12/03/2025
Al mattino ci affrettiamo per andare al lavoro. Una volta arrivati, ci sbrighiamo a far passare le 8 ore il più velocemente possibile.
La sera entriamo di corsa a casa, ci affrettiamo a baciare i nostri cari e ci gettiamo davanti alla TV, con il cellulare in mano o il tablet tra le braccia.
Corriamo da quando siamo giovani.
Abbiamo fretta di crescere, desideriamo che gli anni del liceo finiscano in fretta, poi ci affrettiamo a concludere l'università.
Ci precipitiamo a comprare una casa o un appartamento, magari con debiti che durano una vita.
Decidiamo di avere figli, che cresciamo di fretta, domandandoci: "Quando sono cresciuti così in fretta?"
E quando crescono, ci chiediamo perché siano così impazienti di andarsene e lasciarci.
Solo allora nel nostro vocabolario compare l’espressione:
"Aspetta un minuto…"
Ti suona familiare?
L'ultima visita a casa di tua nonna. Ti affretti a tornare a casa tua, e lei, stringendoti la mano con voce tremante, ti dice:
"Aspetta, figliolo, ancora un po'. Chissà se ti rivedrò…"
Circa un secolo e mezzo fa, John Ruskin, proveniente da una famiglia molto ricca, scrisse:
"La ricchezza non è preziosa quanto la vita stessa. Quante volte senti la domanda: 'Che cosa hai fatto con tutti quei soldi che hai accumulato?'
E quante volte, invece, senti qualcuno chiedere: 'Che cosa hai fatto della tua vita?'"
Vivi l'oggi, il domani non esiste.
Suona forte, ma è la realtà. Moriamo e non portiamo nulla con noi.
Per questo gli italiani hanno detto semplicemente:
"Oggi sei sulla Terra, domani sarai nella tomba."
Sulla Terra puoi lasciare tracce o ombre. Nella tomba non sei più né traccia né ombra.
È triste analizzare la nostra vita e vedere che ci siamo preoccupati così tanto per le cose materiali da far ammalare o morire il nostro spirito, i nostri sentimenti, la semplicità delle cose.
Il materiale è importante, ma non trascuriamo tutto il resto.
Perché in un batter d’occhio saremo vecchi, e ciò che non abbiamo vissuto non potrà mai essere recuperato