10/12/2024
Le piace Proust?
Isabella Cesarini, dopo aver scritto di cinema e di letteratura e aver esplorato l’universo artistico femminile con un saggio di gran pregio su Clarice Lispector , questa volta mette il suo stile elegante,carnale , estremamente ricercato, al servizio della forma romanzo.
Sceglie di farlo per raccontare la storia umana e letteraria di Francoise Sagan e, attraverso questo, per rendere omaggio alla letteratura e al cinema francese e , come dichiara il titolo stesso, a Marcel Proust, grande passione che condivide con la protagonista.
“Ho preso il posto della morte e mi sono messa a vivere. [..]
Guardo le cose dai miei ammaccati sessantotto anni, scruto l’orizzonte rubando lo sguardo festante dei miei terrier ma scrivo con le membra sfiancate, deposte sopra un luogo di incanto e gioco, di fortuna e di grazia, di me e della mia caduta”
Così si apre questo romanzo che oscilla, senza mai perdersi, tra il memoir e la biografia e con lo scorrere delle pagine la meraviglia accade e la Sagan si trasforma da parola a corpo vivo che pare respirare affannato nelle nostre orecchie come a chiedere ancora vita da vivere e sperperare tra amori mai dimenticati, auto lussuose, alcool e notti insonni.
“Sono venuta al mondo con la grande vocazione al vizio. La vocazione al vizio e’ nata prima di quella della scrittura, che ha seguito quella della solitudine: una meravigliosa catena in cui il vizio si ammanta del ruolo di raffinato generatore di arte e solitudine.”
Le piace Proust ci conduce poi nel mondo letterario e cinematografico della Francia degli anni Sessanta dove la giovane Francoise, già resa famosa dal suo Bonjour tristesse, croce e delizia della sua vita letteraria, si muove tra cene e salotti in compagnia di Jean-Paul Sartre, Juliette Greco, Bernard Frank, Jacques Chazote, Jean Seberg e molti altri che , con alterne fortune , accompagneranno tutta la sua esistenza.
“Quanti incontri mancati si totalizzano nell scorrere del troppo tardi o nel ristagno del troppo presto. Quanti sfioramenti annegati nelle acque carnivore della noncuranza.”
Ed ovviamente , mescolati tra le pagine, quasi a volte accennati per pudicizia o perché troppo grandi per poter essere narrati senza che perdano di valore, si ritrovano i grandi amori della Sagan, una donna ed una artista così libera e oltre la soglia del perbenismo, da aver donato il proprio cuore a creature che le sconvolgessero lo sguardo e l’anima, senza mai preoccuparsi del sesso di appartenenza.
Incredibile come , proseguendo nella lettura si perda completamente la percezione di avere tra le mani un memoir biografico e non una autobiografia tanto la Cesarini pare fondersi con la scrittrice francese parola dopo parola , aiutata da una scrittura che si fa più netta ma al contempo più viscerale fino a farsi visiva e materica.
Non a caso lo splendido scritto introduttivo firmato da Pasquale Panella si chiude proprio con la dedica a Sagan Isabella..
Non so quale fosse l’intento finale della scrittrice romana ma credo fermamente che con questo libro abbia permesso a molti lettori di avvicinarsi o riaccostarsi ad una scrittrice più famosa per le sue intemperanze e la sua vita sopra le righe che per le sue indubbie capacità artistiche. Da oggi in poi forse oltre ai suoi problemi con il fisco, le sue dipendenze da droghe e alcool e le sue spese folli, quando si parlerà di Francoise Sagan si ricorderanno le pagine meravigliose ed incredibilmente moderne che ci ha lasciato.
“[..],perché dopo la morte perderò’ anche il titolo di principessa. Mi farò evanescente proprio come la principessa Sagan nella Recherche, una timida comparsa nel grande tempo perduto. Nulla resterà dei miei romanzi, delle mie sceneggiature, tutto brucerà nel falò di quella scellerata legge non scritta che recita - Per un dosso di cose sbagliate si abbattono almeno due montagne di cose giuste.”
96, rue de-La-Fontaine
Grazie a Annachiara Petronilla per questa accurata recensione. Poche parole per esprimere un mondo, quello di Françoise Sagan.