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L'Architettura Sacra del Cervello: Quando si guarda la sezione mediana del cervello umano e, proprio accanto, il millena...
29/11/2025

L'Architettura Sacra del Cervello:
Quando si guarda la sezione mediana del cervello umano e, proprio accanto, il millenario simbolo egizio dell'Occhio di Horo (o Udjat) , è quasi impossibile non avvertire un brivido. Nonostante gli Egizi non avessero le nostre moderne tecniche di dissezione anatomica (alla Vesalio, per intenderci), la coincidenza morfologica tra il loro simbolo e la regione di-encefalica è sbalorditiva. Questo non è un semplice aneddoto storico, ma un vero e proprio enigma neuro-archeologico che sfida le nostre convinzioni sulla loro conoscenza.
La mappatura è incredibilmente fedele: la pupilla centrale dell'Udjat si allinea precisamente con la Ghiandola Pineale (o Epifisi). L'arco superiore ricalca la Scissura Cerebrale (la divisione tra gli emisferi), e persino la curva inferiore ("la lacrima") si adatta perfettamente al Midollo Allungato (bulbo), il centro di controllo vitale. C'è chi suggerisce che i saggi egizi non avessero una conoscenza fisica, ma una visione intuitiva o esoterica di questa architettura interna, percependo il cervello non solo come un organo, ma come un trasduttore cosmico.
2. La Pineale: Da Sede dell'Anima a Risuonatore Quantistico
Storicamente, il filosofo René Descartes, nel XVII secolo, definì la Ghiandola Pineale come la "sede principale dell'Anima", l'unica struttura non sdoppiata al centro del cervello, punto di giunzione tra il fisico e lo spirituale. Oggi, la Neuroscienza la riconosce come un organo neuroendocrino essenziale, il maestro che orchestra il ritmo circadiano attraverso la secrezione di Melatonina, l'ormone che ci lega ai cicli cosmici di luce e buio.
Ma il vero interesse per la nostra indagine sta nelle sue implicazioni più sottili. La Pineale, che somiglia a una piccola pigna, è l'unica parte del cervello a sviluppare i cosiddetti corpi psammosi o "sabbia cerebrale", costituiti da cristalli di Calcite .
* L'Ipotesi Neuro-Quantistica: Secondo alcuni modelli teorici emergenti nel campo della Fisica della Coscienza, questi microcristalli non sono semplici scorie di calcificazione. Al contrario, la loro struttura cristallina li rende potenziali risuonatori piezoelettrici o trasduttori quantistici. L'idea è che, vibrando in risposta a campi elettromagnetici estremamente sottili o a energie di risonanza Schumann (le "pulsazioni" della Terra), la Pineale possa funzionare come un'antenna biocosciente, in grado di processare informazioni al di fuori della normale percezione sensoriale. Questa funzione la renderebbe il candidato ideale per il "Terzo Occhio" descritto nelle tradizioni orientali e, forse, intuito dagli Egizi.
3. DMT e Coscienza Non-Locale: Il Ponte Chimico
A rendere il tutto ancora più affascinante è la Dimetiltriptamina (DMT). Sebbene la sua origine nella pineale umana sia ancora dibattuta in ambito accademico, l'ipotesi è che questa potente triptamina endogena possa essere prodotta in momenti di coscienza alterata, come i sogni REM, gli stati meditativi profondi o le esperienze pre-morte.
La DMT è stata definita la "molecola dello spirito" perché la sua azione è legata a visioni interiori e al raggiungimento di stati di coscienza non-ordinaria. Se l'Occhio di Horo rappresenta la Visione Interiore, allora la Pineale è il suo meccanismo chimico e quantistico. L'antico simbolo, in questa chiave di lettura, diventa un manuale di attivazione per il potenziale umano di percezione sottile.

Non si tratta di affermare che gli Egizi fossero neurochirurghi. Si tratta di riconoscere che la loro saggezza era sistemica. L'Udjat non era solo un amuleto di protezione; era forse la rappresentazione di un centro di potere neuro-energetico la cui attivazione era fondamentale per la loro spiritualità, il loro concetto di Risveglio e l'accesso al Divino.
L'Occhio di Horo è lì, a testimoniare che la conoscenza del "Terzo Occhio" era un segreto codificato nel cuore della loro civiltà, in attesa che la nostra scienza fosse pronta a decifrarlo.

