Il punto di vista di Sara

Il punto di vista di Sara Pillole di arte, gite ed escursioni, condite dalle mie foto🙂
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"E’ già quasi notte e in fila tornano in porto i pescatori d’alici. Raccogliendo le reti, una sera, a una maglio restò p...
14/09/2022

"E’ già quasi notte e in fila tornano in porto i pescatori d’alici. Raccogliendo le reti, una sera, a una maglio restò presa non la gola d’un pesciolino, ma a un cernecchio, una testa d’Apollo. Fu allora alzata in palmo d’una mano rugosa e, tornata a dare vita alla luce sanguinando per le vampe del tramonto, al punto del collo dove la recisero, a quel pescatore parve il Battista. L’ho veduta al Museo di Salerno, e sarà prassitelica o ellenistica, poco importa: ma questo volto, che per più di duemil’anni fu lavorato dal mare nel suo fondo, ha nella sua patina tutti i colori che oggi abbiamo visto, ha conchigliette negli orecchi e nelle narici:ha nel suo sorriso indulgente e fremente, non so quale canto di giovinezza risuscitata! Oh! Tu sei la forza serena e la bellezza. Quale augurio non ci reca quest’immagine che, fra gli ulivi, è finalmente tornata fra noi” (La pesca miracolosa, 5 Maggio 1932 G. Ungaretti).
La poesia di Ungaretti, che cito integralmente perché non ci sono parole migliori per descrivere questo cimelio, celebra il ritrovamento fortuito della straordinaria testa bronzea di Apollo, databile tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C., ripescata nelle acque del Golfo di Salerno il 2 dicembre 1930 e custodita nel Museo Archeologico Provinciale di San Benedetto a Salerno. Il nuovo allestimento in una sala dedicata e' davvero meritevole perché consente di contemplare la ieratica bellezza di questo volto millenario miracolosamente giunto a noi. Io mi sono persa in quegli occhi cavi ma incredibilmente espressivi. Dopo un lungo periodo di chiusura a causa di pesanti problemi di infiltrazioni, il Museo Archeologico di Salerno ha finalmente riaperto le sue porte al pubblico, quindi non potevo non cogliere l'occasione per invitare coloro che avranno la possibilita', a visitare l'interessante collezione di reperti in esso custodita. Scusate l'assenza di queste settimane...intensissimo periodo che sta per sfociare in una bellissima novita' di cui vi daro' presto notizia.☺️ Buona giornata a tutti!🌻

Il "Cristo rotto" di San Carlo All'Arena. (Napoli)Ho corteggiato per giorni questo capolavoro custodito nella Chiesa di ...
26/07/2022

Il "Cristo rotto" di San Carlo All'Arena. (Napoli)
Ho corteggiato per giorni questo capolavoro custodito nella Chiesa di San Carlo all'Arena in Via Foria a Napoli, ritrovandomi purtroppo in zona sempre quando la chiesa era chiusa. Inutile dirvi la mia gioia quando una sera, finalmente, ho trovato il portone d'ingresso aperto! Quella del Cristo Rotto di Napoli e' una commovente storia di amore e devozione. La pregevole ed espressiva scultura in marmo risale al 1599 ed e' opera del maestro fiorentino Michelangelo Naccherino, artista all'epoca molto attivo nel Regno di Napoli. Un terribile incendio nel 1926 distrusse la chiesa e con essa brucio' il crocifisso di legno su cui poggiava la statua, la quale, cadendo rovinosamente sul pavimento, fini' in mille pezzi. Ed e' qui che un gruppo di fedeli entro' in azione, desideroso di dare il proprio contributo nel recupero della Chiesa e della statua, che venne ricomposta alla buona, incollando i pezzi ritrovati. Il Cristo, rimasto monco delle braccia mai recuperate, adagiato su di un panno rosso ed esposto alla devozione all'interno di una ca****la laterale. Questa statua ispira un senso di profonda pace, il viso appare disteso e sereno, come se Gesu' stesse dormendo, e le lesioni, le crepe, i pezzi mancanti, non tolgono nulla alla bellezza di quest'opera, che anzi si arricchisce di tutto il sentimento, la fede, la partecipazione di chi, invece di gettare via i cocci, li ha raccolti e ricomposti con amore, permettendoci oggi di poter ammirare quanto sarebbe altrimenti caduto nell'oblio. GRAZIE!

