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19/07/2024

Speculazione energetica:

Questo è il ginepro che hanno sradicato con un gesto vile di una violenza inaudita. In questa foto abbiamo Rita Corda la...
14/07/2024

Questo è il ginepro che hanno sradicato con un gesto vile di una violenza inaudita. In questa foto abbiamo Rita Corda la portavoce del comitato di Selargius No TYRRHENIAN LINK le due artiste Tiziana Troja e Michela Sale del “LucidoSottile“ scese in campo per difendere con le unghie e i denti il paradiso chiamato Sardegna preso d’assalto dalla mano speculatrice.

Il Monte Ortobene per i nuoresi è sempre stato semplicemente il monte. È un’altura granitica, che si eleva a 955 metri s...
07/07/2024

Il Monte Ortobene per i nuoresi è sempre stato semplicemente il monte. È un’altura granitica, che si eleva a 955 metri sul livello del mare, la cui cima più alta è detta Cùccuru Nighèddu. Ancora oggi nel Terzo Millennio l’Ortobene per i nuoresi è sempre ‘il monte’ per antonomasia, seppure le attività agro pastorali che vi si svolgevano una volta siano enormemente diminuite; ora è comunque costantemente visitato, meta di scampagnate e passeggiate, in particolare in comitiva, con i bambini che giocano piacevolmente all’aperto.
Per arrivarci si sale verso la cima percorrendo la strada che parte dalla Chiesetta della Solitudine, arrivati a un bivio si sceglie il percorso da seguire, in quanto il sentiero si divide in due formando un anello che conduce a tutte le principali località situate sul monte.
Una di queste località di particolare interesse turistico, è quella dove si trova la cosiddetta “Sa conca” o “il fungo”, situato sul ciglio della strada che porta al parco di Sedda Ortai. Questo antico roccione, che all’interno presenta un’ampia cavità, nel corso dei secoli e dei millenni fu un sicuro rifugio per l’uomo, che lo utilizzò come una vera e propria abitazione; oggi, chiunque vi passi davanti può ancora osservare, con molta curiosità, che ‘Sa Conca’ è ancora abitata: il suo ampio spazio interno è utilizzato come ovile. Un rifugio alquanto particolare, sicuramente unico in Sardegna.
Sa Conca, l’enorme fungo di granito posto sull’Ortobene ai piedi del monte “Pala de Casteddu” è stato, come detto prima, per secoli prezioso ovile, utilizzato da intere generazioni da quei pastori nuoresi che pascolavano “il comunale”.
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È la più maestosa e ben conservata testimonianza archeologica non solo di Suelli, centro dal glorioso passato vescovile,...
04/07/2024

È la più maestosa e ben conservata testimonianza archeologica non solo di Suelli, centro dal glorioso passato vescovile, ma di tutta la Trexenta, nel sud Sardegna.
Il nome deriverebbe da su piscu, ossia il vescovo della diocesi di Barbaria, al quale i giudici di Cagliari fecero numerose donazioni, compreso il terreno dove sorge il parcoarcheologico. Il nuraghe Piscu si erge imponente su una collina, lungo la statale 128 per Senorbì e Mandas, a pochi passi da Suelli, nel Medioevo sede vescovile e da sempre centro di venerazione di san Giorgio vescovo.
Citato in vari documenti medioevali e noto localmente come sa domu de s’orcu, il Piscuè il più monumentale e meglio conservato dei 200 nuraghi censiti in Trexenta, ‘indagato’ archeologicamente e restaurato negli anni Ottanta del XX secolo. La maestosa architettura complessa sorse tra Bronzo Medio e recente (XV-XI secolo a.C.), costruita con blocchi di marna calcarea, lavorati e disposti su filari regolari, e formata da una torre principale, la più antica della struttura, e quattro torri angolari, unite da spesse mura, costruite in una fase successiva. All’interno del bastione, quasi un quadrato con lati di circa trenta metri, è delimitato un cortile. Attorno, un basso antemurale di grossi massi ‘abbraccia’ cinque torri sporgenti e include all’interno un villaggio di numerose capanne circolari e quadrangolari.
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La cattedrale più grande di tutta la Sardegna, che presiede l’arcidiocesi arborense, è conosciuta come duomo di Oristano...
01/07/2024