L'IMMORTALITÀ DELL'ANIMASe un paziente viene rianimato (il caso delle NDE, le esperienze di pre-morte), questa informazi...
29/11/2025

L'IMMORTALITÀ DELL'ANIMA

Se un paziente viene rianimato (il caso delle NDE, le esperienze di pre-morte), questa informazione non locale si riaggancia ai microtubuli ripristinati, spiegando i vividi e spesso lucidi resoconti di coscienza extracorporea. Se la morte è definitiva, quell'insieme di informazioni — quel pattern unico — permane indefinitamente nell'universo. Questo, in sostanza, è il significato fisico e tecnico della persistenza dell'anima.

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La biologia non classica: prove indirette in campo

Quando la teoria fu proposta inizialmente, la critica maggiore (vedi, per esempio, Max Tegmark) era legata alla presunta impossibilità di mantenere la coerenza quantistica nel "rumore termico" del cervello umano, caldo e umido. Ebbene, la biologia quantistica successiva ha offerto un contesto di convalida indiretta che non possiamo ignorare.

Oggi sappiamo, grazie a studi robusti come quelli di Engel et al. (2007) sulla fotosintesi nelle alghe verdi, che la natura ha evoluto meccanismi per sfruttare la coerenza quantistica per massimizzare l'efficienza energetica. Analogamente, la navigazione degli uccelli migratori è quasi certamente basata sull'entanglement quantistico in molecole specifiche dei fotorecettori retinici (Ritz et al., 2004). E non dimentichiamo le implicazioni quantistiche nell'olfatto (la teoria del tunneling vibrazionale di Turin, 1996).

Questi esempi non sono prove dirette dell'Orch-OR, ma demoliscono l'obiezione secondo cui la vita non può operare secondo i dettami della meccanica quantistica. Ci dicono che, sì, il corpo umano ha i mezzi per essere un sistema quantistico.

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Contesto storico e prospettive critiche

La teoria di Penrose e Hameroff non nasce nel vuoto. È l'ultima, raffinata iterazione di un lungo dibattito. L'idea che la coscienza sia fondamentale riecheggia il panpsichismo di pensatori come William James e Gustav Fechner nel XIX secolo. E, in ambito fisico, dobbiamo sempre ricordare l'interpretazione di von Neumann e Wigner, che attribuirono esplicitamente un ruolo alla coscienza nel collasso della funzione d'onda.

Certo, le critiche persistono. Alcuni neuroscienziati (penso a Christof Koch) sostengono l'irrilevanza dei processi quantistici; altri sollevano obiezioni tecniche sulla decoerenza. Ma la ricerca è dinamica. Studi recenti di Craddock et al. (2014), ad esempio, hanno suggerito che le proprietà fisiche dei microtubuli potrebbero effettivamente consentire la coerenza quantistica per tempi molto più lunghi di quanto si pensasse inizialmente.

La forza della Orch-OR, e la ragione per cui continua ad accendere il dibattito, è la sua capacità di affrontare l'enigma della coscienza con una sintesi teorica che abbraccia il macrocosmo e il microcosmo. Non si tratta solo di capire come funzionano i neuroni, ma di comprendere il nostro posto nella trama ontologica dell'universo.

In fondo, come ci ricordava con lucidità Max Planck:
«Tutta la materia ha origine ed esiste solo in virtù di una forza... Dobbiamo supporre dietro questa forza l’esistenza di una mente cosciente e intelligente.»

Questa ricerca è, in ultima analisi, un'esplorazione scientifica delle fondamenta del nostro stesso essere.

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Un viaggio tra Simboli, Frequenze e Intenzione.In questo *corso in 2 Live* esploreremo l’interazione tra gli *Arcani Min...
27/11/2025

Un viaggio tra Simboli, Frequenze e Intenzione.

In questo *corso in 2 Live* esploreremo l’interazione tra gli *Arcani Minori* e i *Sistemi Radionici*, unendo interpretazione del quotidiano e strumenti operativi per il riequilibrio sottile e la manifestazione consapevole

*📚 Cosa affronteremo insieme:*

1️⃣ *Analisi degli Arcani Minori*
→ Significati simbolici, struttura, elementi, numeri e semantica sottile.