La dama col ventaglio (1873) di Domenico Morelli-Gallerie d'Italia, Napoli.Girovagando per le sale delle nuove Gallerie ...
20/07/2022

La dama col ventaglio (1873) di Domenico Morelli-Gallerie d'Italia, Napoli.
Girovagando per le sale delle nuove Gallerie D'Italia di Napoli mi sono imbattuta in questa ammaliante tela proveniente dalla collezione del Banco di Napoli, che ritrae una sensuale Anna Cutolo, detta teneramente "Nannina" o "Cosarella", celebre e formosa modella, fortemente contesa nell’ambiente artistico napoletano della seconda meta' dell'Ottocento. Otto anni dopo aver posato per quest'opera di Domenico Morelli, la Cutolo divenne moglie dello scultore napoletano Vincenzo Gemito. Il dipinto mostra quanto Morelli fu attratto dalla cosiddetta “moda orientalista”, molto apprezzata a Napoli in quegli anni. Gemito, affetto da profondi disturbi psichici e da accecante gelosia verso la moglie, avra' fatto sicuramente fatica a tollerare la vista di questo dipinto, capolavoro di realismo "naturalistico", in cui tutto nella composizione gioca a mettere in risalto l'abbondanza delle forme di Nannina, senza pero' risultare mai volgare. Trovo, anzi, che questa tela sia di incredibile eleganza e raffinatezza e di forte espressivita'. Dal buio dello sfondo, irrompe, illuminata da luce vivissima, questa splendida dama seduta in poltrona, che ci guarda con sguardo languido. Molto fine e' il contrasto tra il pallore dell'incarnato e il grigio delle lenzuola che a malapena coprono le nudita' di Nannina, con il rosso lucido delle labbra, con il rame della lunga massa di capelli, con le strisce verdi e azzurre della poltrona. Si tratta di un quadro ipnotico ed affascinante, che consiglio vivamente di non perdere trovandosi a Napoli.

LA DANZA DELLE ORE (olio e tempera su tela,1899) di Gaetano Previati, presso Gallerie d’Italia, Milano.Auguro a tutti vo...
01/07/2022

LA DANZA DELLE ORE (olio e tempera su tela,1899) di Gaetano Previati, presso Gallerie d’Italia, Milano.
Auguro a tutti voi uno splendido fine settimana con un pensiero di luce, che vi mando attraverso un capolavoro che e' uno dei miei quadri del cuore, opera di uno dei miei artisti preferiti, il grande Maestro ferrarese Gaetano Previati.
Su questa tela a cavallo tra Divisionismo e Simbolismo, Previati dipinge un cielo inondato di luce solare con in mezzo la terra, intorno alla quale gira il cerchio della luce sorretto dalle Ore, dodici fanciulle eteree e aggraziate che volteggiano nell'aria e scandiscono il trascorrere delle ore e quindi il susseguirsi del giorno e della notte. Attraverso l'utilizzo di colori essenziali, caldi e fulgidi, Previati crea un tutt'uno pressocche' indistinto, in cui i vari soggetti perdono quasi i loro contorni, simboleggiando l'armonia e l'inclusivita' dell'Universo. Questa tela mi emoziona, mi avvolge e mi suggerisce che l'Universo e' luce...che il tempo passa e che ad ogni notte segue sempre un nuovo giorno. Un abbraccio a tutti.

Malinconia o Vanitas, Maestro della candela?(1630-1635, Palazzo Barberini-Roma).Mi sono imbattuta in questo dipinto mist...
29/06/2022

Malinconia o Vanitas, Maestro della candela?(1630-1635, Palazzo Barberini-Roma).
Mi sono imbattuta in questo dipinto misterioso e affascinante durante la visita alla mostra di Georges De La Tour, considerato il Caravaggio della Provenza, tenutasi qualche anno fa a Palazzo Reale di Milano. L'attribuzione di questa tela, a lui contemporanea e custodita a Palazzo Barberini a Roma, e' ancora oggi oggetto di discussione: sembra essere opera del cosiddetto Maestro della candela, esponente dell'arte barocca del '600, il quale realizzo' una serie di dipinti con soggetti illuminati da luce artificiale, prevalentemente candele. La fanciulla ritratta, bella e giovanissima, indossa un'elegante fusciacca a mo' di turbante, che scende lungo una spalla, con una mano mostra uno specchio e con l'altra indica un teschio. Magistrale e' il modo in cui il pittore gestisce la luce ed essenziale e caravaggesca e' la scelta cromatica adottata. Sono presenti tutti gli ingredienti tipici di una Vanitas, cioe' un insieme di elementi di natura morta come il teschio, lo specchio, la candela, utilizzati con fine simbolico per alludere alla caducita' dell'esistenza, allo scorrere del tempo e alla natura effimera e precaria dei beni mondani. Questa iconografia, nata con iniziale fine moralizzatore, come monito per una vita morigerata, durante il Seicento assume caratteristiche ambigue, decantando la caducità della vita, ma al tempo stesso invitando a coglierne il bello prima che sopravvenga l’eternità. "Memento mori" dunque, ma godi di quello che hai finche' possibile, proprio perche' transitorio. Buona serata a tutti.😘