La cattedrale più grande di tutta la Sardegna, che presiede l’arcidiocesi arborense, è conosciuta come duomo di Oristano, edificio di culto principale della parte centro-occidentale dell’Isola.
È chiesa ‘madre’ dell’arcidiocesi arborense. La cattedrale di santa Maria Assunta, elevata da Pio XII a rango di basilica minore, è il duomo di Oristano. Sorse su una struttura paleobizantina e su sepolture bizantine (VI-VII secolo), emerse nel sagrato della chiesa. Secondo la tradizione, nel 1070, la capitale del giudicato d’Arborea fu trasferita da Tharros a Oristano. Qualche decennio dopo (1131) è documentata, già come cattedrale, l’ecclesia sanctae Mariae de Orestano. I 16 fusti di marmo custoditi nel seminario tridentino, che si affaccia nel cortile del duomo di fronte alla chiesa della Santissima Trinità(XVIII-XIX secolo), fanno ipotizzare che l’originario impianto romanico di santa Maria (XI-XII secolo) avesse tre navate: forse otto colonne per parte dividevano l’aula. Nel primo trentennio del XIII secolo la chiesa fu ‘rivisitata’ e a metà del XIV fu aggiunto il transetto con quattro cappelle in stile gotico-italiano, tra cui quella della Madonna del Rimedio, oggi tra i pochissimi elementi originari superstiti.
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La conformazione della Spiaggia di Abarossa è caratterizzata da una lunga spiaggia che si estende per centinaia di metri...
24/06/2024

La conformazione della Spiaggia di Abarossa è caratterizzata da una lunga spiaggia che si estende per centinaia di metri, con le sue dimensioni e la profondità dell’acqua, si presta per essere adatta alle famiglie con bambini.
Con una lunghezza di 2720 metri per una larghezza media di circa 10 metri, ha una superficie di 27200 metri quadri ed è in grado di ospitare fino ad un massimo di 3400 persone distribuite comodamente.
La Spiaggia è composta da Sabbia grossa di colore Sabbia gialla, con una vegetazione retrostante, caratterizzata principalmente da macchia mediterranea.
Il mare è di colore Verde, con un fondale prevalentemente sabbioso.
Le linee batimetriche sono molto lontane tra loro, pertanto la profondità scende in maniera molto graduale, classificandosi come riva con acqua poco profonda.
La Spiaggia di Abarossa è di libero accesso, senza un numero chiuso previsto da legge. La capienza massima di 3400 persone è puramente indicativa e viene stabilita utilizzando le linee guida degli stabilimenti balneari, in cui si ipotizzano circa 8mq per ogni singola persona, tenendo conto di sdraio o asciugamano, ombrellone e un’area perimetrale di passaggio.
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Cari ascoltatori, oggi desidero parlarvi di un luogo molto particolare e poco conosciuto della nostra amata Italia: il c...
20/06/2024

Cari ascoltatori, oggi desidero parlarvi di un luogo molto particolare e poco conosciuto della nostra amata Italia: il carcere dell’Asinara.
Situato a nord-ovest della Sardegna, questo isolotto è stato utilizzato come luogo di detenzione per decenni, fino alla sua chiusura nel 1997. Ma qual è la storia di questo carcere e come è stato visto dalla società italiana?
Il carcere dell’Asinara è stato costruito nel 1885, su un’area di circa 6 chilometri quadrati. Inizialmente era destinato a ospitare gli esiliati politici e i criminali comuni, ma con il passare degli anni è stato utilizzato anche come colonia penale agricola.
Nel corso dei decenni, questo carcere ha ospitato una grande varietà di detenuti, da prigionieri politici a mafiosi, da malati di mente a soldati tedeschi e americani durante la Seconda Guerra Mondiale.
Ma cosa rende così particolare il carcere dell’Asinara? Innanzitutto, la sua posizione geografica isolata. L’isola è circondata dal mare e le uniche vie di accesso sono via aerea o via mare, il che rendeva difficile la fuga dei detenuti. Questa caratteristica ha fatto sì che il carcere fosse considerato una fortezza inespugnabile, un luogo in cui i prigionieri erano costretti a scontare le loro pene in totale isolamento dalla società.
Inoltre, il carcere del Asinara era noto per le dure condizioni di vita dei detenuti. Il sovraffollamento delle celle, le pessime condizioni igieniche e la scarsa alimentazione erano solo alcune delle difficoltà che i prigionieri dovevano affrontare quotidianamente. Questo ha portato a numerose proteste e rivolte, che spesso venivano brutalmente represse dalle guardie.
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L’incantevole insenatura è uno dei gioielli di un un’isola sulcitana all’estremità sud-occidentale della Sardegna: alte ...
16/06/2024

