15/08/2024
Otto ragazzini, la Calabria
e il dramma dell’emigrazione
“Ma non smettete di sognare”
Il romanzo di Francesco Pileggi raccontato in un oratorio a Brattirò. “Ho scelto Beckenbauer per il suo gesto romantico della mano sul cuore”
Non c’è un oratorio senza un campo di calcio. E non c’è un campo di calcio senza sogni, speranze, amicizie. Le più solide. Forse perché nate da ragazzini, rinvigorite dall’ansia di una partita importante, dalla pacca sulla spalla dopo un errore a porta vuota, dagli abbracci dopo un gol. E proprio sul campo di un oratorio, il “Don Giuseppe Furchì” di Brattirò, a pochi chilometri da Tropea, lunedì sera è stato presentato il libro “Quando mia madre indossò la maglietta di Beckenbauer, di Francesco Pileggi, un successo editoriale pubblicato da Rubbettino, nella primavera del 2022, e da allora ristampato più volte.
I protagonisti della storia sono otto ragazzini e la loro passione per il calcio, che si sviluppa in 160 pagine che parlano di Calabria e di emigrazione, degli Anni Settanta, con la loro complessità sociale e politica. Anche di obiettivi, speranze, aspettative, della voglia di riscatto di chi cresce con i papà assenti, perché il lavoro li ha portati all’estero. E con mamme tanto forti da riuscire da sole a mandare avanti la casa, l’economia e i legami familiari.
È stata la libreria indipendente Libreria Cuori d’inchiostro di Vibo Valentia, gestita da Francesca Griffo e Monica Lazar, a portare a Brattirò proprio Pileggi, stimato scrittore calabrese, nonché regista e sceneggiatore, nell’ambito della rassegna “Notti d’inchiostro”, in collaborazione con l’amministrazione comunale di Drapia.
E se “il calcio è una metafora della vita” come diceva Jean Paul Sartre, anche di calcio si è parlato, per raccontare la Calabria e il mondo degli Anni Settanta, inebriati dal profumo dei limoni in un cesto sistemato sul palco, mentre sui muri dell’oratorio facevano da scenografia i volti di Baggio, Del Piero, Maradona e Pirlo, una quinta perfetta per i temi toccati nella serata.
“Questo è un libro per sognatori, perché invoglia a farlo. E a non smettere, a non perdere la speranza” ha spiegato l’autore del libro, che ha ribadito la volontà di lanciare un messaggio positivo, di ottimismo. D’altronde, tra mille difficoltà, i sogni di alcuni dei ragazzini si avverano. C’è chi raggiunge l’obiettivo di diventare giornalista, chi arriva vicino a stringere la mano al proprio idolo calcistico.
È un romanzo che dona speranza, quello di Pileggi, nonostante cadute, momenti amari e delusioni. È un libro scritto con leggerezza, con il tono e il linguaggio disincantato dei ragazzini. Non a caso è stato letto e apprezzato dagli studenti di moltissime scuole, oggetto di laboratori, di analisi, di dibattito. Uno degli aspetti che più fanno felice Pileggi, che da sempre nutre una grande attenzione per i più giovani, il loro disagio, la marginalità dei più fragili. Ma la traccia che tiene tutto insieme è quella dell’emigrazione, della fuga dal Sud, un aspetto che ha riguardato anche la vita dell’autore.
“Sono andato via dalla Calabria con rabbia, sono partito arrabbiato come era partito arrabbiato mio padre, diversi anni prima. Mi sono trasferito in Germania quando avevo già una moglie e due figlie molto piccole”, ha sottolineato con schiettezza Pileggi, per poi ribadire che “questa terra non è adatta a chi non si piega a certe logiche, a chi non ha già a disposizione una propria poltrona. Qui può restare solo chi è privilegiato. Per fortuna c'è anche chi resiste e riesce a conquistare il proprio spazio tra tante difficoltà” ha affermato lo scrittore.
In Germania, Pileggi ha subito imparato il tedesco, si è inserito nel contesto sociale, ha iniziato a lavorare in ambito teatrale. Si è inserito, si è affermato, insomma.
Anche l’autore, dunque, è cresciuto con il padre lontano, trascinato via dall’esigenza di un lavoro. E ha vissuto con la madre. Quello che accade anche ai protagonisti del romanzo, che crescono accuditi da donne forti, che mandano avanti la casa e gestiscono i soldi che i mariti spediscono a casa. Madri-coraggio, come quelle di Plaza de Mayo, le mamme dei Desaparecidos, che in Argentina non si arrendono e chiedono giustizia per i loro figli, proprio in quei turbolenti Anni Settanta in cui si dipana la storia. E un atto di coraggio è anche quello di una delle mamme dei ragazzini, che indossa la maglia bianca di Franz Beckenbauer. Un calciatore di cui probabilmente non sa pronunciare bene il nome, ma il suo è un gesto plateale a protezione del figlio. È l’atto supremo di amore e coraggio, non a caso l’immagine scelta per dare il titolo al libro.