Allegoria dell'Astrologia (1665-1670) attribuito a Lorenzo Pasinelli-Musei Civici, Monza.Per quanto ami incondizionatame...
22/06/2022

Allegoria dell'Astrologia (1665-1670) attribuito a Lorenzo Pasinelli-Musei Civici, Monza.
Per quanto ami incondizionatamente i capolavori dei grandi Maestri, mi piace proporvi dipinti meno noti che sono per me una piacevole scoperta.Questa Allegoria dell'Astrologia, appartenente alla collezione dei Musei Civici di Monza, e' stupenda. E' attribuita a Lorenzo Pasinelli, un pittore della scuola tardo-barocca bolognese per me del tutto sconosciuto. In quest'opera vedo un po' di quella "maniera" come la intendeva il Vasari, a meta' strada tra l'imitazione formale dei grandi dell'arte rinascimentale, cui si guardava come esempio, e la creazione di qualcosa di originale. Questa fanciulla e' di una bellezza idealizzata, del resto il suo ruolo in questo dipinto e' appunto simbolico, allegorico. Raffinata e' la sua acconciatura, con quel delizioso nastrino bianco intrecciato tra i biondi capelli mossi; ammaliante definirei il suo sguardo, che a sua volta osserva rapito la sfera e il compasso, strumenti della scienza astrologica. Seducenti sono anche la spalla scoperta e la bretellina dell'abito che scivola maliziosamente sul decollete'. Quest'opera e' stata prodotta in pieno '600, negli anni del progresso delle scienze e dell'osservazione degli astri con il cannocchiale di Galileo. Impossibile pensare che all'epoca le scienze astronomiche e astrologiche non suscitassero enorme curiosita' e fascino, quello stesso fascino che cogliamo nello sguardo della giovane protagonista di questo dipinto e che a sua volta non risparmia noi che ne veniamo rapiti.

Paolo e Francesca (1863), Alessandro Puttinati-GAM, Milano."Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende, prese costui de la ...
20/06/2022

Paolo e Francesca (1863), Alessandro Puttinati-GAM, Milano.
"Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende, prese costui de la bella persona che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende. Amor, ch'a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m'abbandona." Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno V, 100-105.
Nonostante la Divina Commedia non sia un'opera di semplice lettura e l'obbligo scolastico non sempre consenta di apprezzarla, io l'ho sempre adorata, in particolare la Cantica dell'Inferno. Chi non ne ricorda il V canto, il mio preferito, con i suoi celebri protagonisti, Paolo e Francesca e l'infelice amore adultero che li porto' alla morte per mano del marito tradito. Questa stupenda scultura collocata alla Gam di Milano meglio non poteva tradurre in marmo i versi di Dante. L'aria, il vortice di vento incessante in cui i due amanti, come tutti i lussuriosi, sono condannati a vivere, viene tramutato in marmo purissimo dalle sapienti mani dello scultore, tanto che i due giovanissimi innamorati realmente "insieme vanno e paion sì al vento esser leggieri". Lei aggrappata a lui, i corpi avvinghiati in un eterno abbraccio, sospesi e protesi in avanti, spinti da una forza invisibile, che altro non e' che quella stessa passione che li ha travolti in vita e ora, nel loro eterno vagare di anime dannate, ancora e sempre li sospingera'. Buon Lunedi' a voi tutti.😘

Madonna con il bambino, San Giovannino e Santa Elisabetta (1560-1570 circa) di Agnolo di Cosimo detto il Bronzino.Vi pro...
31/05/2022