2️⃣ *Integrazione Radionica*
→ Come applicare grafiche, pendoli e codici frequenziali agli Arcani minori

3️⃣ *Esempio pratico di ricerca*
→ Costruzione di una stesa su base Tarologica con gli arcani minori.

4️⃣ *Test diretto sul campo*
→ Simulazione reale con un consultante e attivazione energetica.

5️⃣ *Tarologia e Manifestazione*
→ Usare gli arcani come chiavi per attivare realtà, intenzioni e percorsi.

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Grounding Arboreo: una Tecnica Antica con Fondamenti Moderni. Riconnessione Bioenergetica e Regolazione Psico-Fisica Att...
27/11/2025

Grounding Arboreo: una Tecnica Antica con Fondamenti Moderni.

Riconnessione Bioenergetica e Regolazione Psico-Fisica Attraverso il Contatto con la Natura

Equilibrio del sistema nervoso autonomo: si osserva un aumento della variabilità della frequenza cardiaca (HRV), indice di resilienza biologica.

Benefici Psico-Emozionali e Cognitivi
L’interazione sensoriale con l’ambiente naturale, mediata dal grounding arboreo, induce stati di coerenza neurocardiaca e una maggiore integrazione tra i sistemi limbico e prefrontale. I benefici includono:

- Riduzione dell’attività beta alta (stress) e incremento delle onde alpha e theta (rilassamento e intuizione).
- Maggiore capacità di concentrazione, lucidità mentale e creatività.
- Stabilizzazione dell’umore e riduzione degli stati ansiosi e depressivi.
- Rafforzamento della consapevolezza corporea e dell’intelligenza emozionale.

Struttura Energetica dell’Albero: Una Visione Biofotonica
Gli alberi, nella visione della biofisica quantistica, funzionano come "conduttori bioinformazionali". La struttura arborea si comporta come un sistema trifasico:

- Radici: assorbono e redistribuiscono l’energia tellurica (frequenze inferiori, stabilizzanti).
- Tronco: funge da canale ascensionale di trasmissione energetica (simile a un circuito di risonanza).
- Chioma: riceve e converte l’energia solare in fotoni coerenti, che vengono irradiati nel campo circostante.

Premessa Tecnico-Scientifica
Nell’ambito della bioenergetica ambientale e delle neuroscienze comportamentali, si sta sempre più consolidando una visione sistemica dell’interazione tra essere umano e ambiente naturale. Il grounding (o “messa a terra biologica”) rappresenta una pratica che trova fondamento nella fisiologia elettromagnetica del corpo umano, nella teoria dei bioritmi e nella medicina ambientale. L’interazione diretta con elementi naturali ad alto potenziale vibrazionale – come gli alberi – può favorire processi di autoregolazione neurovegetativa, disintossicazione elettromagnetica e ripristino omeostatico.

Effetti Fisiologici Misurabili
Il contatto prolungato con il suolo e gli alberi attiva risposte neurofisiologiche multisistemiche:

- Regolazione neuromuscolare: la diminuzione del tono simpatico favorisce il rilassamento muscolare e articolare.
- Ottimizzazione circolatoria: il contatto con il campo elettromagnetico terrestre migliora la viscosità ematica e la microcircolazione.
- Modulazione immunitaria: l’effetto antinfiammatorio sistemico è correlato a un calo dei marcatori infiammatori (come CRP e IL-6).
Il grounding con gli alberi si configura come una pratica integrativa a basso impatto, accessibile e fortemente radicata nella fisiologia e nella psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI). I suoi effetti, oggi osservabili anche con strumentazione scientifica (EEG, ECG, termografia), rappresentano un ponte tra antichi saperi empirici e attuali modelli bioquantistici. In un’epoca di crescente disconnessione, tornare alla natura non è un atto poetico, ma una scelta terapeutica misurabile.

Fonti principali:
- Chevalier G., Sinatra S.T., Oschman J.L. (2012). "Earthing: Health Implications of Reconnecting the Human Body to the Earth's Surface Electrons". Journal of Environmental and Public Health.
- Oschman J.L. (2000). Energy Medicine: The Scientific Basis.
- Ulrich R.S. (1984). “View through a window may influence recovery from surgery.” Science.
- Kuo F.E., Sullivan W.C. (2001). “Environment and crime in the inner city: Does vegetation reduce crime?” Environment and Behavior.
Il corpo umano, entrando in contatto con questa struttura, attiva un processo di bioentrainment, ovvero si sincronizza alle frequenze coerenti dell’albero.