Ma perché Pileggi ha scelto proprio Beckenbauer? Per il gesto romantico della mano sul cuore, nella mitica “Partita del Secolo”, Italia-Germania 4-3, la semifinale del Mondiale in Messico del 1970. “Beckenbauer agli occhi dei ragazzini era l’eroe romantico, il difensore infortunato che continua a giocare per non lasciare i compagni in inferiorità numerica. E gioca con il braccio fasciato, che gli blocca la mano sul cuore” ricorda Pileggi. È così, per quell’immagine, Beckenbauer diventa l’idolo degli otto ragazzini, che seguono quella partita dalla tv di un’osteria.
Pileggi, nel corso della serata, ha ricordato la genesi di questo romanzo. “Sostanzialmente nasce nel 2014, in Germania, quando Frau Edith Koerber, la direttrice del Festival internazionale di Teatro ‘Sett” di Stoccarda, mi chiese di realizzare uno spettacolo teatrale che parlasse dell’Italia, dell’emigrazione dal Sud, partendo però dalla poesia di Goethe, La Terra dei limoni”. E così, più tardi, nel 2022, nelle librerie italiane è arrivato “Quando mia madre indossò la maglietta di Beckenbauer”, la storia di otto ragazzini calabresi che amano giocare a pallone ed eleggono un albero di limoni a loro osservatorio. Un rifugio dal mondo e una finestra sul mondo, allo stesso tempo. Da lì, gli otto ragazzini scoprono la vita, guardano il mare. Quel mare che è parte integrante delle giornate di ogni calabrese. Un mare che è lì, lo sai. E anche se non ci vai, lo vedi, lo senti, sai dov’è e che ti aspetta. “Il mare è la prima cosa che manca, a chi va via dalla Calabria”, ha ricordato Pileggi, leggendo una pagina in cui la nostalgia prende il sopravvento. Dall’albero di limoni i ragazzini conoscono anche l’amore, il sesso (assistono senza volerlo all'incontro tra due amanti), entrando in contatto persino con la morte, per la scomparsa di Luciano, uno di loro, in una sorta di battesimo della vita. E come dei piccoli Telemaco, intanto, attendono il ritorno dei loro padri, moderni Ulisse.
Il libro mostra l’abilità del regista-scrittore nel “disegnare” passaggi che il lettore è in grado di vedere, come in una scena teatrale o cinematografica. E racconta una Calabria rurale, autentica, immune alle alterazioni del turismo di massa.
Nella serata a Brattirò, Pileggi ha anche rivelato che la sua penna continua a rimanere attiva e sta lavorando per l'uscita di un nuovo romanzo, ancora una volta ambientato in Calabria. “Sarà un romanzo di denuncia sociale” ha anticipato lo scrittore, che ha lasciato trapelare - tra i temi - la sfida di un giovane giornalista, alle prese con le logiche mafiose e il lavoro sottopagato.
Molto buona la partecipazione del pubblico, che al termine della presentazione ha anche rivolto riflessioni e domande all’autore del libro, soprattutto sull’attualità del suo messaggio e sull’emigrazione, sulla difficoltà di trattenere i giovani calabresi. Perché “restare non è una vera scelta, non è libera. Restare senza opportunità diventa difficile, spesso andare via dalla Calabria è una necessità, l’unica strada possibile, com’è successo a me” ha ribadito Pileggi. “C’è chi mi ha accusato di essere andato via. Si può andare via per dignità, per non scendere a compromessi. Io sono andato via per questo" ha sottolineato con amarezza lo scrittore.
“Con questa rassegna la nostra libreria lascia il suo spazio fisico e va incontro alla gente, ai lettori. Si apre al territorio, raggiunge cittadine alle porte di Tropea, e viene accolta da comuni che puntano su un turismo diverso, con eventi culturali. Questa rassegna non è solo per i turisti, ma anche per chi risiede qui” ha spiegato Monica Lazar, introducendo l’ospite, a nome della libreria Cuori d’Inchiostro. E anche il sindaco, Alessandro Porcelli, ha elogiato questa collaborazione, nel nome della cultura, porgendo i saluti in avvio di serata.
Rosita Mercatante per Calibria