Madonna con il bambino, San Giovannino e Santa Elisabetta (1560-1570 circa) di Agnolo di Cosimo detto il Bronzino.
Vi propongo oggi, nel giorno in cui si ricorda la visitazione della Beata Vergine Maria a Santa Elisabetta, questo raffinato dipinto del Bronzino, custodito al Museo di Capodimonte e attualmente in prestito alle Gallerie d'Italia di Napoli. Sulla tela campeggia la Vergine con sulle ginocchia il Bambino sorridente, sfacciato nella sua paffuta nudita' ed intento a giocare con il piccolo Giovanni, mentre l'anziana Elisabetta, madre di quest'ultimo, vigila sulla scena da una posizione defilata. Vediamo due madri a confronto e il passaggio di testimone da Giovannino a Gesu', rappresentato attraverso un pomo che, dopo il restauro, sembra quasi una rosa. La scena simboleggia la Nuova Alleanza, di cui il Messia diviene messaggero, in procinto di sostituire il Vecchio Testamento, incarnato dal Battista. Questo e' il motivo per cui Maria e Gesu' troneggiano in primo piano, mentre Santa Elisabetta e Giovannino restano al margine, pur essendo personaggi di non minore importanza. Opera preziosa, di ispirazione manierista, in cui il Bronzino fa il verso a Michelangelo nella plasticita' delle pose e delle forme, negli abiti dalle marmoree fattezze, nei colori vivi, che dopo il restauro risultano ancora piu' accessi. Assistiamo ad un intenso scambio di sguardi tra i protagonisti e vediamo una Maria altera, giunonica, elegante, che ci offre con orgoglio suo figlio e intanto rivolge l'attenzione a Giovannino, poggiando con fare protettivo la sua mano su quella piccola di lui che stringe dei fiori. La solennita' del riferimento biblico viene quasi in secondo piano rispetto alla tenerezza di questo incontro, alla dolcezza di questi sguardi e all'umanita' che ne scaturisce. Auguro a tutti voi una buona settimana.😘

Primi Palpiti (1883) di Antonio Filippo Cifariello-Gallerie d'Italia, Napoli.Spesso le opere d'arte celano tanta soffere...
27/05/2022

Primi Palpiti (1883) di Antonio Filippo Cifariello-Gallerie d'Italia, Napoli.
Spesso le opere d'arte celano tanta sofferenza dietro tanta bellezza. Ho partecipato all'inaugurazione della nuova sede delle Gallerie d'Italia a Napoli e tra le opere che mi hanno incantata vi e' questo busto in terracotta, dolcissimo e impressionante per il notevole realismo, che mi ha spinto a documentarmi sull'autore: Filippo Antonio Cifariello, originario di Molfetta (Bari), uno dei primi modellatori realistici. Stabilitosi e formatosi a Napoli, personalita' complessa e ribelle, ha avuto una vita tormentata, di stenti e miseria, di sacrifici per assecondare le proprie velleita' artistiche e di tragedie, in primis l'omicidio passionale della prima moglie, che segno' indelebilmente esistenza e carriera dello scultore. La meritata affermazione professionale e il sopraggiunto successo in Italia e all'estero non bastarono a calmare il suo animo inquieto e provato dalla depressione, tanto che fini' col suicidarsi nel 1936. Primi Palpiti e' una delle sue prime opere, esposta a Napoli nel 1883 quando Cifariello era appena diciannovenne. Opera molto ammirata, che gli valse da subito anche le prime critiche proprio per l'eccessiva adesione al vero, al punto che Cifariello venne accusato di fare calchi dei suoi modelli. In effetti a questa tenera bimbetta manca solo la parola. L'ho fissata per diverso tempo, quasi con invadenza, quasi a voler leggere nei suoi pensieri. La minuziosa ricchezza dei dettagli e' impressionante: dall'acconciatura alle piegoline dell'abito, dalla piccola mano talmente realistica da poterne leggere ogni minimo particolare a quel viso, teneramente fanciullo e allo stesso tempo cosi' adulto, con le gote piene, le piccole labbra carnose, gli occhi solo apparentemente vuoti, ma in realta' cosi' espressivi. Sembra quasi di poterli sentire quei primi, ingenui sospiri d'amore, quei palpiti innocenti di bimba che inizia a scoprire i tormenti del cuore. Questa scultura e' emozionante, vibrante di vita e confido che possa colpire anche voi, tanto quanto ha colpito me. Buon weekend.😘

Ritratto di Paolo Morigia (1592-1595), Fede Galizia-Pinacoteca Ambrosiana, Milano.Nei secoli, il contributo delle donne ...
23/05/2022

