14/01/2024
L’esigenza delle fiabe.
Perché sono nate e dove?
Boh! Fine del post.
Scherzo, però mi sono posto anch’io queste domande. Le risposte si perdono nella notte dei tempi ma qualche traccia ci è rimasta e possiamo sbirciarci attraverso come una fessura per scoprirne il senso.
Philip Pullman, autore di Queste oscure materie, disse: «A me interessa parlare di temi importanti: la vita, la morte, l'esistenza di Dio, il libero arbitrio. Il fantastico non è fine a sé stesso, ma sostiene e da corpo al realismo... Non abbiamo bisogno di liste di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato, abbiamo bisogno di libri. "Non devi" è presto dimenticato, "C'era una volta" durerà per sempre.»
A partire da questa citazione parlerò di un testo, uno dei più antichi che conosco: Il libro dei giudici della Bibbia, la famosa storia di Sansone.
Come è nata e perché?
Gli ebrei erano un popolo di nomadi che non potevano portarsi dietro intere carovane di rotoli di pergamene per studiare le tradizioni e le leggi, per tale motivo la conoscenza veniva tramandata oralmente.
La media della vita si aggirava intorno ai 30-40 anni e già a 15 ci si sposava. Non c’erano scuole, ma c’erano gli scribi, i maestri che si scontravano con l’apprendimento dei più piccoli e qua ritorna la citazione di Pullman. Era impossibile trasmettere dei valori alle nuove generazioni senza rischiare di perderne l’essenza, ma nascondendoli tra le pieghe del fantastico si sarebbero garantiti la permanenza lungo i secoli.
I Nazirei (נזיר, Nazir, in ebraico, vuol dire consacrato) erano i figli maschi consacrati a Dio che per distinguersi dagli altri avevano delle regole da rispettare, compreso il divieto di tagliarsi i capelli perché era il segno della Grazia=Forza che Yahweh donava a loro. Ma se un Nazireo trasgrediva la legge, commettendo peccato, per essere riconosciuto dal popolo, doveva radersi la testa. Quindi i capelli erano un marchio che simboleggiava la perdita della Grazie-Forza, una conseguenza, non la causa. Ma come tramandare questa conoscenza facendo in modo che venisse ricordata? Per mezzo dell’elemento fantastico e invertendo la causa dall’effetto e una volta che il ragazzo sarebbe diventato uomo, sarebbe stato capace di individuare quei valori che prima non era in grado di apprendere. La fiaba nasce per un’esigenza pratica, in un contesto preciso e non ha niente di letterale. Per tentare di renderla politicamente corretta, invece, si scivola spesso sul letterale e diventa scorrettissimo. Non sono contrario alle reinterpretazioni purché sia disponibile anche la versione originale.
Facciamo un salto nel tempo e approdiamo a Pinocchio. Abbiamo davanti un burattino di legno e sarebbe più preciso chiamarlo marionetta perché ha un corpo intero e viene comandato da fili e già questo elemento dovrebbe metterci in allerta.
Mastro Geppetto, suo padre, rinuncia alla cena per fargli avere L’abbecedario, altro elemento fondamentale. Pinocchio vende il libro e semina le monete che ha ricavato, credendo di far crescere un albero di soldi, ancora una traccia per noi lettori. Frequenta il Paese dei balocchi ma ci sosta troppo e si trasforma in un asino.
La storia di Pinocchio ruota ai sacrifici del padre per farlo studiare, a lui che non ascolta la coscienza e che vuole solo divertirsi ma che finisce sempre tra le cattive compagnie. Per farla breve quando il Burattino decide di avere una gerarchia di valori, la coscienza, la famiglia e lo studio, si trasforma in una persona vera. Basta unire i puntini per capire cosa voleva dirci Carlo Collodi.
Nonostante la fiaba sia stata maltrattata in diverse interpretazioni ancora oggi tra le sue pieghe nasconde una verità attualissima. Ecco a cosa serve l’elemento fantastico ed ecco perché amo il fantasy, perché amplifica la realtà e ne esalta i valori, così come le contraddizioni. Chi si ostina a vedere in Pinocchio una questione di genere, di adozioni, della madre che può essere solo fata (ho sentito anche questa) vuol dire che ignora i fondamentali e si concentra sull'aspetto letterale.
Lo stesso schema si ripete in Peter Pan, nel Mago di OZ, in Alice nel Paese delle Meraviglie...
Di Peter Pan che non vogliono crescere ne conosco tantissimi che continuano a vivere nell'IsolaCheNonC'è. Il senso mi pare offerto su un piatto d'argento, ci vuole tanto a capirlo?
Lancio una proposta: al posto di rimaneggiare sempre le vecchie fiabe non sarebbe il caso di inventarne di nuove che rispecchino il nostro tempo? Senza metafore, simboli e analogie è un mondo che si muove a tentoni, incapace di guardare oltre la superficie.
https://it.wikipedia.org/wiki/Nazireato