografi ed appassionati. Erodoto108 è una rivista trimestrale animata da un blog di racconti e reportage da tutto il mondo. Abbiamo persino delle rubriche. Ci piace stupire e stupirci con continui nuovi esperimenti. In realtà vorremo avere l’ambizione di raccontare davvero qualcosa in questo immenso web, riportare quello che i grandi media non hanno più il tempo di fare. Informare in maniera lenta, senza pressioni esterne, senza mire pubblicitarie, senza interessi politici. Vorremo parlarvi delle piccole realtà quotidiane di tanti paesi e culture e vorremmo farlo senza annoiarvi, senza piroette letterarie ed inutili narcisismi. Il mondo è di chi lo vuole scoprire… vi suggeriamo solo da dove cominciare.

Erodoto108 ha la finalità di raccogliere testimonianze di viaggio e di presentare i contributi di nuovi e consolidati talenti nell’ambito della letteratura, della fotografia, del video e del disegno di autore. Attraverso Erodoto108 gli autori hanno la possibilità di presentare opere inedite, di pubblicizzare le loro pubblicazioni e di condividere i propri viaggi con un vasto pubblico senza alcuna tassa o spesa di iscrizione.

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