Ritratto di Paolo Morigia (1592-1595), Fede Galizia-Pinacoteca Ambrosiana, Milano.
Nei secoli, il contributo delle donne nell'arte e' stato ingiustamente e troppo spesso ostacolato, tenuto in poco conto ed oggetto di forti pregiudizi. Fortunatamente, oltre la straordinaria Artemisia Gentileschi, che tutti conosciamo e apprezziamo, numerose sono le validissime artiste che ci hanno lasciato una loro personalissima traccia. La Pinacoteca Ambrosiana di Milano custodisce questo superbo dipinto, opera di una pittrice milanese ancora oggi poco considerata: si tratta del Ritratto di Paolo Morigia, opera di Fede Galizia, realizzato tra il 1592 e il 1595. Lo stesso Morigia, storico e gesuita, rimase profondamente colpito dalla somiglianza e dalla elevata abilita' tecnica dimostrata dalla Galizia, restando piu' che soddisfatto dell'opera commissionata. Il protagonista e' ritratto a mezzo busto, con indosso il saio bianco con cappuccio tipico dell'ordine cui appartiene, intento a scrivere una lettera appoggiata su un libro aperto. Si tratta di un'opera raffinatissima, che va scrutata e gustata in ogni dettaglio. Morigia emerge dal fondo scuro della tela, descritto con sapiente uso della luce e con tratti direi quasi caricaturiali, che evidenziano i segni dell'eta' sul viso e sulle mani con tocchi di incredibile realismo: osservate le rughe di espressione, la smorfia della bocca, le vene sulle mani...straordinario. La grande attenzione alla resa dei dettagli e' di ispirazione fortemente fiamminga: gli oggetti sul tavolo sembrano ripresi fotograficamente e notate il riflesso della finestra nei piccoli occhiali tondi, che geniale artificio! Spero amiate questo dipinto quanto lo amo io. Buon inizio settimana.😘

LA CHIESA DI SANTA LUCIELLA E IL TESCHIO CON LE ORECCHIE (Napoli).Oggi vi propongo la storia di un piccolo tesoro nascos...
20/05/2022

LA CHIESA DI SANTA LUCIELLA E IL TESCHIO CON LE ORECCHIE (Napoli).
Oggi vi propongo la storia di un piccolo tesoro nascosto del centro storico di Napoli, ritornato alla luce grazie all'impegno e alla caparbieta' di un gruppo di giovani napoletani (cui va tutta la mia stima) che, con la loro associazione Respiriamo Arte Aps, ne consentono la riapertura al pubblico dopo decenni di degrado e abbandono in seguito al terremoto del 1980: la Chiesa di Santa Luciella ai Librai, visitata nei mesi scorsi anche dal nostro Alberto Angela nazionale.😊 Fondata nel 1327 da Bartolomeo di Capua, consigliere dei D'Angio', come una sorta di ex-voto, quindi una ca****la di devozione per grazia ricevuta, divenne nei secoli successivi luogo di culto della Corporazione dei Pipernieri, che la dedicarono a Santa Lucia, protettrice della vista, dato che la lavorazione di questo materiale poteva essere pericolosa per i loro occhi. Il termine Luciella e' un vezzeggiativo che sottolinea le piccole dimensioni di questa ca****la, la cui visita culmina nel suggestivo ambiente ipogeo, un cimitero dedicato alla sepoltura dei confratelli, dove fino ai primi anni '90 si praticava il sentito culto delle anime "pezzentelle". L'antica usanza napoletana prevedeva "l'adozione" di uno dei teschi anonimi, del quale ci si prendeva cura pregando per la sua anima affinche' essa potesse ascendere dal Purgatorio al Paradiso. In cambio il devoto chiedeva una grazia, ottenuta la quale, appendeva al muro un ex-voto a memoria dell'evento. L'ipogeo di Santa Luciella ospita una celebrita': il teschio con le orecchie! La particolare conformazione deriva forse da un distaccamento della calotta cranica, ma non e' questo cio' che conta. La presenza di quelle presunte orecchie fa di questo teschio speciale, per chi ci crede o vuole crederci, un potente tramite con l'aldilà, perché le stesse gli consentirebbero di poter meglio ascoltare le preghiere dei fedeli. Che sia per fede o per pura curiosita', consiglio fortemente una visita a questo luogo, meritevole di rispetto oltreche' del nostro aiuto, dato che il contributo per il tour guidato ne va a finanziarne la manutenzione. E vi invito a non vederne solo l'aspetto macabro, bensi' a vivere l'aurea di fiducia e di speranza che lo pervade, quella speranza riposta nelle preghiere ancora oggi rivolte alle anime pezzentelle.🙏 Buon weekend a tutti.😘

Venere e Cupido con due satiri in un paesaggio (1570) di Simone Peterzano-Pinacoteca di Brera, Milano.Il mio buon weeken...
13/05/2022