Procedura Operativa: Protocollo di Grounding Arboreo
1. Selezione del sito: prediligere ambienti silenziosi e alberi di alto valore bioenergetico (quercia, pino silvestre, acero, faggio).

2. Pre-condizionamento: togliere le calzature e posizionarsi a piedi nudi sul terreno, in prossimità delle radici.
3. Connessione fisica: appoggiare entrambe le mani al tronco o abbracciare delicatamente l’albero.
4. Fase respiratoria: adottare una respirazione diaframmatica lenta e profonda.
5. Visualizzazione attiva: immaginare la scarica di tensioni verso la terra e l’assorbimento di luce sottile verso il cuore.
6. Durata consigliata: mantenere la connessione per almeno 15–30 minuti per una risposta sistemica ottimale.

25/11/2025

Corrado Malanga: dall’eccellenza accademica alla frontiera della coscienza multidimensionale

Corrado Malanga ha ricoperto per oltre trent’anni il ruolo di Professore Ordinario di Chimica Organica presso l’Università di Pisa, distinguendosi per un’attività scientifica rigorosa e riconosciuta a livello internazionale. I suoi contributi nel campo della fotochimica e della spettroscopia molecolare – discipline fondamentali per comprendere le interazioni tra luce e materia – sono stati pubblicati su riviste scientifiche di primo piano, consolidando la sua reputazione come ricercatore di riferimento nel panorama accademico italiano ed europeo.

Tuttavia, il percorso di Malanga ha preso una direzione inaspettata e radicale. Dopo una lunga carriera accademica, ha scelto di abbandonare l’ambiente universitario per dedicarsi a un’indagine indipendente e multidisciplinare sui temi della coscienza, della struttura della realtà e della natura dell’essere umano. Questa transizione non è stata un semplice cambio di campo, ma un vero e proprio salto epistemologico: dal metodo sperimentale della chimica alla costruzione di modelli teorici che attingono a discipline eterogenee, dalla fisica quantistica alla filosofia della mente, fino all’esoterismo.

Al centro del suo nuovo impianto teorico si colloca il concetto di “triade della coscienza”, una struttura tripartita composta da mente, spirito e anima. Secondo Malanga, questi tre elementi non sono semplici metafore psicologiche, ma componenti reali e distinte dell’identità umana, ciascuna con funzioni specifiche e interconnesse. La mente rappresenterebbe l’interfaccia razionale e logica, lo spirito la memoria esperienziale, mentre l’anima costituirebbe il nucleo eterno e creativo dell’individuo. In questa visione, la coscienza non è un epifenomeno del cervello, ma una forza primaria capace di interagire con la materia e di modificare la realtà attraverso l’intenzione consapevole.

Queste ipotesi, pur collocandosi al di fuori del paradigma scientifico convenzionale, si inseriscono in un contesto più ampio di riflessione sistemica sull’essere umano come entità multidimensionale. Malanga propone un approccio integrato che supera la dicotomia tra scienza e spiritualità, suggerendo che la comprensione della realtà richieda un ampliamento dei modelli interpretativi attualmente in uso. In tal senso, il suo lavoro può essere letto come un tentativo di costruire una nuova ontologia, capace di includere fenomeni finora relegati ai margini della ricerca ufficiale.

La comunità scientifica tradizionale ha accolto con scetticismo – e talvolta con aperta ostilità – queste teorie, ritenendole prive di fondamento empirico. Tuttavia, il dibattito che esse suscitano tocca questioni fondamentali: qual è la natura ultima della coscienza? Esistono livelli della realtà ancora inesplorati dalla scienza? È possibile che l’osservatore influenzi il fenomeno osservato in modo più profondo di quanto finora ammesso?

In definitiva, il percorso di Corrado Malanga rappresenta un caso emblematico di transizione da una scienza “dura” a una ricerca di senso più ampia, che interroga i limiti stessi della conoscenza. Pur nella sua controversia, il suo lavoro stimola una riflessione critica sulla necessità di integrare approcci diversi per affrontare le grandi domande dell’esistenza. E in un’epoca in cui la scienza si confronta sempre più con i confini dell’ignoto, voci come la sua – anche se fuori dal coro – contribuiscono a mantenere vivo il dialogo tra razionalità e intuizione, tra metodo e visione.