L’incantevole insenatura è uno dei gioielli di un un’isola sulcitana all’estremità sud-occidentale della Sardegna: alte e chiare scogliere a strapiombo, tuffandosi nelle acque turchesi, producono riflessi abbaglianti incontrandosi con i raggi del sole.
Un profondo fiordo calcareo che si chiude con una piccola e stupenda spiaggetta di grossi ciottoli lucidi, abbracciata da una ripida scogliera. Cala Fico è un gioiello incastonato nella costa nord-occidentale dell’isola di San Pietro, nel territorio di Carloforte, a nord dell’imponente promontorio di Capo Sandalo, dove si erge il faro più occidentale d’Italia. La suggestiva cala dall’arenile roccioso, riparata da un promontorio calcareo bianco che domina il paesaggio, crea un’atmosfera selvaggia e incontaminata. Il mare è limpido con bellissimi colori cangianti tra verde e azzurro. Il fondale, basso e per lo più fatto di scogli e sassi, ospita numerose specie di pesci che contribuiranno a rendere le immersioni un’esperienza da documentario. Un vero paradiso per snorkeling e pesca subacquea.
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Punta delle Colonne è situata nell’omonima località, nell’Isola di San Pietro, presso il comune di Carloforte. Situata a...
09/06/2024

Punta delle Colonne è situata nell’omonima località, nell’Isola di San Pietro, presso il comune di Carloforte. Situata al di sotto di una maestosa falesia trachitica, si presenta con un arenile costituito esclusivamente da grandi massi arrotondati grigi e da scarsi ciottoli scuri. Il mare è verde intenso con un fondale roccioso e profondo, con acque fresche e limpide. Punta delle Colonne è poco frequentata a causa delle difficoltà nel raggiungerla, ma essa permette di godere di un panorama spettacolare di quelle che nella lingua tabarchina sono chiamate le “Chinolle“; si tratta di due imponenti faraglioni disposti a poca distanza uno dall’altro. Questo luogo incantevole è raggiungibile però solo via mare.
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U pàize è un enclave ligure in Sardegna: conserva lingua e cultura dei fondatori, le famiglie di pescatori originarie di...
06/06/2024

U pàize è un enclave ligure in Sardegna: conserva lingua e cultura dei fondatori, le famiglie di pescatori originarie di Pegli e provenienti dall’isola tunisina di Tabarka (dove risiedevano dal XVI secolo). I tabarchini nel 1738 ottennero dal re Carlo Emanuele III il permesso di colonizzare l’isola di san Pietro, disabitata e detta ‘degli sparvieri’ sin dai tempi dell’insediamento fenicio (VIII secolo a.C.), cui seguì quello punico, con tempio e necropoli. Gli stessi pescatori, 40 anni dopo, avrebbero fondato anche Calasetta sulla prospiciente isola di sant’Antioco.
Carloforte, tuttora strettamente legato a Pegli e Genova, è l’unico centro dell’isola, con seimila abitanti: ti conquisterà con viuzze e vicoli che si inerpicano su un lieve pendio, con scorci colorati e vedute sul mare, con porticciolo e antiche fortificazioni difensive, di cui restano torri d’avvistamento e tratti di mura con fortini, compresa la Porta del Leone. Nell’architettura del borgo, inserito nel club dei più belli d’Italia, si distinguono u Palassiu di inizio Novecento, oggi cineteatro Giuseppe Cavallera, e la chiesa della Madonna dello Schiavo, che accoglie la statua lignea venerata dai tabarchini, simbolo di fede e unione solidale della comunità. Molto sentita anche la devozione per san Pietro, protettore di corallari e tonnarotti, festeggiato solennemente il 29 giugno. Sul lungomare merita uno scatto il monumento a Carlo Emanuele III, gruppo marmoreo di tre statue (1786) con al centro il sovrano, da cui deriva il nome del borgo, mentre a san Carlo Borromeo fu dedicata la chiesa parrocchiale. Dal 2016 è il museo multimediale, che racconta la storia carlofortina. Del resto il mare ne è parte essenziale: le coste di san Pietro sono un susseguirsi di rocce frastagliate e insenature.
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Luoghi incontaminati, paesaggi isolati, rare specie vegetali e animali, vicende storiche sui generis, l’isola nell’estre...
03/06/2024