Venere e Cupido con due satiri in un paesaggio (1570) di Simone Peterzano-Pinacoteca di Brera, Milano.
Il mio buon weekend arriva oggi con quest'opera seducente che non smette mai di incantarmi, nata dalle mani dell'artista bergamasco Simone Peterzano, noto esponente del tardo manierismo, allievo del grande Tiziano, nonche' maestro di Caravaggio! Un curriculum di tutto rispetto il suo e la bellezza delle sue opere mostra quanto bene abbia appreso la lezione della pittura veneta di fine Cinquecento, che oltre a Tiziano vanta esponenti straordinari come Tintoretto e Veronese. Questa tela vede come protagonista indiscussa la dea Venere, colta nel sonno, il cui corpo morbido e sinuoso, dalla carnagione lattea, e' voluttuosamente adagiato su un drappo dai vivissimi colori rosa e azzurro. Il piccolo Cupido la guarda con occhi innamorati, mentre dalla parte opposta due indiscreti satiri sembrano voler attentare alle sue grazie, rimandandoci ad una versione profana del celebre episodio biblico di Susanna importunata dai vecchioni, spesso immortalato nell'arte. Molto bello il paesaggio in cui questa scena si inserisce: una natura rigogliosa, con una catena montuosa alle spalle molto leonardesca. Questo dipinto mi affascina per la sua raffinatezza, per l'eleganza dei dettagli, come l'acconciatura di Venere, l'orecchino di perla e il braccialetto in oro e pietre preziose. La scena e' ammantata di erotismo, sia per il n**o della divinita' sia per l'atteggiamento lascivo dei satiri. Non posso non notare l'evidenza della funzione sublimatrice dell'arte, capace di rendere esteticamente bello anche quello che potrebbe risultare poco gradevole ai nostri occhi. Se mettiamo da parte lo sguardo incantato da tanta bellezza e attiviamo quello privo di filtri, potremmo trovarci di fronte ad una scena di molestia e di invasione della privacy, tema oggi piu' che mai attuale. Buon weekend a tutti e grazie come sempre.😘

La Purita' o la Dama Velata (1720-1725 circa) di Antonio Corradini-Museo del Settecento Veneziano Ca' Rezzonico,Venezia....
11/05/2022

La Purita' o la Dama Velata (1720-1725 circa) di Antonio Corradini-Museo del Settecento Veneziano Ca' Rezzonico,Venezia.
Non mi dilungherò molto in parole, perché lascerò che siano le foto a parlare...o meglio questa opera straordinaria: "La Purita' o La Velata", dello scultore veneto Antonio Corradini, celebre esponente del barocco italiano. Conoscevo Corradini grazie al suo capolavoro "La Pudicizia", conservato nella Ca****la San Severo a Napoli, che insieme ad altre sculture notevolissime fa da degno contorno al celeberrimo Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino. Questo incredibile busto di marmo candido e' stato esposto qualche anno fa alla Gam di Milano in occasione della mostra "I volti ideali" dedicata a Canova, che mi ha dato l'opportunita' di ammirarlo da vicino. Inutile dirvi che ne sono rimasta morbosamente attratta. Il busto rappresenta l'ideale di purezza, di innocenza virginale che traspare dai lineamenti del volto di questa fanciulla, perfettamente visibili attraverso il sottilissimo velo magistralmente scolpito nella materia marmorea. Trovo incredibile il gioco di pieghe, i dettagli del ricamo e dell'acconciatura, delle forme del viso cosi' realisticamente accarezzate e sagomate dall'impalpabile velo. Questo capolavoro "parla" a chi lo osserva e potrebbere essere guardato ad occhi chiusi, semplicemente accarezzandolo e seguendo tutti i dettagli scolpiti nel marmo. Difficilissimo resistere alla tentazione di toccarlo! Il busto di Corradini e' connubio perfetto di maestria tecnica e capacità di suscitare emozioni, al pari del grande Maestro Canova.Vi allego alcuni scatti per tentare di farvene assaporare la bellezza.❤️

La Testa di fanciulla, detta La Scapigliata(1508 circa) di Leonardo da Vinci-Galleria nazionale di Parma.Prima di una vi...
09/05/2022

La Testa di fanciulla, detta La Scapigliata(1508 circa) di Leonardo da Vinci-Galleria nazionale di Parma.
Prima di una visita culturale mi piace documentarmi per avere un' idea di quello che sto andando a vedere, ma lascio sempre ampio spazio alla sorpresa perché non c'è nulla di piu' bello dello stupore dinanzi a qualcosa di inatteso. Tanta e' stata la meraviglia quando, passeggiando tra le sale di Palazzo della Pilotta di Parma, ho incontrato lei: la Scapigliata di Leonardo! Misteriosa come molte delle sue opere, non sappiamo chi possa essere la fanciulla ritratta, se si tratti di una Madonna o di uno schizzo preparatorio, uno dei suoi studi. I lineamenti dolcissimi, gli occhi socchiusi e dolcemente rivolti verso il basso, le labbra morbide che accennano un sorriso e poi quei riccioli scomposti, non ben definiti, che incorniciano questo volto dal quale credo sia impossibile non restare incantati. Il magistrale chiaroscuro utilizzato da Leonardo per il viso gli conferisce un rilievo quasi tridimensionale, scultoreo e i pigmenti scelti contribuiscono a conferire eleganza e raffinatezza a questa tavola di ridotte dimensioni ma ipnotica e dal grande fascino.
Buon inizio settimana a tutti.😘