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24/11/2025

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LA PRESUNTA MORTE E IL CICLO DI RITORNO ALLA LUCE 1. Premessa:Nel contesto avanzato delle scienze di frontiera, la nozio...
23/11/2025

LA PRESUNTA MORTE E IL CICLO DI RITORNO ALLA LUCE

1. Premessa:

Nel contesto avanzato delle scienze di frontiera, la nozione di “morte” viene rivalutata non più come evento terminale, bensì come un processo di trasmutazione energetica. A sostegno di questa ipotesi, si integrano concetti provenienti dalla fisica quantistica, dalla biofisica del campo sottile e dalle scienze spirituali. L'assunto di partenza è chiaro: "la morte, in termini quantistici, non esiste"; esiste piuttosto un passaggio di fase, un salto di stato, in cui l’informazione coscienziale si disancora dal corpo fisico per ritornare a una forma luminica originaria.

2. Fondamenti teorici.

Secondo il principio di conservazione dell’energia (Primo Principio della Termodinamica), nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Tale principio, applicato ai campi sottili dell’essere umano – definiti corpi energetici o livelli informazionali – suggerisce che la coscienza non si estingue, bensì si rifrange, muta vettore e continua a esistere in stati non-locali.
Numerosi studi nel campo della neurofisiologia quantistica (cfr. Penrose & Hameroff, 2014) ipotizzano l'esistenza di un'informazione quantica nel microtubuli neuronali che potrebbe sopravvivere alla cessazione dell'attività biochimica cerebrale.

3. La luce come vettore di coscienza

La luce, intesa come portatrice di informazione (fotoni coerenti), diviene simbolo e veicolo della coscienza. Nikola Tesla stesso, in numerosi appunti inediti e lettere private, si riferisce alla “luce dell’anima” come una manifestazione energetica con caratteristiche quantificabili e riproducibili in laboratorio. La sua ricerca non era finalizzata a un'utilità egoica, ma orientata verso un beneficio collettivo, con lo scopo di facilitare l'evoluzione morale e spirituale dell'umanità.

4. Il concetto di trasformazione

Nel modello quantistico del campo unificato (Haramein, 2010), ogni essere è un nodo di coscienza interconnesso con il vuoto quantico, e la “morte” corrisponde al reintegro dell'informazione coscienziale nel campo originario – un ritorno all’energia potenziale del vuoto (Zero Point Energy).
Cristo, e altre figure spirituali di alto livello vibrazionale, sembrano aver compreso e incarnato questo principio, manifestando eventi di trasfigurazione e resurrezione, non come miracoli, ma come conseguenze di una comprensione avanzata delle leggi energetiche sottili.

5. Visione sistemica ed evolutiva

Questo paradigma implica una revisione della concezione antropocentrica dell’esistenza: l’essere umano non è solo materia, ma informazione incarnata, una struttura frattale di coscienza immersa in un continuum vibrazionale multidimensionale.

Da ciò discende che la paura della morte è figlia dell’ignoranza del funzionamento del sistema cosmico. Quando l’essere comprende di essere Luce, di essere vibrazione, allora l’idea della fine svanisce, e con essa decade la sofferenza esistenziale.

6. Riferimenti storici e fonti documentabili

- Georges Lakhovsky (1925), “The Secret of Life”: frequenze vitali e oscillatori cellulari.
- Albert Abrams: pioniere della diagnosi vibratoria e della radionica.
- Rupert Sheldrake, “Morphic Resonance”: la memoria è un campo, non un dato statico.
- Penrose & Hameroff, “Orchestrated Objective Reduction”: coscienza quantica nei microtubuli.

7. Considerazioni conclusive

L’affermazione “la morte non esiste” non è poetica, ma scientificamente fondata all’interno di un modello informazionale dell’universo. Quando Tesla afferma che “le particelle luminose ritornano al loro stato originale”, fa riferimento al ciclo eterno della coscienza che, spogliatasi della densità corporea, si reintegra nella matrice universale.