Luoghi incontaminati, paesaggi isolati, rare specie vegetali e animali, vicende storiche sui generis, l’isola nell’estrema punta a nord-ovest della Sardegna, spartiacque fra mare aperto e golfo omonimo, è un mondo a se stante, da scoprire.
Colline arrotondate e ricoperte di verde mediterraneo, fauna caratteristica come l’asinello bianco, mille tonalità del mare e fondali ricchi di vita. Le ricchezze naturalistiche dell’Asinara, disseminate su 50 chilometri quadrati rientranti nel territorio di Porto Torres, sono parco nazionale (1997) e area marina protetta (2002). Prima della loro istituzione l’isola, separata dalla terraferma da isola Piana e passaggio di Fornelli, ha vissuto una storia singolare, che l’ha conservata integra.
Le prime tracce umane sono le domus de Janas di Campu Perdu. L’area divenne nel XX secolo una delle diramazioni penali del carcere, in particolare vi sorsero le stalle dove lavoravano i carcerati. Non mancano anche testimonianze medievali: i ruderi del monastero camaldolese di sant’Andrea e il Castellaccio, su un colle raggiungibile da un sentiero.
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Cari viaggiatori a caccia di avventure chissà quante volte molti di voi avranno visto questo straccio di paradiso che se...
29/05/2024

Cari viaggiatori a caccia di avventure chissà quante volte molti di voi avranno visto questo straccio di paradiso che se non fosse per le industrie presenti che inquinano l’ambiente circostante oggi non sarebbe un pezzo di terra sardo ammalato, stiamo parlando della laguna di Santa Gilla, godetevi in tutto il suo splendore questo tramonto unico.
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Sardegna, da Cagliari andare in direzione Spiaggia del Poetto, poi Via Calamosca e infine Via Faro. Lasciata l’ auto si ...
25/05/2024

Sardegna, da Cagliari andare in direzione Spiaggia del Poetto, poi Via Calamosca e infine Via Faro. Lasciata l’ auto si prosegue a piedi incontrando la Batteria C 135 e in alto il Forte Sant’ Ignazio.
Entrata in servizio nell’aprile del 1934 fu la prima batteria a doppio compito ad essere installata nell’area cagliaritana. Il suo compito non era soltanto provvedere alla difesa del porto e della base navale ma anche alla protezione della Prunas , postazione chiave del dispositivo antinave del golfo le cui artiglierie, in caso di attacco dal mare, dovevano incrociare il tiro con quelle di Boggio e Faldi . La C.135, pur facendo parte del Gruppo F.A.M., per tutta la durata della guerra  affiancò efficacemente le batterie contraeree del Gruppo Levante: C.194 (Giorgino),C.198 (M.te Urpino) e C.367 (Tuvixeddu).
L’impianto della batteria si caratterizza per la presenza di 6 piazzole circolari postate ai vertici di un poligono regolare , opportunamente incassate nella roccia e fornite di uno spesso basamento in calcestruzzo munito di perni per l’ancoraggio dei cannoni. Le munizioni di primo impiego erano alloggiate in 4 riservette di piazzola protette da portelloni metallici, ma un rilevante quantitativo di colpi era accantonato nelle riservette ricavate lungo le pareti dei camminamenti sotterranei che collegano le piazzole tra loro, fatta eccezione per la postazione dislocata all’estremità orientale della linea  pezzi. La Stazione di tiro, che risulta arretrata rispetto allo schieramento dei cannoni, è costituita da un basso edificio a tre vani, con quello mediano  a cielo libero in quanto destinato alla Centrale elettromeccanica  “ Gamma ” che era provvista di un ingombrante stereo-telemetro da m.3 di base. Contraddistinta inizialmente come C1, la batteria fu poi identificata come C. 135.
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L’epopea mineraria è una pagina rilevante della storia del Sulcis-Iglesiente e di tutta la Sardegna, questo sito raccont...
22/05/2024