Maternita'(1899), Mose' Bianchi- Pinacoteca Ambrosiana, Milano.Una giovane madre che allatta al seno il suo piccolo, riv...
06/05/2022

Maternita'(1899), Mose' Bianchi- Pinacoteca Ambrosiana, Milano.
Una giovane madre che allatta al seno il suo piccolo, rivolgendo a lui il piu' sereno e tenero degli sguardi. Fotografia di un momento di intimita', di un gesto d'amore assolutamente naturale, atavico, istintivo, raffigurato in modo talmente realistico da renderci emotivamente partecipi di qualcosa che sembra stia accadendo proprio qui, adesso, davanti ai nostri occhi. Questa e' secondo me la caratteristica del linguaggio pittorico del monzese Mose' Bianchi, stimato esponente dell'arte del XIX secolo. La sensibilita' di questo artista e la sua profonda propensione al disegno lo spinsero a non farsi scoraggiare dalle opposizioni familiari e dalle incertezze di una vita d'artista e ad iscriversi all'Accademia d'Arte di Brera. La realta' gli ha dato ragione, perche' i risultati e i riconoscimenti raggiunti sono stati notevoli, nonche' meritati. Ho visto diverse opere di Mose' Bianchi, le sue sono davvero istantanee di paesaggio, di momenti di vita quotidiana, semplice e umile, trasportati su tela con una pennellata veloce e carica di luce. E' proprio l'estrema luminosita', insieme all'infinita dolcezza, la protagonista di questa tela, in cui il colore dominante e' il bianco, nell'abito della madre e nel lenzuolino in cui e' avvolto il bimbo, dipinti in una scena atemporale e senza ambientazione. Il candido bianco, colore primordiale, simbolo di purezza, evocativo di speranza e fiducia, vuole essere di buon auspicio per l'inizio di una nuova fase per tutti noi e per questo mondo, afflitto da troppe brutture. Colgo l'occasione per i miei piu' cari auguri a tutte le mamme. Buon weekend a tutti.🌹

LA CRIPTA DI SAN MATTEO: TRA FEDE E MISTERIOSE CREDENZE. (Salerno)Non si contano piu' le volte che sono entrata nel Duom...
05/05/2022

LA CRIPTA DI SAN MATTEO: TRA FEDE E MISTERIOSE CREDENZE. (Salerno)
Non si contano piu' le volte che sono entrata nel Duomo di Salerno, ma da diverso tempo non scendevo nella stupenda cripta, che custodisce le spoglie dell'evangelista San Matteo. A renderla spettacolare e preziosa sono gli affreschi del soffitto, raffiguranti scene del Vangelo di Matteo e alcuni episodi della storia salernitana, e i particolari e preziosi marmi policromi. Sapete che mi piace raccontarvi le curiosità e gli aneddoti legati ai luoghi che visito e la cripta di San Matteo ne è ricca. La tomba del santo, cui si accede da una breve scalinata, è visibile attraverso una piccolissima finestra circolare e custodisce una scatola, collocata immediatamente sotto il sepolcro, nella quale veniva raccolta la Manna di San Matteo, un liquido che senza alcuna spiegazione scientifica può trasudare da reliquie di santi o da immagini sacre. Il miracolo della Manna pare si sia verificato la prima volta nel giorno della traslazione delle spoglie del santo da Capaccio a Salerno, avvenuta nel lontano 954 d.C. per poi riproporsi ciclicamente nel tempo, fino alla seconda metà del XIX secolo. Nella cripta è inoltre conservato il ceppo sul quale, secondo la tradizione, sono stati decapitati i martiri salernitani Caio, Ante e Fortunato: si dice che, poggiando l’orecchio sul blocco sarebbe ancora possibile sentire il rumore del sangue che scorre. Ultimo aneddoto che voglio raccontarvi riguarda le due statue gemelle di San Matteo, poste sull'altare l’una alle spalle dell’altra, al fine di rendere visibile il volto del santo da ogni angolazione: da esse la fantasia dei fedeli salernitani ha coniato il detto dell’avere due facce “come San Matteo”, per indicare la falsità nei rapporti umani.