La ricerca sul prolungamento o la conservazione dell’energia umana non mira a sfidare la morte, bensì a comprenderla come fase transitoria di un’esistenza multidimensionale.

8. Frase conclusiva (umanizzata e sintetica).

Quando comprendiamo che siamo luce e informazione, il passaggio chiamato "morte" diventa solo un ritorno alla nostra vera natura. Come Tesla, non cerchiamo l’immortalità per paura, ma la comprensione per amore della verità.

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17/11/2025

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Secondo la neurolinguistica quantistica, il cervello si riprogramma in base a ciò che viene ripetuto. Ogni parola è una ...
10/11/2025

Secondo la neurolinguistica quantistica, il cervello si riprogramma in base a ciò che viene ripetuto. Ogni parola è una frequenza. Ogni lamentela è un comando lanciato al campo quantico: “Resta nello stato attuale”.

La ripetizione emotiva diventa così un ancoraggio subconscio. Se ripeti rabbia, diventi rabbia. Se coltivi gratitudine, costruisci coerenza cardiaca e campo elettromagnetico armonico (HeartMath Institute, 2012).

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Implicazioni Energetiche

Dal punto di vista bioenergetico, l’atto del lamentarsi genera una contrazione del corpo eterico e una riduzione della coerenza dell’asse mente-cuore. Questo indebolisce il potenziale di attrazione armonica e rafforza la frequenza della dissonanza, generando un circolo vibrazionale autoalimentato.

Nelle tradizioni antiche (vedasi la Bhagavad Gītā), la parola è intesa come forza creativa. La lamentela, in tali testi, è spesso associata a un’allontanamento dall’armonia interiore e dalla centratura spirituale. In epoca moderna, il filosofo Viktor Frankl osservava che chi sopravvive alle avversità è colui che dà senso, non colui che si lamenta.

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Implicazioni Neuroenergetiche della Lamentela Cronica

La lamentela può essere definita come un’emissione verbale reiterata a contenuto dissonante, espressione di un’attivazione limbica associata a insoddisfazione o percezione di mancanza. A livello neurocognitivo, ogni atto di lamentazione attiva il circuito cortico-limbico, consolidando percorsi sinaptici associati allo stress, alla frustrazione e alla percezione di impotenza (LeDoux, 1998).

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Meccanismo di Condizionamento Neurologico
Studi condotti nel campo della neuroplasticità esperienziale dimostrano che il cervello non distingue tra realtà oggettiva ed esperienza linguistica immaginata: ciò che viene verbalizzato viene codificato come “esperienza reale” (Doidge, 2007). Pertanto, ripetute espressioni di disagio generano loop neurofisiologici che tendono a rafforzare i tracciati associati alla negatività ripronendo nel tempo le stesse identiche condizioni.

Conseguenze Sistemiche

La reiterazione di contenuti disfunzionali, attraverso il lamento, produce una vera e propria cristallizzazione vibrazionale all’interno del campo aurico individuale. Si osserva in questo processo una convergenza tra i modelli della psicosomatica classica (Lowen, 1958) e le più recenti interpretazioni quantistiche del linguaggio come informazione vibrazionale (Tiller, 1997).

Esempi clinici mostrano che soggetti abituati alla lamentela cronica presentano:

- Percezione selettiva del negativo (bias cognitivo del “problema radar”)
- Ridotta capacità di visione prospettica
- Stanchezza psicoenergetica non legata a cause organiche

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Programmazione Subconscia e Linguaggio:
Smetti di raccontarti cosa non va. Inizia a dichiarare cosa stai imparando.

L’orientamento neuroenergetico del linguaggio è una pratica accessibile e potente. L’uso consapevole della parola non è solo un’abitudine comunicativa, ma un Atto quantico di riprogrammazione dell’identità vibrazionale.

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Lamentarsi non è uno sfogo innocuo: è un atto di auto-sabotaggio che si riflette nello spazio quantico. Ogni espressione linguistica genera coerenza o dissonanza. Ogni pensiero verbale plasma la realtà interiore e il campo di eventi esterni.

L'energia segue le parole e il campo quantico risponde alla sua esatta frequenza.

Bibliografia e Riferimenti.

Perlae Mentis – Ricerca Neuroquantica Applicata
Centro Studi sulle Dinamiche Vibrazionali della Coscienza


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07/11/2025

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