L’epopea mineraria è una pagina rilevante della storia del Sulcis-Iglesiente e di tutta la Sardegna, questo sito racconta l’evoluzione dell’attività estrattiva dal suo splendore al declino.
Citata in un documento del XIV secolo, sfruttata a fasi alterne nel XVII e XVIII, poi portata al massimo sviluppo e all’avanguardia tra XIX e XX, successivamente abbandonata e infine riqualificata. La miniera di Monteponi è una delle più affascinanti testimonianze della storia mineraria della Sardegna: nel corso dei secoli ha visto succedersi proprietà e attività, sviluppandosi fino a diventare uno degli impianti estrattivi principali in Italia, con edifici moderni e strutture all’avanguardia (per i tempi), fino all’irreversibile crisi e alla chiusura. Oggi il complesso minerario a pochissimi chilometri da Iglesias è uno dei siti compresi nel parco geominerario della Sardegna, nonché tappa del cammino minerario di santa Barbara. In pratica, da alcuni decenni, ha iniziato una nuova vita come sito, tra i più affascinanti e meglio conservati, di archeologia industriale.
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Domus de Janas di Pimentel sono situate a Pimentel, piccolo paese del Sud Sardegna e della Trexenta.Le domus de Janas di...
20/05/2024

Domus de Janas di Pimentel sono situate a Pimentel, piccolo paese del Sud Sardegna e della Trexenta.
Le domus de Janas di Pimentel sono monumenti funebri che risalgono al Neolitico finale 3200-2800 a.c. scavate interamente nella roccia.
S’Acqua Salida è una vera necropoli con numerose Domus de Janas, la maggior parte ancora sepolte sotto il fango.
Potrete trovare le domus in due gruppi principali.
Il primo gruppo ben segnalato da cartelli turistici è stato ripulito ottimamente e presenta 4 Domus de Janas tutte molto diverse tra loro.
Il secondo gruppo si trova di fronte all’ingresso del caseggiato abbandonato, credo fosse la biglietteria, non segnalato da alcun cartello ma ben visibile, presentano ben 3 domus a pozzetto molto particolari.
Tutte quante presentano diversi canali per evitare l’inondazione delle tombe con l’acqua piovana e preservare decorazioni e corredi funebri dall’umidità.
Si notano nelle Domus, le vasche di contenimento delle acque, i colori ocra utilizzati per la decorazioni, i pilastri le anticelle, alcune hanno lunghi corridoi di accesso.
Interessante anche la presenza dei focolai elemento del fuoco che si contrapponeva a quello dell’acqua.
Si possano vedere tracce di protome taurine e delle coppelle.
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Adagiato nell’estremo lembo nord-occidentale della Sardegna, Stintino si protende verso l’Asinara, quasi a toccarla. Pro...
17/05/2024