Madonna con Bambino o Madonna della rosa(1485-1495 circa)di Giovanni Antonio Boltraffio-Museo Poldi Pezzoli, Milano.Oggi...
04/05/2022

Madonna con Bambino o Madonna della rosa(1485-1495 circa)di Giovanni Antonio Boltraffio-Museo Poldi Pezzoli, Milano.
Oggi vi saluto con un dipinto incredibilmente tenero e raffinato di Boltraffio, ritenuto uno dei piu' talentuosi allievi di Leonardo tanto che si e' diverse volte ipotizzato un lavoro a quattro mani in opere sia sue che del Maestro. L'ispirazione leonardesca e' evidente nel registro compositivo di questa tela, soprattutto nelle figure dipinte di scorcio e non frontalmente, cosi' come e' straordinaria l'aurea luminosa dei due personaggi che affiorano dal fondo scuro. Quanta grazia e quanta amorevolezza nel volto mesto della Vergine, che non perde di vista il suo piccolo, tristemente consapevole di quale destino lo attenda e quanta naturalezza nei gesti: con una mano sistema gelsomini in un vaso, con l'altra trattiene il figlio, con fare protettivo, servendosi di un lembo di stoffa stretto attorno ai fianchi. Il Bambino ha lo sguardo completamente rapito da una rosa rossa, verso cui protende con il corpicino e la manina paffuta. I fiori raffigurati hanno un significato simbolico: il gelsomino bianco e' un attributo tipico del candore e della grazia della Vergine, mentre la rosa rossa simboleggia il sangue della Passione di Cristo. Voglio richiamare la vostra attenzione sull'elegante veste della Madonna e sulla resa cosi' meticolosa dei tessuti che Boltraffio ci regala e in cui e' ravvisato il contributo di Leonardo: possiamo quasi toccare con mano e sentire la morbidezza di quel velluto broccato color oro su cui spicca un prezioso ricamo fiorato, e di quel leggiadro manto blu lapislazzulo di cui possiamo quasi cogliere la velata trasparenza.

IL VITTORIALE DEGLI ITALIANI-Gardone Riviera(BS)"Memento Audere Semper" diceva il grande Gabriele D'Annunzio. E io osero...
03/05/2022

IL VITTORIALE DEGLI ITALIANI-Gardone Riviera(BS)
"Memento Audere Semper" diceva il grande Gabriele D'Annunzio. E io osero' racchiudere in questo post l'unicita' di un luogo indescrivibile e sopra le righe, proprio come colui che ne ha fatto la sua ultima dimora: il Vittoriale degli Italiani di D'Annunzio, affacciato sulla sponda bresciana del Lago di Garda, a Gardone Riviera. Una delle giornate che mai dimenticherò nella vita: un viaggio stupefacente in uno scrigno di arte, cultura e storia unico al mondo. Il nucleo centrale del complesso e' la Prioria, eccentrica abitazione del poeta in cui tutto parla di lui: ogni stanza e' letteralmente stipata di oggetti, di libri, di vita vissuta, di aneddoti. Non e' possibile fare foto, ma vi racconto qualche ambiente. All’ingresso due sono le stanze di ricevimento per gli ospiti: una per gli amici e una per gli “scocciatori", che venivano lasciati in attesa anche per ore per il semplice gusto di farlo. C'è la stanza della Cheli, sala da pranzo con una grande tartaruga vissuta al Vittoriale, morta per un’indigestione di tuberose e lasciata sul tavolo come monito agli ospiti di non peccare di ingordigia. C'è l'Officina, dove il poeta produceva le sue opere e teneva un mezzobusto della sua musa ispiratrice, Eleonora Duse, il cui volto era sempre coperto da un velo perché la sola sua vista gli annebbiava la ragione. Ah l'amore!😊 A questa stanza si accede da una porticina stretta e bassa che obbliga ad abbassarsi perché “alla cultura ci si deve inchinare”. Che singolare personaggio il D'Annunzio! Dopo la Prioria la visita continua nei due musei dedicati alle sue imprese belliche ed eroiche e alla sua vita personale; c'è un enorme teatro all'aperto con vista lago e un imponente Mausoleo, con al centro la tomba del poeta, che domina l’intero parco, offrendo indimenticabili panorami. E passeggiando tra giardini, boschi, laghetti e cascatelle...una nave! Avete mai visto una imbarcazione ormeggiata nella roccia?! Si tratta della nave Puglia, cimelio militare della Regia Marina, donato a D'Annunzio dopo la Prima Guerra Mondiale e da lui inserita nel Parco del Vittoriale. Non ci sono parole adatte per raccontarvi le emozioni, posso solo consigliarvi di mettere questo luogo nella vostra agenda.

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