05/09/2024
Bojangles
Una storia vera. Con alcune menzogne a dritto e a rovescio, perché spesso la vita è così
Il libro era su uno scaffale centrale nella vecchia camera di mia figlia. Girato dalla parte della copertina. Attirava lo sguardo e la curiosità. In alto una gru coronata (che mi ha ricordato un antico viaggio in Uganda), in basso lo sguardo di un bambino. Non conoscevo lo scrittore: Olivier Bourdeaut. Gli estensori di semplici biografie annotano con soddisfazione: è stato un ‘disastroso agente immobiliare’, tuttofare in una casa editrice di libri per bambini, raccoglitore di fior di sale a Guérande, nella Loira, la sua terra. Aggiungono: cresciuto in una casa in riva all’oceano dove non c’era la televisione. Troppo facile: per questo Olivier non ha mai smesso di leggere e, dopo aver letto tutti i libri di casa, ha deciso di scrivere.
Ogni volta che andavo a casa di mia figlia, vedevo quel libro in bella vista. Aveva un’aria di mistero: mi ricordava davvero l’Uganda e niente sapevo attorno a questo Bojangles che qualcuno, quel bambino?, stava aspettando. Non vado quasi mai su Google a indagare qualcosa che non conosco. Non l’ho fatto nemmeno questa volta, forse mi piaceva che Bojangles rimanesse in una indistinta nebbiolina.
Non so come gli sia venuto in mente a Olivier un libro così ‘sconclusionato’ e ‘musicale’. Dopo le prime prove andate male (il suo primo libro, un dark, dicono, veniva sempre respinto), forse si mise davvero ad aspettare Bojangles e decise di fare smarrire anche noi nella sua follia. Subito trovò il titolo: ‘Aspettando Bojangles’, con una pazienza impaziente.
Era da molto tempo che un libro non riusciva a sorprendermi, non riusciva a commuovermi e a farmi ridere e piangere, come questo. Non riesco a togliermelo dalla mente. Credo che Federica Privitera, ho letto la sua recensione su ‘Critica Letteraria’ abbia trovato le parole giuste per descrivere questo libro: ‘Disarmante e potente’. Come è possibile?
Ci sono versioni diverse della storia raccontata in questo libro. Scrivo in tre: il bambino-narratore, figlio di quella coppia fantastica; il padre che tiene un diario segreto e a cui gli editori rispondono sempre che quanto scrive non ha ‘né capo, né coda’, però, aggiungono, è scritto bene; e poi c’è il punto di vista della madre che certo non si tira indietro. È lei, il ‘pericolo’, è contagiante, la gioia della follia ci accerchia e non ci lascia scampo. Mi ricorda Valeria in uno dei più bei film di Virzì. Che non a caso si intitola: ‘La pazza gioia’.
La mamma del bambino che ogni giorno cambia nome. O meglio, il marito e il padre, George, ogni mattina, la chiama con un nome diverso. Marguerite, Renèe, Josephine. A volte lei protesta: ‘No, oggi non chiamarmi Renée, stasera abbiamo gente a cena’. A casa di George e di sua moglie dai nomi cangianti era sempre festa. Ah, dimenticavo: il 15 febbraio, lei si chiamava sempre Georgette. Perché era il giorno dopo San Valentino.
In casa si aggirava una gru coronata. Dal nome bellissimo: la Damigella Superflua, altera, elegante, silenziosa, esigente, dal lungo becco e dal collo ancora più lungo. Ogni tre giorni arrivava un grasso senatore e il suo sigaro: era conosciuto come Lo Sconcio, amico del cuore del padre del bambino.
George e sua moglie si erano conosciuti a un party noiosissimo. Dove entrambi stupivano gli invitati con gloriose bugie. Lui sosteneva di far parte indiretta della discendenza del conte Dracula e, allo stesso tempo, di essere figlio di un ricco industriale dell’auto a Detroit. Lei invece, ma rischio di ricordare male, era imparentata con Josephine Baker. George veniva quasi sempre scoperto nelle sue menzogne, ma era così divertente raccontarle. Le bugie erano come ‘un colpo di vento’.
E poi c’era il ballo. George e sua moglie ballavano. Sempre. E sempre ascoltavano Nina Simone, con una voce che fa vibrare la pelle, cantare Mr. Bojangles. Ascoltatela, vi prego e capirete. La trovate su You Tube: da quando ho letto questo libro devo ascoltarla almeno dieci volte al giorno. E ogni volta piango e rido. Ecco, questo libro è ‘lieve’, delicato e riesce a raccontarci di pazzia vera, di manicomi, di case sequestrate dal fisco, di morte e allora stesso tempo dona, lo ripeto, una gioia allegra e f***e. Mette di buon umore. Come quando Mr. Bojangles saltava so high per poi atterrare lightly. Mr. Bojangles, fra una galera e l’altra, ballava, saltava, indossava pantaloni larghi e consumati e rendeva felici chi lo vedeva volteggiare. Il suo cane era morto venti anni prima e lui era inconsolabile, ma ballava, ballava e donava felicità. La vita può essere triste e allora bisogna inventare storie. Lei disse: ‘Datemi il nome che preferite, ma vi prego fatemi divertire’ e ‘immerse i suoi occhi’ nei suoi. Come mi piace: ‘Immerse i suoi occhi’, vorrei averlo scritto io. Vi sono altre due parole che mi hanno fatto fare un piccolo balzo di ammirazione: ‘Timido come uno sciabordio’. Giuro che ho visto con chiarezza quella timidezza.
I racconti si incrociano, a questa famiglia capitano le allegrie e le sventure della vita, vissuta con divertita ironia e leggerezza. Ha qualche affinità con ‘Forrest Gump’. Non bisogna mai prendersi sul serio, ascoltare Nina Simone e volteggiare. Questo libro ‘sfugge alle insidie della normalità’. George nel suo amore infinito per la donna dai mille nomi si lancia a occhi chiusi nella nebbia, si rende conto subito che non può fuggire, è in trappola, una trappola bellissima e decide di viverla fino in fondo.
C’è un grande ballo finale in una festa sp****la, c’è un ultimo bagno nel lago, c’è uno incamminarsi in un bosco. C’è un passato e un futuro.
Un editore decise di pubblicare questo libro ‘senza capo, né coda’. Fu un successo immenso. La gente leggeva e ballava. Piangeva e rideva. Non riusciva a smettere di leggere. ‘Era una cosa da pazzi, ma d’altronde spesso la vita è fatta in questo modo’. E, saggiamente, ‘va bene così’
Alcuni non impazziscono mai…la loro vita deve essere parecchio noiosa (Charles Bukoski)
Qui ascoltate Nina Simone in Mr. Bojangles...
https://www.youtube.com/watch?v=u4jBSc1uxx8&list=FLKjtRGCx1mwoMZjbD4rT3pg&index=2