Adagiato nell’estremo lembo nord-occidentale della Sardegna, Stintino si protende verso l’Asinara, quasi a toccarla. Proprio lì, dove la sfiora, mostra il suo capolavoro, La Pelosa: fondale limpido e bassissimo per decine di metri, sabbia candida e impalpabile, abbagliante e placido mare con tutte le tonalità dell’azzurro. Accanto alla ‘sorella maggiore’, c’è la Pelosetta, chiusa da un isolotto sovrastato da una torre aragonese (del 1578), simbolo della Pelosa. Da una ‘terrazza’ sulla spiaggia ‘tropicale’, a duecento metri d’altezza, godrai di un panorama unico su isola Piana e parco nazionale dell’Asinara, incontaminato e selvaggio: Stintino è il luogo d’imbarco più vicino per visitarlo.
Il territorio stintinese è un lembo di terra tra due mari. A ovest il suggestivo ‘mare di fuori’, con costa alta e frastagliata alternata a calette di sabbia e ciottoli: da Capo Falcone, luogo selvaggio sorvegliato anch’esso da una torre sp****la (la più alta della Nurra) e sorvolato da falchi pellegrini e della regina, sino a Cala del Vapore, attraverso Valle della Luna e Coscia di donna. A est il ‘mare di dentro’, all’interno del golfo: costa bassa e riparata che dalla Pelosa, passando per L’Ancora e gli scogli di Punta Negra, arriva sino ai sassolini bianchi e tondi del lungo litorale de Le Saline ed Ezzi Mannu. In mezzo un’oasi naturale con stagni (Cesaraccio e Pilo), dove vivono airone rosso, garzetta e martin pescatore.
In principio Stintino era un paesino di pescatori, del tutto simile a Cala d’Oliva sull’Asinara, borgo di provenienza delle 45 famiglie liguri, che lo fondarono nel 1885, quando il Regno d’Italia insediò sull’isola lazzaretto e colonia penale, ‘sfrattando’ gli abitanti.
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CHIESA DI SAN SEVERINO:È situata sul lato destro della strada statale che porta a Gonnesa. Alla sinistra dell’ingresso, ...
12/05/2024

CHIESA DI SAN SEVERINO:

È situata sul lato destro della strada statale che porta a Gonnesa. Alla sinistra dell’ingresso, una lapide portava l’iscrizione “In onorem Sancti Severini Episcopi Severinus De Villa edificavit MDC- CL###IV”. Severino De Villa era un Canonico della cattedrale di Iglesias.
La zona dove sorge la chiesa appare già esistente, come vestigia di San Zeferino, nel Cabreo delle baronie che compongono tutta la Diocesi di Iglesias del 1794.
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L’antico villaggio di Chia, importante centro fenicio e poi romano col nome di Bithia, si trovava in una piccola insenat...
07/05/2024

L’antico villaggio di Chia, importante centro fenicio e poi romano col nome di Bithia, si trovava in una piccola insenatura dove oggi è presente una delle tante Torri costiere nel XVII secolo costruite dalla Corona di Spagna contro le incursioni dei corsari barbareschi. Tra le rovine portate alla luce in seguito ad una mareggiata, ci sono i resti di un tophet punico e l’antica strada che la collegava all’importante città di Nora. Oggi è meta degli appassionati di trekking e mountain bike che possono percorrere la strada sterrata che fiancheggia la vecchia via, godendo di angoli di costa particolarmente affascinanti.
Dalla torre, che domina il litorale, si accede ad una lunga lingua di sabbia intervallata da piccole insenature incorniciate da una f***a vegetazione e lambite da un mare verde smeraldo, un vero e proprio spettacolo della natura che resta impresso per sempre nel cuore di qualsiasi visitatore.
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Edizione N. 368 festa di Sant’Efisio, dal 1 al 4 maggio 2024 compratono di Cagliari (Sardegna).Ogni anno, dal 1 al 4 di ...
04/05/2024

Edizione N. 368 festa di Sant’Efisio, dal
1 al 4 maggio 2024 compratono di Cagliari (Sardegna).
Ogni anno, dal 1 al 4 di maggio, la festa di Sant’Efisio riunisce i fedeli, gli abiti tradizionali e i colori di tutta la Sardegna in una processione commovente e grandiosa.
È un lunghissimo pellegrinaggio con migliaia di devoti venuti da ogni parte dell’Isola, che sfilano a piedi, a cavallo o sulle tracas, i carri trainati dai buoi e ornati di fiori e frutta.
Dal 1652 non è solo la più grande manifestazione religiosa, della cultura e dell’identità della Sardegna: è soprattutto una Promessa solenne fatta l’11 luglio 1652 dalla città al suo protettore.
Da allora è sempre stata onorata, ogni primavera, per più di 350 anni, con profonda devozione e gratitudine sincera.

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La spiaggia di Cala Domestica si trova nella costa occidentale della Sardegna ed è circondata da due imponenti falesie, ...
29/04/2024

La spiaggia di Cala Domestica si trova nella costa occidentale della Sardegna ed è circondata da due imponenti falesie, due pareti rocciose a strapiombo sulla spiaggia e sul mare, che fanno si che la spiaggia rimanga molto nascosta, quasi intima, rendendola un raccolto “angolo di paradiso”. É quindi amata dalle coppie perché ritenuta molto romantica.
Queste falesie che formano il golfo, sono state lavorate dagli agenti meteorici, che hanno scolpito la roccia creando delle forme suggestive. Tra gli scogli che racchiudono la sabbia fine e intorno alla spiaggia è presente una ricca vegetazione, come alcuni cespugli e piccoli arbusti, che insieme ai profumi travolgenti creano una composizione naturale rilassante.
Con una breve camminata è possibile visitare la Torre Aragonese costruita tra il XVII e XVIII secolo e utilizzata anche nella seconda guerra mondiale come torre d’avvistamento, quando ancora Cala Domestica era punto di attracco per il trasporto di minerali estratti nelle numerose miniere della zona. La torre è alta 10 metri: un punto panoramico perfetto per ammirare la maestosità dell’intera spiaggia e dei dintorni, come i magazzini che venivano utilizzati quando le miniere erano ancora attive (e in fase estrattiva).
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Continuità d’uso e cura nella realizzazione caratterizzano un’area di culto nuragica nelle campagne dell’alta Marmilla, ...
26/04/2024

Continuità d’uso e cura nella realizzazione caratterizzano un’area di culto nuragica nelle campagne dell’alta Marmilla, nel centro-ovest della Sardegna.
Per millenni lo ha circondato un’aura di spiritualità, dall’epoca nuragica passando per quella punica, fino al Medioevo. Il suo nome deriva, infatti, da una chiesa, ormai scomparsa, che probabilmente le sorgeva accanto. Il pozzo sacro di San Salvatore si trova in cima a una collina a sud di Figu, frazione di Gonnosnò. Gli scavi hanno dimostrato che l’area fu frequentata a lungo e intensamente, a scopi cultuali e funerari. Il primo impianto si fa risalire al Bronzo recente e finale, tra XIII e XI secolo a.C., ed è composto da un atrio rettangolare, lastricato, dal quale, attraverso un ingresso di forma trapezoidale, si accede al vano scala. Da qui, una scalinata di circa 4 metri ti porterà alla camera, parzialmente ricavata nella roccia, a pianta sub-circolare con copertura a tholos.
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Il luogo ideale di chi ama il mare blu e selvaggio dal fascino senza tempo, che rimanda alle storie di Hemingway, è nell...
17/04/2024

Il luogo ideale di chi ama il mare blu e selvaggio dal fascino senza tempo, che rimanda alle storie di Hemingway, è nell’arcipelago del Sulcis, nell’estremità sud-occidentale della Sardegna.
Una scogliera chiara e levigata dal tempo, dolcemente curva e a strapiombo sul mare azzurro intenso e blu. La spiaggia di Mangiabarche si trova sull’i​sola di Sant’Antioco, nel territorio di Calasetta,​ non distante dalle tre spiagge del paese: Le Saline, Sottotorre e spiaggia Grande.
Poca sabbia a riva, m​are cristallino d’estate, splendido per un’immersione e per pescare. Onde impetuose d’inverno.​ Il gioiello calasettano si affaccia davanti a uno scoglio, p​unta Mangiabarche, dove si staglia un piccolo faro solitario, il cui compito è evitare (a volte senza successo) che le imbarcazioni s’incaglino nelle rocce affioranti, che creano un fascino un po’ sinistro. Del resto, la spiaggia deve il nome alla fama di aver fatto la sfortuna di marinai e naviganti.
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